Sponda Camoscera e Monte Toro

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Foppolo (BG)
Quota partenza 1650 Mt. Quota di arrivo 2452 Mt. Sponda Camoscera
2516 Mt. Monte Toro
Dislivello totale 1600 Mt. circa compresi i saliscendi Sentieri utilizzati n. 202, 214 e sentiero n. 1 Bruno Credaro
Ore di salita 3 h. 15' per la Sponda Camoscera
1 h 30' da qui al Toro
Ore di discesa 3 h. 30'
Data di uscita 02/10/2021 Giudizio sull'escursione Bella
Sass Balòss presenti Omar
Difficoltà EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

Durante la camminata si sono alternati sprazzi di sole, nubi fitte, nebbia, pioggerella e vento. Il percorso è ben segnalato fino al Passo di Dordona. Qualche lacuna nei bolli la troviamo da qui fino alla bocchetta all'inizio della cresta della Sponda Camoscera (Passo di Valbona). Lungo la cresta non esistono bolli, ma il percorso è logico. Discesa in Valcervia segnalata, ma spesso e facilmente i bolli si perdono. Dal Passo di Valcervia si ritrovano i bolli che proseguono fino all'inizio della cresta Sud-Est del Monte Toro. Lungo questa cresta rinveniamo qualche segno bianco. Discesa dal Toro verso il Passo di Dordona, lungo il vallone a nord, priva di tracce e segnali, da farsi solo con buona visibiità.

