Descrizione generale
Il
monte Pietra Quadra è un'estesa montagna che si sviluppa in lunghezza
più che in altezza. Ad unire la sua antecima occidentale, detta anche
Croce di Branzi per via della massiccia croce lì posta, con la vetta
principale, vi è una divertente e mai tecnicamente difficile cresta in
parte rocciosa ed in parte erbosa. Comunque il tracciato non è da
sottovalutare e presenta vari punti molto esposti e lungo i quali
occorre passo sicuro, uso abbondante delle mani ed una certa esperienza
di percorsi su creste prive di segnali e tracce. La cresta può essere
percorsa in entrambe le direzioni, ma quella più logica e dalla Croce
di Branzi alla vetta principale. I punti più delicati, se seguiamo
questa direzione sono da frontare in discesa, disarrampicando, per cui
con qualche difficoltà in più, ma in tal modo potremo salire dal ripido
canale erboso fino alla cresta e poi scendere dal comodo sentiero una
volta raggiunta la cima principale.
Descrizione percorso
Dalla strada statale della Valle Brembana, passata Lenna, deviamo verso Roncobello e dopo alcuni chilometri di salita superiamo questa ridente località turistica ormai decadente. Proseguiamo verso la località Capovalle dove acquistiamo il biglietto giornaliero al costo di 2 euro per poter percorrere il restante tratto di bellissima strada asfaltata fino alla località Baite di Mezzeno a circa 1600 metri di quota. Lasciamo l’auto nel comodo spiazzo sterrato con tanto di fontanella. Iniziamo a camminare seguendo le indicazioni di una palina che riporta la direzione Pietra Quadra e Tre Pizzi (n. 217; in comune con il primo tratto del sentiero n. 215 per il Passo di Mezzeno e il successivo rifugio Laghi Gemelli). Saliamo lungo il sentierino terroso lungo pascoli. Superiamo un torrentello con un paio di facili guadi e affrontiamo alcuni gradini fatti con travi di legno. Oltrepassato un acquedotto proseguiamo ripidamente fino a un grosso masso su cui è riportata la direzione per i Tre Pizzi verso sinistra (verso destra si prosegue per il Passo di Mezzeno). La pendenza tende ora a diminuire ed il sentiero n. 217 in breve diviene un bel mezzacosta semi pianeggiante tra larici, mughi ed abeti. Bella la vista verso destra sulla zona del Corno Branchino e la Corna Piana, fino al Monte Vetro e Vindiolo. Al termine del tratto in mezzacosta incontriamo un cartello che ci segnala il Roccolo del Tino, facente parte dei roccoli presenti lungo il "Sentiero dei Roccoli" che percorreremo al ritorno. L’ambiente si apre improvvisamente su una dolcissima zona erbosa punteggiata da massi e cespugli. Camminiamo lungo un pianeggiante sentierino tra la morbida erba. In lontananza ecco spuntare il profilo dei Tre Pizzi, mentre alla nostra sinistra vediamo la Baita di Campo, panoramicissima baita utile in caso di maltempo, posta su un balcone naturale dal quale godersi la vista sulla zona del Menna e della Corna Piana, mentre dietro di noi si può osservare il Passo di Mezzeno con le cime circostanti. Tornati sul sentiero n. 217 dopo la breve deviazione per la baita di Campo, lasciamo alla nostra sinistra una lunga stalla in muratura e massi rossastri per salire verso l’evidente direzione dei Tre Pizzi (palina accanto alal stalla). Saliamo senza troppa fatica per prati e sentieri sassosi fino a portarci nelle vicinanze dei Tre Pizzi. Superiamo un grosso masso nei cui pressi vi è una palina ed una scritta che ci invita ad andare verso sinistra.Eccoci poco dopo nel lungo vallone che scende dal Pietra Quadra. Davanti a noi vediamo l'intera cresta che andremo a percorrere, con a sinistra la Croce di Branzi (da qui non visibile) e a destra la vetta vera e propria. Proseguiamo dritti fino ad una palina con frecce di legno indicanti il bivacco Tre Pizzi ed il laghetto. Noi, senza sentiero obbligato, scendiamo nel profondo avvallamento che sta alla base delle erbose pendici che scendono dalla cresta Ovest del Pietra Quadra, portandoci alla base del ripido canale erboso da risalire. A dire il vero, si intuiscono tre canali: noi dobbiamo salire quello più a sinistra (vedi foto). Scendiamo così tra prati e pietre per poi risalire decisi verso l'imbocco del nostro ripido canale. Lo rimontiamo con una certa attenzione, cercando ila via più agevole, tra balze erbose e scivoli più adatti a picozze che bastoncini... La pendenza è costante e con una certa fatica eccoci sbucare in cresta ad una selletta con qualche roccetta. Da qui pieghiamo verso sinistra per raggiungere la vicina Croce di Branzi. Ci arriviamo stando sul filo della crestina, affrontando un paio di facili ma esposti tratti sassosi, per poi superare gli ultimi tranquilli metri di erba. Bello il panorama dalla