Campanile Basso - Via Fehrmann

Zona montuosa Dolomiti di Brenta Località di partenza Rif. Vallesinella - Madonna di Campiglio (TN)
Quota partenza 1513 Mt. Quota di arrivo 2763 Mt. fine via (2883 Mt. la vetta)
Dislivello totale +662 Mt. dal parcheggio al rif. Brentei
+238 Mt. dal rifugio all'attacco
+350 Mt. la via (450 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati n. 317, 318, 305 (Sent. delle Bocchette)
Ore di salita 2 h. dal parcheggio al rif. Brentei
45' dal rifugio all'attacco
6 h. la via
Ore di discesa 45' le doppie (dallo Stradone Provinciale)
2 h. 15' il sentiero fino al rif. Vallesinella
Esposizione Sud-ovest Giudizio sull'ascensione Ottima
Data di uscita 24/07/2005 Difficoltà IV+ sostenuto, passi di V-
Sass Balòss presenti
Luca, Bertoldo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia
Sentieri ben segnalati ed evidenti. Il tratto del Sentiero delle Bocchette che si percorre durante la discesa è intuibile e ben protetto. La traccia che conduce all'attacco sale un ripido ghiaione e in alcuni punti occorre individuare il miglior percorso di salita.
Il tempo è stato pessimo. Nebbia fitta e densa avvolgeva lo splendido anfiteatro del Brenta. Qualche piccolo raggio di sole verso mezzogiorno ci ha lasciato sperare di terminare la via senza la pioggia. E così è stato.
La roccia è ottima. Qualche passaggio è leggermente unto.
Eventuali pericoli
I soliti pericoli di un'arrampicata in ambiente. In alcuni tratti del Sentiero delle Bocchette la roccia è un po' levigata.
Presenza di acqua

E' possibile trovare acqua nei pressi del parcheggio di Vallesinella, ai rifugi Casinei (1850 Mt.), Brentei (2175 Mt.) e Pedrotti (2491 Mt.). Sul sentiero 318, poco prima del rifugio Brentei, un cartello indica una sorgente.
Durante la discesa sul Sentiero delle Bocchette vi è la sorgente "Catullo Detassis".

Punti di appoggio
Noi abbiamo pernottato al rifugio Pedrotti ma gli scalatori intenzionati a salire unicamente la via Fehrmann troveranno molto più comodo un pernotto al rifugio Brentei evitando così un inutile dislivello di un centinaio di metri. In caso di necessità oltre ai due rifugi sopracitati è possibile rivolgersi anche al rifugio Casinei o al rifugio Vallesinella (situato nei pressi del parcheggio).
Materiale necessario oltre al tradizionale
Solito materiale da arrampicata, con due mezze corde da almeno 50 metri, 8 rinvii. Utili friends e dadi medio-piccoli.
Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
La via segue quasi interamente l'evidente diedro che si forma tra la parete ovest del Campanile e lo spallone. Le difficoltà sono molto continue sul IV° superiore.
Nella seconda metà della via è possibile arrampicare sulla parete meno umida a destra del diedro piuttosto che nel fondo dello stesso. Tutte le soste sono attrezzate con 2 o più chiodi. Si trovano chiodi lungo la via ed i passaggi più delicati sono discretamente protetti (a volte protezioni distanti); è comunque possibile (e consigliabile) integrare con friend, dadi e alcune clessidre.
Attacco, descrizione della via
Da Madonna di Campiglio (TN) seguire le indicazioni per Vallesinella dove vi è anche l'omonimo rifugio (1513 Mt.). Qui parcheggiare (3 euro). Imboccare il sentiero n. 317 che in circa 40 minuti conduce al rifugio Casinei (1850 Mt.). Dal rifugio prendere il sentiero n. 318 che dopo aver guadagnato repentinamente quota si porta nella Val Brenta e sale più dolcemente verso il rifugio Brentei (2175 Mt.) dal quale si seguono le indicazioni per la Bocca di Brenta. Oltrepassare la successiva cappella commemorativa e proseguire fino ai piedi del Campanile Basso dove, sulla sinistra, in corrispondenza di un canalone ghiaioso si stacca una piccola e poco marcata traccia che sale fino all'inizio dell'evidente diedro. Sulla sinistra del diedro vi è una specie di pilastro che sale obliquo da sinistra a destra. Alla sua base ci sono due cengette parallele una sopra l'altra. L'attacco è situato su quella più bassa, in corrispondenza di un terrazzino sulla cengia. Leggermente più in basso e più a sinistra attacca lo Spallone Graffer.

