Corna Mària - via Ferrata, Pizzo Rabbioso e Pizzo Corno

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Fraz. Santa Croce - San Pellegrino Terme (BG)
Quota partenza 778 Mt. Quota di arrivo 1131 Mt. la Corna Mària
1151 Mt. il Pizzo Rabbioso
1089 Mt. il Pizzo Corno
Dislivello totale 600 Mt. circa con i saliscendi
Sentieri utilizzati n. 561
Ore di salita 1 h. per l'attacco
45' la ferrata
50' da qui al Pizzo Rabbioso
altri 30' per il Pizzo Corno
Ore di discesa 1h
Data di uscita 28/12/2021 Giudizio sull'escursione Discreta
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà EEA, E
Condizioni climatiche, dei sentieri e della ferrata

Tiepida giornata invernale, qualche nuvola bassa e sprazi di sereno. Sentieri ben segnalati fin presso l'attacco della ferrata, dove purtroppo mancano le indicazioni negli ultimi minuti di avvicinamento, ma il problema è dovuto al fatto che la via ferrata non è ancora ufficialmente aperta; sicuramente a giorni le indicazioni arriveranno fino all'attacco. Ferrata perfettamente attrezzata, con elementi a norma delle ultime disposizioni; cavo d'acciaio continuo, senza mai interruzioni; ponte tibetano sicuro e stabile. Quaclche sasso mobile o pietrisco lungo la via. Il resto della camminata si svole su sentieri ben indicati e sicuri, a parte il tratto di discesa che dalla cima della Corna Mària, scende fino alla cascina in zona Fenii, dove mancano indicazioni e bolli.

