Diavolino e Pizzo del Diavolo di Tenda - Traversata

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Carona (BG)
Quota partenza 1245 Mt. Quota di arrivo 2914 Mt.
Dislivello totale +1300 Mt. (con una parte in jeep) Data di uscita 04/08/2018
Ore di salita 5 h. 15' Ore di discesa 4 h. 15'
Sentieri utilizzati n. 210, 225, 248, 246, 224 Giudizio sull'escursione Molto bella
Sass Balòss presenti Omar, Gölem Difficoltà II+
Condizioni climatiche e dei sentieri

Giornata fantastica dal carattere prettamente estivo, compreso il forte temporale del tardo pomeriggio che ci ha inzuppato fino alle mutande. Sentieri ben segnalati fino al Passo di Valsecca. Da qui in poi, fin sulla vetta del Diavolino e la successiva del Diavolo, si rinvengono solamente degli sparuti ed esili ometti di pietra, con lunghi tratti senza nemmeno quelli. Dalla cima del Diavolo, lungo la via normale di discesa, i bolli tornano numerosi ed evidenti (anche troppo). Qualche problema di orientamento lungo il tratto dalla Bocchetta di Podavitt ai piedi della discesa del Diavolo, fino ad incrociare il sentiero che collega i rifugi Calvi e Longo. Da qui in poi il tracciato torna ad essere ben indicato.

