Corna Mària - Ferrata Il Nido dei Santacroce
Corna Pederzina - via Ferrata
Pizzo Rabbioso, Monte Corno, Monte Gioco

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Loc. Santa Croce - San Pellegrino Terme (BG)
Quota partenza 778 Mt. Quota di arrivo 1131 Mt. la Corna Mària
962 Mt. la Corna Pedezzina
1151 Mt. il Pizzo Rabbioso
1030 Mt il Monte Corno
1366 Mt. il Monte Gioco
Dislivello totale 1000 Mt. circa con i saliscendi
Sentieri utilizzati n. 561, 598
Ore di salita 1 h. per l'attacco
30' la Ferrata alla Corna Pederzina
10' per l'attacco alla Corna Mària
45' la ferrata alla Corna Mària
50' da qui al Rabbioso
altri 30' per il Pizzo Corno
ancora 1 h. 15' per il Gioco
Ore di discesa 1 h. 15'
Data di uscita 24/12/2022 Giudizio sull'escursione Discreta
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà EEA, E
Condizioni climatiche e dei sentieri

Giornata di sole in montagna, di nebbia nelle valli, ciò ha creato un affascinante effetto di mare di nubi ben visibile sopra i 1000 metri di quota (inversione termica). I sentieri verso la ferrata alla Corna Mària sono evidenti e ben segnalati fin dal parcheggio. La ferrata è aperta da circa 1 anno, per cui perfettamente a norma e ben tenuta. Mancano le indicazioni per la ferrata alla Corna Pederzina, poiché non risulta ancora ufficialmente inaugurata, ma le attrezzature sono state completate. Qualche sassolino nella parte in discesa, non ancora pulito dai passaggi degli escursionisti, potrebbe finire facilmente su chi ci precede in discesa. Il resto della camminata si svole su sentieri ben indicati e sicuri, a parte il tratto di discesa che dalla cima della Corna Mària, scende fino alla cascina in zona Fenii, dove mancano indicazioni e bolli. Anche la salita al Monte Gioco, se non seguiamo il classico setiero n. 598 che porta prima a Spettino Alto e poi sale in vetta (come qui fatto...), non è segnalato e si svolge per tracce non sempre evidenti.

