Pizzo Zerna, Cima di Valsambuzza, Cima dello Scoltador,
Cima di Venina, Monte Masoni e Pes Gerna

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Carona (BG)
Quota partenza 1150 Mt. Quota di arrivo 2572 Mt. lo Zerna
2481 Mt. la Cima di Valsambuzza
2573 Mt. la Cima di Scoltador
2624 Mt. la Cima di Venina
2663 Mt. il Masoni
2562 Mt. il Pes Gerna
Dislivello totale 1550 Mt. il primo giorno
1200 Mt. il secondo giorno
Sentieri utilizzati n. 210, 209, 209A, 1 Sentiero Bruno Credaro
Ore di salita Primo giorno: 3 h. 30' per lo Zerna; 1 h. da qui alla Cima di Val Sambuzza. Secondo giorno: 2 h. e 30' per la Cima Scoltador; altre 3 h. per la Cima di Venina; altri 30' per il Masoni; altri 30' per il Pes Gerna
Ore di discesa 2 h. 30' dal Pes Gerna a Carona
Data di uscita 19-20/08/2022 Giudizio sull'escursione Bella
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

La fortuna mi ha concesso due giorni di sole e cieli sereni. Bellissima anche la notte, con affascinante stellata, come raramente se ne vedono dalle nostre parti. Sentieri ben segnati ed evidenti lungo l'intero percorso; qualche incertezza e qualche lacuna nella bollatura del tratto in discesa dal Passo dello Scoltador e nella discesa dal Pes Gerna alla Valle di Sambuzza. La salita alla Cima Scoltador non è segnata e certamemte pochissimo battuta.

