Descrizione generale
Possiamo dividere questa escursione in due parti ben distinte: la prima, fino al mulino di Bragoleggia, semplice e adatta a chiunque, ricca di interessanti scorci naturalistici ed architettonici tipici della Val Taleggio; la seconda, lungo il corso del torrente Asinina che dovrebbe terminare al lontano Passo di Grialeggio, selvaggia, priva di segni di passaggio, senza sentieri ed indicazioni, immersa nel fitto del bosco, tra una riva e l'altra del torrente Asinina, spesso su terreno infido e scosceso, specialmente durante la discesa lungo il versante sinistro orografico della valle.
Descrizione percorso
Da San Giovanni Bianco in Val Brembana, prendete la deviazione per la bella Val Taleggio. Superata la zona degli affascinanti orridi, arriverete ad un ponte (poco evidente dalla sede stradale) in località Ponte del Becco, proprio in corrispondenza di un tornante verso sinistra. Qui, un comodo spiazzo sulla sinistra ci consente di parcheggiare. Attraversiamo la strada ed in corrispondenza di una palina, iniziamo a camminare lungo il sentiero principale verso sinistra (per un breve tratto corrisponde al sentiero n.130), ignorando quelli meno pronunciati. Dopo i primi metri in salita, il percorso tende ad essere quasi pianeggiante. Alla nostra desta corre un muro di sassi; sotto di noi, a sinistra, si vede il torrente Asinina. Sul tronco di una pianta si vede una freccia con la scritta Caà Corviglio, Ponte della Forcola e Pizzino. Arrivati ad un prato dominato da una bella baita appena ristrutturata con tetto in tipiche piode della valle, si prende a sinistra. Scendiamo in un prato sottostante e lo costeggiamo restando sul suo lato destra fino a rientrare nel bosco poco dopo. Si segue ora l'evidente sentierino pianeggiante. Superato un bivio, si giunge in vista di un piccolo ed antico ponte (il quattrocentesco Ponte della Forcola) in pietra a schiena d'asino, grazie al quale attraversiamo il torrente Asinina. Subito dopo il ponte saliamo verso destra seguendo le indicazioni di un cartello giallo per Cà Corviglio e Pizzino. La salita ora è più marcata. Saliamo ignorando ogni deviazione, restando sempre sul nostro sentierino nel bosco. Usciti dal bosco, ci troviamo in un
gran prato, dove il rudere di una casa ed un traliccio dell'alta tensione sono ben visibili. Proseguiamo lungo una bella traccia nell'erba fino al bellissimo borgo di Ca' Corviglio dove, tra le case si trova l'interessante santuario di San Rocco. Subito dopo le mura della chiesetta, si sale a destra lungo una stradina tra le case. Poco più in alto, una freccia ci indica la direzione per il mulino di Bragoleggia. Scendiamo lungo un prato per rientrare subito dopo nel bosco. Al termine della breve discesa, alla nostra sinistra vediamo una fittissima abetaia. Proseguiamo lungo il sentiero e prendiamo la deviazione per il mulino verso sinistra. Il percorso sale decisamente fino ad imbattersi in un muretto a secco che ci taglia la strada. Andiamo ora a destra e, dopo aver superato un traliccio elettrico, usciamo dal bosco. Ci troviamo ora in un'ampia radura erbosa sotto di noi. Qui si vede una baita, più in basso a destra. Una palina ci indica verso destra la sorgente di Bragoleggia, e dritti il mulino omonimo. Andiamo quindi dritti e dopo pochi minuti, una volta rientrati nel bosco, arriviamo al mulino (1h 25' dal parcheggio). Qui potrebbe terminare la parte turistica della passeggiata e volendo si potrebbe tornare all'auto dopo una breve deviazione verso la fonte di Bragoleggia. Volendo proseguire, invece, si continua lungo il sentiero precedente, per abbandonarlo pochi metri dopo. Saliamo a sinistra lungo una traccia. Camminiamo tenendo come punto di riferimento una fila di tralicci che percorrono la valle (deturpandone non poco l'ambiente) e i relativi bolli rossi che conducono ai tralicci stessi per l'ispezione da parte dei tecnici dell'Enel. Dopo vari minuti lungo tracce invisibili e labili segni di passaggio, usciamo dal bosco in un punto dal quale è ben visibile in basso il greto del torrente, mentre in lontananza si vede la zona del Passo di Grialeggio ed il monte Ventuirosa. Con una certa attenzione scendiamo al corso d'acqua su terreno franato e sassoso. Guadiamo il torrente e risaliamo il suo corso lungo il suo lato sinistro orografico (destro salendo). Non esistono segni o bolli di passaggio. Risaliamo il torrente, cambiando a volte il versante della valle, attraversando più volte l'acqua. Occorre cercare i passaggi più logici per inoltrarsi sempre più nella valle che diviene più selvaggia e stretta man mano si sale di quota. Teoricamente si potrebbe arrivare fino al Passo di Grialeggio, ma dopo un'ora di ricerca del percorso dal punto in cui si attraversa il torrente, ho preferito tornare sui miei passi.
Discesa
Una volta ridiscesi al punto in cui si è guadato il torrente Asinina la prima volta, si potrebbe rifare il percorso dell'andata a ritroso. Io invece ho optato per cercare di scendere a valle rimanendo sul lato sinistro orografico della valle. La discesa è risultata più impegnativa della salita poiché il versante sinistro è decisamente più scosceso e a tratti dirupato. Per perdere quota occorre rimanere il più vicini possibile al torrente, ma in vari punti questo non è possibile ed è necessario salire lungo i ripidi e scivolosi fianchi boscosi della valle per aggirare improvvisi strapiombi o tratti in cui non si riesce a rimanere nelle vicinanze dell'acqua. La discesa si compie affidandosi all'istinto ed alla ricerca del miglior passaggio in base alla conformazione della valle e dell'andamento dell'acqua. Il percorso è libero, anche se a volte si incrociano labili tracce di passaggio che il più delle volte muoiono improvvisamente o si perdono nel nulla. Al termine della discesa, durante la quale passeremo anche sotto la verticale del mulino di Bragoleggia, dove termina la burrascosa discesa del corso d'acqua che da energia alla macina, arriveremo nei pressi di una specie di parete rocciosa strapiombante e da qui, in breve al ponte della Forcola incontrato all'inizio della salita, ma questa volta saremo già sul versante sinistro e non dovremo riattraversarlo. Da qui si ripercorre il sentiero dell'andata fino alla provinciale dove abbiamo parcheggiato. |