Descrizione generale
Sopra
l'abitato di San Pellegrino Terme, si trova la frazione di Santa Croce,
alle cui spalle si elevano alcune guglie rocciose più o meno slanciate:
la Corna Pederzina, la Corna Camozzera e la Corna Mària (con l'accento
sulla
prima “a”). Su quest'ultima, un anno fa è stata aperta una breve ma
divertente ferrata, chiamata Il Nido dei Santacroce, che si sviluppa tra paretine verticali, breve cenge
erbose, un emozionante ponte tibetano che unisce due pareti e alcune
facili balze miste di roccette e bosco. La via, sebbene breve e poco
impegnativa, richiede una piccola prova di forza nella prima parte
verticale, quella più divertente, per poi divenire molto facile e meno
interessante nella seconda, dopo il ponte tibetano. A distanza di un
anno dall'apertura di questa ferrata, ne è stata allestita una
seconda, sulla dirimpettaia Corna Pederzina (o Pedezzina), non ancora
ufficialmente aperta alla data di questa escursione; quest'ultima è
decisamente una via molto breve e facile che si inerpica per facili
salti rocciosi alla nuova croce di questa estetica cimetta rocciosa,
per poi discenderne un versante diverso da quello di salita, sempre su
terreno facile. Dopo le due ferrate,
l'escursione prosegue verso la vicina cima del Pizzo Rabbioso, lungo
facili dorsali cespugliose, per terminare con la faticosa salita del
Monte Gioco (conosciuto anche come Monte Zucco, ma da non confondere
con il Monte Zucco di Zogno). Uscita
adatta in tutti i periodi dell'anno, grazie alla bassa quota; ferrate
adatte ad escursionisti anche non
espertissimi di questo tipo di vie, con difficoltà medio basse per la
Corna Mària e basse per la Corna Pederzina. La facile salita al Monte
Gioco, allunga di un paio di ore l'escursione e la rende più faticosa,
ma ci ripaga con un bellissimo panorama dalla sua vetta.
Descrizione percorso
Lungo
la strada statale che risale la Valle Brembana, usciti dalla seconda
galleria di San Pellegrino Terme, prendiamo la deviazione per Dossena.
Saliamo con una serie di tornanti per circa 5 km. Poi deviamo a destra
per Santa Croce. Qui giunti andiamo in centro, presso la chiesa, dove
troviamo un piccolo parcheggio accanto alla strada. Sotto di questo è
presente un secondo grande parchegio, adiacente ad un parco giochi. Dal
parcheggio cerchiamo le evidenti indicazioni per la Big Bench (la
solita onnipresente panchina gigante che ormai molti paesi hanno
installato su colli e monti per godere del panorama ed attirare qualche
turista in più). Le freccie sono di colore azzurro. Il percorso è in
comune con il sentiero n. 561 del CAI nella prima parte. Ultimamente
sono state apposte anche varie indicazioni con la scrita "via ferrata".
Saliamo quindi
lungo un ripido prato seguendo il sentiero 561. Incrociamo poco dopo
una strada asfaltata che seguiamo verso destra. Poche decine di metri e
curviamo verso sinistra passando tra alcune case. Deviamo poi a destra
lungo una breve mulattiera a gradini. Usciti dalla mulattiera andiamo a
sinistra su strada asfaltata passando accanto a numerose case. Poi
eccoci ad una casa con alcune sculture e giochi in legno. Superiamo una
rudimentale bacheca con un piccolo schizzo del sentiero n. 561. Saliamo
sempre su asfalto, superiamo una sbarra di metallo e in corrispondenza
di un crocefisso di legno, abbandoniamo la strada per scendere verso
sinistra in un boschetto misto. Saliamo poi per gradini di terra fino
ad
incrociare una sterrata che prendiamo verso destra in piano. Superiamo
una vecchia casa semi distrutta con bollo sul muro. Ignoriamo la
deviazione verso sinistra in salita per la Big Bench e proseguiamo
dritti come da palina per il Pizzo Rabbioso ed il sentiero n. 561.
Passiamo accanto ad una barriera paramassi, mentre
alla nostra sinistra si innalzano ripidi pendii erbosi e rocciosi nella
parte alta, culminanti alla croce del Pizzo Corno. Proseguiamo lungo la
sterrata fino ad un cancello di metallo.
