Descrizione generale
Partendo dalla Cima di Timogno si possono raggiungere le cime di Benfit e degli Omini, attraverso una lunga, facile e non troppo faticosa cresta per la maggior parte erbosa e camminabile, ma che in alcuni tratti presenta dei facilissimi salti rocciosi ed altri un poco esposti. Se percorsa nel periodo invernale con neve ben sicura ed assestata, la medesima cresta diviene più impegnativa ma mai difficile e permette di godere di ampissimi panorami e intense emozioni. Il percorso odierno si sviluppa nella sua seconda parte proprio lungo questa cresta, anche se le cime vengono raggiunte in una diversa sequenza opposta, ossia partendo dal Passo degli Omini e dirigendosi alla Cima degli Omini a Nord-Est, ritornando all'omonimo passo, per poi andare verso al Cima Benfit ed in fine alla Cima di Timogno. A tutto questo si aggiunge anche la bella Valzurio che percorriamo nella prima parte della camminata, fino alle bucoliche Baite di Moschel.
Descrizione percorso
Salendo lungo il ramo di Valbondione della Valle Seriana, prendiamo la deviazione per la Nasolino ed Oltressenda Alta. Saliamo quindi con vari tornanti verso il l'ameno ed isolato borgo di Nasolino, posto all'inizio della bella Valzurio. La strada si stringe molto e consente il passaggio di una sola auto alla volta. Proseguiamo fino al termine della strada a pedaggio libero, dove un ampio spiazzo sterrato consente di lasciare l'auto, proprio nei pressi di una bella cartina della zona. Volendo proseguire oltre, verso le Baite di Moschel, è necessario un ticket a pagamento e, soprattutto, un mezzo a 4 ruote motrici. In corrispondenza del tornate che precede il parcheggio, sulla destra, si vede una palina con le indicazioni per le Baite di Moschel ed il sentiero n. 340. Prendiamo quindi questo sentiero che si inoltra nella bella valle, correndo accanto al torrente Ogna che vediamo più in basso. Il tracciato è evidente e poco faticoso, alternando tratti pianeggianti a improvvise ma brevi rampe in salita. Sempre restando nel fitto bosco, arriviamo ad un ponticello che ci consente di attraversare il torrente suddetto. Proseguiamo oltre sul versante opposto della valle. Dopo pochi minuti di cammino, una freccia posta su un albero ci indica di andare a sinistra per le Baite di Moschel, ma, ignorando le indicazioni, andiamo a destra senza attraversare nuovamente il corso d'acqua. Saliamo quindi con alcuni tornanti fino ad una improvvisa radura erbosa dalla quale abbiamo una bella vista sui monti della valle. Dalla radura proseguiamo verso sinistra, camminando alti sopra il fondo valle lungo un sentierino parzialmente franato che si sviluppa a mezzacosta. Poco oltre il sentierino diviene più ampio e con pendenza regolare ci porta in un bel bosco di faggi, fino ad una serie di frecce: verso destra si prosegue per il rifugio Olmo. Noi andiamo invece a sinistra per le Baite di Moschel, alle quali arriviamo dopo aver attraversato un boschetto, attraversato un misero ponticello di cemento e tagliato una ampia radura pratosa. Arrivati alle baite, superiamo le prime case per poi andare a sinistra seguendo la freccia per il Passo degli Omini ed il sentiero n. 314. Iniziamo a salire passando sotto ad alcuni abeti e poi andando a destra dopo aver incrociato un sentiero sassoso. Subito dopo una sbarra di metallo ci taglia la strada. Superiamo la sbarra e proseguiamo la regolare salita nel bosco. Ad un certo punto, dopo pochi minuti, deviamo a sinistra seguendo il sentiero 314 come da bollo su di un masso. Dopo un ripido tratto nel bosco, eccoci sbucare in un tratto fuori dalla vegetazione e dal quale ci appare la bellissima mole del versante
