Monte Pomnolo e Monte Cimone

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Valbondione (BG)
Quota partenza 900 Mt. Quota di arrivo 2257 Mt. per il M. Pomnolo
2531 Mt. per il M. Cimone
Dislivello totale 1750 Mt. con i saliscendi Sentieri utilizzati n. 305, 306, 332, 301
Ore di salita 3 h. per il M. Pomnolo
+ 45' per il M. Cimone
Ore di discesa 4 h. 30'
Data di uscita

15/06/2019

Giudizio sull'escursione Bella
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

Condizioni climatiche ottimali. Sentieri ben segnalati fino al Passo delle Miniere. Da qui fino al Monte Pomnolo si segue una evidente traccia, sebbene poco battuta e non segnalata. Dal M. Pomnolo al M. Cimone non esistono tracce o segni di passaggio e si deve camminare seguendo un percorso il più logico possibile, attraversando ripidissimi pendii prima e una ertissima dorsale che alterna erba e pietre fino alla cima. Da qui si discende lungo la bella ed esposta cresta Est, anch'essa non segnata né battuta, ma camminabile, fino ad una evidente bocchetta, poi di nuovo a tagliare i ripidissimi penddi meridionali del Cimone fino all'ampia sella con il Monte Pomnolo. Una volta tornati sull'ampio sentiero n. 305 che scende dal rifugio Curò verso Valbondione, i sentieri tornano ben vsibili e segnalati.