Qui andiamo a sinistra ed entriamo nel bosco. Subito dopo, ad un bivio
saliamo verso sinistra seguendo i bolli banchi e rossi; il sentiero poi
diviene pianeggiante. Lasciamo alla nostra sinistra un piccolo
acquedotto. Poco avanti, dalla nostra destra proviene un sentiero che
incrociamo, noi andiamo dritti. Entriamo in un bel boschetto di
conifere e
superiamo un secondo acquedotto con la scritta "Acquedotto di Santa
Croce". Al bivio successivo andiamo a destra. Ora perdiamo un poco di
quota. Costeggiamo un muretto a secco coperto di muschio per poi
incontrare una grossa roccia che forma un riparo sotto di essa. Eccoci
ora ai piedi di un piccolo dosso alla nostra sinistra sulla cui cima
vediamo un capanno da caccia. Ora abbiamo una bella vistra sulla Corna
Mària a sinistra e la Corna Pedezzina (o Pederzina) a destra. Più
avanti usciamo dal
bosco per proseguire tra arbusti e vegetazione più rada di pini mughi e
ginepri. Rientrati nel bosco, dopo un tratto in discesa, attraversiamo
un paio di torrentelli molto magri. Passiamo poi un rudere alla nostra
destra ed iniziamo a salire verso la base della Corna Mària in un bel
bosco di faggi. Costeggiamo la base della corna superando un evidente
grottarella con madonnina. Qui un cartello ci segnala il punto di
vestizione per la Ferrata Il Nido dei Santacroce alla Corna Mària.
Proseguiamo con le alte pareti di roccia che
ci sovrastano e su cui si sviluppano alcune vie d'arrampicata, fino a
che sbuchiamo ad un'ampia sella tra la Corna Mària e la Corna
Pedezzina. Qui si trova un capanno da caccia. Dalla sella raggiuniamo
il capanno da caccia alla nostra destra. Lo lasciamo alle nostre spalle
e saliamo fino alla base della Corna Pederzina, aggirandone le panici
verso sinistra. Poco dopo aver girato un vago spigolo roccioso ecco
comparire l'attacco della ferrata. Ci vestiamo prima di avicinarci alla
roccia e siamo pronti a salire questa breve ferrata. Iniziamo con un
facile tratto verso sinistra in diagonale ben appigliato che ci conduce
ad alcuni gradini infissi nella roccia. Qui la paretina diviene
verticale, ma la presenza dei gradini azzera le difficoltà. Oltre i
grdini, il cavo si sposta verso sinistra in orizzontale su una breve
cengia, per poi riprendere a salire dritto e verticale grazie ad altri
gradini. In questo punto la roccia forma una leggera pancia che rende
un poco più faticoso il salire, ma siamo sempre su difficoltà molto
abbordabili. Ora un palo di acciaio infisso nel terreno guida il cavo
verso destra lungo una comoda rampa di roccia e terra. Poi seguono una
serie di divertenti gradini rocciosi che ripercorrono un vago canalino,
fino ad arrivare ad un pulpito. Qui la ferrata si sivide in due: verso
sinistra prosegue la salita, mentre a destra si nota la via di discesa
che seguiremo al ritorno. Facciamo un poco di attenzione in questo
punto nel caso qualche escursionista stesse scendendo. seguiamo quindo
il cavo verso sinistra, affrontando un bel torrioncino breve ma dalla
bella forma appuntita. Al suo termine, non ci resta che seguire un
breve tratto erboso che ci porta alla nuova croce in metallo (con tanto
di piccolo pannello solare...) sulla vetta della piccola Corna
Pederzina. Bello il panorama sulla bassa Val Brembana e sull'abitato di
Santa Croce, nonchè sulla zona del Monte Cancervo e Verturosa.
Scendiamo ora seguendo il cavo verso sinistra (spalle alla croce). Per
terreno erboso e terroso scendiamo i primi facili metri fino ad
arrivare alle rocce sotto alla cima. Da qui in breve siamo al pulpito
dove incrociamo al via di salita appena percorsa. Percorriamo un breve
salto roccioso con alcune staffe infisse. Segue un muro verticale di
roccia compatta piuttosto faticoso da discendere (forse il tratto più
impegnativo della ferrata). Arrivati alla bse della paretina vediamo un
evidente masso incastrato. Ora scendiamo in un ripido e umido canale
verticale, mistro di roccia e terra. Più in basso torniamo sulla
roccia, sempre molto ripida, spostandoci verso sinistra (faccia alla
parete) cercando do evitare i tratti più sporchi di terra umida. Ancora
un slatuno verticale roccioso ed eccoci alla base del tetro canale.
