Descrizione generale
Chi arriva al frequentato rifugio Curò (uno dei più famosi rifugi della
provincia di Bergamo), alzando lo sguardo verso destra (a Sud del Lago
Barbellino), non può non notare l'acuminata cima che si innalza
direttamente dalle pendici sopra il riugio stesso: si tratta del Monte
Verme, poco conosciuto ed ancor meno salito, eppure molto panoramico e
di modesta quota rispetto alle alte vette tutt'attorno, per cui poco
faticoso da raggiungere. La sua salita, non essendo segnata, è
piuttosto difficile da individuare. Sebbene non presenti ostacoli
tecnici o difficoltà oggettive elevate, il percorso deve essere
intrappreso solo da escursionisti esperti, oppure bene a conoscenza del
tracciato. Ci si deve muovere infatti su ripidi pendii sia sassosi che
erbosi, per poi affrontare la breve ma esposta (molto esposta...)
crestina pietrosa Sud Est che potrebbe creare qualche
problema a chi non è avvezzo a tali ambienti. Dalla cima si gode una
vista a picco sul rifugio Curò e la conca del Barbellino.
Descrizione percorso
Ci
dirigiamo presso il paese di Valbondione, in alta Valle Seriana. Qui
procediamo per la località Grumetti. Poco
prima di arrivarci, scendiamo lungo una stradina asfaltata che
dopo poche
centinaia di metri termina presso uno spiazzo ombroso sulla destra Qui
lasciamo l'auto nei
pochi posto disponibili e saliamo nel bosco lungo un ripido sentierino
numerato 332, lasciando quello per il rifugio Coca alla nostra
sinistra. Saliamo verso il bellissimo borgo di Maslana, posto sotto
'omonimo pinnacolo roccioso. Ci arrivianmo in meno di 30 minuti di
cammino, sempre camminando nel bosco. Attraversiamo il borgo verso
destra, facendo attenzione ai bolli sui muri delle case. Lasciate le
ultime casette di pietra alle nostre spalle, scendiamo brevemente verso
un bel ponticello di pietra che attraversiamo, passando sopra alle
schiumose acque del fiume Serio. Oltre il ponte, una palina ci indica
verso sinistra per il "Sentiero delle cascate". Procediamo quindi tra
piante, cespugli e rocce levigate da antichi ghiacciai. Attraversiamo
poi una macchia di larici ed eccoci in una ampia radura dalla quale è
ben visibile il Pinnacolo di Maslana. Saliamo ora verso il vicino
Osservatorio faunistico di Maslana lungo un'ampia sterrata sassosa. Qui
troviamo enormi massi. Passando tra questi, seguiamo i bolli del
sentiero n. 332. Attraversiamo una piccola radura erbosa per rientrare
subito in un bellissimo bosco di abeti e faggi. Ora il sentiero diviene
tortuoso e a tratti scivoloso. Usciti dal bel bosco, eccoci ai piedi di
una pietraia dominata dalla alta parete rocciosa dalla quale si riversa
il fiume serio in una bellissima cascata, visibile quando il lago
artificiale del Barbellino viene aperta. Saliamo con una certa fatica
la pietraia, disseminata di solitari abeti. Man mano si sale, la
pendenza del sentierino aumenta, fino a divenire piuttosto elevata. La
fatica si fa sentire ed il tracciato non ci lascia respirare. Arriviamo
così in circa 25 minuti dalla base della pietraia fino al suo termine,
proprio al cospetto di una fascia rocciosa nera e umida. Qui andiamo a
destra lungo una traccia che finalmente diviene meno faticosa. Il
sentiero è provvisto di una serie di cavi e catene per evitare
spiacevoli scivolate, dalle nefaste conseguenze, ma non sono
indispensabili, salvo in caso di neve o ghiaccio. Dopo alcuni minuti,
sempre con alla nostra sinistra l'incombente e minacciosa parete
rocciosa, eccoci arrivati all'ex rifugio Consoli, posto a poche decine
di metri dal rifugio Curò. Ci dirigiamo verso quest'ultimo e dopo aver
ripreso un poco di fiato, proseguiamo lungo l'ampio sentiero che
costeggia il Lago artificiale del Barbellino, restandone ben alto sopra
le sue rive. Continuiamo in piano fino alle coreografiche cascatelle
che scendono dalla Val Cerviera. Senza attraversare il ponticello di
legno, deviamo a destra, risalendo il
tracciato indicato da alcuni bolli (n. 321). Saliamo avendo alla nostra
sinistra lo scrosciante torrente. Dopo alcuni minuti di ripida salita,
tra rododendri e pietre, eccoci all'imbocco dell'ampio pianoro della
Valcerviera. Qui vediamo un ponticello di legno, senza attraversarlo,
abbandoniamo il sentiero e ci dirigiamo dritti costeggiando le ripide
fasce rocciose alla nostra destra. Superata una fascia molto scura di
dette rocce, abbandoniamo il verdeggiante pianoro per rimontare il
ripido e privo di tracce ghiaioncello alla nostra destra. Lo saliamo
con percorso libero, per poi ripiegare verso destra, proprio sopra le
suddette rocce scure. Andiamo a cercarci i passaggi migliori, tra balze
erbose, terrazzini e cespugli, puntando vagamente ad un larice solitario. Le pendenze sono elevate e occorre
salire con molta attenzione. Superiamo il larice solitario ed entriamo
in un ripido valloncello verso sinistra che risaliamo sempre senza alcuna indicazione.
Più in alto, ecco che usciamo dal valloncello e ci troviamo in una
specie di pianoro superiore. Qui andiamo verso destra, rinvenendo
qualche sparuto ometto. Superiamo una pozza ed ecco ben evidente la
aguzza vetta del Monte Verme. Ci portiamo sotto di essa camminando tra
mirtilli, prati e massi sparpagliati. Raggiungiamo la cresta Sud-Est
del Verme. Questa inizia ad un'ampia sella che divide il Verme a
destra, da un bel torrione roccioso a sinistra. Con molta attenzione e
cura, seguiamo il filo di cresta, molto esposta sul versante sinistro
che cade direttamente a picco sul sentiero panoramico che scende dal
rifugio Curò verso Valbondione (quello che per un lungo tratto corre
scavato nella roccia). Lungo la cresta, giunti alla base
di un salto verticale di roccia scura, lo aggiriamo verso sinistra,
facendo estrema attenzione. Torniamo poi sul filo di cresta che non
molliamo più fino all'antecima, tra saltelli e tratti orizzontali,
sempre piuttosto esposti. Forse è possibile restare più bassi sotto la
cresta di pochi metri, verso destra, ed evitare così la forte
esposizione ed i tratti
più impegnativi, ma perdendo così parte delle emozioni.
Dall'antecima,
dobbiamo percorrere ancora una ventina di metri molto esposti, ma non
difficili, salvo per lo scavalco di alcuni massi che viene fatto stando
a cavalcioni tra i due versanti. Eccoci ora davanti al mucchio di sassi
sulla cima del Monte Verme, dalla quale ci godiamo il bel panorama sul
Lago del Barbellino e sulle cime che lo circondano.
Discesa
A ritroso lungo il percorso dell'andata fino al rifugio. Conviene, una
volta tornati al rifugio Curò, evitare di scendere dal sentiero
invernale, usato per la salita, piuttosto ripido e scomodo. Possiamo
così prendere il più comodo sentiero estivo, n. 305 (che transiterà sotto le verticali pendici del Verme...) che in circa due
ore di cammino su ampio tracciato con modeste pendenze, riporta a
Valbondione.
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