Eventuali pericoli
Lungo la parte di arrampicata delle due cime, e, soprattutto, nel tratto in discesa tra il Diavolino e ed il Diavolo, esiste la concreta possibilità di caduta sassi, vista la natura poco stabile della roccia di queste zone. Attenzione in caso di scarsa visibilità poiché la mancanza di segni lungo lo spigolo delle due cime e soprattutto lungo la discesa tra di esse, può creare problemi di orientamento.
Presenza di acqua
Troverete acqua presso il rifugio Calvi. Poi fino al Passo di Valsecca, il corso del neo-nato fiume Brembo potrà dissetarvi. Altra acqua la potrete bere alla fontana del rifugio Longo.
Punti di appoggio
Il primo appoggio lo garantisce il rifugio Calvi. Dopo meno di trenta minuti ecco apparire la Baita del Poris. Da qui in poi non esiste più nulla fino al rifugio Longo, per raggiungere il quale servono circa 2 ore e mezza dalla cima del Diavolo. Successivamente arriverete ad alcune baite nelle vicinanze del Lago del Prato e, ormai in vista di Pagliari, ecco la baita Birone.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Indispensabile il casco. Noi ci siamo portati anche una corda di 25 metri, imbrago e materiale per procedere in cordata, ma di fatto non li abbiamo mai utilizzati.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Crediamo di non sbagliare nel dire che non esiste escursionista bergamasco che non sia rimasto affascinato dalla vista dell'accoppiata di montagne rappresentata dal Pizzo del Diavolo di Tenda e dal Diavolino. Dalle forme quasi perfettamente piramidali, sono senza dubbio due delle più note cime delle Orobie ed il loro profilo appare inconfondibile da qualunque punto le si osservi, specialmente da Est o da Ovest, apparendo come due appuntite e massicce piramidi rocciose separate solo da una stretta selletta. L'itinerario scelto per concatenare le due cime è quello che, dal Passo di Valsecca, percorre lo spigolo meridionale del Diavolino, con difficoltà di poco superiori al II grado, su roccia buona e con divertente arrampicata non sempre continua; scende poi alla selletta tra i due monti – con percorso più delicato e complicato a seguito del peggioramento della qualità della roccia che diviene friabile e a scaglie – per poi risalire lo spigolo Sud del Diavolo con bella salita più continua con difficoltà simili al Diavolino e roccia solida.
Descrizione percorso
Giunti a Carona, in alta Val Brembana, prendete la direzione (ben indicata) per il parcheggio dei rifugi Longo e Calvi. Lungo la strada asfaltata arriverete al bivio per i rifugi stessi, oltre il quale non è più possibile proseguire in auto (recentemente è stato introdotto un ticket da pagare per il parcheggio lungo la strada che si inoltra oltre Carona, costa 2 € al giorno ed è acquistabile presso i bar e gli esercizi commerciali di Carona). Parcheggiate in prossimità di un netto tornante verso sinistra. Proprio al tornante si stacca la strada verso destra (chiusa al traffico) che prenderemo. Si inizia a camminare su ripido asfalto fino al bel borgo di Pagliari (10’). Poco prima delle case, un sentiero scende verso destra in mezzacosta (sentiero estivo n. 247 per il rifugio Calvi) tra prati. Ignoriamo la deviazione e proseguiamo lungo il sentiero n. 210, decisamente più frequentato e noioso, ma più breve. Da qui la strada, sebbene ampia, diviene ciottolata e cementata, ma rimane comunque ripida. Passate le affascinanti cascate di Val Sambuzza (30' dal parcheggio) si prosegue fino ad un paio di ripidi tornanti per giungere ad una baita sul margine della strada con annessa fontanella (Casa Birone). Andiamo oltre la casetta e con un altro tornante procediamo lungo la carrareccia. Ora la pendenza diminuisce e si inizia a camminare anche all'ombra di qualche pianta. Dopo circa 50' dalla partenza ci imbattiamo in un evidente cartello in legno (con indicazioni rifugio Longo, sentiero 208). Proseguiamo invece dritti lungo la nostra strada. Poche centinaia di metri dopo il bivio, la pendenza diminuisce fino a camminare in falsopiano per un lungo tratto che ci conduce fino alla bella conca aperta dove si trova il Lago del Prato (1650 Mt.). Qui sono presenti alcuni tavolini su un piccolo dosso a sinistra dai quali godere del bel posto che ci circonda. Ignoriamo un altra deviazione verso il rifugio Longo verso sinistra ed una successiva per il sentiero 208 per il rifugio Calvi e proseguiamo dritti attraversando il torrente che alimenta il laghetto. Riprendiamo ora a salire con una pendenza costante alzandoci sopra il lago per poi piegare verso sinistra. In poco tempo si supera il bivio per il sentiero estivo che riporta a Carona scendendo alla nostra destra. Continuiamo in salita ed in breve arriviamo ad un bivio nei pressi di una baita posta alla nostra sinistra, poco sopra il sentiero. Bella la vista verso il Pizzo del Diavolo di Tenda. Normalmente si sale a destra verso la diga, ma a causa di lavori nella zona, andiamo a sinistra lungo un tratto in falsopiano. L'ampio sentiero supera un pascolo e poi piega verso destra. Con un paio di tornanti eccoci su terreno sterrato eccoci nei pressi del Lago di Fregabolgia, con la diga già alle nostre spalle. Si cammina ora in piano tra il lago (in questa occasione quasi completamente vuoto per via dei suddetti lavori) alla nostra destra e alcune ripide fasce rocciose alla nostra sinistra fino ad arrivare al rifugio Calvi in splendida posizione al centro di una bellissima conca circondata da alcuni dei più frequentati monti