Descrizione generale Sopra
l'abitato di San Pellegrino Terme, si trova la frazione di Santa Croce,
alle cui spalle si elevano alcune rocciose guglie più o meno slanciate:
la Corna Pederzina, la Corna Camozzera e la Corna Mària (con l'accento sulla
prima a). Su quest'ultima è stata recentissimamente aperta una breve ma
divertente ferrata che si sviluppa tra pareti verticali, breve cenge
erbose, un emozionante ponte tibetano che unisce due pareti e alcune
facili balze miste di roccete e bosco. La via, sebbene breve e poco
impegnativa, richiede una piccola prova di forza nella prima parte
verticale, quella più divertente, per poi divenire molto facile e meno
interessante nella seconda, dopo il ponte tibetano. Dopo la ferrata,
l'escursione prosegue verso la vicina cima del Pizzo Rabbioso, lungo
facili dorsali cespugliose, per terminare al Pizzo Corno (o Monte Corno), sempre per
facile e panoramica dorsale, dominante l'abitato di Santa Croce. Uscita
adatta in tutti i periodi dell'anno, grazie alla bassa quota e alla
brevità del percorso; ferrata adatta ad escursionisti anche non
espertissimi di questo tipo di vie, con difficoltà medio basse,
concentrate nel primo tratto verticale.
Descrizione percorso Lungo
la strada statale che risale la Valle Brembana, usciti dalla seconda
galleria di San Pellegrino Terme, prendiamo la deviazione per Dossena.
Saliamo con una serie di tornanti per circa 5 km. Poi deviamo a destra
per Santa Croce. Qui giunti andiamo in centro, presso la chiesa, dove
troviamo un piccolo parcheggio accanto alla strada. Sotto di questo è
presente un secondo grande parchegio, adiacente ad un parco giochi. Dal
parcheggio cerchiamo le evidenti indicazioni per la Big Bench (la
solita onnipresente panchina gigante che ormai molti paesi hanno
installato su colli e monti per godere del panorama ed attirare qualche
turista in più). Le freccie sono di colore azzurro. Il percorso è in
comune con il sentiero n. 561 del CAI nella prima parte. Saliamo quindi
lungo un ripido prato seguendo il sentiero 561. Incrociamo poco dopo
una strada asfaltata che seguiamo verso destra. Poche decine di metri e
curviamo verso sinistra passando tra alcune case. Deviamo poi a destra
lungo una breve mulattiera a gradini. Usciti dalla mulattiera andiamo a
sinistra su strada asfaltata passando accanto a numerose case. Poi
eccoci ad una casa con alcune sculture e giochi in legno. Superiamo una
rudimentale bacheca con un piccolo schizzo del sentiero n. 561. Saliamo
sempre su asfalto, superiamo una sbarra di metallo e in corrispondenza
di un crocefisso di legno, abbandoniamo la strada per scendere verso
sinistra in un boschetto misto. Saliamo poi per gradini di terra fino
ad
incrociare una sterrata che prendiamo verso destra in piano. Superiamo
una vecchia casa semi distrutta con bollo sul muro. Ignoriamo la
deviazione verso sinistra in salita per la Big Bench (da cui scenderemo
al ritorno) e proseguiamo
dritti come da palina per il Pizzo Rabbioso ed il sentiero n. 561.
Passiamo accanto ad una barriera paramassi alla nostra destra, mentre
alla nostra sinistra si innalzano ripidi pendii erbosi e rocciosi nella
parte alta, culminanti alla croce del Pizzo Corno, da cui passeremo al
ritorno. Proseguiamo lungo la sterrata fino ad un cancello di metallo.
