Descrizione generale Il Monte
Masoni, dalle bonarie ed erbose forme verso Sud, presenta un comodo e facile
sentiero di salita che, poco prima del rifugio Longo, ne rimonta le ripide
pendici suddette. Il suo versante Ovest, appare invece, pietroso e nella parte
terminale roccioso. Proprio lungo questo versante, che domina il lago di
Valsambuzza, esiste la possibilità di una via di salita non segnalata e
raramente affrontata, tra pietraie, ghiaioni misti ad erba e qualche divertente
salto roccioso mai difficile. Lungo quest’ultima possibilità si sviluppa la
nostra camminata odierna. Dalla panoramicissima vetta del Masoni, tramite una
comoda e larga dorsale pietrosa, dalle caratteristiche quasi lunari, è
d’obbligo proseguire fino alla Cima di Venina e da qui scendere verso il Lago
del Diavolo e da qui al rifugio Longo dal quale tornare comodamente alla
partenza. Si compie in questo modo un lungo percorso ad anello in una zona
sicuramente valida da un punto di vista paesaggistico, faunistico ed
escursionistico.
Descrizione percorso
Da Carona, in alta Valle Brembana, saliamo verso
il bel borgo di Pagliari, fatto da piccole ed addossate case di pietra scura,
proseguiamo lungo il sentiero invernale che conduce al rifugio Calvi e dopo
poche centinaia di metri da Pagliari, abbandoniamo questo sentiero per deviare
improvvisamente a sinistra. Un piccolo cartello in legno indica la direzione
per la Valle Sambuzza verso sinistra. Saliamo molto ripidamente in un bosco di
frassini. Il sentiero è piuttosto accidentato, pietroso e ricco di ripidi tornantini.
I bolli rossi sono appena stati pitturati e risultano ben visibili. Usciamo per
un breve tratto dal bosco ed eccoci ad una prima baita. Transitiamo dietro di
questa e riprendiamo la salita. Superiamo alcuni tralicci dell'alta tensione ed
in breve, con pendenze meno elevate arriviamo ad una serie di isolate baitelle
alla nostra sinistra, semi nascoste tra le piante. Scendiamo pochi metri fino
ad arrivare al torrente che più in basso genera le belle cascate della Valle
Sambuzza. Attraversiamo il torrente su un ponticello di legno. Riprendiamo a
salire seguendo le evidenti indicazioni su una pianta e su una palina (Passo
Publino, sentiero n. 209). Proseguiamo in un bel prato circondato da alberi,
compiendo un giro in senso antiorario e passando nei pressi di un paio di
incantevoli baite poco più in alto ai margini del prato stesso. Da qui andiamo
verso sinistra ed in breve rientriamo nel bosco che ora è di abeti. Seguendo il
sentiero guadagniamo lentamente quota. Passiamo da una grande stalla (Baitone Valle
Sambuzza) presso la quale vi è una palina con alcune indicazioni. Noi andiamo a
sinistra e saliamo regolarmente con un bel sentiero quasi rettilineo. Sotto di
noi risulta ben visibile una grande baita. Entriamo ora nella parte mediana
della Valle Sambuzza proseguendo lungo il comodo sentiero in mezzacosta.
Ignoriamo il bivio per il Monte Chierico (ben visibile alla nostra sinistra in
alto) e Foppolo per inoltrarci ulteriormente nella valle. Qui si trova una
baita (Baita Cascina Vecchia) la lasciamo alla nostra destra ed iniziamo a
camminare lungo ampi pascoli e prati, percorsi al centro da un allegro torrente
che spesso si tuffa in piccoli salti. Più in lato la valle si apre
improvvisamente lasciandosi ammirare in tutta la sua bellezza. Inizialmente, in
lontananza risulta ben visibile solo la Cima di Valsumbuzza (quasi mai nominata
sulle carte), posta ad Ovest del Passo di Publino. Passiamo una seconda Baita
sul cui muro è dipinto il numero del sentiero 209. Poco oltre ecco il grande lago
di Val Sambuzza (2085 Mt., 1 h. 30'), chiuso nella conca ai
piedi del Monte Masoni. Al centro di questa è ben visibile il Passo di Publino,
con alla sua destra il Pizzo Zerna e ancora più a destra l'imponente Monte
Masoni, diviso dallo Zerna dalla Bocchetta omonima. Superiamo un baitello con
il tetto di sassi, attraversiamo un ponticello di legno ed eccoci ad una bella
baita, nei cui pressi si trova un tubicino da cui sgorga acqua. Ci troviamo ora
sul versante opposto della valle, quello di sinistra per chi sale. Continuiamo
a salire con regolarità su un comodo sentiero pietroso. Questo, più in alto
inizia ad incrociare alcuni corsi d'acqua e poi ci regala vari tornanti grazie
ai quali guadagniamo rapidamente quota. Ignoriamo il bivio per il sentiero 209A
che conduce al Passo di Publino. Noi
dobbiamo andare sotto alla Bocchetta di Zerna, ben visibile alla destra del
