Descrizione generale La
zona montuosa del Passo del Vivione è sicuramente una delle meno
frequentate dagli escursionisti della nostra provincia, vuoi per la
distanza, ma anche per la strada che sale al passo stesso e che per
lunghi periodi dell'anno resta interdetta al traffico. Ma nella
stagione giusta, qui si possono fare escursioni molto remunerative.
Alcune di queste raggiungono cime conosciute (come il Monte Pertecata),
oppure incantevoli laghetti (come i Laghetti delle Valli, il Lago di
Val Asinina e quello di Valbona), rifugi lontani (come il Tagliaferri),
o passi più vicini (come il Passo del Gatto e il Passo del Venerocolo).
In questa camminata raggiungeremo quattro cime dalle caratteristiche
diverse (facili e bonarie quelle del Busma e del Gaffione; più
impegnative e faticose quelle della Val Asinina e del Monte Poiat), con
ampi panorami sulla Val di Scalve e le sue montagne dal carattere
dolomitico; toccheremo laghetti incastonati in conche erbose o
detritiche, attraverseremo fitti boschi di abeti e placidi pascoli
attraversati da torrenti, percorreremo dolci dorsali bonarie e sottili
creste un poco esposte. La camminata, se fatta partendo da
Schilpario, necessita di un buon allenamento, visto il dislivello e le
pendenze spesso elevate, e una discreta esperienza nel muoversi lungo
creste non segnalate e a tratti esposte, ma nel complesso non presenta
vere difficoltà tecniche.
Descrizione percorso
Lasciata
l'auto presso la località Fondi di Schilpario (circa 3-4 km oltre
l'abitato) in Val di Scalve, nei pressi della chiesetta dedicata a
Santa Barbara, iniziamo a camminare lungo la strada asfaltata che sale
al Passo del Vivione. Poco dopo il Km 27 e 700 metri, sulla sinistra si
nota una bella baita recentemente ristrutturata, poco dopo ecco un
vallo di cemento che protegge un corso d'acqua. Qui, abbandoniamo
l'asfalto per deviare verso sinistra e salire in un bel bosco di abeti.
Notiamo alcuni bolli bianchi e rossi. Superiamo una piccola falesia
abbandonata per arrampicate, semisepolta dalla fitta vegetazione. Dopo
un ripido strappo che sale dritto in una piccola radura, rientriamo nel
bosco e tralasciamo a sinistra una traccia, per seguire a destra i
bolli. Più in alto superiamo delle basi in cemento per vecchi tralicci.
Senza possibilità di errori proseguiamo tra ripidi strappi e tratti più
riposanti fino a sbucare nuovamente sulla strada del Passo del Vivione,
al km 22 e 200 metri. Ora dobbiamo seguire l'asfalto fino al passo,
dove troviamo l'omonimo rifugio. Si tratta di circa 3 km di cammino con
scarsa pendenza e bel panorama, specialmente sulla zona del Cimon della
Bagozza e sul gruppo del Pizzo Camino. Giunti al passo, ci portiamo al
cospetto di una bacheca in legno con cartina della zona. Qui ci sono
anche delle paline con indicazioni. Guardando la bacheca, andiamo verso
sinistra, seguendo le frecce del sentiero n. 415 per i Laghetti delle
Valli. Passeggiamo tranquillamente su terreno pianeggiante, superiamo
una bella pozza con area pic nic e poi pieghiamo verso destra, sempre
seguando la placida strada sterrata. Arrivati ad una palina,
abbandoniamo la sterrata e scendiamo nella sottostante conca percorsa
da uno spumeggiante torrentello, proprio ai piedi del tondeggiante
monte Busma. Una palina ci indica il sentiero per i laghetti. Scesi
poche decine di metri, ci inoltriamo nella umida conca, facendo
attenzione a non sprofondare nell'erba umida. Attraversiamo il torrente
su un ponticello di legno e riprendiamo a salire verso la vicina Malga
Gaffione, compiendo un semicerchio in senso orario. Senza arrivare alla
malga puntiamo all'ampia sella erbosa sopra di noi. Superiamo un
secondo ponticello con palina del sentiero n. 415. Dal ponticello il
tracciato è ben evidente. Raggiunta la sella, i più ansiosi potrebbero
farsi prendere dalla voglia di salire il Monte Busma direttamente da
qui, lungo i suoi ripidi fianchi cespugliosi verso sinistra, ma risulta
più conveniente proseguire lungo il vallone semipianeggiante successivo
alla selletta fino ad arrivare ai primi due laghetti delle Valli. Da
qui, nei pressi di una palina con indicazioni, pieghiamo a sinistra e
rimontiamo una evidente traccia che sale dritta verso la lunga e
semipianeggiante dorsale del Busma sopra di noi. Raggiunta la dorsale,
non ci resta che seguirla senza problemi verso sinistra e in altri 10
minuti di cammino, con ampio panorama, eccoci al cospetto del grosso
ometto di vetta. Attorno a noi si aprono le cime del gruppo del
Bagozza, del Camino, della Presolana, della Val Asinina. Torniamo a
ripercorrere la dorsale in discesa, e senza tornare alla palina presso
i laghetti, proseguiamo la discesa fino alla sella (con laghetto) che
divide il Busma dal Gaffione, ben visibile davanti a noi, con la sua
doppia cima cespugliosa. Con percorso facilmente intuibile saliamo
questo bonario e anonimo monte. Raggiungiamo una prima sommità
tondeggiante e poco oltre una seconda, tra rododendri e prati. Questa
seconda dovrebbe essere la sua vera sommità. Torniamo sui nostri passi
fino al laghetto ai piedi del Gaffione. Da qui volgendo verso sinistra
prendiamo a salire la ripida ed erbosa costa della Cima di Val Asinina.
