Descrizione generale Cinquina
di vette di sicura soddisfazione, in una delle più remote zone delle
Orobie bergamasche. Proprio da qui, con il Monte Pertecata, inizia la
lunga cresta di confine delle montagne bergamasche, che spostandosi poi
verso Ovest, terminerà nella zona del Camisolo, poco oltre il Pizzo dei
Tre Signori. In questa piacevole camminata, partiamo dal bucolico Passo
del Vivione, al confine con la provincia di Brescia e saliamo in una
lunga e mai monotona sequenza, dapprima il ripido ma erboso Monte
Pertecata, a cui segue il panoramico Monte del Matto, collegato al
primo per facile dorsale in saliscendi; proseguiamo poi, sempre per
comoda costa erbosa verso le due poco pronunciate vette della Costa di
Valbona; da qui scendiamo per una divertente crestina tra facili
saltelli rocciosi e balze erbose fino alla sella con il Monte
Sellerino. Per comodo traverso ci spostiamo al bellissimo ambiente
roccioso del Passo del Gatto e da qui saliamo al Monte Sellerino,
affrontando l'unico punto impegnativo della escursione. Scesi senza
problemi verso Nord-Ovest fino ad una selletta, con un breve giro in
senso antiorario, ritorniamo al Passo del Gatto per affrontare l'ultima
fatica della giornata: la poco frequentata Cima di Val Asinina. Tornati
nuovamente al Passo del Gatto, non ci resta che percorrere in discesa,
in assoluta tranquillità, la bella Valbona e tornare al punto di
partenza, compiendo in tal modo un ampio ed appagante anello con
limitato sviluppo e dislivello, adatto ad ogni escursionista medio,
salvo il tratto del monte Sellerino, al quale è comunque possibile
rinunciare, senza nulla togliere al resto della camminata.
Descrizione percorso Saliti
lungo la stretta e tortuosa strada asfaltata che da Schilprio, in Val
di Scalve, porta all Passo del Vivione, lasciamo l'auto nei pressi del
rifugio omonimo. Attraversiamo la strada e portiamoci al cospetto di
una bacheca in legno dove una esauriente cartina ci fornisce
indicazioni circa percorso odierno. Prendiamo quindi il sentiero n.
416, inizialmente in comune con il 415. Lasciamo alla nostra sinistra
un pittoresco laghetto ricco di piante acquatiche e proseguiamo lungo
l'ampia stradina sterrata. Ad una curva decisa verso destra,
abbandoniamo il sentiero e saliamo verso destra lungo un costoncino
erboso. Lo seguiamo senza traccia o percorso obbligato, avendo come
meta, l'evidente sella erbosa alla sinistra della cima del Monte
Pertecata, chiaramente visibile da qui, in direzione Nord-Est. Poco
dopo entriamo in un ampio vallone erboso che termina proprio alla
suddetta sella. Lo risaliamo tenendoci sul lato sinistro (per chi
sale). Ad un certo punto dobbiamo traversare verso destra. Superiamo un
ripido corso d'acqua, risalendone anche un breve tratto. Poi andiamo
nuovamente verso destra, cambiando così il versante del vallone. Qui
facciamo attenzione alle ripide pendenze e all'erba scivolosa. In
breve, dopo circa 1 ora di cammino, sbuchiamo alla sella erbosa e da
qui risaliamo facilmente la dorsale pietrosa verso destra,
caratterizzata da una specie di spaccatura profonda nel crinale stesso
a mò di ampia trincea. Giunti sulla sommità del primo monte di oggi, ci
godiamo il bel panorama sul percorso fatto finora e sulle dirimpettaie
cime della Val di Scalve (dal Cimon della Bagozza fino al Pizzo
Camino). Tornati alla sella erbosa, proseguiamo verso Ovest la nostra
facile cavalcata restando fedeli alla dorsale davanti a noi. Le
pendenze diventano importanti e verso destra si tuffano ripide pareti
rocciose, mentre a sinistra, il pendio erboso appare più bonario. Dopo
aver salito una prima sommità, le pendenze diminuiscono fino quasi a
divenire nulle. Con rilassanti saliscendi, passando da alcune anonime
alture con ometti di pietra, arriviamo sulla cima della nostra seconda
montagna: il Monte del Matto, dove troviamo un ometto più grande, con
palo di metallo. Panorami ampissimi che vanno dalla Presolana al Carè
Alto, passando per i Monti Tornello, Demignone, Venerocolo, ecc.