massiccia croce in metallo con libretto di vetta. Torniamo ora alla selletta da cui siamo sbucati e proseguiamo lungo il crinale davanti a noi. La cresta è un continuo susseguirsi di tratti camminabili e tratti in cui dobbiamo ricorrere alle mani per salire e scendere i divertenti saltelli rocciosi che incontriamo. Senza troppe difficoltà e restando sempre fedeli al filo di cresta, ci spostiamo così verso Est. In un paio di occasioni, occorre per forza abbandonare il filo di cresta e spostarci un paio di metri a destra o sinistra, per evitare lame o salti verticali, ma anche in questo caso, l'esposizione evita di rendere banali questi momenti. In un paio di occasioni i brevi passaggi su roccette sfiorano il II grado, ma la roccia è sempre buona ed appoggi e appigli non mancano mai. Ad un certo punto superiamo una elevazione con un ometto sulla cima. Poco dopo affrontiamo un bel salto in discesa da farsi con la dovuta cautela. Eccoci poi ad un tratto molto affilato della cresta che richiede di abbandonare la cresta e scendere verso destra un ripido canalino erboso profondo 4-5 metri, per poi tornare subito a sinistra su filo. Subito dopo abbiamo di fronte un piccolo pinnacolo roccioso apparentemente difficile, ma la soluzione è a portata di mano, all'interno di una spaccatura sulla sinistra. Il percorso ci riserva ancora un paio di tratti esposti ed impegnativi, su piccole guglie e placche. Ora abbiamo la possibilità di abbandonare la cresta per prendere una evidente traccia in mezzacosta che conduce verso la Madonnina sotto la vetta, ma noi preferiamo rimontare alcune placche ben appigliate e restare sul crinale fino alla cima vera e propria con ometto di sassi ed ampissimo panorama.
Discesa
Dalla Madonnina sotto l avetta del Pietra quadra, continuiamo a
scendere lungo il ripido ed evidente sentierino che si dirige verso la
conca che ospita il laghetto di Pietra Quadra e la vicina baita. Qui
giunti,
seguiamo i bolli del sentiero n. 217 che ci porterà alle pendici della
cima Nord (2153 Mt.) dei Tre Pizzi, l’unico facilmente salibile lungo
una esile traccia tra erba e roccette. Per arrivarci seguiamo alcuni
bolli e un paio di paline che ci indicano la direzione per il Bivacco
Tre Pizzi. Attraversiamo un piccolo corso d’acqua e saliamo a un grosso
gradone roccioso ben visibile anche lungo la discesa dal Pietra Quadra
e da qui leggermente a destra (come indica una palina) fino a un
caratteristico masso triangolare, altrettanto ben visibile. Da qui
ignoriamo la traccia verso sinistra che conduce alla sua base del
suddetto pizzo (a meno che vogliate salirvi). Un’ultima palina di legno
ci indica il bivacco. Perdiamo ora quota leggermente, allontanandoci
dalla base dei Tre Pizzi alla nostra sinistra, dei quali possiamo ben
osservare l’appuntita forma di quello centrale e di quello meridionale.
Alla nostra destra si innalza un pendio in parte roccioso che poi
diviene questi una bassa parete da costeggiare. In basso a sinistra si
vedono anche due piccoli laghetti che raggiungeremo più tardi.
Camminiamo lungo un comodo sentierino che scende dolcemente, supera una
banale fascia rocciosa sul percorso, aggira un costone e ci conduce
subito dopo al bel balcone erboso dov'è collocato il nostro bivacco,
alle cui spalle si vede il severo e scuro versante roccioso del
Mencucca con i suoi antiestetici paravalanghe sulla sinistra. Spalle al
bivacco proseguiamo verso la vicina casetta degli attrezzi di legno e
di un larice e da qui scendiamo nel bel vallone sottostante tra erba e
cespugli di rododendro. Raggiungiamo un laghetto e risaliamo brevemente
un gradino erboso. Segue un tratto semi pianeggiante. Puntiamo ad un
grosso masso con ometto sulla sua sommità. Facciamo attenzione a bolli
e frecce sbiadite su alcuni sassi nell’erba. Poco dopo riprendiamo a
scendere più ripidamente tra mughi e prato fin sul fondo di un
valloncello ricco di abeti. Da qui pieghiamo decisamente a sinistra
lungo una specie di pozza d’acqua allungata, quasi affondata in una
trincea naturale. Risaliamo ora lungo un sentierino tra radici e mughi,
alternando tratti pianeggianti a brevi salite. Inizia poi un lungo
tratto di sentiero panoramico con bella vista sulla zona Corna Piana e
Menna alla nostra destra. Il sentiero si sviluppa con saliscendi tra
mughi e cespugli. Arrivati in vista della Baita di Campo, scendiamo
fino ad una zona prativa. Ignoriamo il bivio per il Roccolo di Veroppio
verso destra. Superiamo una pozza d’acqua con un fontanino e saliamo
dolcemente nell’erba fino alla stalla poco discosta dalla Baita Campo.
Da qui in poi riprendiamo il percorso fatto all’andata che ci conduce
fino al Roccolo del Tino e da qui al parcheggio. |