Eventuali pericoli
Un minimo di attenzione lungo la discesa dal Monte Masoni al Pes Gerna: qui si cammina su terreni molto ripidi, su traccia appena accennata e la stanchezza potrebbe iniziare a farsi sentire. Anche il tratto subito dopo il Passo di Venina (parliamo dei primi 10-15 minuti), verso la cima omonima, non è da sottovalutare, svolgendosi su terreno esposto e con traccia esigua. ià che ci siamo percorrete con cura la facile ma non segnalata cresta della Cima Scoltador, lungo la quale in un paio di punti ci troviamo su terreno esposto.
Presenza di acqua
Se l'avete dimenticata, riempite le borracce a Pagliari, dove c'è una fresca e rigogliosa fontana. Troverete acqua presso alcuni alcuni torrentelli in Val Sambuzza. Non ne troverete al bivacco Pedrinelli, per cui salite muniti di scorta d'acqua. Ne troverete ad una bella fontanella al rifugio Caprari, ad inizio del secondo giorno di cammino; fatene una bella scorta perché in seguito non ne avrete più l'occasione. Una volta tornati in Val Sambuzza, possiamo rinfrescarci presso i suoi torrenti.
Punti di appoggio
In questa camminata di due giorni, dormiremo al bivacco Pedrinelli, posto in panoramica posizione a pochi metri dal Passo di Publino (2353 Mt.). Il bivacco è molto bello e ben tenuto, ma manca di stufa e fornello per cucinare, manca anche di beni di sussistenza o di emergenza, per cui portatevi il necessario. Non è presente una fonte d'acqua ed occorre abbassarsi una ventina di minuti per trovare un rigagnolo a cui attingere acqua. Nel bivacco troverete 8 posti letto, ma non ci sono coperte per tutti. Il giorno successivo, transiterete dal rifugio Caprari (quasi certamente chiuso...) nelle vicinanze del Lago di Publino: qui troveremo un minimo di riparo, anche presso gli edifici della diga del lago. Una volta scesi in val Venina, prima di iniziare la salita al Passo omonimo, arriveremo nei pressi di una curiosa struttura legata ai forni presso cui veniva estratto il ferro dai minerali della zona. Dal Passo di Venina, vi è una deviazione che scende accidentata al rifugio Longo.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Materiale per pernotto in bivacco (compreso sacco a pelo); alimenti per due giorni di trekking ed acqua in abbondanza.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Questa volta affrontiamo una lunga camminata, necessariamente da dividere in due giorni, per evitare di sobbarcarsi un eccessivo dislivello ed ore di cammino tutte d'un fiato, rischiando di non godersi appieno la bellezza dei luoghi che andremo a visitare. Sarà anche l'occasione per un piacevolissimo e comodo pernotto in un bel bivacco a quota superiore ai 2300 Mt. e dal quale godersi uno splendido cielo stellato (clima permettendo...). L'escursione si svolge a cavallo tra la bergamasca Val Sambuzza e la valtellinese Val Venina. Partendo da Carona, in Valle Brembana, saliremo al Passo di Publino dal quale affronteremo il bel Pizzo Zerna e la più modesta Cima di Valsambuzza; dopo aver dormito ad un bivacco presso il passo, scenderemo al Lago di Publino, per poi risalire al Passo dello Scoltador ed alla vicina e poco frequentata cima omonima; scenderemo poi nella affascinante Val Venina, per risalire al passo omonimo che ci ricondurrà in Val Brembana. Da qui affronteremo la facile salita alla Cima di Venina e poi al massiccio ma bonario Monte Masoni, dal quale ci dirigiamo alla quinta ed ultima cima di questa lunga camminata: il Pes Gerna, per poi affrontare la lunga discesa verso Carona. Escursione adatta ai ben allenati ed attrezzati, priva di difficoltà, ma non certo da sottovalutare per la sua lunghezza (4 ore il primo giorno; 9 ore il secondo), i continui saliscendi e il buon dislivello (2700 Mt. in due giorni). Panorami ampissimi e vari, sia verso Nord che Sud. Se fatta in solitaria, come dal sottoscritto, vi regalerà momenti di profonda riflessione e unione con l'ambiente.
Descrizione percorso
Da Carona, in alta Valle Brembana, saliamo verso il bel borgo di Pagliari, fatto da piccole ed addossate case di pietra scura, proseguiamo lungo il sentiero invernale che conduce al rifugio Calvi e dopo poche centinaia di metri da Pagliari, abbandoniamo questo sentiero per deviare improvvisamente a sinistra. Un piccolo cartello in legno indica la direzione per la Valle Sambuzza verso sinistra. Saliamo molto ripidamente in un bosco di frassini. Il sentiero è piuttosto accidentato, pietroso e ricco di ripidi tornantini. I bolli rossi sono appena stati pitturati e risultano ben visibili. Usciamo per un breve tratto dal bosco ed eccoci ad una prima baita. Transitiamo dietro di questa e riprendiamo la salita. Superiamo alcuni tralicci dell'alta tensione ed in breve, con pendenze meno elevate arriviamo ad una serie di isolate baitelle alla nostra sinistra, semi nascoste tra le piante (località ai Pozzi, 1550 Mt.). Scendiamo pochi metri fino ad arrivare al torrente che più in basso genera le belle cascate della Valle Sambuzza. Attraversiamo il torrente su un ponticelo di legno. Riprendiamo a salire seguendo le evidenti indicazioni su una pianta e su una palina (Passo Publino, sentiero n. 209). Proseguiamo in un bel prato circondato da alberi, compiendo un giro in senso antiorario e passando nei pressi di un paio di incantevoli baite poco più in alto ai margini del prato stesso. Da qui andiamo verso sinistra ed in breve rientriamo nel bosco che ora è di abeti. Seguendo il sentiero guadagnamo lentamente quota. Passiamo da una grande stalla (Baitone Valle Sambuzza) presso la quale vi è una palina con alcune indicazioni. Noi andiamo a sinistra e saliamo regolarmente con un bel sentiero questi rettilineo. Sotto di noi risulta ben visibile una grande baita. Entriamo ora nella parte mediana della Valle Sambuzza proseguendo lungo il comodo sentiero in mezzacosta. Ignoriamo il bivio per