Scendiamo ora per comodo e facile crinale erboso, senza possibilità di
errore. Superiamo una zona di curiose rocce chiare che si alternano a
zona di pascolo. Poco dopo riprendiamo la dolce salita lungo la Costa
di Valbona. Questa non ha una vera e propria vetta che spicchi dal suo
profilo, ma presenta due alture più marcate. La prima di questa passa
quasi inosservata al nostro sguardo, mentre la seconda necessita di un
maggiore sforzo per essere raggiunta ed è anche adornata da un
bell'ometto di sassi. Anche la terza cima di giornata è stata
raggiunta, senza eccessivi sforzi ed impegno. Scendiamo ora la
piacevole e non banale crestina successiva. Evitando di abbandonare il
filo di cresta, affrontiamo facili ed elementari saltelli rocciosi che
si alternano a tratti erbosi. Giunti al termine della discesa, ci
troviamo davanti un ben più ostico tratto ripido e parzialmente
roccioso che condurrebbe sulla cima del Monte Sellerino lungo il
crinale Est. Qui, invece, abbandoniamo la dorsale e scendiamo verso
sinistra fino ad intercettare il sottostante sentiero n. 416 che sale
al Passo del Gatto. Scesi poche decine di metri lo incrociamo e ne
seguiamo il percorso verso destra. Passiamo quindi sotto i ripidi
fianchi meridionali del Sellerino ed in breve arriviamo al pittoresco e
roccioso ambiente del Passo del Gatto, dove una Madonnina è stata
adagiata all'attacco della cresta Ovest del monte stesso. Per evitare
di affrontare direttamente il difficile attacco di detta cresta,
chiaramente molto impegnativo, dobbiamo tornare sui nostri passi lungo
il sentiero 416 e percorrere un centinaio di metri fino ad un evidente
masso sul lato sinistro del sentiero. Da qui saliamo verso sinistra per
ripido pendio erboso, facendo attenzione all'erba infida e ad alcuni
buchi celati sotto di essa. Appena possibile, pieghiamo verso sinistra,
tagliando il fianco della montagna ed andiamo a prendere la cresta
subito oltre il difficile tratto roccioso iniziale. Ora dobbiamo
seguire il sottile ed esposto filo della cresta Sud che ci condurrà
sulla cima del Monte Sellerino. Inizialmente questa è quasi
pianeggiate, ma molto esposta e rocciosa. Non esistono grosse
difficoltà, ma occorre passo sicuro e convinzione. Poco oltre il
tracciato guadagna pendenza, sempre per rocce e placchette, fino ad
arrivare ai piedi di un tratto molto ripido che potrebbe indurre timore
per l'esposizione. Qui la natura del terreno diviene più erbosa, con
qualche roccia instabile affiorante. Con molta calma e cura, rimontiamo
anche questo tratto quasi verticale e ci ritroviamo subito dopo su un
pendio comodo ed erboso che seguiamo velocemente verso sinistra fino
all'ometto di vetta. Il ritorno verso il Passo del Gatto lungo il
medesimo itinerario della salita appare troppo delicato, per cui meglio
scendere verso Nord-Ovest, seguendo una facile dorsale rocciosa che per
balze pietrose ci conduce fino ad una selletta con una specie di croce
di metallo (in realtà si tratta del paletto di un cartello di divieto
di caccia). Da qui, alla nostra sinistra in basso, possiamo vedere il
sentiero n. 416 che proviene dal Passo del Gatto e che prosegue verso
il Passo del Venerocolo. Scendiamo per un ripido ma innocuo valloncello
pietroso, facendo attenzione alla pendenza e all'instabilità dei sassi.