Eventuali pericoli
I soliti di una ferrata. Attenzione ad alcuni sassolini e pietrisco lungo la discesa della ferrata alla Corna Pederzina che, essendo praticamente non ancora aperta, potrebbero cadere su chi vi precede. Attenzione anche alla parte finale della stessa ferrata in discesa poiché spesso umida e bagnata e su terreno terroso piuttosto ripido. Con le prime salite, il percorso si pulirà. Evitate assolutamente di sostare sotto al primo tratto verticale della ferrata alla Corna Mària, quando qualcuno vi sta arrampicando: sareste proprio a piombo di pietre eventualmente smosse.
Presenza di acqua
Una fontana è presente presso la piazza dietro la chiesa di Santa Croce, nei pressi dell'ampio parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Punti di appoggio
Lungo il percorso ci imbattiamo in numerose cascine, baitelle più o meno abbandonate, roccoli e capanni da caccia, nonché anfratti sotto cui trovare facilmente riparo.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Set da ferrata completo e a norma. Ovviamente casco.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Sopra l'abitato di San Pellegrino Terme, si trova la frazione di Santa Croce, alle cui spalle si elevano alcune guglie rocciose più o meno slanciate: la Corna Pederzina, la Corna Camozzera e la Corna Mària (con l'accento sulla prima “a”). Su quest'ultima, un anno fa è stata aperta una breve ma divertente ferrata, chiamata Il Nido dei Santacroce, che si sviluppa tra paretine verticali, breve cenge erbose, un emozionante ponte tibetano che unisce due pareti e alcune facili balze miste di roccette e bosco. La via, sebbene breve e poco impegnativa, richiede una piccola prova di forza nella prima parte verticale, quella più divertente, per poi divenire molto facile e meno interessante nella seconda, dopo il ponte tibetano. A distanza di un anno dall'apertura di questa ferrata, ne è stata allestita una seconda, sulla dirimpettaia Corna Pederzina (o Pedezzina), non ancora ufficialmente aperta alla data di questa escursione; quest'ultima è decisamente una via molto breve e facile che si inerpica per facili salti rocciosi alla nuova croce di questa estetica cimetta rocciosa, per poi discenderne un versante diverso da quello di salita, sempre su terreno facile. Dopo le due ferrate, l'escursione prosegue verso la vicina cima del Pizzo Rabbioso, lungo facili dorsali cespugliose, per terminare con la faticosa salita del Monte Gioco (conosciuto anche come Monte Zucco, ma da non confondere con il Monte Zucco di Zogno). Uscita adatta in tutti i periodi dell'anno, grazie alla bassa quota; ferrate adatte ad escursionisti anche non espertissimi di questo tipo di vie, con difficoltà medio basse per la Corna Mària e basse per la Corna Pederzina. La facile salita al Monte Gioco, allunga di un paio di ore l'escursione e la rende più faticosa, ma ci ripaga con un bellissimo panorama dalla sua vetta.
Descrizione percorso
Lungo la strada statale che risale la Valle Brembana, usciti dalla seconda galleria di San Pellegrino Terme, prendiamo la deviazione per Dossena. Saliamo con una serie di tornanti per circa 5 km. Poi deviamo a destra per Santa Croce. Qui giunti andiamo in centro, presso la chiesa, dove troviamo un piccolo parcheggio accanto alla strada. Sotto di questo è presente un secondo grande parchegio, adiacente ad un parco giochi. Dal parcheggio cerchiamo le evidenti indicazioni per la Big Bench (la solita onnipresente panchina gigante che ormai molti paesi hanno installato su colli e monti per godere del panorama ed attirare qualche turista in più). Le freccie sono di colore azzurro. Il percorso è in comune con il sentiero n. 561 del CAI nella prima parte. Ultimamente sono state apposte anche varie indicazioni con la scrita "via ferrata". Saliamo quindi lungo un ripido prato seguendo il sentiero 561. Incrociamo poco dopo una strada asfaltata che seguiamo verso destra. Poche decine di metri e curviamo verso sinistra passando tra alcune case. Deviamo poi a destra lungo una breve mulattiera a gradini. Usciti dalla mulattiera andiamo a sinistra su strada asfaltata passando accanto a numerose case. Poi eccoci ad una casa con alcune sculture e giochi in legno. Superiamo una rudimentale bacheca con un piccolo schizzo del sentiero n. 561. Saliamo sempre su asfalto, superiamo una sbarra di metallo e in corrispondenza di un crocefisso di legno, abbandoniamo la strada per scendere verso sinistra in un boschetto misto. Saliamo poi per gradini di terra fino ad incrociare una sterrata che prendiamo verso destra in piano. Superiamo una vecchia casa semi distrutta con bollo sul muro. Ignoriamo la deviazione verso sinistra in salita per la Big Bench e proseguiamo dritti come da palina per il Pizzo Rabbioso ed il sentiero n. 561. Passiamo accanto ad una barriera paramassi, mentre alla nostra sinistra si innalzano ripidi pendii erbosi e rocciosi nella parte alta, culminanti alla croce del Pizzo Corno. Proseguiamo lungo la sterrata fino ad un cancello di metallo. Qui andiamo a sinistra ed entriamo nel bosco. Subito dopo, ad un bivio saliamo verso sinistra seguendo i bolli banchi e rossi; il sentiero poi diviene pianeggiante. Lasciamo alla nostra sinistra un piccolo acquedotto. Poco