della zona (Aga, Poris, Grabiasca, Madonnino, Cabianca, Vallerossa, Monte dei Frati, ecc...). Dal rifugio portarsi in pochi minuti in discesa sulle sponde sinistre del grazioso laghetto Rotondo sottostante il rifugio. Seguiamo un bollo che indica il rifugio Brunone e scendiamo a destra verso l'acqua del laghetto. Lo costeggiamo in senso orario fino ad un piccolo ponticello di cemento. Grazie al ponticello attraversiamo il corso d'acqua che fuoriesce dal laghetto e proseguiamo con una breve salita erbosa lungo il sentiero 225 (Sentiero delle Orobie). Dopo la breve risalita si entra in una zona ricca di piccoli larici sparuti ed in mezzacosta camminiamo verso il lontano passo di Valsecca. Scesi in una valletta, la risaliamo poco dopo fino a sbucare nei pressi di una rude baita in pietra (Baite del Poris). Da qui scendiamo verso un torrente che attraversiamo nel punto che ci appare migliore a seconda delle sue condizioni e quantità d'acqua. Giunti alla sommità della salita sul versante opposto del torrente eccoci davanti all'ampia vallata che scende dal passo di cui sopra. Davanti a noi fanno splendida mostra di loro il Diavolo di Tenda ed il Diavolino. Scendiamo sul fondo della vallata, attraversiamo il neo-nato fiume Brembo e risaliamo la valle sul lato opposto. Non facciamoci tentare dall'invitante pendio alla destra della valle (guardando verso il Passo di Valsecca). Dopo il guado del fiume inizia una lunga ma non faticosa salita a gradoni erbosi. Passiamo accanto ad alcuni salti e giochi d'acqua spettacolari. Arrivati in un ampio vallone posto sopra quello precedente, riattraversiamo il torrente e saliamo brevemente fino ad una pozza d'acqua allungata che rispecchia la sovrastante mole del Pizzo Poris. Proseguiamo dritti verso il lontano passo arrivando nei pressi di una palina che segnala a sinistra il Passo della Selletta ed il rifugio Longo (qui arriveremo al ritorno) ed il rifugio Brunone dritti. Camminiamo ora nella bella vallata pianeggiante. Ignoriamo la deviazione per la salita lungo la via normale del Pizzo del Diavolo. Attraversiamo il Brembo grazie ad un ponticello di cemento e proseguiamo la salita con il fiume alla nostra destra. Poco oltre il terreno diviene più ripido e faticoso. Attraversiamo un piccolo nevaio che resiste fino ad inizio estate. Ci attende ora la lunga e monotona salita fino al Passo di Valsecca (2496 metri di quota) che raggiungiamo in circa 1 ora abbondante dal rifugio Calvi. Da qui, dopo una breve sosta, saliamo l'evidente dorsale erbosa piuttosto ripida che ci conduce all'inizio dello spigolo Sud del Diavolino. La salita è ripida ma breve; superiamo la base metallica dove una volta era collocata una colonnina del soccorso alpino e più sopra, con terreno ancora più ripido e qualche pietra, arriviamo ad una piastra di bronzo rotonda posta a mò di oggetto d'arte dello scultore Davide Gregis. Pochi metri di salita su terreno erboso ed eccoci all'inizio vero e proprio dello spigolo. Partiamo con alcuni tratti misti di rocce esposte ed erba molto ripida fino ad arrivare alla base di un facile camino-diedro che risaliamo restandone al centro, oppure per chi volesse cercare maggiori difficoltà, lungo i suoi fianchi. Proseguiamo arrampicandoci sulla sinistra di un blocco rossastro al cui termine conviene spostarsi verso destra per evitare un tratto questi strapiombante. Proseguiamo ora lungo il filo dello spigolo, scegliendo di volta in volta i passaggi più logici e facili (nell'ordine del II grado superiore, oppure rischiando qualche placca più impegnativa). La roccia è abbastanza solida e offre un ottimo grip, con numerosi appigli. L'itinerario è comunque spesso verticale ed in alcuni tratti piuttosto esposto. Sfruttando bene salti e rampe, arriviamo ad una bellissima placca (con un grosso masso incombente in alto sulla destra) ottimamente appigliata che saliamo direttamente con divertente arrampicata verticale. Eccoci poi alla base di una placca rossa che tende a formare quasi un diedro con le rocce alla sua sinistra. Appoggi ed appigli non mancano, ma a metà placca conviene spostarsi verso destra sfruttando una sottile cengia lunga un paio di metri al termine della quale si prosegue a salire per rocce più facili ed inclinate. Arriviamo ad un evidente intaglio dello spigolo dal quale ci godiamo il panorama circostante. Ancora cinque minuti di facili roccette ed eccoci al cospetto della piccola croce in ferro del Diavolino a quota 2810 metri. Dalla piastra circolare in bronzo sono passati circa 45-50 minuti. Il panorama è bello, ma la possente mole del Diavolo davanti a noi calamita ogni nostro sguardo. Occorre ora scendere con molta cura ed attenzione fino all'intaglio tra le due montagne. Non esistono segni né indicazioni che ci suggeriscano la direzione da tenere, ed il terreno è piuttosto aperto a varie scelte. Noi optiamo per restare poco distanti dallo spigolo alla nostra sinistra, senza però percorrerlo fedelmente. Purtroppo la roccia diviene scagliosa e poco affidabile ed occorre stare ben attenti a dove mettiamo i piedi. Cercando di sfruttare alcune solide placche inclinate ci abbassiamo il più possibile sempre tenendo la sinistra. Alle placche seguono alcuni grossi massi che formano piccoli diedri e caminetti appoggiati. Arrivati ai piedi di un torrioncino alto 3-4 metri lo saliamo direttamente con divertente arrampicata, dalla sua cima vediamo un ometto che raggiungiamo per poi scendere lungo il lato opposto. Cercando attentamente