il Monte Chierico (ben visibile alla nostra sinistra in alto) e Foppolo per inoltrarci ulteriormente nella valle. Giunti ad una baita (Baita Cascina Vecchia) la lasciamo alla nostra destra ed iniziamo a camminare al bordo destra (salendo) di ampi pascoli e prati, percorsi al centro da un allegro torrente che spesso si tuffa in piccoli salti. Una Palina segnala la direzione per Foppolo ed il Passo della Croce). Più in lato la valle si apre improvvisamente lasciandosi ammirare in tutta la sua bellezza. Inizialmente, in lontananza risulta ben visibile solo la Cima di Valsumbuzza (quasi mai nominata sulle carte), posta ad Ovest del Passo di Publino. Passiamo una seconda Baita (baita Arale) sul cui muro è dipinto il n. del sentiero 209. Poco oltre ecco il grande lago di Val Sambuzza (2085 Mt., 1 ora e mezza di cammino), chiuso nella conca ai piedi del Monte Masoni. Al centro di questa è ben visibile il Passo di Publino, con alla sua destra il Pizzo Zerna e ancora più a destra l'imponente Monte Masoni, diviso dallo Zerna dalla Bocchetta omonima. Attraversiamo un ponticello di legno. Giunti ad una terza baita, nei cui pressi si trova un tubicino da cui sgorga acqua, ci spostiamo ora sul versante opposto della valle, quello di sinistra per chi sale. Continuiamo a salire con regolarità su un comodo sentiero pietroso. Questo, più in alto inizia ad incrociare alcuni corsi d'acqua e poi ci regala vari tornanti grazie ai quali guadagnamo rapidamente quota. Ignoriamo la diviazione verso sinistra per i Laghetti di Caldirolo (sentiero n. 209A, in 40 minuti ed ai quali scenderemo poi per una breve vistita in attesa del tramonto). Arrivati al piccolo laghetto Varobbio (2282 Mt. di quota) posto alla base del ripido pendio erboso del Pizzo Zerna, andiamo verso sinistra su comodo sentiero in direzione del vicino Passo di Publino lungo aperti prati e conche erbose
. Poco prima di arrivarci, eccoci al cospetto del bellissimo bivacco Flavio Peltrinelli, a 2353 metri di quota. Pochi passi ed arriviamo al sovrastante Passo di Publino (2368 Mt.), da dove possiamo ammirare un bellissimo panorama verso nord. Attacchiamo ora la comoda e poco ripida cresta verso destra che, con le dovute cautele, ci conduce senza grosse difficoltà alla vetta del Pizzo Zerna. La cresta, inizialmente ampia e non ripida, diviene più sottile poco più avanti. La abbandoniamo per un traverso che ci evita di salire e ridiscendere e riprendiamo il filo della stessa dopo di esso. Da qui in poi il percorso si fa più aereo ed in caso di neve, necessita di passo sicuro. Restando sempre sulla cresta, affrontiamo un paio di tratti più ripidi, alternati a momenti più rilassanti, fino alle due croci di vetta alle quali arriviamo con un ultimo strappo un poco più erto degli altri. Panorama ampissimo. Tornati al passo lungo il medesimo itinerario, proseguiamo oltre sempre sulla comoda dorsale che ci porta in brevissimo alla base della Cima di Valsambuzza. Da qui non ci resta che seguire la facile ed erbosa ma ripida cresta che senza difficoltà, ma con una certa fatica, in meno di 30 minuti ci conduce all'omino di vetta di questa  bella e dignitosa cima priva di un nome ufficile, ma che per comodità chiamiamo Cima di Valsambuzza, a 2481 Mt.. Torniamo poi nuovamente al bivacco, preso il quale trascorreremo al notte. In attesa dell'ora di cena, possiamo fare una piacevole passeggiata ai laghetti di Caldirolo, posti in una amena conca poco a valle del bivacco e che necessitano di non più di un'oretta e mezza di cammino tra andata e ritorno. Troveremo le necessarie indicazioni per arrivarci scendendo a valle lungo l'ampio sentiero militare che abbiamo percorso durnte la salita al bivacco stesso. Presso un tornante si stacca verso destra (scendendo) una traccia segnalata (sentiero n. 209A) che saltellando tra massi ed erba ci porta ad una ripida discesa su balze erbose (breve catena) e poi ad un comodo traverso verso i laghetti di Caldirolo. Possiamo proseguire la discesa verso La Valsambuzza e una volta incorociato nuovamente il sentiero militare, ormai sul pianoro del l'ampio Lago di Val Sambuzza, risalire verso il Passo di Publino ed il bivacco. All'alba del secondo giorno, partiamo dal bivacco, saliamo al Passo di Publino e seguiamo la facile dorsale per lo Zerna. Pochi minuti ed eccoci alla evidente deviazione verso sinistra per il Lago di Publino, ben visibile sotto di noi, in Valtellina. Scendiamo per sentierino ripido e con umerosi tornanti sassosi. Man mano si scende, il percorso pare divenire meno evidente, ma in ogni caso segnalato. Ad un certo punto il sentiero pare spostarsi verso sinistra e compiere un lungo giro in senso orario per giungere al lago sottostante. Noi invece andremo a destra, per una via più diretta in senso antiorario. Così facendo però andremo a muoverci su terreno meno battuto e su traccia spesso poco evidente. In ogni modo, arriveremo alla diga del Lago artificiale di Publino. Seguendo il percorso che evita di camminare sul muro della diga, giungiamo sul lato opposto del lago e da qui, dopo una corta scalinata in discesa, in breve al rifugio Caprari. Lasciamoci il rifugio alla nostra destra e proseguiamo fino ad una baitella di pietra presso la quale si trova palina di metallo. Qui andiamo a destra, seguendo le indicazioni per il Passo di Scoltador (sentiero GVO; 1 ora e 20 minuti per il passo). Saliamo dolcemente tra balze, dossi, massi affioranti e vallete erbose, punteggiate di cespugli e piccoli larici. Il passo è ben visibile sopra di noi e la Cima dello Scoltador si trova sulla destra di questo. Arriviamo ad un laghetto nelle cui acque si ripecchiano le vette del Pizzo Zerna. Superiamo un canale in cemento che porta l'acqua al laghetto appena superato e lo seguiamo brevemente. Saliamo poi ripidamente verso destra, sempre su terreno aperto ed erboso, zigzagando