Eventuali pericoli
Prestare la massima attenzione nell'impegnativo tratto tra il Monte Pomnolo ed il Monte Cimone: qui il terreno è sempre molto ripido e l'assenza di tracce rende molto incerto il percorso. Da evitare assolutamente in caso di pioggia o visibilità ridotta.
Presenza di acqua
Esistono un paio di possibilità di bere lungo l'ampio sentiero che sale verso il Curò. Durante la discesa, presso il borgo di Maslana troverete due belle fontane presso cui dissetarvi, nonché un piccolo rifugio privato con servizio di vitto ed alloggio.
Punti di appoggio
Il nostro percorso non prevede di transitare dal rifugio Curò. poiche abbandoneremo il sentiero n. 305 che vi arriva, circa 20 minuti prima, ma in caso di maltempo, è possibile proseguire sul suddetto sentiero ed arrivare all'ampia struttura del CAI. Per il resto della salita non si rinviene più nulla. Al ritorno, lungo il sentiero 305, ad un certo punto devieremo a destra verso l'osservatorio faunistico in località Maslana. Qui è possibile ripararsi in caso di maltempo. Proseguendo la discesa arriveremo al borgo di Maslana, costituito da bellissime baite e casette in pietra distribuite su una ampia fetta di territorio tra prati e boschi; qui si trova anche un piccolo ed originale rifugio tra le casette addossate e le viuzze strette.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Nulla.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Poco conosciuti ed ancor meno salite, specie il Monte Cimone, queste due vette sono collocate a mò di spartiacque tra la lunga valle del torrente Bondione e la zona a valle del Lago di Barbellino. La costiera che scende dal Tre Confini, passa prima dal Cimone e poi dal Pomnolo e degrada ormai boscosa fino al Monte Toazzo, sopra l'abitato di Lizzola. La vista offerta sui giganti delle Orobie (Coca, Redorta, Recastello, Diavolo di Malgina e compagnia bella...) dalla sommità del Cimone è molto affascinante e diretta. La camminata può essere divisa in tre parti: la prima fino alla cima del Pomnolo, adatta a tutti; la seconda fino alla vetta del Cimone e ritorno al Pomnolo è riservata ad escursionisti erperti e avvezzi a muoversi su terreno scosceso, privo di tracce ed esposto, anche se in realtà non presenta difficoltà tecniche a livello alpinistico; la terza parte è quella più rilassante e ci conduce a godere della pace e della tranquillità della zona ai piedi del Pinnacolo di Maslana, slanciato torrione roccioso posto alla base delle pendici del Pizzo di Coca, poco sopra il fiume Serio e del borgo omonimo.
Descrizione percorso
Giunti a Valbondione, quasi al termine della Valle Seriana, verso il vero ramo percorso dal fiume Serio, lasciamo l'auto nei pressi della partenza del sentiero n. 301 per il rifugio Coca, in questo modo saremo più comodi al ritorno. Non seguiamo il detto sentiero, ma, viso al sentiero, ci dirigiamo lungo la via asfaltata alle nostre spalle fino ad arrivare all'inizio del senteiro n. 305 che conduce al rifugio Curò. Percorriamo quindi l'ampio sentiero sterrato che, dopo aver superato alcune case, si immette in un fitto bosco misto. Sale con pendenza regolare fino a fuoriuscire dal bosco nei pressi di una fonte d'acqua che scende da destra. Proseguiamo con minor pendenza, avendo già in vista il lontano rifugio, ben alto sopra le nostre teste. Il percorso prosegue su terreno più aperto, passa una seconda fonte a destra, supera un torrente e con un tornante verso sinistra continua a salire, Qui si trova la poco visibile deviazione verso sinistra che prenderemo al ritorno per abbassarci fino all'osservatorio di Maslana ed al borgo omonimo. Noi continuiamo lungo il sentiero 305. Ora, dopo un breve tratto boscoso, torniamo all'aperto ed iniziamo una serie di lunghi tornati che ci fanno guadagnare quota in maniera regolare. Ignoriamo il bivio per la ripida salita diretta al rifugio Curò, indicata su alcuni massi come "Sentiero dello Scarico" e proseguiamo su fondo sassoso e lunghi rettilinei alternati a dolci tornanti. Arrivati in corrispondenza dell'ultimo tornante sinistrorso che condurrebbe all'aultimo tratto per il rifugio, noi andiamo a destra seguendo le indicazioni di una palina che riporta il sentiero 306 per Lizzola ed il 304 per il Passo della Manina. Affrontiamo quindi il sentierino che perde quota per qualche decina di metri e taglia in mezzacosta un pendio parzialmente erboso. Lungo il tragitto dobbiamo attraversare una serie di canali pietrosi che scendono dalla nostra sinistra. Un paio di questi presentano alcuni tratti franati che vanno superati con un minimo di cura. Superato l'ultimo canale riprendiamo a salire verso una zona cespugliosa. Eccoci ora ad un bivio. Noi proseguiamo dritti lungo il sentiero n. 304 per il Passo della Manina, lasciando alla nostra destra quello per Lizzola. Camminiamo ora avendo, a destra, una magnifica vista sul Pizzo di Coca e sul rifugio omonimo, visibile, aguzzando la vista, sul ripido fianco della montagna. Sempre con tracciato a mezzacosta, camminiamo su alcuni saliscendi rilassanti fino ad una breve ma decisa rampa fiancheggiata da una improvvisa placca rocciosa. Eccoci ora in un breve tratto pietroso da percorrere passando su grossi massi piatti ed instabili. Segue un tratto misto di cespugli e prati, e con un ultimo sforzo, eccoci al Passo delle Miniere. Da qui, una comoda selletta erbosa, ci consente di osservare il versante opposto dove si stende, lunga e pianeggiante la valle del torrente Bondione che sale da Lizzola verso il Pizzo dei Tre Confini ed il Passo di Belviso. Ben visibile verso destra è anche la chiesetta della B.V. Pellegrina presso il Passo della Manina, nonché i Monti Sasna e Crostaro davanti a noi. Dalla selletta erbosa del Passo delle Miniere pieghiamo a sinistra e seguiamo fedelmente il filo della dorsale per poi piegare leggermente verso destra in mezzacosta. Superiamo alcuni isolati gruppi di rocce rosse (indice di presenza di ferro nelle rocce e che qui veniva estratto). Possiamo vedere anche alcuni buchi di vecchie miniere abbandonate. Il sentiero, dopo le ultime miniere diviene poco visibile, e occorre portarsi sotto ad una imponente parete scura per ritrovare alcuni ometti. Dalla base della parete andiamo verso sinistra e saliamo alcune ripide balze erbose piuttosto faticose che ci permettono di aggirare la parete stessa. Tornati lungo la dorsale nei pressi di un paletto metallico, la seguiamo verso l'alto su terreno erboso, mediamente ripido. Superiamo un secondo paletto e su facile traccia evidente, con minor pendenza, tagliamo i pendii del Monte Pomnolo fin sotto la curiosa piramide di massi e pietre che ne rappresenta la cima. L'ultimo tratto è piuttosto caratteristico e completamente differente dal resto della montagna. Poche decine di metri tra massi e pietre instabili ed eccoci al cospetto della spartana croce in legno sulla vetta. Qui è presente anche un paletto su cui è montato uno specchio. Sono passate circa 3 ore dalla partenza. Dalla cima possiamo vedere bene la vetta del Monte Cimone, nostra successiva