Persi meno di 100 metri di quota, eccoci sul sentiero. Lo seguiamo
verso sinistra ed in 10 minuti risaliamo al Passo del Gatto. Una
meritata pausa e poi possiamo partire verso l'ultima meta di oggi: la
Cima di Val Asinina. Per raggiungerla, dobbiamo scendere oltre il Passo
del Gatto per una trentina di metri e poi, appena lo riteniamo adatto,
piegare verso destra e passare sotto la rocciosa cresta Sud della Cima
di Val Asinina che la collega direttamente al passo. Dopo un centinaio
di metri di traverso sotto le rocce, iniziamo a risalire verso destra
per un ripido pendio sassoso ed erboso, avendo come punto di
riferimento la suddetta cresta alla nostra destra. Potremmo proseguire
lungo il pendio fino ad incrociare la cresta che dalla Cima di Val
Asinina, scende al Passo di Val Asinina e poi piegare verso destra e
portarci sulla nostra vetta, ma per chi volesse divertirsi, è possibile
avvicinarsi alla cresta alla nostra destra, salirci ed iniziare a
cavalcarla fino in vetta. Si tratta di una cresta molto sottile, aerea,
con un versante destro verticale e roccioso, molto bello, ed uno
sinistro che cade roccioso per pochi metri, e poi si smorza in ripidi
prati. Seguiamo quindi tale crestina che non presenta difficoltà, ma
regala grandi emozioni, dovendo a volte metterci a cavalcioni con un
piede in un versante ed uno nell'altro. Dalla cima con ometto ci
rilassiamo e riposiamo osservando il bellissimo panorama.
Discesa Evitiamo
la cresta in discesa e torniamo al Passo del Gatto per il più
tranquillo pendio sotto la cresta stessa. Dal passo ora seguiamo il
comodo e rilassante sentiero n. 416 verso destra che ci porterà a
percorrere un lungo giro in senso orario sopra la il Lago di Valbona e
da lì al Passo del Vivione. Scendiamo dunque ripassando dal grosso
masso dal quale siamo saliti verso il Sellerino. Più in basso superiamo
anche il punto in cui abbiamo abbandonato la cresta che scendeva dalla
Costa di Valbona. Sempre in leggera discesa, in breve, arriviamo sopra
il Lago di Valbona, ben visibile sotto di noi. Ma per raggiungerlo,
visto il grande salto verticale che ci separa da esso, dobbiamo
compiere un largo giro in senso orario, come dicevamo poco sopra.
Proseguiamo in mezzacosta sul sentierino passando sotto le pendici
meridionali della Costa di Valbona, di cui abbiamo percorso la cresta
all'andata. Ad un certo punto, dopo aver lasciato alla nostra destra
una piccola cascatella rinfrescante, superiamo un paio di tratti
attrezzati con catene di metallo poste a protezione degli escursionisti
in caso di ghiaccio, essendoci altri torrenti e cascatelle lungo i
ripidi pendii che stiamo tagliando. Il sentiero poi scende con dolci
tornanti e tratti rettilinei fin quasi sulle rive del lago. Lasciamo
alla nostra destra la deviazione che sale ripida verso il Passo di Val
Asinina, ed eventualmente al Monte Poiat (vedi relazione del 17-06-2023).
Qui si trova una palina che ci suggerisce di proseguire dritti per il
Passo del Vivione. Lo seguiamo verso destra e con andamento sinuoso e
poco pendenza proseguiamo la nostra discesa. Superiamo un recinto di
pietre che vediamo a poca distanza sotto di noi alla nostra sinistra.
Arriviamo poi ad una malga con piccola stalla annessa. Sempre
comodamente camminiamo in leggera discesa fino ad arrivare in vista
della Malga Gaffione, che non raggiungiamo. Incrociato il sentiero che
porterebbe alla malga, distante poche decine di metri, lo seguiamo
verso sinistra (la malga è verso destra) e poco dopo attraversiamo un
corso d'acqua con un passaggio su cemento lastricato di sassi. Ora non
facciamo altro che restare sull'ampia sterrata che ci riporta in pochi
minuti al rifugio e al Passo del Vivione.
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