Scendamo ora una breve rampa tra piante e cespugli ed eccoci alla base
della Corna Pederzina. Andiamo ora a destra per facile traverso boscoso
fino a ricongiungerci al sentiero che in precedenza ci ha portato
all'attacco ella ferrata. Incrociato tale sentiero andiamo a sinistra
ed in pochi metri arriviamo al capanno da caccia. Proseguiamo fino alla
sella tra la Corna Pederzina e la Corna Mària. Dalla sella, saliamo
direttamente per traccia erbosa. Qui sono stati posti di recente
i segni e le indicazioni per la ferrata successiva. Dalla sella
saliamo quindi
ripidamente verso fino ad una zona erbosa molto erta. Sulla
sinistra si vedono dei gradini di terra e rami d'albero. Qui parte la
nostra ferrata, invero con una semplice scalinata ripida accanto ad
alcune roccette. Il cavo inizia accanto ai gradini. Saliamo questi
pochi metri senza problemi e sbuchiamo ad una ampia sella erbosa con
alcune piccole guglie rocciose dalle curise forme incurvate. Qui
andiamo a destra per un breve tratto pianeggiante su erba. Camminiamo
tranquillamente fino alla base delle pareti rocciose davanti a noi,
dove ha inizio la vera ferrata, risalento i ripidi prati alla loro
base. Qui giunti, affrontiamo il tratto più impegnativo della via,
ossia una bella parete verticale ricca di staffe e gradini. Il percorso
è faticoso, ma non difficile, gli appoggi per i piedi non mancano,
mentre gli appigli non sono dei più semplici, per cui facciamo
abbondante uso dell'attrezzature presente e del cavo ben teso alla
nostra destra. Dopo il primo tratto verticale, eccoci ad un breve
passaggio leggerissimamente strapiombante, da farsi in un baleno, per
evitare di stancare le braccia nello sforzo. Oltre questo, la parete
torna più appoggiata e il percorso si sposta leggermente verso destra,
per poi risalire dritto e superare un piccolo diedro. Sopra di questo
ci riposiamo ad una specie di terrazzo terroso su cui è stata stesa una
rete di tessuto per evitare il fondo scivoloso. Andiamo ora verso
sinistra con un passaggio in diagonale tra erba e roccia. Dopo un altro
terrazzo, proseguiamo con un comodo traverso a sinistra su fondo sporco
di terra ed erba. Giriamo sull'altro versante della corna lungo balze
erbose fino a sbucare sulla sommità di una robusta scala d'acciaio che
discendiamo con la dovuta cautela e qualche movimento un poco
complicato per mettervi i piedi sopra. Arrivati ai piedi della scala,
scendiamo con una certa attenzione verso sinistra un paio di bei salti
rocciosi verticali, ma con abondante presenza di gradini e staffe.
Arrivati alla base dei salti rocciosi, camminiamo su cengia erbosa
verso sinistra aggirando uno spigolo dal quale eccoci davanti al bel
ponticello tibetano che collega la guglia rocciosa su cui ci troviamo
con il resto della Corna Mària. Attraversiamo il ponte in tutta
sicurezza, godendoci l'emozionante dondolio durante il nostro procedere
a circa 10 metri dal suolo. Il ponte è lungo 15-20 metri e giunti dal
lato opposto eccoci su una facile rampa erbosa fiancheggiata da una
paretina sulla sinistra. Saliamo la rampa per poi piegare decisamente
verso sinistra ed entrare in un canalino terroso, tra arbiusti e balze.