Eventuali pericoli
I soliti di una ferrata. Attenzione ad alcuni sassolini e pietrisco lungo la prima parte della ferrata che, essendo praticamente non ancora aperta, potreste trovare e far cadere su chi vi segue. Con le prime salite, il percorso si pulirà. Evitate assolutamente di sostare sotto al primo tratto verticale della ferrata, quando qualcuno vi sta arrampicando: sareste prorpio a piombo di pietre eventualmente smosse.
Presenza di acqua
Una fontana è presente presso la piazza dietro la chiesa di Santa Croce, nei pressi dell'ampio parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Punti di appoggio
Lungo il percorso ci imbattiamo in numerose cascine, baitelle più o meno abbandonate, roccoli e capanni da caccia, nonchè anfratti sotto cui trovare facilmente riparo.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Set da ferrata completo e a norma. E ovviamente il casco.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Sopra l'abitato di San Pellegrino Terme, si trova la frazione di Santa Croce, alle cui spalle si elevano alcune rocciose guglie più o meno slanciate: la Corna Pederzina, la Corna Camozzera e la Corna Mària (con l'accento sulla prima a). Su quest'ultima è stata recentissimamente aperta una breve ma divertente ferrata che si sviluppa tra pareti verticali, breve cenge erbose, un emozionante ponte tibetano che unisce due pareti e alcune facili balze miste di roccete e bosco. La via, sebbene breve e poco impegnativa, richiede una piccola prova di forza nella prima parte verticale, quella più divertente, per poi divenire molto facile e meno interessante nella seconda, dopo il ponte tibetano. Dopo la ferrata, l'escursione prosegue verso la vicina cima del Pizzo Rabbioso, lungo facili dorsali cespugliose, per terminare al Pizzo Corno (o Monte Corno), sempre per facile e panoramica dorsale, dominante l'abitato di Santa Croce. Uscita adatta in tutti i periodi dell'anno, grazie alla bassa quota e alla brevità del percorso; ferrata adatta ad escursionisti anche non espertissimi di questo tipo di vie, con difficoltà medio basse, concentrate nel primo tratto verticale.
Descrizione percorso
Lungo la strada statale che risale la Valle Brembana, usciti dalla seconda galleria di San Pellegrino Terme, prendiamo la deviazione per Dossena. Saliamo con una serie di tornanti per circa 5 km. Poi deviamo a destra per Santa Croce. Qui giunti andiamo in centro, presso la chiesa, dove troviamo un piccolo parcheggio accanto alla strada. Sotto di questo è presente un secondo grande parchegio, adiacente ad un parco giochi. Dal parcheggio cerchiamo le evidenti indicazioni per la Big Bench (la solita onnipresente panchina gigante che ormai molti paesi hanno installato su colli e monti per godere del panorama ed attirare qualche turista in più). Le freccie sono di colore azzurro. Il percorso è in comune con il sentiero n. 561 del CAI nella prima parte. Saliamo quindi lungo un ripido prato seguendo il sentiero 561. Incrociamo poco dopo una strada asfaltata che seguiamo verso destra. Poche decine di metri e curviamo verso sinistra passando tra alcune case. Deviamo poi a destra lungo una breve mulattiera a gradini. Usciti dalla mulattiera andiamo a sinistra su strada asfaltata passando accanto a numerose case. Poi eccoci ad una casa con alcune sculture e giochi in legno. Superiamo una rudimentale bacheca con un piccolo schizzo del sentiero n. 561. Saliamo sempre su asfalto, superiamo una sbarra di metallo e in corrispondenza di un crocefisso di legno, abbandoniamo la strada per scendere verso sinistra in un boschetto misto. Saliamo poi per gradini di terra fino ad incrociare una sterrata che prendiamo verso destra in piano. Superiamo una vecchia casa semi distrutta con bollo sul muro. Ignoriamo la deviazione verso sinistra in salita per la Big Bench (da cui scenderemo al ritorno) e proseguiamo dritti come da palina per il Pizzo Rabbioso ed il sentiero n. 561. Passiamo accanto ad una barriera paramassi alla nostra destra, mentre alla nostra sinistra si innalzano ripidi pendii erbosi e rocciosi nella parte alta, culminanti alla croce del Pizzo Corno, da cui passeremo al ritorno. Proseguiamo lungo la sterrata fino ad un cancello di metallo. Qui andiamo a sinistra ed entriamo nel bosco. Subito dopo, ad un bivio saliamo verso sinistra seguendo i bolli banchi e rossi; il sentiero poi diviene pianeggiante. Lasciamo alla nostra sinistra un piccolo acquedotto. Poco avanti, dalla nostra destra proviene un sentiero che incrociamo, noi andiamo dritti. Entriamo in un bel boschetto di conifere e superiamo un secondo acquedotto con la scritta "Acquedotto di Santa Croce". Al bivio successivo andiamo a destra. Ora perdiamo un poco di quota. Costeggiamo un muretto a secco coperto di muschio per poi incontrare una grossa roccia che forma un riparo sotto di essa. Eccoci ora ai piedi di un piccolo dosso alla nostra sinistra sulla cui cima vediamo un capanno da caccia. Ora abbiamo una bella vistra sulla Corna Mària a sinistra e la Corna Pedezzina (o Pederzina) a destra. Più avanti usciamo dal bosco per proseguire tra arbusti e vegetazione più rada di pini mughi e ginepri. Rientrati nel bosco, dopo un tratto in discesa, attraversiamo un paio di torrentelli molto magri. Passiamo poi un rudere alla nostra destra ed iniziamo a salire verso la base della Corna Mària in un bel bosco di faggi. Costeggiamo la base della corna superando un evidente grottarella con madonnina. Proseguiamo con le alte pareti di roccia che ci sovrastano e su cui si sviluppano alcune vie d'arrampicata, fino a che sbuchiamo ad un'ampia sella tra la Corna Mària e la Corna Pedezzina. Qui si trova un capanno da caccia. Dalla sella, saliamo direttamente verso sinistra per labile traccia, abbandonando l'evidente sentiero che scenderebbe sul versante opposto della sella. Qui mancano segni ed indicazioni per la ferrata che si trova poco distante sulla sinistra della sella, ma è probabile che queste verranno messe all'apertura della ferrata stessa. Dalla sella saliamo quindi ripidamente verso sinistra fino ad una zona erbosa molto erta. Sulla sinistra si vedono dei gradini di terra e rami d'albero. Qui parte la nostra ferrata, invero con una semplice scalinata ripida accanto ad alcune roccette. Il cavo inizia accanto ai gradini. Saliamo questi pochi metri senza problemi e sbuchiamo ad una ampia sella erbosa con alcune piccole guglie rocciose dalle curise forme incurvate. Qui andiamo a destra per un breve tratto pianeggiante su erba. Camminiamo tranquillamente fino alla base delle pareti rocciose davanti a noi, dove ha inizio la vera ferrata, risalento i ripidi prati alla loro base. Qui giunti, affrontiamo il tratto più impegnativo della via, ossia una bella parete verticale ricca di staffe e gradini. Il percorso è faticoso, ma non difficile, gli appoggi per i piedi non mancano, mentre gli appigli non sono dei più semplici, per cui facciamo abbondante uso dell'attrezzature presente e del cavo ben teso alla nostra