meta. Non facciamoci ingannare dalla vicinanza della montagna: il percorso da qui in poi diviene più impegnativo e faticoso. Scesi dalla piramide sassosa, tra stambecchi placidamente distesi su massi ed erba, ci portiamo alla vicina sella erbosa verso Est. Da qui, proseguiamo senza traccia nè segnali tagliando i ripidissimi e scivolosi fianchi del Cimone. Senza un vero percorso obbligato, ma affidandoci all'istinto e alla logica, proseguiamo con una certa attenzione. Passiamo sotto una torre rocciosa con due cornini di pietra, circa 50 metri più in alto di noi. Una vaga cengia che taglia il pendio della montagna ci indica il percorso più sicuro ed logico. Superiamo alcuni canali che scendono dall'alto e quando arriviamo ad un costone erboso ben marcato, lo risaliamo verso sinistra tra ripidissime balze erbose e qualche pietra instabile. Alla base di questo costone è evidente un terrazzino erboso, quasi un pulpito sui pendii sottostanti. I primi metri presentano qualche sasso, poi il tracciato diviene prevalentemente erboso ma con una pendenza costante ed a tratti esagerata. La croce della vetta è ben visibile sopra di noi. Verso la fine della salita, occorre piegare leggermente verso sinistra, attraversando una zona di pietre piatte ed instabili, piuttosto sdrucciolevoli. Pochi metri ed eccoci alla destra della croce di vetta, che raggiungiamo lungo la comoda e pianeggiante cresta. Poco prima della grande croce in legno, si trova una bellissima crocetta di ferro battuto a ricordo di un appassionato di montagna di nome Lino. Panorama a dir poco entusiasmante sia da un versante che dall'altro. Sotto di noi sul versante opposto a quello di salita si vede la zona dei Laghetti di Valcerviera ed il Recastello, senza contare tutte le altre cime più lontane disposte attorno alla zona del Barbellino.
Discesa
Percorriamo ora la cresta Est, cioè quella che dalla croce in legno si dirige verso la vicina croce in ferro. Oltrepassiamo la piccola croce in ferro battuto e il costone da cui siamo saliti, proseguendo lungo l'evidente percorso leggermente aereo, ma mai difficile. Facciamo solo attenzione ad alcuni punti un poco esposti e senza mai abbandonare il filo di cresta perdiamo regolarmente quota. La cresta è sempre camminabile ed alterno tratti rocciosi ad altri misti di erba e sassi. Inizialmente la cresta è pianeggiante, segue un tratto piuttosto ripido che conduce ad una prima sella. ecco quindi un secondo tratto in falsopiano fino ad un paletto di metallo con tipico cartello di divieto di caccia. Ecco ora che la pendenza aumenta e di contro diminuisce la larghezza della cresta, ma senza mai essere veramente impegnativa. Davanti a noi è ben evidente una seconda sella più ampia. Qui termina la cresta che ci riserva però un ultimo salto molto ripido, il più impegnativo della discesa: si tratta di qualche metro roccioso che può essere affrontato direttamente oppure aggirato verso la nostra sinistra. Qui alla selletta termina la cresta, che in realtà proseguirebbe riprendendo a salire verso altre cime. Noi scendiamo ora con molta attenzione verso la nostra destra cercando il percorso meno ripido e più sicuro tra questi infidi prati misti a rocce e sfasciumi molto instabili. Osservando il fianco della montagna ci rendiamo conto che non sarà una passeggiata effettuare il lungo ed intricato traverso lungo di essi, fino ad incrociare il costone salito all'andata. Cerchiamo sempre di affidarci alla logica ed all'intuito, perdendo quota dove possibile, ma senza esagerare e spostandoci il più possibile verso Sud. Ad un certo punto, dopo circa 10' incrociamo un primo ripido canalino di sfasciumi da superare con cura; a questo segue più avanti un secondo altrettanto insidioso e molto incassato con un uscita piuttosto esposta sui ripidissimi pendii del Cimone. Dopo un terzo canalone, siamo ormai in vista del costone della salita e da qui in poi, avendo già percorso la zona, le cose dovrebbero essere meno impegnative, anche perché i pendii da tagliare sono ora meno difficoltosi. Tornati alla sella tra il Cimone ed il Pomnolo, ripercorriamo il tragitto dell'andata fino ad incrociare il sentiero n. 305 che salirebbe al Curò. Lo seguiamo invece in discesa fino ad attraversare il torrente che taglia il sentiero all'altezza di un pochissimo visibile bivio ed un centinaio di metri prima di una fontanella alla nostra sinistra. Al suddetto bivio si trova un piccolo cartello che indica l'osservatorio faunistico di Maslana. Scendiamo verso di esso percorrendo un ripido prato alla nostra destra ed in pochi minuti eccoci alla bella struttura in pietra e legno. Da qui scendiamo lungo un ampio sentiero sterrato che porta sulle rive del fiume Serio. Poco prima di entrare nel bosco, su di un masso scuro si leggono le direzioni per Valbondione e per Maslana (sentiero n. 332). Noi andiamo a destra per visitare il bel borgo montano di Maslana, costituito da diverse piccole frazioncine, tutte molto caratteristiche ed affascinanti. Dopo un primo tratto erboso, eccoci tra cespugli e piante con il bel Pinnacolo di Maslana che si innalza alla nostra destra. Il sentiero attraversa ora una serie di rocce lisciate dal ghiacciaio che ricopriva la valle. Attraversiamo un ponticello di pietra sotto il quale passa il fiume serio tra ciclopici massi ed acque cristalline. In breve eccoci in zona Picinella di Maslana dove una bella fontana può darci refrigerio. Dopo le belle case una seconda fontana ci aspetta, poco prima di un antiestetico pilone di metallo bianco e rosso in località Cà di Pòi di Maslana, forse il nucleo più bello di Maslana con stradine strette, casette addossate le une alle altre, scorci improvvisi ed intimi ed un piccolo rifugio privato, nonché un paio di altre fresche fontane. Al termine delle case, si scende in un fitto bosco misto, si supera una grande baita solitaria e si prosegue la veloce e fresca discesa. Incrociamo ora il sentiero dei carbonai, con alcune stazioni e cartelli che illustrano l'antica attività della produzione di carbone. Proseguiamo ed ecco alla nostra destra una piccola grotta con all'interno una statuetta della Madonna. Terminata la discesa eccoci nei pressi di una strada asfaltata che ignoriamo per proseguire verso destra seguendo le indicazioni del sentiero n. 301 per il rifugio Coca. Restando nel bosco e camminando a pochi metri dal fiume Serio alla nostra sinistra, passiamo nei pressi di una bella cascata alla nostra destra; con una breve ma intricata deviazione possiamo arrivare ai piedi del bel salto d'acqua per poi tornare al sentiero. Ad un bivio teniamo la sinistra evitando si andare in salita lungo il sentiero 301, ma rimanendo bassi accanto al fiume. Superiamo un enorme masso erratico su cui viene praticato del bouldering e, su percorso pianeggiante, arriviamo ad un ponticello di cemento che ci consente di attraversare il fiume. Qui si trova un incrocio che verso destra sale al rifugio Coca e verso sinistra ci conduce in poche decine di metri alla palina iniziale presso la quale abbiamo lasciato l'auto.