avanti, dalla nostra destra proviene un sentiero che incrociamo, noi andiamo dritti. Entriamo in un bel boschetto di conifere e superiamo un secondo acquedotto con la scritta "Acquedotto di Santa Croce". Al bivio successivo andiamo a destra. Ora perdiamo un poco di quota. Costeggiamo un muretto a secco coperto di muschio per poi incontrare una grossa roccia che forma un riparo sotto di essa. Eccoci ora ai piedi di un piccolo dosso alla nostra sinistra sulla cui cima vediamo un capanno da caccia. Ora abbiamo una bella vistra sulla Corna Mària a sinistra e la Corna Pedezzina (o Pederzina) a destra. Più avanti usciamo dal bosco per proseguire tra arbusti e vegetazione più rada di pini mughi e ginepri. Rientrati nel bosco, dopo un tratto in discesa, attraversiamo un paio di torrentelli molto magri. Passiamo poi un rudere alla nostra destra ed iniziamo a salire verso la base della Corna Mària in un bel bosco di faggi. Costeggiamo la base della corna superando un evidente grottarella con madonnina. Qui un cartello ci segnala il punto di vestizione per la Ferrata Il Nido dei Santacroce alla Corna Mària. Proseguiamo con le alte pareti di roccia che ci sovrastano e su cui si sviluppano alcune vie d'arrampicata, fino a che sbuchiamo ad un'ampia sella tra la Corna Mària e la Corna Pedezzina. Qui si trova un capanno da caccia. Dalla sella raggiuniamo il capanno da caccia alla nostra destra. Lo lasciamo alle nostre spalle e saliamo fino alla base della Corna Pederzina, aggirandone le panici verso sinistra. Poco dopo aver girato un vago spigolo roccioso ecco comparire l'attacco della ferrata. Ci vestiamo prima di avicinarci alla roccia e siamo pronti a salire questa breve ferrata. Iniziamo con un facile tratto verso sinistra in diagonale ben appigliato che ci conduce ad alcuni gradini infissi nella roccia. Qui la paretina diviene verticale, ma la presenza dei gradini azzera le difficoltà. Oltre i grdini, il cavo si sposta verso sinistra in orizzontale su una breve cengia, per poi riprendere a salire dritto e verticale grazie ad altri gradini. In questo punto la roccia forma una leggera pancia che rende un poco più faticoso il salire, ma siamo sempre su difficoltà molto abbordabili. Ora un palo di acciaio infisso nel terreno guida il cavo verso destra lungo una comoda rampa di roccia e terra. Poi seguono una serie di divertenti gradini rocciosi che ripercorrono un vago canalino, fino ad arrivare ad un pulpito. Qui la ferrata si sivide in due: verso sinistra prosegue la salita, mentre a destra si nota la via di discesa che seguiremo al ritorno. Facciamo un poco di attenzione in questo punto nel caso qualche escursionista stesse scendendo. seguiamo quindo il cavo verso sinistra, affrontando un bel torrioncino breve ma dalla bella forma appuntita. Al suo termine, non ci resta che seguire un breve tratto erboso che ci porta alla nuova croce in metallo (con tanto di piccolo pannello solare...) sulla vetta della piccola Corna Pederzina. Bello il panorama sulla bassa Val Brembana e sull'abitato di Santa Croce, nonchè sulla zona del Monte Cancervo e Verturosa. Scendiamo ora seguendo il cavo verso sinistra (spalle alla croce). Per terreno erboso e terroso scendiamo i primi facili metri fino ad arrivare alle rocce sotto alla cima. Da qui in breve siamo al pulpito dove incrociamo al via di salita appena percorsa. Percorriamo un breve salto roccioso con alcune staffe infisse. Segue un muro verticale di roccia compatta piuttosto faticoso da discendere (forse il tratto più impegnativo della ferrata). Arrivati alla bse della paretina vediamo un evidente masso incastrato. Ora scendiamo in un ripido e umido canale verticale, mistro di roccia e terra. Più in basso torniamo sulla roccia, sempre molto ripida, spostandoci verso sinistra (faccia alla parete) cercando do evitare i tratti più sporchi di terra umida. Ancora un slatuno verticale roccioso ed eccoci alla base del tetro canale. Scendamo ora una breve rampa tra piante e cespugli ed eccoci alla base della Corna Pederzina. Andiamo ora a destra per facile traverso boscoso fino a ricongiungerci al sentiero che in precedenza ci ha portato all'attacco ella ferrata. Incrociato tale sentiero andiamo a sinistra ed in pochi metri arriviamo al capanno da caccia. Proseguiamo fino alla sella tra la Corna Pederzina e la Corna Mària. Dalla sella, saliamo direttamente  per traccia erbosa. Qui sono stati posti di recente i segni e le  indicazioni per la ferrata successiva. Dalla sella saliamo quindi ripidamente verso fino ad una zona erbosa molto erta. Sulla sinistra si vedono dei gradini di terra e rami d'albero. Qui parte la nostra ferrata, invero con una semplice scalinata ripida accanto ad alcune roccette. Il cavo inizia accanto ai gradini. Saliamo questi pochi metri senza problemi e sbuchiamo ad una ampia sella erbosa con alcune piccole guglie rocciose dalle curise forme incurvate. Qui andiamo a destra per un breve tratto pianeggiante su erba. Camminiamo tranquillamente fino alla base delle pareti rocciose davanti a noi, dove ha inizio la vera ferrata, risalento i ripidi prati alla loro base. Qui giunti, affrontiamo il tratto più impegnativo della via, ossia una bella parete verticale ricca di staffe e gradini. Il