Eventuali pericoli
La crestina finale della Sponda Camoscera (cresta Sud-Est) è un poco esposta e a tratti sottile, ma la roccia è buona e le difficoltà contenute. Fate molta attenzione durante il ritorno dalla cresta nell'ultimo tratto erboso prima della bocchetta dalla quale si scende in Valtellina: le pendenze sono al limite del praticabile. La cresta del Toro non è da sottovalutare, alcuni passi su roccia, nella parte finale arrivano tranquillamente al I-II grado esposto, ma la roccia è solida; da evitare in discesa. Il ritorno lungo il vallone Nord-Ovest che ci riporta al Passo di Dordona, privo di traccia e segnali, va percorso solo con visibilità buona, poichè risulterebbe facile perdersi in quel dedalo di pietre e valloncelli.
Presenza di acqua
Poco dopo la partenza, sulla destra si trova un piazzale di deposito delle cabinovie in disuso, qui, oltre ad un paio di bacheche informative, si trova anche una fontana con tanto di scultura di legno.
Punti di appoggio
In circa 30 minuti di cammino arriviamo ad un bel pianoro con ponticello in legno da attraversare, qui, verso sinistra si vede una baitella isolata (Baita Comellini, 1800 Mt.) Al Passo di Dordona possiamo trovare un ottimo riparo da pioggia o intemperie nelle vecchie trincee e gallerie militari.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Nulla. Una torcia se volete visitare le trincee di guerra al passo di Dordona.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Bella camminata, ricca di emozioni, in una zona relativamente poco frequentata, almeno nella parte valtellinese del percorso. La Sponda Camoscera è una cima in territorio valtellinese, salita di rado ed in questo caso affrontata lungo la sua esile ma non difficile cresta Sud-Est, che offre ampi panorami e piacevli sensazioni a chi la percorre. Il Monte Toro, sulla linea di confine tra Valtellina e Val Brembana, è una cima decisamente più conosciuta e salita; in questa camminata ne viene raggiunta la vetta lungo la sua non banale cresta Sud-Est (vedi relazione del 28 giugno 2015), impegnativa, ma non difficile, anche se presenta qualche tratto molto esposto e qualche passaggio che richiede l'uso di mani e piedi in modo accurato. Anche la discesa, avvenuta lungo il selvaggio e non segnalato vallone a Nord (in territorio valtellinese quindi e che ci riporta al Passo di Dordona) del Monte Toro stesso, non è priva di interesse e necessita di una certa abitudine a muoversi su terreni non battuti e segnalati. Nel complesso si tratta di una escursione per gente allenata (si copre un dislivello abbastanza importante e si devono mettere in conto molti saliscendi e almeno 7-8 ore di cammino) e con qualche dimestichezza con creste esposte e rocciose, anche se non tecnicamente difficili.
Descrizione percorso
Giunti a Foppolo in Alta Valle Brembana, seguiamo le indicazioni per il Passo di Dordona ben evidenti presso un tornante sinistrorso. Lasciamo l'auto al termine della strada in località Rochi (o Ronchi secondo alcune cartine), in via Rovera. Qui, nel punto in cui si trova una palina di metallo con le indicazioni per il passo stesso (n. 202) e per il Passo di Porcile e quello del Tartano (n. 201), procediamo in salita fino all'inizio della strada sterrata. Camminiamo ora su questa sterrata, ampia e sassosa. Bellissime le viste sul Monte Pegherolo e le cime che lo circondano. Subito ci imbattiamo in un bivio. Qui andiamo a sinistra sempre lungo la sterrata, lasciando a destra la ripida strada per i mezzi autorizzati che salgono al Passo Dordona e agli alpeggi in zona, nonché al rifugio Dordona. La nostra strada prosegue pianeggiante e transita dietro ad alcuni antiestetici paravalanghe in cemento armato, in nessun modo mimetizzati. Dopo poche decine di metri la stada serpeggia fino ad un ponticello che permette di attraversare un piccolo corso d'acqua. Sulla nostra sinistra sono ben visibili alcune baite in mezzo ad un prato, tra cui la Baita Comellini. Presso il ponticello di cemento è presente un paletto con la scritta "P. Dordona". Attraversato il torrentello riprendiamo a salire su prati aperti. Passiamo un piccolo edificio dell'acquedotto e più in alto eccoci presso altri orrendo paravalanghe sulle cui pareti di cemento si rinvengono alcuni bolli del sentiero n. 202. Proseguiamo verso un evidente boschetto di larici che attraversiamo, ignorando una deviazione sinistra con l'indicazione per Dordona (dalla quale scenderemo al ritorno). Usciti dal boschetto eccoci in una ampia radura percorsa da un torrentello che attraversiamo grazie ad un ponticello dove si trova una palina con le indicazioni per rifugio e passo di Dordona. Poco discosta dal ponte, verso sinistra vediamo l'isolata baita Cornelli. Attraversiamo il ponte e procediamo verso il pendio davanti a noi. Con una serie di tornanti, tratti rettilinei e improvvise curve, guadagniamo rapidamente quota su terreno misto, tra cespugli, larici e rododendri. Bella vista sul vicino Pizzo del Vescovo. Usciti dal pendio eccoci in una serie di conche poste a diversa altezza, percorse da una lunga fila di tralicci dell'alta tensione che, oltre a rovinare l'ambiente, ci indicano la direzione della nostra meta. Il sentiero passa nei pressi di alcune formazioni rocciose, ma si mantiene sempre tranquillo e poco ripido. In meno di 1 ora dalla partenza eccoci al Passo di Dordona con le sue affascinanti gallerie e trincee militari. Vi troviamo anche una piccola madonnina con tanto di asta e bandiera sventolante. Interessante il panorama verso la Valtellina, il lontanissimo ma ben visibile Gruppo del Disgrazia e la interessantissima cresta che sale verso il Monte Cadelle. Alla nostra destra si vede la appuntita mole del Monte Toro e più lontano il roccioso versante Nord del Corno Stella. Verso sinistra, in lontananza è visibile anche la Cima di Vallocci, aguzza e con la sua forma piramidale, più a sinistra si trova la lunga e poco appariscente Cima dei Lupi con le poco accentuate cime Nord e Sud. Scendiamo in Val Madre, sul versante valtellinese lungo il sentiero n. 201 A, ampio e sterrato, praticamente una strada per 4 ruote motrici. La strada scende dolce e rilassante verso il rifugio Dordona con magnifica vista sulla sottostante Valmadre. Ad un certo punto la strada sterrata diviene cementata e poco dopo dobbiamo abbandonarla per andare verso destra, puntando ad una baita nei pressi di un traliccio dell'alta tensione sotto il quale si vede anche una grande croce di legno (Baita della Croce, 1944 metri di quota). Dalla baita andiamo verso destra, seguendo le inidcazioni per il Passo di Valbona lungo la Gran Via delle Orobie (GVO, oppure detto anche sentiero Bruno Credaro, n°1 con bolli gialli e rossi). Accanto alla bata vediamo un grande abbeveratoio. Seguiamo le indicazioni di un cartello giallo sulla parete della baita. Camminiamo su un bel sentierino a mezzacosta, attraversando un boschetto misto di arbusti e cespugli. Poco oltre perdiamo leggermente quota.
