Zona montuosa |
Gruppo delle Grigne -
Settore Magnaghi |
Località di partenza |
Piani Resinelli (LC) |
Quota partenza |
1278 Mt. |
Quota di arrivo |
1980 Mt. |
Dislivello totale |
+622 Mt. per l'attacco
+60 Mt. circa la via (90 lo sviluppo) |
Sentieri utilizzati |
n. 7, 3, 2 |
Ore di salita |
1 h. per l'attacco
2 h. la via |
Ore di discesa |
10' la doppia
45' il sentiero fino al parcheggio |
Esposizione |
Nord |
Giudizio
sull'ascensione |
Ottima |
Data di uscita |
22/05/2010 |
Difficoltà |
VII-/V+, A1 |
Sass Balòss presenti |
Luca, Bertoldo. |
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia |
Giornata soleggiata con addensamenti nuvolosi nel primo pomeriggio. I sentieri che si percorrono sono in ottimo stato e ben segnalati (in alcuni tratti attrezzati con catene o cavi d'acciaio). La roccia in via è ottima, un po' meno sulla prima
lunghezza.
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Eventuali pericoli |
Soliti d'arrampicata in ambiente. |
Presenza di acqua |
No. |
Punti di appoggio |
Rifugio Porta ed eventualmente i bar presenti ai Piani Resinelli. |
Materiale necessario oltre al tradizionale |
Solito da arrampicata in ambiente. Due mezze corde da 60 Mt. per le
calate in doppia più rapide (comunque doppie attrezzate ogni 20 Mt.
circa).
I chiodi presenti sono quasi tutti molto vecchi... pertanto un martello può essere utile per
ribatterli, anche se a noi non è servito.
Fondamentali 2-3 friend medi perché la prima lunghezza è
completamente da proteggere.
Eventualmente un fiffi ed una staffa per superare più agevolmente i
tratti in artificiale. |
Caratteristiche dell'arrampicata |
Descrizione generale
Il sigaro venne salito per la prima volta l'8 agosto 1915 da Eugenio Fasana, Erminio Dones e Angelo Vassalli dando vita così alla via Normale. Questo itinerario
invece venne salito da Riccardo Cassin e Giovanni "Sora" Riva il 26
luglio 1931 dopo un precedente tentativo avvenuto il 19 luglio da
parte della stessa cordata. Si tratta di una bella linea di salita
che si svolge lungo lo spigolo nord del Sigaro e per questo la
roccia è fredda e spesso umida. Le soste sono su resinati con
catena di calata.
La via è dedicata a Valentino Cassin papà di
Riccardo.
Attacco, descrizione della via
Raggiungere i Piani Resinelli (1278 Mt.). Dal grande
parcheggio salire mediante la strada carrozzabile al sovrastante
rifugio Porta (15', 1426 Mt.) e da qui imboccare il sentiero n. 7
che conduce in vetta alla Grigna (Cresta Cermenati). Abbandonato
il bosco seguire la traccia che sale a tornanti sui pratoni del
pendio meridionale sino ad incontrare una deviazione (palina in
loco). Prendere a destra seguendo il sentiero n. 3 e le
indicazioni per il "Canalone Porta", "Sigaro", "Magnaghi".
Continuare lungo il sentiero che taglia in mezza costa la
montagna sino ad arrivare al Canalone Porta (altra palina con
indicazioni). Qui si segue la traccia (sentiero n. 2) che sale
zigzagando lungo il canalone sino a raggiungere la base della
parete ovest del Sigaro.
L'attacco è in corrispondenza del canalino che sale in direzione
della forcella che divide il Sigaro dal Torrione Magnaghi
Meridionale, accanto al grosso masso dove parte la via Rizieri.
1° tiro:
salire il canalino in direzione della forcella sino a
raggiungere un ripiano detritico dove si trovano 2 soste
attrezzate per la calata. Da metà lunghezza sino alla sosta noi
siamo stati sulla parete sinistra. Prestare attenzione ad alcuni tratti
dove la roccia è umida. 25 Mt., IV+.
2° tiro:
rimontare il grosso masso incastrato che forma la forcella.
Poi spostarsi verso destra (viso a monte, larga spaccata iniziale)
in direzione dello spigolo sino a raggiungere una fessura
leggermente strapiombante. Risalirla sino a quando è possibile
aggirare lo spigolo a destra e continuare per rocce più
semplici sino alla sosta (in comune con la via Rizieri). 35 Mt., IV, V, VI+ oppure V+ e A0,
9/10 chiodi.
3° tiro:
alzarsi 8-10 metri sopra la sosta
superando uno strapiombino e traversare verso
sinistra aggirando nuovamente lo spigolo. Un ultimo passo
strapiombante permette di uscire sulle facili rocce che conducono
in vetta al Sigaro.
35 Mt., V, VII- oppure V+ e A1, 1 fittone,
8 chiodi.
Discesa
Esistono due possibilità di
discesa:
A: (consigliata se si attacca una via sulla parete est dei Magnaghi) ci si porta a sud-est verso il camino che divide il
Sigaro dal torrione meridionale dei Magnaghi dove c'è una sosta
attrezzata per la calata in doppia. Da qui si effettua una calata
da 40 Mt. fino alla S3 della via Normale, successivamente un'altra
calata da 40 Mt. fino alla S1 ed infine una calata da 25 Mt. fino
all'attacco nel Canalone Porta.