Saliamo veloci e senza problemi fino ad una piccola guglia rocciosa che
rappresenta l'ultimo tratto attrezzato che saliamo senza problemi su
roccia ben appigliata ed un poco tagliente. Eccoci ora su un tratto
erboso con qualche pianta che ci conduce tranquillamente sulla breve
crestina da seguire verso destra ed arrivare così alla sommità della
Corna Mària, senza alcun segno di vetta. Qui troviamo un grosso fittone
infisso nel terreno a cui è ancorato un cavo d'acciaio che scende lungo
il versante opposto della corna. Da qualche mese è stata messa anche
una curiosa e di gusto alquanto discutibile scultura in metallo azzurra
e bianca. Piacevole il panorama sulle cime dei
paraggi, tra cui il Monte Gioco, il Pizzo Rabbioso, la zona del Pizzo
di Spino, il Monte Zucco, la lunga dorsale del Sornadello e del
Foldone. Dalla cima scendiamo allora lungo un ripido fianco erboso che
serpeggia tra rupi e rocce, aiutati, in caso di neve o terreno bagnato,
dal cavo d'acciaio. Con un paio di tornanti eccoci ad una sella con
vegetazione arbustiva, dove il sentiero tende a perdersi (con i
prossimi passaggi degli escursionisti, il problema non esisterà più e
la traccia sarà ben evidente); ci infiliamo in un breve canaletto ed
eccoci ad una sella ben più ampia, percorriamo un sentierino in
mezzacosta sul versante sinistro della sella. Sbuchiamo in una bella ed
ampia radura erbosa, alla cui destra in basso e ben visibile una
cascina. Scendiamo alla cascina e ci troviamo in località Fenii. Qui
andiamo verso sinistra lungo un sentierino che si apre fuori dal bosco
con un bel panorama. Lungo il sentiero pietroso, troviamo un paletto di
legno che ci indica la Croce degli alpini del gruppo di Bracca che
incontreremo più avanti. Lo percorriamo fino ad una palina che ci
segnala il Pizzo Rabbioso lungo il sentiero n. 561 a sinistra.
Superiamo il casello Fontana Bruga e poi un capanno da caccia, sempre
salendo lungo la facile dorsale cespugliosa su comoda traccia. Alla
nostra sinistra è ben evidente la Corna Mària, la Corna Pedezzina e
l'ampia sella che precede la località Fenii. Salendo troviamo alcuni
paletti rossi infissi nel terreno. Passiamo tra ali di pini mughi e
ginepri ed eccoci alla Croce degi Alpini del Gruppo di Bracca, posta su
una cimetta secondaria che qualcuno confonde con il Pizzo Rabbioso
(anche la targhetta ai piedi della croce riporta lo stesso errore), che
in realtà è qualche centinaio di metri più avanti. Dalla croce, dopo
aver osservato il panorama, proseguiamo lungo l'evidente crestina,
facile e comoda che in un quarto d'ora di saliscendi, tra dossi e
cimete, con qualche passaggio a mezzacosta e qualche tratto sul filo
dello spartiacque, ci conduce sulla vetta vera e propria del Pizzo
Rabbioso. Qui una targhetta riporta quota e nome della poco pronunciata
vetta, tra mughi e cespugli. Sempre su comodo sentiero sulla dorsale,
andiamo avanti oltre la cima perdendo leggermente quota, tra cespugli
ed arbusti, fino ad arrivare ad una sella con palina. Qui deviamo verso
sinistra, seguendo le indicazioni della freccia per il Pizzo Corno e
Santa Croce. Scendiamo sul versante opposto della montagna e con un
semplice sentiero a mezzacosta, ci dirigiamo verso la crestina che
salirà al Corno. Giunti ad una seconda sella, scendiamo verso sinistra
su un ripido e scivoloso sentierino a tornanti. Al termine della breve
discesa proseguiamo in falsopiano tra faggi. Guadagnamo la facile
crestina. Superiamo un capanno da caccia e poco oltre camminiamo su
comodo ed ampio sentiero che resta inizialmente sul versante verso la
Val Serina, poi su quello verso la Valle Brembana. Una freccia di legno
ci indica Santa Croce verso sinistra; saliamo quindi brevemente fino
alla cima del Pizzo Corno con istruttiva vista sulla Corna Mària ed il
bel ponte tibetano della ferrata. Dalla
vetta del Pizzo Corno, a 1089 metri
di altezza, ci godiamo l'ampio panorama sui monti circostanti, poi
scendiamo verso la vicina ed evidente grande panchina (Big Bench) di
colore azzurro. Da qui, spalle alla panchina, scendiamo leggermente
verso sinistra su un ampio sentiero che si infila nel sottostante
bosco. Passiamo una zona con alcune betulle dove il sentiero si perde
un poco. Continuiamo a scendere fino ad arrivare ad una grande roccolo
a tre piani. Qui una palina ci inviata ad andare a sinistra seguendo
bolli rosso-bianco e blu. Passiamo accando ad un bellissimo boschetto
di faggi sulla destra. Ad un tornante verso sinsitra, abbandoniamo
l'ampio sentiero per andare a destra, nei pressi di una staccionata di
fil di ferro. Proseguiamo in falsopiano su traccia poco evidente fino a
sbucare al Passo di Salvarizza dove vediamo una santella dedicata alla
Vergine. Qui vediamo una palina di metallo che ci indica la
nostra ultima meta di oggi: il Monte Gioco o Zucco, ad 1 ora e 20
minuti di distanza. Saliamo così nel bel boschetto sopra la santella.