Note
La zona tra i due monti di questa escursione è molto selvaggia e pochissimo frequentata. Qui domina incontrastato lo stambecco, presente in alcuni grandi gruppi con vecchi esemplari maschi dalle possenti corna, come raramente mi è capitato di osservare. Nell'ambito della fauna, lungo il percorso di discesa, allungando la camminata, è possibile passare dall'osservatorio per la flora e la fauna di Maslana, posto sotto l'omonimo e famoso pinnacolo di roccia su cui si sviluppano alcune ardite vie d'arrampicata (Vent'anni di sfiga, Spigolo sud-est, New age, ecc). Presso l'osservatorio sono possibili visite su prenotazione e, in alcuni periodi dell'anno, vengono proposte giornate a tema per lo studio e l'osservazione di questi importanti aspetti della valle. In special modo si organizzano giornate dedicate agli stambecchi e non di rado studiosi, anche stranieri, salgono fin qui per poter ammirare questi splendidi animali che scendono alle basse quote nel periodo invernale (www.osservatoriomaslana.com). L'osservatorio è anche un privilegiato e comodo punto di osservazione delle cascate del fiume serio, le quali mostrano tutta la loro bellezza e dirompenza, in alcune domeniche dell'anno durante le quali sono programmate le aperture della diga del Lago Barbellino. Grazie a queste aperture, il fiume serio ritrova il suo percorso originale originando quelle che sono considerate fra le più alte e spettacolari cascate d'Italia. Nel caso vogliate godervi tale spettacolo della natura, mettete in conto di incontrare tantissima gente in zona, traffico lungo la strada della valle e un costo per il parcheggio in paese. Una visita lo merita anche l'ameno borgo di Maslana a pochi minuti dall'osservatorio, scendendo verso Valbondione lungo il sentiero n. 332. Qualche dubbio sul corretto nome del Monte Pomnolo: in alcuni casi lo si trova scritto con "m" ed "n" invertite, altre volte come Pommolo. Resta il mistero di un nome così curioso.
Commenti vari
Peccato non sia previsto un sentierino a mezzacosta che, tagliando le pendici meridionali del Monte Cimone, porti in sicurezza dalla sella con il Monte Ponmolo, fino alla bocchetta dalla quale inizia la cresta Est del Cimone; questa, infatti è decisamente più agevole, sia in salita che in discesa, rispetto al percorso da me seguito in salita per raggiungere la cima del Cimone.
   

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Cima del Monte Pomnolo con sullo sfondo il Cimone

Spledido stambecco alla sella tra Pomnolo e Cimone

   

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La freccia indica l'inizio del ripidissimo costone da salire

Croci e bastoncini in vetta al Monte Cimone

   

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Il costone risalito visto dall'alto

La prima parte della discesa della cresta Est

   

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La prosecuzione della cresta

Il Recastello e la Valcerviera visti scendendo

   

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I ripidissimi pendii del Cimone da tagliare ed Il Borgo di Maslana