1° tiro:
salire la rampa (III+) che pian piano diviene più verticale fino ad un piccolo ripiano situato sulla destra. Qui vi è un chiodo con anello. Con un passo molto esposto (IV-) rimontare la parete fino a raggiungere un terrazzino dove vi è la sosta (2 chiodi collegati da numerosi cordini con anello di calata). 55 Mt., III+, IV-, 1 chiodo.

2° tiro:
a sinistra della sosta vi sono due brevi camini. Salire quello più a sinistra (IV-) per poi sbucare su di un ripiano. Rimontare la parete e portarsi nel diedro (chiodo). Proseguire nel diedro fino a raggiungere rocce più semplici che portano ad un soprastante terrazzo dove si trova la sosta. 50 Mt., IV-, IV+, III, 1 chiodo.

3° tiro:
dalla terrazza detritica si vedono due diedri affiancati (quello di sinistra giallo). Spostarsi a destra e superare uno spigoletto per raggiungere il diedro più a destra. Qui è possibile scegliere se salire nel diedro oppure, come abbiamo fatto noi, sfruttare la bella placca gradonata di destra (III) e spostati successivamente nel diedro (IV) per raggiungere una grande terrazza detritica. Sulla sinistra vi è un piccolo ripiano dove è situata la sosta. Poco più a sinistra in corrispondenza di una serie di tetti sale la via Maestri.
40 Mt, III, 1 passo di IV, 3 chiodi (nel diedro).

4° tiro:
percorrere verso destra la terrazza detritica in direzione di tre camini paralleli. Salire il primo camino (quello più a sinistra). Anche se al primo impatto sembra inaccessibile ci sono degli ottimi appigli 'a lama' che consentono di vincerlo e raggiungere la sosta situata a destra del grande diedro che sale verticalmente. 40 Mt., I, IV+.

5° tiro:
spostarsi a sinistra della sosta e dopo essere saliti sulle facili rocce (III+) innalzarsi in arrampicata molto delicata e verticale lungo il diedro (IV+, 2 chiodi) fino a raggiungere una piccola torretta. E' possibile affrontarla verticalmente (V-, 1 chiodo inutilizzabile) oppure aggirarla a destra e riportarsi sopra di essa dove si sosta (3 chiodi). 40 Mt., III, IV+, V-, 2 chiodi.

6° tiro:
proseguire lungo il diedro fino al suo termine (20 Mt., V- poi IV+, 2 clessidre, 1 chiodo). Qui è possibile scegliere se effettuare la sosta (2 chiodi) o proseguire su placca (III+) fino ad una piccola conca gialla (sotto ad un tetto) dove è situata la sosta successiva.
55 Mt., V-, IV+, III+, 4 chiodi.

7° tiro:
traversare a destra oltrepassando, con un passo semplice ma delicato, lo spigolo (III, 1 chiodo poco oltre) per poi salire la roccia gradonata fino poco sotto un diedro di roccia arancione in corrispondenza di un terrazzino dove si sosta (2 chiodi+cordino).
40 Mt., III, 1 chiodo.

8° tiro:
salire il leggero strapiombo e dirigersi verso il diedro (IV+, chiodo). Salire direttamente il diedro fin dove è possibile traversare a sinistra (V-). Salire poi al terrazzino di sosta (2 chiodi) sfruttando la fessura-lama sulla sinistra della placca. Questo tiro risale quella che è definita la 'fetta d'arancia' per via dei muschi arancioni che sono sparsi sulla roccia. 40 Mt., IV+, V-, 3 chiodi.

9 ° tiro:
spostarsi leggermente a destra e salire in direzione del tetto (IV, 1 chiodo instabile). Spostarsi ancora a destra fino ad arrivare ad un piccolo e stretto terrazzino. Qui rimontare la placca (III+, 2 chiodi) puntando ad un camino. Salire il camino (IV+, 1 chiodo) fino ad un grande terrazzo dove, poco sopra uno spuntone, si sosta (2 chiodi). 45 Mt., IV, III+, IV, 4 chiodi.