tra massi. Qui il sentiero viene indicato da bolli gialli e rossi della Gran Via delle Orobie (GVO, n. 1). Dopo un'ora abbondante dal rifugio Caprari, eccoci al panoramico Passo dello Scoltador (2454 Mt.). Alla nostra destra parte l'abbordabile ma non banale cresta che ci condurrà in una ventina di minuti alla vetta omonima. Facciamo attenzione al  tratto finale, tra l'antecima e la vetta vera e propria, un poco più esposto del resto della cresta. Dall'omino di vetta parte una bella e lunga crestina in direzione della Cima di Venina, ma non avendo inidcazioni in merito, conviene tornare sui propri passi fino al Passo dello Scoltador e da qui scendere nella bellissima Val Venina. Percorriamo il sentiero accidentato che scende rapidamente su terreno erboso e sassoso. Poco dopo eccoci ad alcuni gradini che mitigano un poco la scomodità del tracciato. Superiamo una pietraia, per poi proseguire tra prati e sassi. Seguiamo per un breve tratto il corso di un torrente incassato in un valloncello. Attraversiamo il torrente. Ora l'ambiente è più simile ad alti pascoli. Ben visibile davanti a noi si lascia ammirare la conca e la testata della Valle di Venina che dobbiamo raggiungere per poi risalire al passo di Venina. A valle appare anche il bucolico panorama con il solco della valle ed il lago omonimo. Scendiamo con una certa attenzione, vista la pendenza del pendio su cui ci muoviamo e la scarsa dimensione della traccia da seguire. Terminata la parte ripida, eccoci ora a seguire un lungo tratto pianeggiante che ci conduce al centro della testata della valle, dove troviamo alcuni resti di miniere di ferro ed un affascinante forno per lavorare il materiale estratto. Siamo in un pianoro molto bello (località La Vena, 2165 Mt.), circondato da cime rocciose alte e verticali. Ora occorre risalire seguendo il sentiero per il Passo di Venina. Ignoriamo le inidcazioni per il Passo di Brandà, ben più evidenti di quelle per la nostra meta. Dobbiamo salire tendendo verso destra. Alle spalle del forno (cartello giallo con indicazioni) si nota una traccia pietrosa che man mano sale diviene più evidente. Si sale con fatica e con pendenze regolari. Molto bella la vista della Val Venina. In alto il terreno divine prettamente sassoso, con gli ultimi 50 metri di dislivello particolarmente suggestivi ed aspri. Sbuchiamo così al suggestivo e severo passo di Venina, tra piccoli torrioncini di roccia e grossi massi, a 2442 Mt. Su alcuni sassi in terra si vedono alcuni rari bolli. Li seguiamo stando prevalentemente vicini alla cresta rocciosa, oppure alla sua sinistra, sul versante brembano. Ignoriamo le frecce di un trofeo di corsa in montagna che scenderebbero verso il rifugio Longo. La vista sulla conca sottostante e le cime della zona ripaga dello sforzo fatto finora, ma non ci deve distrarre dal percorso in parte esposto e su traccia esigua. Più avanti la traccia si muove su terreno erboso, ma rimane sottile ed il pendio sotto di noi piuttosto ripido. Arrivati ad incrociare la ben più agevole ed ampia dorsale che scende dall'ormai vicina Cima di Venina, possiamo rilassarci e goderci così la vista dell'ambiente attorno a noi. Saliamo la monotona dorsale verso la Cima di Venina, ma poco prima di arrivare in vetta, seguiamo un traverso semipianeggiante che passa sotto la vetta e la oltrepassa. Poco oltre, giunti ad una caratteristica conca pietrosa, dalle caratteritsiche quasi lunari, andiamo a destra e rimontiamo così il pendio sopra di noi fino alla croce di vetta. Dopo una pausa, torniamo sui nostri passi fino alla conca sottostante. Da qui proseguiamo con evidente direzione verso il Monte Masoni, sempre muovendoci su terreno in parte erboso ed in parte pietroso, tra saliscendi, conche e vallette. Prima del Monte Masoni, eccoci su un dosso munito di grosso ometto di pietre e da qui in breve eccoci alla croce del Masoni. Inutile sottolineare il panorama. Per la nostra successiva ed ultima vetta di questa lunga cavalcata di due giorni, occorre perdere decisamente quota percorrendo una sottile ed esposta traccia a ridosso della cresta che dal Masoni scende al Pes Gerna. Facciamo molta attenzione alle ripide balze erbose e soprattutto al precipizio alla nostra destra. Ci troviamo in un ambiente dalle due faccie: ripido ed erboso alla nostra sinistra, roccioso e verticale alla nostra destra; quest'ultimo versante infatti cade direttamente in Val Sambuzza, nella zona del lago omonimo. Giunti alla selletta posta ai piedi del Pes Gerna, dobbiamo risalire per un ultimo sforzo lungo la facile crestina che in pochi minuti, su terreno in parte pietroso, ci porta alla rossa croce in metallo che gli "Amici del Pes Gerna", hanno qui innalzato.
Discesa
Dopo la meritata pausa per riprendere fiato e lucidità, possiamo iniziare la ripida e "faticosa" discesa verso la Val Sambuzza e da qui a Carona. Scendiamo seguendo l'evidente dorsale pietrosa, caratterizzata da una infinita, ripida e scomoda pietraia. Alcuni bolli bianchi (poco evidenti...) e qualche rarissimo ometto, ci aiutano nel proseguire, ma la direzione è comunque ovvia e logica. Giunti al termine della noiosa pietraia, un grosso ometto di sassi appare sulla cresta. Da qui possiamo proseguire ancora un poco lungo la dorsale, ma appena possibile ci conviene scendere verso destra seguendo qualche sparuto bollo tra erba e cespugli. Il percorso è poco evidente, ma non conviene proseguire oltre lungo la dorsale, anche se questa pare invitante. Scendiamo quindi per ripidi prati ed arbusti fino ad arrivare, finalmente, al pinoro della Val Sambuzza, nelle vicinanze di una baitella. Da qui, dopo aver attraversato il pianoro, eccoci ad incrociare il sentiero n. 209 che percorrre la Val sambuzza e che abbiamo affrontato il giorno prima. Lo seguiamo verso sinistra, ripercorrendo i nostri passi fino a Carona.