Arrivati ad un bivio, abbandoniamo il sentiero per salire dritti verso
un cancello con tanto di tetto in muratura visibile poco più in alto.
Saliamo lasciando il cancello alla nostra sinistra. La traccia non è
molto evidente, ma si segue abbastanza facilmente. Usciti dal bosco
vediamo il Monte Gioco davanti a noi, ancora ben lontano. Attraversiamo
una macchia di pini mughi. Arriviano ad un capanno di caccia, omai su
terreno aperto con qualche cespuglio. La traccia diviene molto labile e
nell'erba non è sempre ben visibile, ma basta seguire la logica della
salita per ritrovarla. Ci troviamo sul versante Sud della montagna.
Giunti a circa metà salita, traversiamo verso
destra (Est) su percorso semi pianeggiante. Aggiriamo un costone
pratoso.
Guardando in alto, da qui, possiamo intravedere la croce di vetta,
guardando la cima più a destra sopra di noi. Seguiamo la bella e
rilassante traccia che in falsopiano, poi in leggera discesa ci porta
sul versante Est. Sulla destra è evidente una crestina che porta ad una
cimetta laterale dello Zucco. Davanti a noi abbiamo un bel bosco di
faggi nel quale entriamo salendo in diagonale senza sentiero. Usciamo
dal boschetto più in alto per procedere su ripido prato. Sotto di noi
si vede una cascina semi nascosta nella vegetazione. Attraversiamo i
ripidissimi prati verso destra tagliandoli fino ad un'altra fascia
boscosa. Qui arrivati, pieghiamo a sinistra e saliamo lungo la dorsale
Nord-Est che sale dal Monte Zucchin, ben visibile sotto di noi.
Salendo, ci spostiamo ancora verso destra (Nord-Est) fino ad
intercettare il sentiero bollato (n. 598) che proviene proprio dallo Zucchin e Lepreno.
Ora non ci resta che seguire il ripido sentierino che con alcuni
tornatini sassosi, ci porta verso la cima dello Zucco. Saliamo fino a
superare una webcam sulla sinistra e da qui, poche decine di metri con
bassa pendenza su erba ed eccoci alla grande croce della cima.
Discesa Dalla
croce di vetta proseguiamo verso l'evidente dorsale opposta a quella di
salita (direzione Sud-Ovest), comoda e tranquilla. Scendiamo per prati
fino ad una selletta dove vediamo un bivio. Qui andiamo a sinistra
(andando a destra faremmo un giro piuttosto lungo per tornare a Santa
Croce, passando da Spettino Alto, transitando sul sentiero 598 e poi
598A). Tagliamo le pendici del dosso davanti a noi. Poco dopo pieghiamo
decisamente a sinistra (Est) ripassando sotto la traccia appena
percorsa, ma più in basso ed in senso opposto. Proseguendo lungo questa
traccia nell'erba, sempre a mezzacosta, arriveremo ad incrociare il
sentiero fatto in salita, prima di arrivare al costone erboso che ci
farebbe andare sul versante Est del Gioco. Quindi pieghiamo a destra
lungo la traccia già percorsa all'andata. Velocemente scendiamo i
fianchi erbosi fino al capanno da caccia e da qui al cancello nel
bosco. In breve torniamo poi al Passo di Salvarizza, nei pressi della
cappelletta votiva e da qui scendiamo verso sinistra (sentiero n. 561).
Scendiamo lungo una carrareccia
sterrata e cementata. Superiamo una grande cascina (La Fopa) con effige
di Sant'Antonio sopra la porta. Da qui, sempre seguendo la sterrata
perdiamo lentamente quota. Fino ad una palina, in prossimità
della frazione Salvarizza. Dalla palina andiamo a sinistra seguendo le
indicazioni per Santa Croce. Superiamo una cascina in una radura, poi
scendiamo nel bosco fino a sbucare nei pressi della rete paramassi
incontrata salendo da Santa Croce all'andata. Qui pieghiamo a destra
per Santa Croce. Al primo bivio, scendiamo verso sinistra ripercorrendo
il percorso fatto all'andata che ci riporta al crocefisso di legno e da
qui alla sbarra di ferro per poi arrivare al parcheggio. |