In breve arriviamo alla Casera di Valbona (1904 metri di quota). Dopo aver attraversato un torrentello, riprendiamo a salire in un bel ambiante arioso con ottima vista dietro di noi sulla Cima Vallocci. Giunti ad un traliccio dell'alta tensione, una palina ci inviata ad andare verso destra. Superiamo un'altra baita e proseguiamo verso l'alto tra pascoli. Più sopra il sentiero si addolcisce divenendo pianeggiante. Per poi riprendere la salita ed entrare in un bel vallone dominato da un pinnacolo roccioso (Pizzo di Valbona). Entriamo in alcune vallette e valloncelli in parte pietrosi. Arrivati alla base del torrione roccioso (pizzo di Valbona), costeggiamo una grande placca rocciosa per poi deviare verso sinistra ed in breve arrivare al Passo di Valbona (2324 metri). Da qui andiamo verso sinistra, risalemdo la ripidissima costa erbosa che dopo pochi  minuti di fatica ci condurrà all'inizio della vera cresta Sud-Est che sale alla Sponda Camoscera. Prima però eccosi sulla sommità di un dossone erboso dopo il quale continuiamo verso l'evidente sommità davanti a noi. Arrivati su questa sommità erbosa, ci si presenta la vera cresta, sottile e con vari saliscendi. Questa inizia facendoci perdere un poco di quota su facile terreno erboso misto a qualche pietra. Poi diviene più impegnativa, prima solo con qualche roccetta, poi con alcuni passaggi esposti, ma non troppo, facili trtti rocciosi, alternati ad altri più rilassanti, Vere difficoltà non ve ne sono e l'apparenza può ingannarci sul reale impegno necessario. iunti sulla vetta della Sponda Camoscera, si apre un bel panorama verso Nord e vediamo anche una lunga ed invitante dorsale che prosegue oltre la cima. Noi però, dopo la foto di rito accanto all'aometto di vetta, dobbiamo ritornare sui nostri passi fino al Passo di Valbona, facendo molta attenzione all'ultimo tratto erboso prima del valico. Da qui scendiamo ora lungo il versante opposto a quello da cui proveniamo. Il sentiero è piuttosto sdruciolevole e nei primi tratti presenta anche punti franati e instabili. Un paio di catene e dei gradini di legno ci facilitano la discesa, comunque elementare. Arrivati più in basso passiamo accanto ad una baita (Baita Gavazza). Andiamo ora verso destra, in mezzacosta. Raggiungiamo una seconda baita (Baita La Piana) e da qui, dopo aver proseguito ancora verso destra tra prati e pascoli, iniziamo la risalita verso il Passo di Valcervia, senza un vero e proprio sentiero. Ad un certo punto incontreremo il sentiero segnalato che sale dal fondovalle (n. 214) e che ci porterà senza difficoltà al passo tra la Val Brembana e la Valcervia. Da qui, dopo aver ammirato il bel panorama sul lato brembano, andiamo a destra, restando sulla comoda dorsale. Dopo pochi minuti ci imbattiamo in una palina. Scendiamo a destra seguendo l'indicazione per il Lago delle Trote. Scesi poche decine di metri arriviamo ad una bocchetta. Qui prendiamo l'evidente cresta sud-est a destra, dove un sbiadita scritta "Toro" su di un masso ed alcune piccole frecce bianche ci invitano a procedere. Ignoriamo quindi il sentiero che scende al Lago delle Trote e iniziamo il bel percorso di cresta. Lo sviluppo della prima parte della cresta è ben visibile. Saliamo sul filo di cresta, facile ma piuttosto sottile, senza incontrare nessuna difficoltà. Giunti sulla sommità di una prima cima, scendiamo qualche metro con maggior attenzione fino alla successiva sella (Passo del Monte Toro), con alcuni passaggi un poco esposti. Risaliamo una seconda sommità per ridiscendere nuovamente ad una sella. Qui arrivati proseguiamo verso l'ultima, più bella e più impegnativa parte della salita in cresta. Saliamo tra facili roccette e grossi massi. La roccia è abbastanza solida e sicura. Arrivati davanti ad un salto verticale, possiamo deviare a destra o sinistra. Io sono andato a destra, affrontando direttamente il bel diedro verticale che blocca il percorso. Lo si sale direttamente con una certa esposizione e difficoltà molto prossime ad un II grado. Una volta usciti da questo punto, le difficoltà spariscono e dopo pochi minuti di ripida salita, arriviamo alla strana croce di vetta dove uno splendido ed ampio panorama ci attende.
Discesa
Dalla croce arancione scendiamo proseguendo lungo il crinale che guarda verso il Passo di Dordona e che divide le due province di Bergamo e Sondrio. Restiamo in cresta fino a raggiunere le prime difficoltà. Senza bisogno di proseguire in cresta, la abbandoniamo spostandoci sul versante valtellinese e continuiamo la discesa restando molto vicini e paralleli alla cresta (Nord-Ovest) Il terreno è piuttosto accidentato, ma senza particolari problemi riusciamo a perdere quota. La cresta è sempre vicina a noi ma man mano scendiamo resterà più alta rispetto al nostro procedere. Ad un certo punto, diventerà troppo complicato restare vicino alla cresta, per cui conviene scendere più profondamente nel vallone del torrente Madrasco) in cui ci troviamo, senza però perdere di vista il crinale. Il percorso non è segnalato e non esistono tracce o segni di passaggio. Solamente più in basso ecco comparire qualche raro e ben mimetizzato ometto di sassi che purtoppo facciamo fatica a seguire con continuità. Il vallone che stiamo scendendo, si apre sempre più verso il basso e il nostro cammino, tra vellette e dossi, è piuttosto lento. Ad un certo punto, in basso vediamo un evidente rudere al centro di una piccola radura erbosa. Dobbiamo raggiugere la baita semi distrutta e da questa, andiamo a destra verso il fondo del vallone, dove troviamo un torrentello (Torrente Madrasco). Attraversiamo il corso d'acqua e risaliamo il ripido versante davanti a noi su terreno erboso. Con una certa fatica, procediamo verso l'alto fino ad incrociare la traccia del sentiero seguito all'andata. La seguiamo verso sinistra fino ad arrivare presso la baita nei pressi dell'ultimo traliccio dell'alta tensione incontrato all'andata. Da qui non ci resta che ripercorrere i nostri passi fino alla Casera di Valbona, alla Baita della Croce e poi al Passo di Dordona, dal quale, in meno di un'oretta rientriamo all'auto.

