Monte Pellegrino/Parete Nord di Valdesi - Via Buttafuoco

 
Zona montuosa Appennino Siculo - Monti della Conca d'Oro Località di partenza Mondello (PA)
Quota partenza 10 Mt. Quota di arrivo 90 Mt.
Dislivello totale +5 Mt. dal parcheggio all'attacco
+75 Mt. la via (90 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati Non numerati
Ore di salita 5' dal parcheggio all'attacco
1 h. 30' la via
Ore di discesa 15'
Esposizione Nord Giudizio sull'ascensione Bella
Data di uscita 25/04/2018 Difficoltà VI+/IV, A0
Sass Balòss presenti
Bertoldo, Luca.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Giornata soleggiata e calda ma l'esposizione a nord ne favorisce la frequatazione. La roccia in via è ottima.

Eventuali pericoli

Soliti da arrampicata in ambiente.

Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
Nessuno
Materiale necessario oltre al tradizionale

Normale materiale per arrampicata su roccia. Protezioni veloci non indispensabili grazie all'abbondante presenza di clessidre cordonate. Utili dei cordini nel caso quelli già presenti nelle clessidre fossero logori.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Il Monte Pellegrino si innalza solitario nella piana in cui sorge la città di Palermo ed arriva a toccare i 600 metri di quota. Il versante Ovest è rivolto verso la città mentre quelli Nord ed Est sono rivolti verso il mare e sovrastano il paese di Mondello e le borgate dell'Addaura, di Vergine Maria e dell'Arenella. A Sud non troviamo una parete compatta ma delle fasce rocciose ed un bosco attraverso cui salgono i tornanti della strada che conduce sulla sommità del monte.
Le pareti di Valdesi costituiscono l'estremità settentrionale di Monte Pellegrino. Si presentano come una lunga fascia rocciosa alta 70 Mt. circa che separa l'abitato di Mondello da quello dell'Addaura.
Il confine tra la parete Ovest e la Nord è segnato dallo Spigolo di Valdesi conosciuto anche come il "Bunker" ed è una delle zone arrampicatorie tra le più rinomate di Palermo. Il facile accesso, la brevità delle vie e la rapida discesa ne fanno una parete sfruttata anche per i corsi di roccia.
La via è stata aperta da Filippo Buttafuoco e Lucia Pagano il 10 giugno 1956. Ormai caduta nel dimenticatoio da alcuni decenni (probabile ultima ripetizione da parte di U. Capotummino e compagno nel 1971, vedi fotografia) è stata recentemente pulita e riattrezzata in maniera tradizionale da Luigi Cutietta e Ignazio Barberi nel febbraio 2018.
Arrampicata interessante principalmente in diedro-camino con un difficile passaggio in placca originariamente superato in artificiale. Adesso, grazie alla generosa presenza di cordini su clessidre e di 2 nuovi chiodi in sostituzione dei vecchi, è possibile provare a passare in libera.
Attacco, descrizione della via
Da Palermo dirigersi verso il paese di Mondello seguendo la via alberata del viale Diana che poi diventa viale Margherita di Savoia. Prima di raggiungere l'abitato, arrivati allo svincolo con semaforo che incrocia viale dell'Olimpo, prendere la strada a destra che va verso l'Addaura (via Monte Ercta, indicazione per il Santuario di Santa Rosalia). Parcheggiare al bordo della strada. Da qui è ben visibile sulla destra lo Spigolo Valdesi (con alla base la struttura in cemento, utilizzata nella seconda guerra mondiale, denominata Bunker). L'attacco è posto pochi metri a sinistra del Bunker, alla base dell'evidente camino, identificato anche dalla doppia scritta "buttafuoco" (quella in rosso, vecchia e un po' sbiadita; e quella nuova in giallo). Pochi metri più a sinistra attaccano le vie Oggi sposi e
Attriti.

1° tiro:
salire il diedro-camino fino un buon terrazzino. Spostarsi leggermente a destra e proseguire nel diedro-camino fino al suo termine dove si sosta (3 clessidre con cordone+maglia rapida).
30 Mt., IV, 11 clessidre con cordone, 1 chiodo, 1 sosta intermedia (2 clessidre con cordino).

2° tiro:
evitare gli strapiombi soprastanti traversando a sinistra e portandosi alla base di una placca fessurata. Superarla e poi traversare a destra su stretta cornice fino ad un pulpito dove si sosta (masso con cordone un po' alto).
15 Mt., IV, VI+ oppure A0, IV, 6 clessidre con cordone, 5-6 chiodi (alcuni vecchi affiancati dalla chiodatura più recente), 1 pianta con cordone.