è possibile trovare un chiodo infisso in una fessura che ci indica di essere sulla via giusta. Scendiamo verso la vicina forcella con molta attenzione sfruttando la rugosità della roccia a placche. Alla base di una grossa placca, grazie ad una cengietta della placca stessa, risaliamo verso un canale che poco sopra è diviso in due da un pinnacolo roccioso. Prendiamo il lato di destra e con pochi metri di salita eccoci alla base di un basso torrioncino. Lo saliamo dritto con bei passi di arrampicata. Da qui guardando il lato opposto del torrioncino notiamo una feccia bianca sulla sua paretina che guarda al Diavolo. Dobbiamo scendere direttamente questa paretina di circa 3 metri verticale ma ben appigliata e con solidi appoggi per i piedi. Così facendo “atterriamo” direttamente alla base dello spigolo meridionale del Diavolo. Un momento di pausa per cercare la via più logica e poi si riparte su buona roccia, ripida ma non difficile. Cerchiamo di restare più fedeli possibile al filo di cresta, anche se a volte sembrerebbe meglio spostarsi verso destra. La salita è faticosa, ma molto piacevole e mai difficile (max II grado), in un paio di punti è anche possibile rilassarsi e riposare senza problemi di esposizione. Alcuni tratti sono decisamente aerei ma la roccia offre il necessario per salire senza troppi patemi. Arrivati sopra ad un intaglio, tra scaglie taglienti e sottili, lo raggiungiamo perdendo qualche metro di quota sfruttando un bel canalino di roccia scura con forte esposizione. Una breve crestina pianeggiante ci riporta alla base della salita sul lato opposto dell'intaglio. Affrontiamo un ultimo tratto tra placche e diedrini e poi un bel passaggio sul filo della cresta. Eccoci ora in vista della piramide di metallo della cima. Non ci resta che affrontare le ultime facili rocce per trovarci sull'ampia vetta del Pizzo del Diavolo di Tenda. Godiamo ci ora il panorama che spazia sull'intero arco delle Orobie e buona parte delle Alpi.
Discesa
Scendiamo ora lungo il versante ovest seguendo grosso modo lo spigolo occidentale del Diavolo di Tenda, ossia la classica via normale di salita. Il percorso è perfettamente indicato da numerosissimi bolli bianchi e rossi ed è difficile perdere la giusta direzione. Il sentiero è piuttosto friabile e la natura a scaglie della roccia non favorisce di certo un passo tranquillo e rilassato. Occorre rimanere ben concentrati fino al termine della parte di discesa più impegnativa, ossia fino alla Bocchetta di Podavitt. Sebbene non esistano vere difficoltà di natura tecnica, alcuni passaggi richiedono attenzione: si tratta comunque di facili saltini rocciosi, qualche placca insidiosa, alcune scaglie rocciose instabili, grossi massi su cui valutare bene l'equilibrio. Consigliamo di non discostarsi troppo dai bolli, poiché le difficoltà potrebbero aumentare improvvisamente e potremmo trovarci sopra qualche salto più ostico del dovuto. Molto belli saranno gli ultimi metri di discesa, forse i più divertenti ed impegnativi, quando occorre muoversi su alcune placche appoggiate povere di appoggi per i piedi. Giunti in fondo allo spigolone ovest, il terreno diviene meno ripido e la roccia più chiara e affilata. Da qui è possibile, verso la nostra sinistra osservare lo sviluppo della via Baroni che percorre la cresta Sud-Ovest del Diavolo. Scendendo oltre la bocchetta, ignoriamo il sentiero che ci riporterebbe verso il rifugio Calvi e rimaniamo alti sotto i fianchi del Pizzo Rondenino e poi del Monte Aga, alla nostra desta, proseguendo lungo una lunga e scura pietraia, puntando direttamente al lontano Passo Selletta dal quale scenderemo verso il rifugio Longo. Proseguendo verso il Passo Selletta, visibile in lontananza, dopo una più ampia sella che lo precede, cammineremo su un sentiero mal segnato e piuttosto scomodo, a tratti cancellato dalla vegetazione, che procede con un andamento in mezzacosta, leggermente in discesa fino a superare due profonde fenditure nel terreno, ben visibili anche da lontano. In un paio di punti, il sentiero risulta franato ed occorre fare attenzione. Giunti sotto ad un'ampia sella lungo la cresta che scende dal Monte Aga, alla nostra destra, ci abbassiamo leggermente verso una bella pozza rotondeggiante, ma senza raggiungerla e puntando invece verso la successiva area acquitrinosa poco più avanti. Qui incroceremo il sentiero n. 246 proveniente dal rifugio Calvi e lo seguiremo in leggera salita con le numerose indicazioni per il rifugio Longo. Attraversiamo una breve pietraia ed in poco tempo eccoci al Passo Selletta. Da qui, verso il lato opposto del passo ecco apparire la macchia blu scuro del Lago del Diavolo, posto nella bella conca tra il Monte Aga ed il Pizzo di Cigola, proprio davanti a noi. Se saremo fortunati, in questa zona sarà facile imbatterci in numerosi stambecchi. Scendiamo ora ripidi e rapidi verso il lago sottostante lungo un tortuoso ma facile sentierino ricco di tornanti. In una ventina di minuti arriviamo al lago. Attraversiamo la diga che lo sbarra verso valle e prendiamo il sentierino che conduce prima ad una ampia sterrata e da qui, seguendola in discesa, al rifugio Longo. Una breve pausa sarà d'obbligo. Ripreso il cammino, non ci resta che passeggiare lungo l'ampia mulattiera sterrata in mezzacosta che in meno di trenta minuti ci porterà presso il Lago del Prato e da qui ripreso il sentiero n. 210 verso destra, tra boschi e radure, sempre su fondo sterrato, dopo un'oretta scarsa eccoci a Carona.

