Descrizione generale Le
cime dell'Alto Lario, specialmente quelle a Nord-Ovest, sono spesso
garanzia di bellissimi ed ampi panorami, sia verso le cime circostanti
che sulla distesa d'acqua del Lago di Como. Anche il Sasso Canale
non si sottrae a questa regola; ma la bella vista che si gode dalla sua
sommità non è l'unico motivo che giustifica lo sforzo per raggiungerla.
Questa escursione permette di raggiungere una delle cime più salite
della zona, ma raramente potrete trovare molti camminatori sul vostro
percorso. Queste sono zone relativamente poco frequentate, molto aperte
e solive. Il tragitto da seguire non presenta reali difficoltà e le
pendenze regalano tratti riposanti, adatti anche a chi non è
particolarmente in forma. Tuttavia la camminata non deve essere
sottovalutata, soprattutto nella parte finale, tra le cime del Sasso
Bianco e del Sasso Canale, dove il terreno diviene più roccioso ed a
tratti esposto, anche se mai difficile.
Descrizione percorso Con
l'auto percorriamo la strada che da Lecco, con numerose e lunghe
gallerie sale fino a Colico. Prendiamo poi per Chiavenna e subito dopo
per Menaggio. Scendiamo verso Sud lungo la statale 340 dir, ridiscendendo il
versante opposto del Lago di
Como. Pochi km dopo entriamo a Gera Lario. Qui facciamo attenzione al
bivio verso destra per San Bartolomeo. Saliamo lungamente con vari
tornanti fino al termine della strada. Lasciamo l'auto nei pressi di un
piccolo spiazzo accanto alla chiesetta di San Bartolomeo. Iniziamo a
camminare attraversando la strada asfaltata e salendo lungo un evidente
sentierino segnalato da una palina, sulla quale è riportato anche il
Sasso
Canale, dato a 3 ore di cammino. Ignoriamo invece la strada agro-silvo
pastorale che prosegue oltre la chiesetta, ma alla quale ci
ricollegheremo più in alto. Saliamo, quindi, lungo il sentiero
segnalato
come Alta Via del Lario in una
pineta in parte bruciata da un incendio. Sbuchiamo poco dopo in una
radura erbosa circondata dal bosco
sulla destra e da alcune case sulla sinistra. Più avanti, sulla destra,
vediamo anche
una piccola e carina baita di legno adibita a biblioteca. Seguendo i
bolli bianchi e rossi saliamo nel bosco, fino a sbucare
sulla sterrata
che sale da destra. La seguiamo verso sinistra e senza pendenze elevate
proseguiamo il cammino. Arriviamo così alla località Alpe Preda Piatta
a 1440 metri di quota. Qui una baitella isolata nel bosco fa bella
mostra di sè. Proseguiamo seguendo le indicazioni di una palina per
Alpe di Mezzo e Sasso Canale. Prima di arrivare all'Alpe di mezzo,
usciamo dal bosco ed incontriamo una bella fontanella sulla destra
della strada sterrata, con una bacheca nei suoi pressi. Osserviamo un
poco la mappa della bacheca e poi riprendiamo il cammino, puntando
all'evidente intaglio della Bocchetta di Chiaro dove un enorme
traliccio fa brutta mostra di sè. Lasciamo le case dell'Alpe di Mezzo
alla nostra sinistra e saliamo verso l'Alpe di Pescedo, discosta sulla
destra, ma poco prima di
arrivarci, deviamo a sinistra e saliamo un valloncello che culmina alla
Bocchetta di Chiaro, dove vediamo il traliccio. Arrivati alla
bocchetta, ci troviamo a quota 1670. Qui vediamo bene lo
sviluppo
verso il basso di un lunghissimo muretto a secco fatto di massi: si
tratta del Termenone, utilizzato per dividere le proprietà dei pascoli.