Pizzo omonimo. Per arrivarci non esiste un sentiero e occorre improvvisare un
percorso che tagli i ripidi pendii pietrosi che scendono dal versante Ovest del
Monte Masoni, da qui non appena visibile. Possiamo anche arrivare sulle sponde
del piccolo laghetto di Varobbio e da lì, spostarsi verso destra in mezzacosta
fin sotto la bocchetta di Zerna. Facciamo attenzione all’itinerario da
scegliere con cura, portandoci di volta in volta sul percorso migliore. Una
volta giunti sotto la bocchetta, abbiamo ben visibile anche la croce sul Pizzo
di Zerna. Continuiamo a spostarci verso destra passando ai piedi di alcune alte
pareti rocciose ben articolate. Ormai giunti al termine della poca erba
presente sotto le pareti, scegliamo una via verso sinistra che salga alla
cresta sopra le nostre teste. Saliamo tra balze sassose, qualche facile
roccetta e terreno friabile. La salita è ripida ma breve ed in pochi minuti
eccoci sulla cresta che proviene dalla Bocchetta di Zerna. Il terreno ora è
sicuro e facile. Pieghiamo a destra e risaliamo alcuni facili salti rocciosi,
andando a cercare i passaggi più divertenti. Più avanti, la cresta lascia
spazio ad una più agevole ed ampia costa pietrosa che risaliamo fino al
cospetto della piccola croce di ferro del Monte Masoni. L’ambiente circostante
è quasi lunare, fatto da aride pietraie dal colore rosso e grigio. Ampissimo il
panorama che spazia dalle vette della Val Masino a quelle della Valle Seriana,
dalle vicine cime della Valle Brembana e quelle della Valsassina. Dalla cima è
ben evidente la successiva nostra meta: la Cima di Venina. Scendiamo lungo
l’ampia dorsale sassosa che ci conduce senza difficoltà ad una bella sella
pietrosa (dove spesso vi sono grandi gruppi di stambecchi). Da qui possiamo
risalire facilmente la sommità davanti a noi, proseguendo lungo la dorsale,
oppure scegliere di andare a destra e aggirare in mezzacosta la suddetta
sommità, seguendo una bella traccia sul versante brembano. Nel primo caso, una
volta arrivati sulla sommità di questa cima senza nome, la discendiamo fino
alla sella successiva, alla quale arriva anche la traccia verso destra. Da qui,
saliamo ora la successiva crestona sassosa, priva di difficoltà, fino alla
vetta della Cima di Venina dove una piccola croce di legno ci aspetta.
Discesa
Dalla vetta,
scendiamo verso il versante brembano senza un vero sentiero, fino ad incrociare
il sentiero che taglia il pendio che stiamo affrontando e lo seguiamo verso
sinistra. In breve arriviamo nei pressi della cresta che dalla Cima di Venina
porta al passo omonimo. Senza fatiche e difficoltà arriviamo al passo,
preceduto ad una profondissima placca rocciosa che cade verso il versante
valtellinese. Dal Passo di Venina, ignorando l’evidente traccia che prosegue in
cresta verso il Pizzo di Cigola, scendiamo verso il già visibile rifugio Longo.
Il sentierino, fin troppo ricco di bolli e frecce, scende con vari ampi
tornanti perdendo rapidamente quota. Attraversato un ruscello che scende da una
scura rupe alla nostra destra, proseguiamo la discesa su terreno
prevalentemente erboso, con tratti sassosi. Superiamo il rudere di una baita.
Poco dopo, ecco che alla nostra sinistra si stacca una labile traccia nell’erba
che, come indica una freccia metallica bianca e rossa, porta al sottostante
rifugio Longo, passando prima dal Lago del Diavolo. Scendiamo rapidamente su
ripide serpentine, fino ad arrivare ad un canale d’acqua che seguiamo verso
sinistra camminando sulle sue pareti di cemento. Il canale procede praticamente
pianeggiante. Arrivati ad una prima galleria, il corso d’acqua vi entra, mentre
noi aggiriamo la galleria verso destra, per ricongiungerci poco oltre. Alla
seconda galleria, una serie di blocchetti in cemento ci consente di entrare in
galleria, camminando sopra il velo d’acqua. Segue anche una terza galleria che
aggiriamo verso destra camminando su una cengia friabile. Continuiamo ora a
scendere con scarsa pendenza fino ad un breve e facile tratto che corre sotto
ad una fascia rocciosa. Qui si trova anche un cavo metallico, utile in caso di
neve. Eccoci ora al termine del sentiero che ci conduce nei pressi della diga
artificiale che crea il Lago del Diavolo, magnificamente adagiato ai piedi del
Monte Aga e del Passo di Cigola. Seguiamo l’ampia sterrata verso destra
scendendo in circa 20 minuti al rifugio Longo e da qui, sempre seguendo il
tracciato n. 224, arriviamo alla pianeggiante zona del Lago del Prato dove
incrociamo il sentiero n. 210 che in un’oretta ci porterà a Pagliari e da qui a
Carona. |