B: (consigliata se si attacca una via sulla parete ovest dei
Magnaghi o si rientra ai Resinelli) si scende qualche metro in
direzione della parete ovest sino ad incontrare una sosta su
fittoni resinati con anello. Da qui è possibile scendere con tre
doppie sfruttando le soste della via Rizieri (possibile eseguire
una sola calata fino alla base 57 Mt.).
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Note |
Riportiamo qualche passo scritto da Riccardo Cassin in occasione
dell'apertura della via:
Fra le pareti di questo pozzo, costituite dai Torrioni
Magnaghi e dal Sigaro, si incide un lungo canalino verticale.
Abbandoniamo qui i sacchi, ci armiamo di martello, chiodi e
moschettoni, ci leghiamo con una corda di cinquanta metri, e via.
Nel canalino non incontriamo particolari difficoltà e raggiungiamo
la forcella dalla quale, con due o tre metri di spaccata, passiamo
sul Sigaro.
Sono in testa e, mentre il compagno mi fa sicurezza, mi sposto a
destra verso il nostro spigolo fermandomi in corrispondenza di una
fessura. La guardo, la giudico: fa per me. La attacco direttamente,
piantando tre chiodi che, oltre ad assicurarmi, mi servono per la
progressione: d'appigli non c'è abbondanza e la crepa è alquanto
strapiombante. Salgo così per sei o sette metri finché la magra
fenditura muore sotto una piccola prominenza al cui spigolo mi
afferro con entrambe le mani, spostandomi a destra. Mi protendo
verso una presa, la tasto, ritorno alla posizione di prima.
“Sta' attento” avverto l'amico, anche se non c'è alcun bisogno di
richiamarlo. Dato che la presa mi pare buona, mi allungo
delicatamente e l'afferro con forza. Poi mi lascio penzolare sulla
parete strapiombante e con mossa decisa raggiungo lo spigolo. […].
Guadagnato lo spigolo m'innalzo con minore difficoltà fino a una
stretta mensola dove mi assicuro con un chiodo. Finalmente riposo: i
passaggi precedenti mi sono costati non pochi sforzi.
“Vengo?” chiede Sora.
“Aspetta”.
“Come va?” soggiunge.
“La va”.
Durante la scalata le parole, come anche i movimenti, sono ridotte
al minimo indispensabile: nulla di meno e nulla di più. Tutto è
funzionale. […].
Riparto. Sempre restando sullo spigolo, m'innalzo fino a un secondo
comodo pianerottolo, sotto un altro strapiombo. Cerco il punto in
cui piantare il chiodo al quale assicurarmi, ma, per quanto osservi
e tasti, non lo trovo. Riesco a piantarne uno dove la superficie
pianeggiante del ballatoio fa angolo con la roccia, al di là del
verticale. Il chiodo entra cantando ed è saldissimo, ma la sua
posizione non è delle più indovinate. […].
Ma è tempo di riprendere l'opera. La roccia per un po' sale
sporgendo, poi, dopo il labbro del piccolo strapiombo, prende la
configurazione di un diedro di dimensioni ridotte, con inclinazione
negativa e desolatamente compatto. Non ci sono fessure, né
screpolature né buchi: nulla da fare con quella superficie unica.
Eppure… provando e riprovando riesco a fissare un chiodo sull'orlo,
così decidiamo di tentare la tecnica detta ‘a piramide'. Sora
s'aggancia al chiodo del pianerottolo e io, attaccandomi al ferro
che ho infisso sull'orlo, mi alzo con un piede appoggiato alla
spalla di Sora e l'altro alla roccia. […].
Giungo così all'ultimo serio ostacolo, ma proprio non mi riesce di
averne ragione. Le fatiche non indifferenti della giornata, i
diversi passaggi d'ordine superiore, la poca esperienza e il
rudimentale sistema d'arrampicata ci hanno stremato. Ci sentivamo
sicuri di vincere e siamo costretti a desistere. Una simile realtà
non ci va a genio. Rimonto sulle spalle dell'amico che sta
assicurato al chiodo del ballatoio, ma… niente da fare, quest'oggi.
Il Sigaro ci ricaccia.
Partita persa? Per ora si, ma la bella via deve essere nostra e lo
sarà se sapremo rinnovare il tentativo. Ci caliamo con in bocca
l'amaro sapore della rinuncia e un ardente desiderio di rivincita. A
quando?
(dal libro "Capocordata" di Riccardo Cassin - CDA Vivalda Editori). |
Note |
La roccia resta a lungo umida, specialmente sulla prima lunghezza. |
Commenti vari |
Il primo chiodo di via è nella
fessura dopo il masso incastrato della seconda lunghezza. (Alfio,
Ivan e Claudio ci hanno detto di aver salito il primo tiro
diritti fino al terrazzino, mentre noi abbiamo usato la parete
sinistra, e di aver trovato un vecchio chiodo totalmente inaffidabile). |
Altre ripetizioni |
Luca con Francesco B., Stefano e Sergio il 25 settembre 2011 durante un'uscita del corso di roccia della Scuola di Alpinismo Valle Seriana. |
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Due vecchie croci nascoste nel Canalone Porta |
Luca in spaccata nel canalino della prima lunghezza |
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Sempre la prima lunghezza |
Bertoldo sul secondo tiro, a fianco del masso incastrato |
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La
larga spaccata sopra al masso incastrato |
Luca verso la fine della seconda lunghezza |
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Chiodatura vetusta... originale di Cassin??? |
I primi difficili metri della terza lunghezza |
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Ultimo strapiombino prima delle semplici roccette per la vetta |
Sigaro Dones. In rosso la via Cassin, in verde la via Rizieri |
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