10° tiro:
salire il diedro oltrepassando la difficile strozzatura (IV+, 2 chiodi) per circa 10 metri. Uscire alcuni metri in placca e proseguire per rocce più semplici. La sosta (3 chiodi+cordone) è situata ad un paio di metri dal diedro. 40 Mt., IV+, III, 2 chiodi.

11 tiro:
spostarsi a destra e salire la placca di direzione di una piccola cengetta dove vi sono dei chiodi di sosta. 20 Mt., IV+, 1 chiodo.

12 tiro:
percorso non obbligato. Si può salire dritti oppure obliquando a destra cercando di individuare il maggior abbattimento della roccia (IV+, 4 chiodi, 1 sosta intermedia). Raggiungere una terrazza sotto gli strapiombi sommitali, a circa 10 metri dal diedro. I due chiodi di sosta sono posti in una fessura dietro ed una lama sul lato destro della terrazza. Difficile da individuare. 55 Mt., IV+, 4 chiodi.

13° tiro:
spostarsi a destra e rimontare la parete in direzione di uno strapiombo (1 chiodo visibile dalla sosta), affrontare lo strapiombo stando sulla sinistra. In questo modo è possibile afferrare con la mano destra uno spuntoncino e con la sinistra una lama situata alla sua base. Con passo deciso (IV+) si supera lo strapiombo e si raggiunge una grossa grotta giallastra. Da qui traversare a sinistra (2 clessidre con cordini e 1 chiodo) fino a raggiungere il termine del dietro dove è situata la sosta. 45 Mt., IV, IV+, IV, 2 chiodi, 2 clessidre con cordini.

A questo punto la via è terminata. Dalla sosta è ben visibile un ometto sulla cengia da percorrere per raggiungere lo "Stradone Provinciale". In alternativa si può superare il dorso dello spallone e scendere dall'altro lato con facile arrampicata o calata di 5 metri (cordini in loco). Ci si trova al termine dello "Stradone Provinciale", in corrispondenza del diedro dove sale la via Normale.
E' possibile raggiungere la vetta tramite una delle varie vie che incrociano lo "Stradone Provinciale" (Normale, Preuss, Spigolo Fox,...), oppure iniziare direttamente la discesa. In quest'ultimo caso seguire lo "Stradone Provinciale" verso sinistra (viso a monte) portandosi a quella che abbiamo indicato come 3a. calata.
Discesa
Avviene quasi interamente in corda doppia seguendo vagamente la linea della via Normale. Tutti gli ancoraggi sono su 2 fittoni+catena+anelloni di calata. Dalla vetta spostarsi verso nord-ovest in direzione del Val di Brenta.
1a. calata: 55 Mt. fino al "Terrazzino del Re del Belgio" (eventuale sosta intermedia dopo 30 Mt.);
2a. calata: 55 Mt. fino allo "Stradone Provinciale" (eventuali 2 soste intermedie dopo 20 e poi 15 Mt.).
Percorrere interamente lo "Stradone Provinciale" verso sinistra (viso a monte) fino al successivo ancoraggio.
3a. calata: 40 Mt. fino un terrazzino sotto un tettino;
4a. calata: 40 Mt. fino alla cengia.
Percorrere la cengia verso sinistra (viso a monte) per 10-15 metri fino alla sosta attrezzata posta sopra la parete Pooli.
5a. calata: 40 metri (alcuni metri nel vuoto) fino a raggiungere la base della parete Pooli. Qui vi sono due anelli di calata.
6a. calata: 40 metri all'ampio terrazzo dove attacca la via Normale.
7a. calata (evitabile): 30 metri fino al canale detritico poco sotto la bocchetta del Campanile Basso.
Ripercorrere a ritroso il "Sentiero delle Bocchette" e poi seguire il sentiero 318 che scende verso il rifugio Brentei e successivamente al parcheggio accanto al rifugio Vallesinella.

Note

Le difficoltà della via sono sempre costanti.
La via non termina in vetta. Per raggiungerla, una volta sullo "Stradone Provinciale", bisogna proseguire per un altro itinerario (Normale, Preuss, Spigolo Fox,...).
Solitamente la via è abbastanza ripetuta, però visto il tempo molto incerto eravamo solo in 3 cordate.