percorso è faticoso, ma non difficile, gli appoggi per i piedi non mancano, mentre gli appigli non sono dei più semplici, per cui facciamo abbondante uso dell'attrezzature presente e del cavo ben teso alla nostra destra. Dopo il primo tratto verticale, eccoci ad un breve passaggio leggerissimamente strapiombante, da farsi in un baleno, per evitare di stancare le braccia nello sforzo. Oltre questo, la parete torna più appoggiata e il percorso si sposta leggermente verso destra, per poi risalire dritto e superare un piccolo diedro. Sopra di questo ci riposiamo ad una specie di terrazzo terroso su cui è stata stesa una rete di tessuto per evitare il fondo scivoloso. Andiamo ora verso sinistra con un passaggio in diagonale tra erba e roccia. Dopo un altro terrazzo, proseguiamo con un comodo traverso a sinistra su fondo sporco di terra ed erba. Giriamo sull'altro versante della corna lungo balze erbose fino a sbucare sulla sommità di una robusta scala d'acciaio che discendiamo con la dovuta cautela e qualche movimento un poco complicato per mettervi i piedi sopra. Arrivati ai piedi della scala, scendiamo con una certa attenzione verso sinistra un paio di bei salti rocciosi verticali, ma con abondante presenza di gradini e staffe. Arrivati alla base dei salti rocciosi, camminiamo su cengia erbosa verso sinistra aggirando uno spigolo dal quale eccoci davanti al bel ponticello tibetano che collega la guglia rocciosa su cui ci troviamo con il resto della Corna Mària. Attraversiamo il ponte in tutta sicurezza, godendoci l'emozionante dondolio durante il nostro procedere a circa 10 metri dal suolo. Il ponte è lungo 15-20 metri e giunti dal lato opposto eccoci su una facile rampa erbosa fiancheggiata da una paretina sulla sinistra. Saliamo la rampa per poi piegare decisamente verso sinistra ed entrare in un canalino terroso, tra arbiusti e balze. Saliamo veloci e senza problemi fino ad una piccola guglia rocciosa che rappresenta l'ultimo tratto attrezzato che saliamo senza problemi su roccia ben appigliata ed un poco tagliente. Eccoci ora su un tratto erboso con qualche pianta che ci conduce tranquillamente sulla breve crestina da seguire verso destra ed arrivare così alla sommità della Corna Mària, senza alcun segno di vetta. Qui troviamo un grosso fittone infisso nel terreno a cui è ancorato un cavo d'acciaio che scende lungo il versante opposto della corna. Da qualche mese è stata messa anche una curiosa e di gusto alquanto discutibile scultura in metallo azzurra e bianca. Piacevole il panorama sulle cime dei paraggi, tra cui il Monte Gioco, il Pizzo Rabbioso, la zona del Pizzo di Spino, il Monte Zucco, la lunga dorsale del Sornadello e del Foldone. Dalla cima scendiamo allora lungo un ripido fianco erboso che serpeggia tra rupi e rocce, aiutati, in caso di neve o terreno bagnato, dal cavo d'acciaio. Con un paio di tornanti eccoci ad una sella con vegetazione arbustiva, dove il sentiero tende a perdersi (con i prossimi passaggi degli escursionisti, il problema non esisterà più e la traccia sarà ben evidente); ci infiliamo in un breve canaletto ed eccoci ad una sella ben più ampia, percorriamo un sentierino in mezzacosta sul versante sinistro della sella. Sbuchiamo in una bella ed ampia radura erbosa, alla cui destra in basso e ben visibile una cascina. Scendiamo alla cascina e ci troviamo in località Fenii. Qui andiamo verso sinistra lungo un sentierino che si apre fuori dal bosco con un bel panorama. Lungo il sentiero pietroso, troviamo un paletto di legno che ci indica la Croce degli alpini del gruppo di Bracca che incontreremo più avanti. Lo percorriamo fino ad una palina che ci segnala il Pizzo Rabbioso lungo il sentiero n. 561 a sinistra. Superiamo il casello Fontana Bruga e poi un capanno da caccia, sempre salendo lungo la facile dorsale cespugliosa su comoda traccia. Alla nostra sinistra è ben evidente la Corna Mària, la Corna Pedezzina e l'ampia sella che precede la località Fenii. Salendo troviamo alcuni paletti rossi infissi nel terreno. Passiamo tra ali di pini mughi e ginepri ed eccoci alla Croce degi Alpini del Gruppo di Bracca, posta su una cimetta secondaria che qualcuno confonde con il Pizzo Rabbioso (anche la targhetta ai piedi della croce riporta lo stesso errore), che in realtà è qualche centinaio di metri più avanti. Dalla croce, dopo aver osservato il panorama, proseguiamo lungo l'evidente crestina, facile e comoda che in un quarto d'ora di saliscendi, tra dossi e cimete, con qualche passaggio a mezzacosta e qualche tratto sul filo dello spartiacque, ci conduce sulla vetta vera e propria del Pizzo Rabbioso. Qui una targhetta riporta quota e nome della poco pronunciata vetta, tra mughi e cespugli. Sempre su comodo sentiero sulla dorsale, andiamo avanti oltre la cima perdendo leggermente quota, tra cespugli ed arbusti, fino ad arrivare ad una sella con palina. Qui deviamo verso sinistra, seguendo le indicazioni della freccia per il Pizzo Corno e Santa Croce. Scendiamo sul versante opposto della montagna e con un semplice sentiero a mezzacosta, ci dirigiamo verso la crestina che salirà al Corno. Giunti ad una seconda sella, scendiamo verso sinistra su un ripido e scivoloso sentierino a tornanti. Al termine della breve discesa proseguiamo in falsopiano tra faggi. Guadagnamo la facile crestina. Superiamo un capanno da caccia e poco oltre camminiamo su comodo ed ampio sentiero che resta inizialmente sul versante verso la Val Serina, poi su quello verso la Valle Brembana. Una freccia di legno ci indica Santa Croce verso sinistra; saliamo quindi brevemente fino alla cima del Pizzo Corno con istruttiva vista sulla Corna Mària ed il bel ponte tibetano della ferrata.