Note
Consiglio di effettuare il pernotto solo in caso di buone previsioni meteo, in modo di godersi appieno i due giorni tra le montagne e la notte stellata. Per altre fotografie ed informazioni delle zone attraversate e delle cime raggiunte durante questa camminata, potete guardare le singole relazioni riguardanti il Monte Masoni ed il Monte Venina, il Pizzo di Zerna e la Cima di Valsambuzza.
Commenti vari
Un grazie di cuore a tutti i ragazzi e ragazze (sopratutto ragazze...) incontrati al bivacco Pedrinelli e con cui ho passato una piacevolissima e spensierata serata in compagnia, tra risate, falò, vino, canzoni e barzellette. Bellissima la vista della Via Lattea, tanto attesa da tutti e che ci ha regalato ricordi indelebili. Proprio mentre si stavano ammirando le stelle, siamo stati protagonisti di un fenomeno che non avevo mai visto: una lunga scia di luci in flia indiana che hanno attraversato il cielo e che ci ha lasciato tutti a bocca aperta, portandoci a chiedendoci l'un l'altro da cosa fosse causato tale magnifico effetto: c'era chi parlava di allieni, chi di aerei pubbicitari, chi di “energia positiva dell'universo”… Solamente il giorno dopo si è venuti a capo del mistero, scoprendo da giornali e siti internet che la fila di luci altro non era che una fila di satelliti che riflettevano la luce solare grazie ai loro specchi e pannelli. Delusione a parte, l'emozione suscitata da quella vista misteriosa, sono certo ci accompagnerà per molto tempo.
   

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Dal Pizzo di Zerna, vista sul Passo di Publino

Sempre dallo Zerna, vista sul Lago di Publino

   

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Cielo stellato dal Bivacco Pedrinelli

Spettacolo notturno

   

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Ultimo tratto per la Cima dello Scoltador

Dal Passo dello Scoltador verso la cima omonima

   

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Dal Pianoro finale della Val Venina, verso il passo omonimo

Omar sulla Cima dello Scoltador

   

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Il solco della Val Venina con il lago

Verso la Cima di Venina

   

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La croce della Cima di Venina

Verso il Monte Masoni

   

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Ultimo tratto per il Pes Gerna

Croce del Pes Gerna

   

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La pietraia in discesa dal Pes Gerna verso la Val Sambuzza

La Val Sambuzza