Pizzo Salina

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Valgoglio (BG)
Quota partenza 1030 Mt. Quota di arrivo 2495 Mt.
Dislivello totale 1500 Mt. circa Data di uscita 20/05/2017
Ore di salita 3 h. 30' Ore di discesa 2 h. 30'
Sentieri utilizzati n. 267 Giudizio sull'escursione Bella
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

Ottima giornata nella prima parte, poi, verso il primo pomeriggio, imponenti nuvoloni hanno reso meno tranquillo il procedere. Alla fine dell'escursione un furioso temporale si è abbattuto sulla zona. Tracciato ben segnalato ed evidente fino al rifugio Gianpace ed il successivo bivio Passo di Valsanguigno-Passo di Zulino. Da qui, lungo la risalita del vallone verso i laghetti soprastanti, è ancora presente qualche bollo, ma il tracciato diviene meno evidente, anche se logico. Una volta giunti in cresta i bolli spariscono, o almeno non erano più visibili, ed anche la traccia è meno evidente e battuta ed a tratti molto ripida ed esposta. Meglio segnalata è la discesa verso la Madonnina al termine della cresta Est del Salina e da qui in poi.

Eventuali pericoli
Una certa attenzione partendo dal Sentiero Alberto fin sulla cima: qui si incontrano spesso tratti molto ripidi e scivolosi, coperti d'erba molto insidiosa; stesso discorso in caso di poca neve o con terreno bagnato. Qualche tratto della discesa dopo la Madonnina verso la Baita de Mes è franato.
Presenza di acqua
Nella parte bassa della camminata ci troviamo spesso nei pressi del torrente che scende lungo la Valsanguigno. Anche nel vallone che sale al Laghetto delle Corna ci imbattiamo in rivoli e torrentelli.
Punti di appoggio
Il rifugio privato Gianpace dopo circa 1 ora di cammino dall'auto. Sebbene sia un locale privato, dispone di una zona coperta in cui ripararsi in caso di pioggia. Da qui in poi, salendo lungo il vallone che porta alla zona dei laghi, passiamo nei pressi di tre o quattro baitelle che possono darci conforto e riparo. Lungo la discesa a partire dalla Madonnina posta al termine della lunga cresta Est, è possibile ripararsi i altre due o tre baitelli.
Materiale necessario oltre al tradizionale
I ramponi in questo periodo, o comunque in caso di neve residua, sono fortemente consigliati viste le elevate pendenze da affrontare, specie in discesa.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Lunga escursione in un ambiente rilassante nella prima parte, più impegnativo e faticoso nella seconda, che è anche quella meno frequentata ma più remunerativa. Spettacolari il panorama e qualche passaggio lungo la cresta. Il buon dislivello e la ripidezza del percorso la rendono adatta a escursionisti ben allenati. La bellissima Valsanguigno riesce sempre a stupire l'escursionista anche meno esperto ed attento: qui troverete un torrente fragoroso che compie salti e forma cascate e pozze, un bosco fitto e fresco, un bel rifugio facilmente raggiungibile posto in una verde conca rilassante. La parte successiva è invece da affrontare solo se ben allenati e con buone condizioni sia di tempo che di terreno: c'è da risalire un ripido vallone erboso e poi una successiva cresta altrettanto ripida ed a tratti esposta fin sulla panoramica vetta.
Descrizione percorso
In Valle Seriana, arrivate fin quasi al bel paese di Gromo. Poco prima di questo, salite a sinistra verso Valgoglio. Ignorate il bivio per Pianezza e proseguite verso destra. Superato il paese, seguite la stretta strada asfaltata che termina presso la centrale idroelettrica. Qui lasciate l'auto. Passiamo la centrale elettrica e scendiamo ad attraversare il torrente che scende dalla zona dei Laghi Campelli e Nero. Prendiamo il sentiero n. 267 verso sinistra,per la Valsanguigno ed il rifugio Gianpace, indicato come "ripido". Saliamo quindi ripidamente nel bel bosco di conifere. In breve arriviamo ad una piccola radura dove incontriamo una bella baita alla nostra destra (baita del Sersen). Proseguiamo e subito rientriamo nel bosco che ora è divenuto misto ma ricco soprattutto di faggi. Pochi minuti ed ecco che incrociamo il sentiero della Valsanguigno che proviene da destra (questo viene sempre dall'auto, ma è quello meno ripido). Lo seguiamo verso sinistra. Il percorso sale con regolarità alternando tratti ciotolati, altri su morbido terreno boscoso. In basso alla nostra sinistra scorre impetuoso il torrente che in alcuni punti quasi sfioriamo. Superato il "Ral di resù", con piccola panca e tavolo in legno, eccoci ad un tratto che costeggia cascate e pozze, marmitte e salti d'acqua. Qui facciamo attenzione in caso di ghiaccio. Proseguiamo lungo l'evidente ed unico sentiero fino al "Ral del fontanì" e poco dopo eccoci nei pressi del rifugio privato Capanna Gianpace (meno di 1 ora dall'auto), ben visibile a sinistra del sentiero. Senza andare al rifugio proseguiamo in una bella radura, alla cui destra si innalzano alte pareti rocciose sulle quali ultimamente è stata attrezzata una piccola falesia. Andiamo avanti lungo il sentiero al centro della radura. Qui c'è un poco di confusione con i numeri del sentiero che ad un certo punto è indicato come n. 265, poi 232, poi 267. Lasciando alla nostra sinistra il torrente, che ora scorre placido e tranquillo nel valloncello pianeggiante e superando altri "ral", arriviamo fino all'evidente bivio tra il Passo di Valsanguigno ed il Passo Zulino. Seguiamo il percorso per il Passo di Valsanguigno, ma, giunti alla prima palina in ferro, lo abbandoniamo per andare verso destra (direzione Lago Nero). In un minutino