Dalla vetta del Pizzo Corno, a 1089 metri di altezza, ci godiamo l'ampio panorama sui monti circostanti, poi scendiamo verso la vicina ed evidente grande panchina (Big Bench) di colore azzurro. Da qui, spalle alla panchina, scendiamo leggermente verso sinistra su un ampio sentiero che si infila nel sottostante bosco. Passiamo una zona con alcune betulle dove il sentiero si perde un poco. Continuiamo a scendere fino ad arrivare ad una grande roccolo a tre piani. Qui una palina ci inviata ad andare a sinistra seguendo bolli rosso-bianco e blu. Passiamo accando ad un bellissimo boschetto di faggi sulla destra. Ad un tornante verso sinsitra, abbandoniamo l'ampio sentiero per andare a destra, nei pressi di una staccionata di fil di ferro. Proseguiamo in falsopiano su traccia poco evidente fino a sbucare al Passo di Salvarizza dove vediamo una santella dedicata alla Vergine.  Qui vediamo una palina di metallo che ci indica la nostra ultima meta di oggi: il Monte Gioco o Zucco, ad 1 ora e 20 minuti di distanza. Saliamo così nel bel boschetto sopra la santella. Arrivati ad un bivio, abbandoniamo il sentiero per salire dritti verso un cancello con tanto di tetto in muratura visibile poco più in alto. Saliamo lasciando il cancello alla nostra sinistra. La traccia non è molto evidente, ma si segue abbastanza facilmente. Usciti dal bosco vediamo il Monte Gioco davanti a noi, ancora ben lontano. Attraversiamo una macchia di pini mughi. Arriviano ad un capanno di caccia, omai su terreno aperto con qualche cespuglio. La traccia diviene molto labile e nell'erba non è sempre ben visibile, ma basta seguire la logica della salita per ritrovarla. Ci troviamo sul versante Sud della montagna. Giunti a circa metà salita, traversiamo verso destra (Est) su percorso semi pianeggiante. Aggiriamo un costone pratoso. Guardando in alto, da qui, possiamo intravedere la croce di vetta, guardando la cima più a destra sopra di noi. Seguiamo la bella e rilassante traccia che in falsopiano, poi in leggera discesa ci porta sul versante Est. Sulla destra è evidente una crestina che porta ad una cimetta laterale dello Zucco. Davanti a noi abbiamo un bel bosco di faggi nel quale entriamo salendo in diagonale senza sentiero. Usciamo dal boschetto più in alto per procedere su ripido prato. Sotto di noi si vede una cascina semi nascosta nella vegetazione. Attraversiamo i ripidissimi prati verso destra tagliandoli fino ad un'altra fascia boscosa. Qui arrivati, pieghiamo a sinistra e saliamo lungo la dorsale Nord-Est che sale dal Monte Zucchin, ben visibile sotto di noi. Salendo, ci spostiamo ancora verso destra (Nord-Est) fino ad intercettare il sentiero bollato (n. 598) che proviene proprio dallo Zucchin e Lepreno. Ora non ci resta che seguire il ripido sentierino che con alcuni tornatini sassosi, ci porta verso la cima dello Zucco. Saliamo fino a superare una webcam sulla sinistra e da qui, poche decine di metri con bassa pendenza su erba ed eccoci alla grande croce della cima.
Discesa
Dalla croce di vetta proseguiamo verso l'evidente dorsale opposta a quella di salita (direzione Sud-Ovest), comoda e tranquilla. Scendiamo per prati fino ad una selletta dove vediamo un bivio. Qui andiamo a sinistra (andando a destra faremmo un giro piuttosto lungo per tornare a Santa Croce, passando da Spettino Alto, transitando sul sentiero 598 e poi 598A). Tagliamo le pendici del dosso davanti a noi. Poco dopo pieghiamo decisamente a sinistra (Est) ripassando sotto la traccia appena percorsa, ma più in basso ed in senso opposto. Proseguendo lungo questa traccia nell'erba, sempre a mezzacosta, arriveremo ad incrociare il sentiero fatto in salita, prima di arrivare al costone erboso che ci farebbe andare sul versante Est del Gioco. Quindi pieghiamo a destra lungo la traccia già percorsa all'andata. Velocemente scendiamo i fianchi erbosi fino al capanno da caccia e da qui al cancello nel bosco. In breve torniamo poi al Passo di Salvarizza, nei pressi della cappelletta votiva e da qui scendiamo verso sinistra (sentiero n. 561). Scendiamo lungo una carrareccia sterrata e cementata. Superiamo una grande cascina (La Fopa) con effige di Sant'Antonio sopra la porta. Da qui, sempre seguendo la sterrata perdiamo lentamente quota. Fino ad una palina, in prossimità della frazione Salvarizza. Dalla palina andiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Santa Croce. Superiamo una cascina in una radura, poi scendiamo nel bosco fino a sbucare nei pressi della rete paramassi incontrata salendo da Santa Croce all'andata. Qui pieghiamo a destra per Santa Croce. Al primo bivio, scendiamo verso sinistra ripercorrendo il percorso fatto all'andata che ci riporta al crocefisso di legno e da qui alla sbarra di ferro per poi arrivare al parcheggio.