Qui andiamo a sinistra ed entriamo nel bosco. Subito dopo, ad un bivio
saliamo verso sinistra seguendo i bolli banchi e rossi; il sentiero poi
diviene pianeggiante. Lasciamo alla nostra sinistra un piccolo
acquedotto. Poco avanti, dalla nostra destra proviene un sentiero che
incrociamo, noi andiamo dritti. Entriamo in un bel boschetto di
conifere e
superiamo un secondo acquedotto con la scritta "Acquedotto di Santa
Croce". Al bivio successivo andiamo a destra. Ora perdiamo un poco di
quota. Costeggiamo un muretto a secco coperto di muschio per poi
incontrare una grossa roccia che forma un riparo sotto di essa. Eccoci
ora ai piedi di un piccolo dosso alla nostra sinistra sulla cui cima
vediamo un capanno da caccia. Ora abbiamo una bella vistra sulla Corna
Mària a sinistra e la Corna Pedezzina (o Pederzina) a destra. Più
avanti usciamo dal
bosco per proseguire tra arbusti e vegetazione più rada di pini mughi e
ginepri. Rientrati nel bosco, dopo un tratto in discesa, attraversiamo
un paio di torrentelli molto magri. Passiamo poi un rudere alla nostra
destra ed iniziamo a salire verso la base della Corna Mària in un bel
bosco di faggi. Costeggiamo la base della corna superando un evidente
grottarella con madonnina. Proseguiamo con le alte pareti di roccia che
ci sovrastano e su cui si sviluppano alcune vie d'arrampicata, fino a
che sbuchiamo ad un'ampia sella tra la Corna Mària e la Corna
Pedezzina. Qui si trova un capanno da caccia. Dalla sella, saliamo
direttamente verso sinistra per labile traccia, abbandonando l'evidente
sentiero che scenderebbe sul versante opposto della sella. Qui mancano
segni ed indicazioni per la ferrata che si trova poco distante sulla
sinistra della sella, ma è probabile che queste verranno messe
all'apertura della ferrata stessa. Dalla sella saliamo quindi
ripidamente verso sinistra fino ad una zona erbosa molto erta. Sulla
sinistra si vedono dei gradini di terra e rami d'albero. Qui parte la
nostra ferrata, invero con una semplice scalinata ripida accanto ad
alcune roccette. Il cavo inizia accanto ai gradini. Saliamo questi
pochi metri senza problemi e sbuchiamo ad una ampia sella erbosa con
alcune piccole guglie rocciose dalle curise forme incurvate. Qui
andiamo a destra per un breve tratto pianeggiante su erba. Camminiamo
tranquillamente fino alla base delle pareti rocciose davanti a noi,
dove ha inizio la vera ferrata, risalento i ripidi prati alla loro
base. Qui giunti, affrontiamo il tratto più impegnativo della via,
ossia una bella parete verticale ricca di staffe e gradini. Il percorso
è faticoso, ma non difficile, gli appoggi per i piedi non mancano,
mentre gli appigli non sono dei più semplici, per cui facciamo
abbondante uso dell'attrezzature presente e del cavo ben teso alla
nostra destra. Dopo il primo tratto verticale, eccoci ad un breve
passaggio leggerissimamente strapiombante, da farsi in un baleno, per
evitare di stancare le braccia nello sforzo. Oltre questo, la parete
torna più appoggiata e il percorso si sposta leggermente verso destra,
per poi risalire dritto e superare un piccolo diedro. Sopra di questo
ci riposiamo ad una specie di terrazzo terroso su cui è stata stesa una
rete di tessuto per evitare il fondo scivoloso. Andiamo ora verso
sinistra con un passaggio in diagonale tra erba e roccia. Dopo un altro
terrazzo, proseguiamo con un comodo traverso a sinistra su fondo sporco
di terra ed erba. Giriamo sull'altro versante della corna lungo balze
erbose fino a sbucare sulla sommità di una robusta scala d'acciaio che
discendiamo con la dovuta cautela e qualche movimento un poco
complicato per mettervi i piedi sopra. Arrivati ai piedi della scala,
scendiamo con una certa attenzione verso sinistra un paio di bei salti
rocciosi verticali, ma con abondante presenza di gradini e staffe.
Arrivati alla base dei salti rocciosi, camminiamo su cengia erbosa
verso sinistra aggirando uno spigolo dal quale eccoci davanti al bel
ponticello tibetano che collega la guglia rocciosa su cui ci troviamo
con il resto della Corna Mària. Attraversiamo il ponte in tutta
sicurezza, godendoci l'emozionante dondolio durante il nostro procedere
a circa 10 metri dal suolo. Il ponte è lungo 15-20 metri e giunti dal
lato opposto eccoci su una facile rampa erbosa fiancheggiata da una
paretina sulla sinistra. Saliamo la rampa per poi piegare decisamente
verso sinistra ed entrare in un canalino terroso, tra arbiusti e balze.
Saliamo veloci e senza problemi fino ad una piccola guglia rocciosa che
rappresenta l'ultimo tratto attrezzato che saliamo senza problemi su
roccia ben appigliata ed un poco tagliente. Eccoci ora su un tratto
erboso con qualche pianta che ci conduce tranquillamente sulla breve
crestina da seguire verso destra ed arrivare così alla sommità della
Corna Mària, senza alcun segno di vetta. Qui troviamo un grosso fittone
infisso nel terreno a cui è ancorato un cavo d'acciaio che scende lungo
il versante opposto della corna. Piacevole il panorama sulle cime dei
paraggi, tra cui il Monte Gioco, il Pizzo Rabbioso, la zona del Pizzo
di Spino, il Monte Zucco, la lunga dorsale del Sornadello e del
Foldone. Dalla cima scendiamo allora lungo un ripido fianco erboso che
serpeggia tra rupi e rocce, aiutati, in caso di neve o terreno bagnato,
dal cavo d'acciaio. Con un paio di tornanti eccoci ad una sella con
vegetazione arbustiva, dove il sentiero tende a perdersi (con i
prossimi passaggi degli escursionisti, il problema non esisterà più e
la traccia sarà ben evidente); ci infiliamo in un breve canaletto ed
eccoci ad una sella ben più ampia, percorriamo un sentierino in
mezzacosta sul versante sinistro della sella. Sbuchiamo in una bella ed
ampia radura erbosa, alla cui destra in basso e ben visibile una
cascina. Scendiamo alla cascina e ci troviamo in località Fenii. Qui
andiamo verso sinistra lungo un sentierino che si apre fuori dal bosco
con un bel panorama. Lungo il sentiero pietroso, troviamo un paletto di
legno che ci indica la Croce degli alpini del gruppo di Bracca che
incontreremo più avanti. Lo percorriamo fino ad una palina che ci
segnala il Pizzo Rabbioso lungo il sentiero n° 561 a sinistra.
