Descrizione generale
Lunga e abbastanza faticosa escursione di bassa montagna in una zona,
alle spalle di Lecco, molto panoramica nonostante la bassa quota e
caratterizzata da una grande variabilità di paesaggi, natura del
terreno, tipologia di sentieri: si va, infatti, dal tranquillo bosco,
al ripido vallone selvaggio e poco frequentato, dal sentierino
attrezzato, alla ferratina che richiede maggior impegno. Le pendenze
dell'intera camminata, sia in discesa che in salita, sono spesso molto
accentuate e necessitano quindi di una certa preparazione. Basse le
difficoltà tecniche dei vari sentieri attrezzati, mentre è richiesta
una maggior attenzione lungo la ferratina dell'antecima del Regismondo,
breve ma intensa. Nel complesso si tratta di un'escursione adatta a persone abbastanza esperte e ben allenate.
Descrizione percorso Giunti
a Lecco, proseguite verso la Valsassina lungo la vecchia strada e non
per il nuovo percorso in galleria. Superate l'ospedale Manzoni e salite
verso la Valsassina. Arrivati a Rancio, nei pressi di una
curva verso destra, a sinistra si stacca la via Quarto (cartello poco
visibile!). Seguite questa fino ad un ampio spiazzo con fermata dei
pullman. Andando oltre si arriva al cimitero del paesello. Lasciata
l'auto in zona, davanti allo spiazzo con fermata del bus, una evidente
palina ci indica la
direzione per il sentiero 52 e per la ferrata del Medale. Saliamo lungo
questa ripida viuzza asfaltata (via Coltogno). Ignoriamo, ad un
falsopiano, la strada verso sinistra. Proseguiamo verso destra sempre
con una certa pendenza.
Arrivati ad una sbarra (qualcuno parcheggia anche qui), la superiamo.
Alla nostra sinistra si supera una azienda agricola che alleva bovini.
In breve si arriva ad un incrocio. Una freccia sul muro davanti a noi
ed una palina ci invitano a proseguire verso sinistra costeggiando una
rete para massi alla nostra sinistra. Dopo pochi minuti una palina
piazzata, credo provvisoriamente, in mezzo al sentiero indica a destra
per la ferrata degli Alpini del Medale. Andiamo invece dritti. Poco
oltre altre indicazioni per le medesima ferrata (sentiero n. 58) e San
Martino (sentiero n. 52). Noi proseguiamo lungo la rete para massi fino
ad una immagine della Madonna. Qui pieghiamo decisamente a destra e
saliamo lungo il bosco. Il sentiero inizialmente è protetto a destra da
un cavo metallico e più avanti si incontrano anche delle inutili
catene. Saliamo tranquilli fino ad una evidente freccia metallica su un
tronco con la direzione a sinistra per il Sentiero attrezzato della
Vergella. Ora seguiamo i bolli gialli lungo il sentiero, passiamo nei
pressi di alcune paretine rocciose alla nostra destra (falesia delle
Placchette di San Martino) ed in 5 minuti siamo all'attacco del
sentiero (qui si trova l'attacco della via d'arrampicata "Attraverso il
Passato"). Bella la partenza, forse il tratto più impegnativo e
piacevole dell'intera escursione. Si tratta di una specie di
diedro-canale quasi verticale che potrebbe causare ai meno esperti
qualche problema, ma che in realtà presenta numerosi e ben disposi
appigli ed appoggi. Fuori dal tratto verticale, ci spostiamo verso
sinistra, superiamo una pianta nel bel mezzo della percorso e arriviamo
ad un bel pulpito panoramico. Segue una seconda paretina verticale ed
un secondo pulpito. Qui terminano le possibili limitate difficoltà. Il
resto è una piacevole camminata ripida, tra grossi blocchi calcarei,
gradoni rocciosi taglienti e tornantini. Giunti sotto la Cappella della
Madonna del Carmine, possiamo divertirci a risalite con attenzione
alcune placche appoggiate. Sono passati circa 45 minuti dall'attacco.