destra. Dopo il primo tratto verticale, eccoci ad un breve passaggio leggerissimamente strapiombante, da farsi in un baleno, per evitare di stancare le braccia nello sforzo. Oltre questo, la parete torna più appoggiata e il percorso si sposta leggermente verso destra, per poi risalire dritto e superare un piccolo diedro. Sopra di questo ci riposiamo ad una specie di terrazzo terroso su cui è stata stesa una rete di tessuto per evitare il fondo scivoloso. Andiamo ora verso sinistra con un passaggio in diagonale tra erba e roccia. Dopo un altro terrazzo, proseguiamo con un comodo traverso a sinistra su fondo sporco di terra ed erba. Giriamo sull'altro versante della corna lungo balze erbose fino a sbucare sulla sommità di una robusta scala d'acciaio che discendiamo con la dovuta cautela e qualche movimento un poco complicato per mettervi i piedi sopra. Arrivati ai piedi della scala, scendiamo con una certa attenzione verso sinistra un paio di bei salti rocciosi verticali, ma con abondante presenza di gradini e staffe. Arrivati alla base dei salti rocciosi, camminiamo su cengia erbosa verso sinistra aggirando uno spigolo dal quale eccoci davanti al bel ponticello tibetano che collega la guglia rocciosa su cui ci troviamo con il resto della Corna Mària. Attraversiamo il ponte in tutta sicurezza, godendoci l'emozionante dondolio durante il nostro procedere a circa 10 metri dal suolo. Il ponte è lungo 15-20 metri e giunti dal lato opposto eccoci su una facile rampa erbosa fiancheggiata da una paretina sulla sinistra. Saliamo la rampa per poi piegare decisamente verso sinistra ed entrare in un canalino terroso, tra arbiusti e balze. Saliamo veloci e senza problemi fino ad una piccola guglia rocciosa che rappresenta l'ultimo tratto attrezzato che saliamo senza problemi su roccia ben appigliata ed un poco tagliente. Eccoci ora su un tratto erboso con qualche pianta che ci conduce tranquillamente sulla breve crestina da seguire verso destra ed arrivare così alla sommità della Corna Mària, senza alcun segno di vetta. Qui troviamo un grosso fittone infisso nel terreno a cui è ancorato un cavo d'acciaio che scende lungo il versante opposto della corna. Piacevole il panorama sulle cime dei paraggi, tra cui il Monte Gioco, il Pizzo Rabbioso, la zona del Pizzo di Spino, il Monte Zucco, la lunga dorsale del Sornadello e del Foldone. Dalla cima scendiamo allora lungo un ripido fianco erboso che serpeggia tra rupi e rocce, aiutati, in caso di neve o terreno bagnato, dal cavo d'acciaio. Con un paio di tornanti eccoci ad una sella con vegetazione arbustiva, dove il sentiero tende a perdersi (con i prossimi passaggi degli escursionisti, il problema non esisterà più e la traccia sarà ben evidente); ci infiliamo in un breve canaletto ed eccoci ad una sella ben più ampia, percorriamo un sentierino in mezzacosta sul versante sinistro della sella. Sbuchiamo in una bella ed ampia radura erbosa, alla cui destra in basso e ben visibile una cascina. Scendiamo alla cascina e ci troviamo in località Fenii. Qui andiamo verso sinistra lungo un sentierino che si apre fuori dal bosco con un bel panorama. Lungo il sentiero pietroso, troviamo un paletto di legno che ci indica la Croce degli alpini del gruppo di Bracca che incontreremo più avanti. Lo percorriamo fino ad una palina che ci segnala il Pizzo Rabbioso lungo il sentiero n° 561 a sinistra. Superiamo il casello Fontana Bruga e poi un capanno da caccia, sempre salendo lungo la facile dorsale cespugliosa su comoda traccia. Alla nostra sinistra è ben evidente la Corna Mària, la Corna Pedezzina e l'ampia sella che precede la località Fenii. Salendo troviamo alcuni paletti rossi infissi nel terreno. Passiamo tra ali di pini mughi e ginepri ed eccoci alla Croce degi Alpini del Gruppo di Bracca, posta su una cimetta secondaria che qualcuno confonde con il Pizzo Rabbioso (anche la targhetta ai piedi della croce riporta lo stesso errore), che in realtà è qualche centinaio di metri più avanti. Dalla croce, dopo aver osservato il panorama, proseguiamo lungo l'evidente crestina, facile e comoda che in un quarto d'ora di saliscendi, tra dossi e cimete, con qualche passaggio a mezzacosta e qualche tratto sul filo dello spartiacque, ci conduce sulla vetta vera e propria del Pizzo Rabbioso. Qui una targhetta riporta quota e nome della poco pronunciata vetta, tra mughi e cespugli. Sempre su comodo sentiero sulla dorsale, andiamo avanti oltre la cima perdendo leggermente quota, tra cespugli ed arbusti, fino ad arrivare ad una sella con palina. Qui deviamo verso sinistra, seguendo le indicazioni della freccia per il Pizzo Corno e Santa Croce. Scendiamo sul versante opposto della montagna e con un semplice sentiero a mezzacosta, ci dirigiamo verso la crestina che salirà al Corno. Giunti ad una seconda sella, scendiamo verso sinistra su un ripido e scivoloso sentierino a tornanti. Al termine della breve discesa proseguiamo in falsopiano tra faggi. Guadagnamo la facile crestina. Superiamo un capanno da caccia e poco oltre camminiamo su comodo ed ampio sentiero che resta inizialmente sul versante verso la Val Serina, poi su quello verso la Valle Brembana. Una freccia di legno ci indica Santa Croce verso sinistra; saliamo quindi brevemente fino alla cima del Pizzo Corno con istruttiva vista sulla Corna Mària ed il bel ponte tibetano della ferrata.
Discesa
Dalla vetta del Pizzo Corno, a 1089 metri di altezza, ci godiamo l'ampio panorama sui monti circostanti, poi scendiamo verso la vicina ed evidente grande panchina (Big Bench) di colore azzurro. Da qui, spalle alla panchina, scendiamo leggermente verso sinistra su un ampio sentiero che si infila nel sottostante bosco. Passiamo una zona con alcune betulle dove il sentiero si perde un poco. Continuiamo a scendere fino ad arrivare ad una grande roccolo a tre piani. Qui una palina ci inviata ad andare a sinistra seguendo bolli rosso-bianco e blu. Passiamo accando ad un bellissimo boschetto di faggi sulla destra. Ad un tornante verso sinsitra, abbandoniamo l'ampio sentiero per andare a destra, nei pressi di una staccionata di fil di ferro. Proseguiamo in falsopiano su tracci apoco evidente fino a sbucare al Passo di Salvarizza dove vediamo una santella dedicata alla Vergina. Qui pieghiamo a sinistra scendendo lungo una carrareccia sterrata e cementata. Superiamo una grande cascina (La Fopa) con effige di Sant'Antonio sopra la porta. Da qui, sempre seguendo l'amèia sterrata perdiamo lentamente quota. Fino ad una palina, in prossimità della frazione Salvarizza. Dalla palina andiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Santa Croce. Superiamo una cascina in una radura, poi scendiamo nel bosco fino a sbucare nei pressi della rete paramassi incontrata salendo da Santa Croce all'andata. Qui pieghiamo a destra per Santa Croce. Al primo bivio, scendiamo verso sinistra ripercorrendo il percorso fatto all'andata che ci riporta al crocefisso di legno e da qui alla sbarra di ferro per poi arrivare al parcheggio.