eccoci davanti ad una palina con l'indicazione per il Lago del Corno (o delle Corna), posta accanto ad un grosso masso su cui vi è anche una sbiadita scritta per il lago. Qui andiamo a sinistra, abbandonando il percorso per il Lago Nero (e dal quale percorso scenderemo al ritorno). Da qui occorre porre maggior attenzione ai rari bolli ed ometti. Alzando lo sguardo si vedono comunque due baite poste in alto verso sinistra, all'imbocco di un evidente vallone erboso che scende dal Lago delle Corna. Saliamo lungo prati su cui troviamo alcuni muretti a secco. Man mano ci alziamo ecco che alla nostra sinistra si apre la bellissima vista sui monti Secco, Fop, Valmora, Arera e Corna Piana: un vero spettacolo. Davanti a questi è evidente la lunga cresta boscosa che dal Monte Campagano scende al Passo di Zulino e poi prosegue verso i monti Zulino, Zanetti e cima di Bani (vedi escursione del 11 maggio 2013). In circa 15 minuti dal bivio eccoci al cospetto delle due belle baite ristrutturate. Entriamo ora nel vallone erboso solcato da un torrente, restandone comunque sempre sul lato destro per chi sale (sinistro orografico). Dopo 30' dalle baite, attraversiamo un'altro torrente laterale, piuttosto ripido per poi arrivare ad un baitello. Proseguiamo verso destra sempre su terreno aperto, erboso ed a tratti con pietre sparse. Riattraversato il torrentello precedente, eccoci in una piccola pietraia verdastra. Passiamo per l'ennesima volta il corso d'acqua per poi portarci presso una palina che ci indica a sinistra per il laghi e a destra il "sentiero Alberto". Seguiamo quest'ultimo che in diagonale verso destra ci conduce sotto le ripidi pendici che scendono dal Salina. Attraversata una piccola pietraia, una breve cengia erbosa, sale in diagonale verso destra fino ad incontrare l'erbosa e ripida cresta sud che scende dal Salina. La risaliamo con una certa fatica ed attenzione vista la pendenza e il profondo baratro alla nostra sinistra, restandone sul filo. Ad un certo punto della cresta, ecco che incrociamo la cresta est che sale dalla nostra destra. Proseguiamo lungo quest'ultima cresta che alterna tratti ripidi a brevi traversi pianeggianti, alcuni salti rocciosi facilmente superabili a punti piuttosto esposti e sottili ma mai difficili, anche in caso di neve. Dal basso, l'ultimo tratto appare piuttosto proibitivo, soprattutto con neve, ma una volta giunti sotto di esso, le difficoltà saranno meno impegnative del previsto. Senza mai abbandonare il filo di cresta, sempre tra roccia e erba (o neve), eccoci sulla sommità del Salina dalla quale si ha una vista mozzafiato sul dirimpettaio Pizzo Pradella e sulla zona del Passo di Aviasco. Un mucchio di sassi indica la vetta.
Discesa
Riprendiamo il percorso della salita fino all'incrocio con la erbosa cresta Est (Costa di Corna Rossa). Qui abbandoniamo le tracce di salita per seguire quest'ultima che con andamento molto lineare ed evidente scende fino ad un lontano pianoro erboso al cui termine è posta la statua di una Madonna. La pendenza è molto accentuata e in caso di neve poco consistente si hanno problemi di equilibrio. L'erba è molto scivolosa e potrebbero risultare utili i ramponi, per cui aspettate a toglierli una volta arrivati sull'erba. Con percorso logico e mai obbligato perdiamo quota restando vicini al filo della cresta. Man mano si scende, questa perde pendenza e tende poi a divenire una ampia dorsale erbosa. L'ultimo tratto prima della statua è praticamente pianeggiante (Monte Cat-Sat). Dalla statua deviamo a destra seguendo i bolli ora evidenti e numerosi. Questi ci conducono lungo un poco ripido sentiero in mezzacosta che segue l'andamento dei valloni che scendono dalla montagna (attenzione ad alcuni tratti franati) fino ad arrivare ad una bellissima baita circondata da una palizzata di legno, posta in posizione spettacolare con vista sulla valle sottostante ed i monti attorno, si tratta della Baita de Mes (malga Fratino) a 1595 Mt. di quota. Da qui, scendiamo verso altri due rudimentali baitelli in pietra ed in breve eccoci alla palina con la freccia per il Lago delle Corna e quella successiva in metallo che abbiamo incontrato salendo. Da qui proseguiamo lungo il percorso che già conosciamo fino all'auto
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Note
L'escursione può essere resa meno impegnativa puntando come meta finale al pittoresco Lago delle Corna ed ai successivi Laghetti Superiori, posti entrambi sotto il ripido versante sud del Pizzo Salina.
Commenti vari
Con il Guglielmo avevamo già fatto questa escursione nell'ormai lontanissimo 3 novembre 2007. Ripensando a quella volta, non ricordo di aver fatto tanta fatica a raggiungere la cima... sarà stato il periodo diverso, l'assenza della neve di quella volta, il fatto che eravamo in due e parlando la fatica si sente meno, oppure più verosimilmente sarà che sto invecchiando!!
   

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Il vallone da risalire verso i laghi sotto il Salina

Piccole cornici lungo la cresta del Salina

   

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Parte della cresta percorsa

L'ultimo tratto verso la cima del Salina

   

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L'imponente Pradella visto dalla cima del Pizzo Salina

Arera e Corna Piana

   

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L'erbosa cresta est che termina presso la madonnina

La Madonnina al termine della dorsale est

   

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