Note
Presso il Passo di Dordona si rinvengono i resti, ben tenuti e curati, di alcune trincee di guerra appartenenti alla linea di difesa denominata Linea Cadorna (dal nome del generale che comandava l'esercito italiano ai tempi della Prima Guerra Mondiale). Possiamo visitare trincee, camminamenti, gallerie e postazioni fortificate. Dal Passo di Dordona, possiamo tornare all'auto anche seguendo il panoramicissimo e comodissimo sentiero n. 203 che dopo aver superato il Laghetto di Dordona, prosegue verso il Lago delle Trote. Dopo il laghetto il tracciato prosegue pianeggiante. Lasciamo una baita alla nostra sinistra poco più alta del sentiero. Poco dopo il tracciato inizia a perdere decisamente quota. Ad un certo punto occorre però abbandonare questo sentiero per seguire verso destra la strada agro-silvo-pastorale che ci riporta alla località Ronchi.
Commenti vari
In origine, la camminata avrebbe dovuto spingersi fino al Passo del Tonale e all'omonimo monte, ma per fare ciò avrei dovuto perdere ulteriore dislivello dopo la Sponda Camoscera, per poi risalire e i tempi indicati su alcune paline incontrate mi hanno demotivato, visto anche le nebbie che avevano anche iniziato a scendere minacciose (la pioggia mi ha poi raggiunto durante la discesa dal Passo di Dordona, ormai nei pressi di Foppolo).
   

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Dalla Casera di Valbona vista sulla zona della Vallocci

Dal Passo di Dordona verso il Passo di Valbona con evidenziate la Casera di Valbona e la successiva baita

   

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Dal Passo di Valbona l'inizio della dorsale per la Sponda Camoscera

La cresta della Sponda Camoscera

   

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Tratto di cresta su facili roccette

Omar in vetta alla Sponda Camoscera

   

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Vista sulla cresta dalla cima con il Pizzo di Valbona

Omar accanto alla croce del Monte Toro