Superiamo il casello Fontana Bruga e poi un capanno da caccia, sempre
salendo lungo la facile dorsale cespugliosa su comoda traccia. Alla
nostra sinistra è ben evidente la Corna Mària, la Corna Pedezzina e
l'ampia sella che precede la località Fenii. Salendo troviamo alcuni
paletti rossi infissi nel terreno. Passiamo tra ali di pini mughi e
ginepri ed eccoci alla Croce degi Alpini del Gruppo di Bracca, posta su
una cimetta secondaria che qualcuno confonde con il Pizzo Rabbioso
(anche la targhetta ai piedi della croce riporta lo stesso errore), che
in realtà è qualche centinaio di metri più avanti. Dalla croce, dopo
aver osservato il panorama, proseguiamo lungo l'evidente crestina,
facile e comoda che in un quarto d'ora di saliscendi, tra dossi e
cimete, con qualche passaggio a mezzacosta e qualche tratto sul filo
dello spartiacque, ci conduce sulla vetta vera e propria del Pizzo
Rabbioso. Qui una targhetta riporta quota e nome della poco pronunciata
vetta, tra mughi e cespugli. Sempre su comodo sentiero sulla dorsale,
andiamo avanti oltre la cima perdendo leggermente quota, tra cespugli
ed arbusti, fino ad arrivare ad una sella con palina. Qui deviamo verso
sinistra, seguendo le indicazioni della freccia per il Pizzo Corno e
Santa Croce. Scendiamo sul versante opposto della montagna e con un
semplice sentiero a mezzacosta, ci dirigiamo verso la crestina che
salirà al Corno. Giunti ad una seconda sella, scendiamo verso sinistra
su un ripido e scivoloso sentierino a tornanti. Al termine della breve
discesa proseguiamo in falsopiano tra faggi. Guadagnamo la facile
crestina. Superiamo un capanno da caccia e poco oltre camminiamo su
comodo ed ampio sentiero che resta inizialmente sul versante verso la
Val Serina, poi su quello verso la Valle Brembana. Una freccia di legno
ci indica Santa Croce verso sinistra; saliamo quindi brevemente fino
alla cima del Pizzo Corno con istruttiva vista sulla Corna Mària ed il
bel ponte tibetano della ferrata.
Discesa Dalla vetta del Pizzo Corno, a 1089 metri
di altezza, ci godiamo l'ampio panorama sui monti circostanti, poi
scendiamo verso la vicina ed evidente grande panchina (Big Bench) di
colore azzurro. Da qui, spalle alla panchina, scendiamo leggermente
verso sinistra su un ampio sentiero che si infila nel sottostante
bosco. Passiamo una zona con alcune betulle dove il sentiero si perde
un poco. Continuiamo a scendere fino ad arrivare ad una grande roccolo
a tre piani. Qui una palina ci inviata ad andare a sinistra seguendo
bolli rosso-bianco e blu. Passiamo accando ad un bellissimo boschetto
di faggi sulla destra. Ad un tornante verso sinsitra, abbandoniamo
l'ampio sentiero per andare a destra, nei pressi di una staccionata di
fil di ferro. Proseguiamo in falsopiano su tracci apoco evidente fino a
sbucare al Passo di Salvarizza dove vediamo una santella dedicata alla
Vergina. Qui pieghiamo a sinistra scendendo lungo una carrareccia
sterrata e cementata. Superiamo una grande cascina (La Fopa) con effige
di Sant'Antonio sopra la porta. Da qui, sempre seguendo l'amèia
sterrata perdiamo lentamente quota. Fino ad una palina, in prossimità
della frazione Salvarizza. Dalla palina andiamo a sinistra seguendo le
indicazioni per Santa Croce. Superiamo una cascina in una radura, poi
scendiamo nel bosco fino a sbucare nei pressi della rete paramassi
incontrata salendo da Santa Croce all'andata. Qui pieghiamo a destra
per Santa Croce. Al primo bivio, scendiamo verso sinistra ripercorrendo
il percorso fatto all'andata che ci riporta al crocefisso di legno e da
qui alla sbarra di ferro per poi arrivare al parcheggio. |