Note
La ferrata al momento della scrittura della presente relazione non aveva ancora una intitolazione, cosa che dovrebbe avvenire ufficialmente in primavera 2022. In data 7 marzo 2015, avevamo già raggiunto il Pizzo Rabbioso lungo il medesimo versante, ed è incredibile come il percorso lungo la crestina tra la sella alla base della Corna Mària ed il Rabbioso stesso, sia stato reso agevole ed allargato, trasformendolo in una facile e comodo sentiero, mentre anni prima era una strettissima e malagevole traccia per animali.
Commenti vari
Sottolineo che al momento della salita, la via ferrata non era ufficialmente aperta e che mancavano le indicazioni sia per l'avvicinamento che per l'attacco, ma che il percorso era perfettamente sicuro e completato.
   

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Omar all'attacco della ferrata

Il tratto più impegnativo

   

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All'inizio del tratto impegnativo

La scala che scende verso il ponte tibetano

   

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Il tratto in discesa dopo la scaletta

Il bel ponte tibetano

   

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La Croce degli Alpini di Bracca vista dal Pizzo Rabbioso con i saliscendi fatti

Dal Pizzo Rabbioso verso il Pizzo Corno

   

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La Corna Maria con il ponte tibetano nel cerchio

La grande croce del Pizzo Corno

   

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Dal Pizzo Corno vista sul Rabbioso

La grande panchina al Pizzo Corno