3° tiro:
salendo un po' a sinistra, lungo una piccola rampa inclinata, si raggiunge un terrazzino su masso alla base di un diedro. Seguirlo nel suo fondo poi, verso la fine, abbandonarlo per stare sulla bella placca lavorata alla sua sinistra. Si raggiunge la larga cengia sommitale e si attrezza una sosta (clessidra).
45 Mt., IV, 5 clessidre con cordone, 1 pianta con cordone.
Discesa
Seguire brevemente la cengia verso destra fino ad individuare il primo ancoraggio per le doppie in corrispondenza dello spigolo (fix con anello calata+cavo metallico).
1a. calata: 30 Mt.;
2a. calata: 45 Mt. fino a terra. Possibile dividere la calata in due.
Per brevissimo e facile sentiero si torna al parcheggio.

Note

Da "Montagne di Sicilia" del CAI di Palermo, settembre 1956. Articolo-relazione scritto da Filippo Buttafuoco.
UNA NUOVA PRIMA SUL PELLEGRINO
Faccia nord dello spigolo di Valdesi. Altezza m. 80. Difficoltà media: 4° grado. Primi salitori: Filippo Buttafuoco e Lucia Pagano 10 giugno 1956.
Si attacca sette-otto metri a sinistra del fortino, là ove la parete presenta un grande diedro svasato, sporco di terra, da roccia smossa di recente, alto sei metri circa. Si continua su per una fessura-camino di cinque metri circa, chiusa in alto, che si supera dapprima in spaccata e, pervenuti all'altezza del tettino, in arrampicata sul fondo (2 chiodi). Indi si prosegue in verticale su diedro, pervenendo ad una grotticina dal fondo molto regolare. Un tratto di roccia articolata, sulla destra della grotticina, conduce alla base di un camino alto sette metri circa (chiodo), che si supera in spaccata dapprima e poi per adesione, e dal quale si esce traversando leggermente a destra e proseguendo quindi per qualche metro in verticale.
Rocce glabre e strapiombanti impongono a questo punto una traversata a sinistra di tre metri circa, dopo di che si prosegue in obliqua a sinistra ancora per un paio di metri (chiodo).
Ci si trova adesso ad affrontare il tratto più difficile dell'intera arrampicata, una liscia placca di otto-nove metri di altezza, molto esposta, che nella parte superiore accenna a configurarsi a diedro, strapiombando al tempo stesso leggermente. la placca è percorsa pressoché per intero, verticalmente, da una fessurina centrale che, in alto, allorché accenna a chiudersi, è intersecata da una fessurina orizzontale. Si supera l'ostacolo con mezzi artificiali, sfruttando le due fessurine. Una piccola cengia, sulla quale è riuscito ad abbarbicarsi un olivastro nano, offre, al disopra della placca, un non troppo comodo posto di sosta.
Dalla cengia, si traversa di pochi metri a destra, abbassandosi alquanto, in si prosegue obliquando a sinistra, dapprima su spigolo e successivamente su per una cengetta inclinata a 70° assai insidiosa (chiodo). Un metro ancora in verticale e si perviene ad un terrazzino leggermente gibboso, posto alla base di un grande diedro, alto venti metri circa, che si affaccia al cigli terminale della parete.
Si va su dapprima sul fondo del diedro, quindi ci si sposta gradatamente a sinistra e proseguendo su parete molto esposta ma articolata si raggiunge la sommità.
Ps: un grazie di cuore a Luigi per averci girato questo articolo.

Commenti vari

Nel periodo estivo attenzione alle zecche.

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Luca sul diedro-camino iniziale

Una sosta rinvenuta durante i lavori di pulizia.
Foto di Luigi Cutietta

   

Ingrandisci

Ingrandisci

La parte alta del diedro-camino di L1 dopo la sosta intermedia

Luca al termine del tratto chiave sulla seconda lunghezza
   
Ingrandisci Ingrandisci
1971. Umberto Capotummino effettua una variante evitando la placca e passando subito a sinistra dello strapiombo
(2 chiodi ancora visibili). Archivio Capotummino
La Parete Nord e lo Spigolo di Valdesi con i tracciati delle vie: Attriti, Oggi sposi, Buttafuoco e lo Spigolo nord-ovest
Foto di Luigi Cutietta, tracciati Sassbaloss