Note
La ferrata della Corna Pederzina, al momento della scrittura della presente relazione non aveva ancora una intitolazione, né una inaugurazione ufficiale, sebbene perfettamente attrezzata in ogni suo punto. In data 07/03/2015 avevamo già raggiunto il Pizzo Rabbioso lungo il medesimo versante, ed è incredibile come il percorso lungo la crestina tra la sella alla base della Corna Mària ed il Rabbioso stesso sia stato reso agevole ed allargato, trasformendolo in una facile e comodo sentiero, mentre anni prima era una strettissima e malagevole traccia per animali. Date un'occhiata anche alla relazione della ferrata Il Nido dei Santacroce alla Corna Mària del 28/12/2021. Per altre foto relative al Pizzo Rabbioso e al Monte Gioco cerate nel sito le relative escursioni.
Commenti vari
Sottolineo che al momento della salita la via ferrata non era ufficialmente aperta e che mancavano le indicazioni sia per l'avvicinamento che per l'attacco, ma che il percorso era perfettamente sicuro e completato.
   

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Percorso indicativo della ferrata alla Corna Pederzina

Omar all'attacco della ferrata

   

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Il punto in cui si incrociano salita e discesa

L'ultimo speroncino da affrontare

   

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Omar accanto alla croce della Corna Pederzina con il mare di nebbia a valle

Bel tratto verticale in discesa

   

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Tra canalini e paretine scendendo dalla Corna Pederzina

Il ponticello "tibetano" alla Corna Mària

   

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Sulla cima della Corna Mària con il nuovo monumento

Dalla Corna Mària vista sulla zona successiva da percorrere

   

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I pendii del Monte Gioco o Zucco

In discesa dal Monte Gioco