nord della Presolana, il Monte Ferrante e la lunga costiera che va dal Monte Blum alle Cime di Bares. Dopo un tratto su sassi eccoci ai piedi di una bella radura erbosa punteggiata da abeti. Qui il sentiero si dirige inizialmente verso destra per poi compiere un giro in senso antiorario e tornare a sinistra. Passiamo poi sul bordo di una ampia frana alla nostra destra, quasi una zona di calanchi. Poco sotto di noi, a sinistra si intravede la Baita Bassa di Rigada (1551 metri di quota; 1 ora e 30 minuti dalla partenza). Qui termina la fitta vegetazione ed iniziano prati e pascoli che ci condurranno dolcemente alla Baita Alta di Rigada, serpeggiando tra dolci pendii erbosi. Alzando lo sguardo è già possibile vedere la lunga cresta che unisce la Cima degli Omini a destra (non ancora visibile), la Cima Benfit e il Monte Vodala a sinistra. Giunti alla Baita Alta di Rigada (45 minuti dopo quella bassa), il Passo degli Omini è ben evidente verso destra. Lo raggiungiamo camminando per prati, su un comodo sentierino che sale regolare fino a giungere poco sotto la verticale del passo, per poi guadagnare pendenza e divenire piuttosto ripido. Giunti al passo (2074 metri di quota, 3 ore abbondanti dalla partenza), ci godiamo il meraviglioso panorama che all'improvviso si apre davanti a noi: la boscosa Val Sedornia sotto di noi, il Pizzo del Diavolo di Tenda, il Redorta ed il Coca a dominare la scena e tanti altri monti della zona tra la Val Brembana e la Val Seriana. Alle nostre spalle invece ci godiamo la Presolana, e i monti verso il Sebino. Dal Passo degli Omini, andiamo a destra e risaliamo un facile e breve tratto di cresta piuttosto placido e largo. Giunti sulla sommità di questa altura (2123 metri di altezza), scendiamo alla successiva sella dove troviamo una croce commemorativa di un uomo morto sotto ad una valanga. La cresta di discesa è agevole e priva di difficoltà, ma occorre prestare attenzione alle eventuali cornici presenti. Dalla sella, risaliamo verso l'antecima della Cima degli Omini. E' questo il tratto più impegnativo, ripido e in alcuni punti esposto, ma mai difficile. Il punto più critico, in caso di neve, è rappresentato da una trentina di metri di cresta nei quali occorre superare una tranquilla fascia rocciosa fatta da facili gradoni e semplici roccette, ma che in caso di neve può divenire problematica, specialmente in discesa. Una volta oltrepassato questo punto, riprendiamo la salita sulla cresta erbosa, ben più agevole, anche se a tratti sottile. Dall'antecima, proseguiamo quasi in falsopiano verso sinistra, sempre a ridosso della cresta, ora più larga e comoda ed in breve eccoci al piccolo omino di vetta con palo di metallo (quota 2196 metri, 1 ora abbondante dal passo). Torniamo sui nostri passi fino al Passo degli Omini dl quale proseguiamo in cresta verso la Cima Benfit. Il tracciato sebbene non segnato, come anche verso la cima precedente, è logico e segue fedelmente il filo di cresta. Questa all'inizio presenta facili tratti con roccette affioranti. Dopo aver raggiunto una prima sommità, scendiamo ad una ampia sella e da qui riprendiamo a salire su ripidi prati scivolosi, restando molto vicini al bordo destra della dorsale. Senza alcuna difficoltà, ma solo con una certa fatica, eccoci sulla vetta della Cima Benfit o Monte Timogno, a 2172 metri di altezza. Abbiamo impiegato circa 20-30 minuti dal passo. Proseguiamo ora in falsopiano lungo a larga dorsale erbosa; scendiamo lungo l'evidente percorso che ci condurrà all'ennesima sella e poi con una breve risalita, sulla cima del Monte Vodala o Cima di Timogno a 2099 metri di quota, dopo altri 20-25 minuti. Qui termina la nostra lunga cavalcata in cresta. Sotto di noi sono evidenti gli impianti di risalita del comprensorio di Spiazzi di Gromo.
Discesa
Dalla vetta della Cima di Timogno, ritorniamo verso la sella che divide questa con la Cima Benfit e da qui, scendiamo dritti lungo l'evidente costone erboso, decisamente ripido ma percorribile, che porta ad un lontano abbeveratoio rettangolare in metallo. Da qui, piegano verso sinistra ci troveremo in una specie di conca poco accentuata. Osservando bene il terreno si notano due doline. Tra queste due doline possiamo procedere ed infilarci in una discesa ripida a balze che ci condurrà in breve alla Baita Alta di Rigada e da qui alle Baite di Moschel e poi all'auto seguendo il percorso dell'andata. |