Dalla chiesetta si può avere un panorama fantastico sul lago
sottostante. Dietro la cappella si trova una palina con l'indicazione
per il successivo sentiero attrezzato: il sentiero Silvia. Saliamo su
terreno ripido e a tratti ghiaioso. Incontriamo una prima catena che va
verso sinistra, assolutamente inutile anche in caso di neve. Seguiamo i
bolli rossi, sempre camminando tranquillamente. Ad una freccia di
metallo andiamo a destra per il Crocione di San Martino, mentre a
sinistra si andrebbe alla Baita del Falco. Poco più in alto un'altra
inutile catena è posta per facilitare la salita di un masso alto forse
2 metri. Camminiamo sempre su terreno facile e bei panorami. Ignoriamo
la deviazione a destra per il Medale. Eccoci poco dopo ad una bella
panchina a destra e due sinistra. Qui la vista merita una sosta di
alcuni minuti: si può ammirare il ramo del lago che sale verso Varenna
ed oltre. Saliamo ancora piuttosto faticosamente fino ad una selletta
tra betulle e arbusti. Deviamo verso destra ed in 5 minuti di cammino
eccoci al cospetto della grossa
croce metallica sulla cima del Monte San Martino, nella cui struttura è
inserito un pezzo di legno del vecchio crocione precedente
bruciato. Torniamo
ora sui nostri passi sino alla selletta lungo la dorsale, anziché
scendere da dove siamo saliti verso sinistra, proseguiamo dritti lungo
il facile crinale, tra erba, cespugli e arbusti. Poco più avanti,
ignoriamo la freccia a sinistra per il rifugio Piazza, proseguendo
invece dritti in salita su traccia più labile, ma ben presente. Qualche
metro dopo ecco una freccia verso destra che ci indica il Medale, che
seguiremo al ritorno. Ora, invece, proseguiamo verso il Corno
Regismondo, come indicato da una palina di legno con scritta
verso sinistra. La salita prosegue con numerosi paletti bianchi e rossi
ad indicarci la via, sempre su facile crinale cespuglioso. Arrivati ad
una tratto roccioso gradinato, lo saliamo senza difficoltà, per poi
discenderne il versante opposto, su ripido sentierino. Poi ecco un
secondo tratto roccioso a facili gradini al cui culmine troviamo delle
scritte sulla roccia per il Regismondo. Eccoci in breve ai piedi di una
parete verticale rocciosa molto bella. Qui sale la breve ma erta ferrata
che ci conduce ad una cimetta senza nome che possiamo indicare come
antecima del Regismondo. Indossato il caschetto ed il set da ferrata,
possiamo salire la ferrata, che parte subito
verticale con alcune
staffe e gradini di metallo. Una catena piuttosto lasca ci accompagna
nella salita.
Dopo una quindicina di metri la roccia diviene meno verticale. Appoggi
e appigli non mancano, ma la verticalità della parete rende tutto un
poco impegnativo. Entriamo
in un piccolo canale, a tratti sporco di terra ed erba, e da qui
sbuchiamo sulle facile roccette
terminali, tra sassi smossi e pietrisco poco stabile. Più avanti eccoci
tra cespugli ed erba, ad affrontare una facile crestina semi-pianeggiante
che ci conduce in pochi minuti ad una evidente sella nel pieno di un
boschetto umido. A questa sella arriva anche il sentiero normale che
evita la ferrata e costeggia la parete da cui parte la ferrata, perde
leggermente quota per poi risalire su un ripido sentierino gradinato e
con stretti tornanti. Dalla selletta boscosa proseguiamo lungo il
segnalato sentiero che ci condurrà
alla base dell'ultimo salto sotto alla vetta del Regismondo. Qui
affrontiamo una serie di facili salti e gradini rocciosi, in parte
attrezzati da una catena, tra arbusti ed erba. Un bel diedrino finale
ci deposita al termine
della salita nei pressi di un tavolino con panchine e da qui in breve
alla Madonnina di vetta. Torniamo ora, evitando la ferrata
dell'antecima, alla freccia che ci indicava il Medale e qui, la
seguiamo verso sinistra. Percorriamo una bellissimo sentiero nel bosco
in mezzacosta, con tratti all'aperto che ci consentono sguardi e viste
sul Monte San Martino salito in precedenza. Seguiamo fedelmente il
sentiero. Dopo una ripida discesa piuttosto scivolosa, eccoci ad una
palina rossa che ci segnala a sinistra il
Sentiero GER per il Monte Coltignone (n. 59). Imbocchiamo tale sentiero
verso sinistra. Il tracciato è riposante ed in mezzacosta. Poco più
avanti incontriamo un breve tratto attrezzato in discesa. Attraversiamo
un valloncello e riprendiamo a salire, ora piuttosto ripidamente su
tornantini. Segue poi un nuovo tratto semi pianeggiante con un grosso
ometto di pietra sulla destra. Dinanzi a noi si intravedono alti
pinnacoli rocciosi. Entriamo ora in un ripido e stretto vallone che
dobbiamo risalire con molta fatica e su terreno piuttosto sdruciolevole
e, a tratti, franoso. Un primo tratto con fune metallica, è
caratterizzato da una paretina rocciosa aggettante sopra la nostra
testa. Il fondo del sentiero diviene gradinato e sempre un poco
franoso. Tanti gradini sono ormai compromessi e i tondini di ferro
usati per bloccare i gradini si sino trasformati in pericolosi spuntoni
affioranti dal terreno. Eccoci ora al cospetto di una piccola grotta
con Madonnina. Qui inizia un bel tratto attrezzato, breve e verticale.
Usciti da questo, proseguiamo per altri 10 minuti tra balze erbose e
brevi tratti attrezzati su gradoni rocciosi. Terminati i tratti con
facili rocce, non ci resta che seguire i ripidi prati assolati che
con una certa pendenza e fatica ci conducono in breve alla tondeggiante
sommità del Monte Coltignone dove una staccionata di legno protegge
escursionisti e turisti dai ripidi pendii appena risaliti. Un
bellissimo bosco di faggi si estende sulla cima e prosegue verso il
versante opposto a quello di salita. Panorama ampissimo e molto
piacevole. Ottima vista sulla Grigna Meridionale, con i suoi numerosi
gruppi rocciosi e sui laghi della zona di Lecco, sul ramo che sale
verso Nord del Lago di Como e sulle alture del Triangolo Lariano.