Poco sotto la sella vediamo anche una enorme altalena nel mezzo dei
prati. Qui parte anche la dorsale che sale al Monte Berlinghera (vedi nostra uscita invernale del 28/02/2015) verso
destra. Noi invece andiamo a sinistra. In breve arriviamo alla fine del
Termenone, dove si erge anche un ometto di pietra, e ne ammiriamo la
lunghezza verso il basso. Con cieli limpidi si avrebbe
anche una bellissima vista sul sottostante Lago di Como. Un curioso
altarino di pietre è indicato come “Bivacco del Cagnolino Rocco”.
Proseguiamo sempre verso sinistra, seguendo gli evidenti bolli bianchi
e rossi. Bello anche il panorama sul versante opposto, verso la
Valchiavenna.
Seguiamo la comoda dorsale pietrosa che man mano sale tende a divenire
più sottile, ma una bella traccia rende la salita sicura. Ad un certo
punto, il percorso abbandona la dorsale, per spostarsi sulla destra e
tagliare a mezzacosta dei sassosi pendii. Il terreno è reso faticoso
anche dalla tipologia di pietre e sassi a scaglie. Rimontiamo poi un
ampio valloncello rossastro, che al termine diviene quasi un breve
canale, comunque
molto aperto. Un breve e facile saltello roccioso di 4-5 metri ci
deposita sulla cresta che, verso destra, prosegue fino al Sasso Bianco.
Qui vediamo anche una palina. Seguiamo tale
facile cresta, restando spostati sulla sinistra del filo di cresta,
dove una traccia ci
facilità la salita. Arriviamo su una prima sommità dove troviamo
un'antenna del Soccorso Alpino. Proseguiamo lungo la cresta,
sempre agevole e quasi pianeggiante fino ad una seconda sommità
distante non più di 50 metri; qui sorge un piccolo ometto di sassi, ai
2396 metri di altezza del Sasso Bianco. Per proseguire fino al Sasso
Canale, ben visibile da qui, conviene abbassarsi verso sinistra, verso
l'ampia conca pietrosa
sotto di noi. Ci abbassiamo una ventina di metri o più, fino ad
intercettare
l'evidente traccia segnalata dell'Alta Via del Lario, che seguiremo
verso destra. La traccia
attraversa pietraie e pendii fino a giungere ad una sella. A questa
sella
possiamo anche arrivarci seguendo in discesa l'esposta ma breve cresta
che prosegue oltre il Sasso Bianco (cresta che seguiremo al ritorno).
In ogni caso, dalla sella non ci resta che seguire la cresta verso il
Sasso Canale,
restandone sul filo e stando attenti al profondo salto verticale alla
nostra
destra. In breve, progredendo su scaglie rocciose, eccoci alla base del salto finale sotto alla vetta. Lo rimontiamo lungo un
divertente spigoletto appoggiato. Superiamo un piccolo crocefisso in
plastica argentata. Ancora pochi metri ben appigliati ed eccoci al
cospetto dei due grossi ometti di sassi sulla nostra cima.
Discesa Scendiamo
lungo il medesimo itinerario fino alla sella tra il Sasso Canale e il
Sasso Bianco. Ora, invece di tagiare i pendii di quest'ultimo,
affrontiamo direttamente la breve ed estetica crestina che sale
all'ometto di vetta. Il percorso è ben appigliato ed esposto, senza
alcun segno di passaggio, ma comunque logico. Pochi minuti con una
discreta esposizione, qualche muretto e qualche traverso su solida
roccia ed eccoci all cospetto dell'ometto di vetta del Sasso Bianco, già incontrato
all'andata. Proseguiamo fino all'antenna del Soccorso Alpino. Ora ripercorriamo a ritroso il tracciato della salita, ma
invece di arrivare fino alla Bocchetta di Chiaro, deviamo verso l'Alpe
di Mezzo e da qui, ci ritroviamo sulla sterrata tra quest'ultima e
l'Alpe di Pescedo. Seguiamo la sterrata verso destra e rientriamo, come
all'andata, a San Bartolomeo.
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