Questa, inizialmente è molto ripida e faticosa, ma poco più in alto
perde leggermente pendenza e diviene più tranquilla. Giunti ad una
prima sommità, troviamo un ometto di pietra. Da qui vediamo il proseguo
della dorsale che ora diviene più stretta e pietrosa, ma ancora priva
di difficoltà, solo un poco più esposta. Alcuni mughi ci intralciano il
cammino ed occorre stare attenti a non inciampare nei loro rami. Sotto
di noi, verso destra, abbiamo la bella Val Asinina con i suoi due
laghetti, davanti, ancora piuttosto lontana ecco la Cima di Val Asinina
e alla nostra destra il Monte Poiat. Proseguiamo con maggior attenzione
lungo la cresta che con vari saliscendi non ci permette di annoiarci,
ma nemmeno di distrarci troppo. Ora affrontiamo un tratto in discesa,
da farsi con attenzione. Risaliamo poi su percorso ripido e più
articolato e con facili passaggi su roccette marce e ripide balze
erbose. Nulla di difficile, ma l'assenza di tracce e l'esposizione
richiedono cura. Oltre questo tratto di salita, la cresta si abbatte e
diviene più camminabile. Ora saliamo un facile gradino roccioso in
cresta, evitando di aggirarlo per non troverci su terreno fortemente
inclinato e instabile. A questo segue un secondo saltello roccioso,
questa volta più esposto e che possiamo aggirare o affrontare con la
dovuta calma. Più avanti abbiamo il punto più delicato: un salto
roccioso da disarrampicare in discesa di circa 3-4 metri piuttosto
esposto, ma non difficile e ben appigliato. Solo l'esposizione può
creare qualche problema. Qui, alla nostra destra, è possibile scendere
tra ripide balze erbose, un canaletto che ci porta nella conca dei
laghetti e che qualcuno percorre in salita, dalla conca, per trovarsi
in cresta verso la Cima di Val Asinina, evitando la parte di cresta da
noi percorsa fino ad ora. Noi invece continuiamo lungo il crinale, ora
meno impegnativo. Saliamo lungo un tratto tra roccia e erba, restando
leggermente sulla destra dello spigolo roccioso davanti a noi. Più
avanti qualche mugo cerca di ostacolare il nostro cammino, ma il più è
ormai fatto. Ora la cresta si abbatte, ma per poco; infatti più avanti
diviene erbosa, ma la pendenza torna sostenuta. Gli ultmi sforzi sono
notevoli, ma la vetta è ormai vicina. Un breve traverso verso sinistra
ci porta sotto la vetta che raggiungiamo seguendo verso destra il
crinale che abbiamo raggiunto, fino all'ometto della cima. Panorama da
ricordare. Dopo la meritata pausa contemplativa, ripercorriamo i nostri
passi fino al salto roccioso impegnativo che avevamo disarrampicato
all'andata. Qui scendiamo a sinistra per il canale erboso facilmente
praticabile che ci conduce alla conca del lago di Val Asinina. Tra
balze erbose e ripidi tornantini perdiamo velocemente quota. Il Monte
Poiat è ben evidente, leggermente sulla destra. Al suo margine sinistro
si nota una selletta che lo divide dalla Cima di Val Asinina. Senza
arrivare sul fondo della conca che ospita il lago, dobbiamo puntare a
questa sella, preceduta verso sinistra da un paio di torrioncini
rocciosi. Quindi traversiamo con un giro in senso orario senza un vero
itinerario fino ad arrivare alla suddetta sella (Passo di Val Asinina,
a 2270 Mt.). Da qui, verso la Valbona, sul versante opposto
a quello della Val Asinina possiamo vedere il bel Lago di Valbona al
quale scenderemo dopo la salita del Poiat. Dalla sella dobbiamo
risalire l'evidente ripido crinale del Monte Poiat, stando attenti alla
natura instabile della sua roccia. Saliamo fino ad un tratto roccioso
all'apparenza ostico, ma che possiamo aggirare verso destra per ripido
fianco erboso. Appena possibile torniamo in cresta e la seguiamo
fedelmente fino alla erbosa sommità del Poiat con piccolo ometto di
sassi.
Discesa Scendiamo
dal Monte Poiat fino alla sella del Passo di Val Asinina. Ora pieghiamo
a destra e entriamo nella Valbona puntando al grande lago sottostante.
Il percorso è segnato ed agevole, solo un poco ripido. Arrivati sul
fondo del vallone, poco sopra lo specchio d'acqua a 2055 metri di
quota, incrociamo il sentiero n. 416 per il Passo del Vivione (palina).
Lo seguiamo verso destra e con andamento sinuoso e poco pendenza
proseguiamo la nostra discesa. Superiamo un recinto di pietre che
vediamo a poco distanza sotto di noi alla nostra sinistra. Arriviamo
poi ad una malga con piccola stalla annessa. Sempre comodamente
camminiamo in leggera discesa fino ad arrivare in vista della Malga
Gaffione, che non raggiungiamo. Incrociato il sentiero che porterebbe
alla malga, distante poche decine di metri, lo seguiamo verso sinistra
(la Malga è verso destra) e poco dopo attraversiamo un corso d'acqua
con un passaggio su cemento lastricato di sassi. Ora non facciamo altro
che restare sull'ampia sterrata che ci riporta in pochi minuti al
rifugio e al Passo del Vivione. Da qui scendiamo lungo il tragitto già
fatto all'andata.
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