Discesa
Dalla sommità del Coltignone, scendiamo all'interno del bellissimo e
fitto bosco di faggi davanti a noi con direzione "Belvedere" e Piani
dei Resinelli. Un paio di cartelli turistici ci indicano il belvedere
da cui godere di una vista mozzafiato sul panorama circostante e sulle
ripidissime vallate che scendono verso il Lago di Como. Poco più sotto
la cima il sentiero passa tra due staccionate di legno. Una palina ci
indica il belvedere a 10 minuti, al quale arriviamo (1377 metri) senza
sforzo su comodo sentiero boscoso. Il pulpito del belvedere è una
struttura di metallo che esce a sbalzo verso la vallata sottostante e
consente di godere del panorama circostante. Spalle al belvedere
proseguiamo lungo l'ampia sterrata verso sinistra. Giunti ad una
bacheca con indicati i sentieri della zona, proseguiamo ancora pochi
metri per deviare verso sinistra e scendere nel fotto bosco di faggi
lungo un pochissimo evidente sentierino caratterizzato da rari bolli
sui tronchi delle piante (scritta misteriosa “AA”). Scendiamo seguendo
fedelmente i bolli sui tronchi facendo attenzione a non smarrire la
labile traccia. Scendiamo ripidamente. Man mano perdiamo quota, il
sentiero diviene più evidente. Arrivati ad una selletta, andiamo
decisamente a sinistra, dopo aver dato un'occhiata al bellissimo
panorama verso il lago dal pulpito davanti a noi. Alla selletta
troviamo una palina che ci indica il sentiero n. 52 e 54, che per ora
coincidono. Scendiamo ora nella ripidissima Val Verde; qui il sentiero
è scosceso ma ben segnalato da bolli rossi e blu. Incontriamo vari
tratti attrezzati più o meno verticali o appoggiati, tutti comunque
appena restaurati. Ad un certo punto ecco che i bolli divengono dei
tipici colori del CAI: bianco e rosso a bandierine. Eccoci ora su un
bel balcone con vista lago e Monte Barro. Dopo l'ennesimo tratto
attrezzato, arriviamo a discendere alcune placche rocciose con evidenti
fenomeni di erosione superficiale da parte dell'acqua. Alzando la testa possiamo
verdere molto in alto il belvedere presso cui eravamo prima e le alte
pareti rocciose tutte attorno e sotto di esso. Scendiamo con attenzione
le placche. Arriviamo poi al bivio tra il sentiero 52 e il 54. Noi
andiamo a sinistra lungo il n. 52. Alla nostra sinistra si nota il
fondo di un ripido corso d'acqua che più in basso attraverseremo,
spostandoci così sul versante opposto del profondissimo vallone appena
disceso. Risaliamo ora passando accanto ad una paretina rocciosa scura
ed umida. In cinque minuti eccoci davanti ad una piccola croce di legno
dalla quale scendiamo in un canale grazie ad un tratto attrezzato un
poco impegnativo.
Attraversiamo il canale e risaliamo lungo il versante opposto grazie ad
un sentierino ripido e umido con inizialmente una catena. Finalmente
usciamo ad una selletta boscosa che segna la fine delle fatiche in
salita. Proseguiamo ora su comodo sentiero in falsopiano tra arbusti e
cespugli, per poi entrare in un bel bosco luminoso che in breve ci
conduce al rifugio Piazza e alla adiacente chiesa di San Martino. Dal
rifugio, dopo una dovuta e meritata pausa, prendiamo il sentiero che
con alcuni gradini in salita (quelli in discesa portano ad una fontana
e poi al sentiero attrezzato dei Pizzetti), fiancheggiando alla nostra
sinistra alcune strutture del rifugio stesso in fase di restauro. Il
sentiero prosegue con vari saliscendi. Supera una teleferica e prosegue
lungamente fino alla Cappella della Madonna del Carmine, da dove
all'andata, abbiamo iniziato il Sentiero Silvia. Dalla chiesetta
scendiamo lungo l'evidente sentiero a gradoni che ci condurrà verso
Rancio. Il percorso scende lungamente con vari tornantini, tratti più o
meno ripidi che si alternano a momenti riposanti, il tutto sempre
all'ombra del bosco. Arriviamo così al bivio con il sentiero della
Vergella che abbiano seguito all'andata. Ora, anziché andare lungo quel
sentiero, proseguiamo verso sinistra fino al termine della discesa
presso l'effige della Madonna vista all'andata. Da qui costeggiamo le
reti paramassi ed in circa 10 minuti eccoci alle prime case di Rancio
dalle quali in breve ritorniamo all'auto. |