Commenti vari

Il Campanile Basso è una guglia che svetta verso il cielo tra il Campanile Alto e la Brenta Alta nella Catena degli Sfulmini nelle dolomiti del Brenta.
La storia dell'alpinismo è molto legata a questa montagna e i più grandi alpinisti del passato si sono cimentati su queste pareti per conquistarne la vetta.
Il trentino Carlo Garbari fu il primo a studiare a fondo le pareti ed ad individuare una via di salita logica e semplice. Il 12 agosto del 1897 tentò l'ascesa con il portatore Nino Pooli e la guida Antonio Tavernaro. I tre salirono dalla Bocchetta del Campanile Basso e vinsero la prima parete iniziale (che ancora oggi porta il nome di parete Pooli). Pooli salì poi mediante dei camini (Camini ad Y) ad una grossa cengia che attraversa la parete, lo "Stradone Provinciale". Qui la cordata si portò verso il versante occidentale e si innalzò per costole e camini fino ad un terrazzino (terrazzo Garbari) sotto la strapiombante parete terminale. Pooli salì ancora per qualche metro ma in corrispondenza di uno strapiombo dovette rinunciare (mancavano circa 20 metri alla conquista della vetta). Una leggenda narra che Garbari estrasse una pistola per spingere Pooli ad effettuare l'ultimo sforzo decisivo. Ma non fu sufficiente...
Dopo essere ridiscesi Garbari scrisse una relazione dettagliata e minuziosa del tentativo che ben presto finì tra le mani di due giovani studenti austriaci: Otto Ampferer e Karl Berger. Ampferer e Berger seguirono alla perfezione la relazione ma ai piedi della parete terminale anch'essi dovettero fare il 'dietro front'. Il giorno successivo (18 agosto 1899) i due tornarono all'attacco ma questa volta, anziché salire per il terrazzino Garbari, si portarono su di un piccolo pulpito (Terrazzino del Re di Belgio) dello spigolo nord-ovest dove in seguito ad una ardita attraversata in piena parete nord riuscirono a vincere lo strapiombo che caratterizza la parete (oggi appunto Parete Ampferer). Pooli non accettò la sconfitta e partì nuovamente per il Campanile Basso in compagnia di Riccardo Trenti per completare la 'sua' via di salita. Una volta raggiunto il terrazzino Garbari, il 31 luglio 1904, Pooli affrontò e vinse la strapiombante parete (oggi parete Pooli-Trenti). Qualche anno dopo lo stesso Pooli non riuscì a ripetere la via in seguito ad una frana. Solo nel 1932 due alpinisti cecoslovacchi, per errore, riuscirono a percorrere nuovamente la via di Pooli.
La salita più maestosa ed elegante avvenne il 27 agosto del 1908 quando la guida austriaca Rudolf Fehrmann in cordata con Perry Smith risalì il diedro sud-ovest che termina in corrispondenza dello Stradone Provinciale. Il dislivello dall'attacco al culmine dello spallone è di circa 350 metri.
La via Fehrmann è oggi tra le vie più classiche e frequentate in tutte le Dolomiti. Un altro itinerario classico, famoso anche per le circostanze che caratterizzarono la sua apertura è quello legato al nome di Paul Preuss: il 28 luglio 1911 Preuss salì lungo la via normale fino allo stradone provinciale con la sorella Mina e Paul Relly. Qui abbandonò i compagni di cordata per tentare di raggiungere la vetta mediante un nuovo itinerario. Durante l'attesta Mina Preuss e Paul Relly si fidanzarono. Tre giorni dopo, lo stesso Preuss in compagnia di Relly concatenò la via Ferhmann al nuovo itinerario da lui aperto (via Preuss). Ancora oggi molte cordate che salgono il diedro Fehrmann raggiungono poi la vetta mediante la via Preuss.

Pubblicazioni

Questa relazione è stata inserita nella guida ARRAMPICARE Dolomiti sud-occidentali vol.1 edita da ViviDolomiti.
Clicca sull'immagine qui sotto per accedere alla pagina web ViviDolomiti edizioni - libri di montagna e acquistarne direttamente una copia.

   
Bertoldo nel diedro del quinto tiro
Uno sguardo dall'alto fa intravedere la verticalità del tiro...
   
...per fortuna poi spiana per alcuni metri
(giusto per prendere un po' di fiato!)
Luca superato il difficile attacco della decima lunghezza
   
Parete Ovest e Spallone del Campanile Basso con i tracciati delle vie: in rosso la Fehrmann, in azzurro la Graffer