Note
L'intero itinerario è piuttosto lungo e occorre considerare che la zona è spesso soggetta a nebbie e temporali pomeridiani nel periodo estivo. L'ideale sarebbe pernottare al rifugio Calvi per poter partire di buon ora il mattino successivo.
Commenti vari

Colti da un improvviso raptus di pigrizia ci siamo fatti scarrozzare fino a poco prima della diga di Fregabolgia dal servizio jeep effettuato da un privato (telefono 328-0424902; da prenotare con qualche giorno di anticipo), al costo di 10 euro a testa (con 4 passeggeri a bordo); abbiamo così risparmiato almeno 1 ora e mezza di cammino. Da tempo immemore il vecchio Omar aveva in mente questa bella salita, ma per un motivo e per l'altro si è sempre trovato impossibilitato ad effettuarla. Ora, a desiderio esaudito, chissà perché, ripensa alle parole del grande Gian Piero Motti: "Ora è proprio tutto finito e forse me ne dispiace.”

La lunghezza totale del percorso (senza la parte inziale fatta in jeep) è pari a 20,55 Km. La nostra velocità media (comprese le soste) è stata di 2 Km/h. Il tracciato GPS allegato manca degli ultimi 3,6 km di discesa lungo la strada che scende a Carona, perché il freddo e i rovesci di pioggia hanno causato l'esaurimento anticipato delle batterie del dispositivo.

SCARICA IL FILE PER IL GPS

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Guly nel camino-diedro iniziale

Omar poco dopo il camino iniziale

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Omar impegnato nella zona delle rocce rossastre

L'esposizione di certo non manca…

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Omar in un bel passaggio sul filo di cresta

Nella parte finale del Diavolino tra placche e gradoni

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Dalla cima del Diavolino verso il Diavolo, presto da salire…

La delicata discesa dal Diavolino, tra scaglie e placche

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Guly su un torrioncino lungo lo Spigolo Sud del Diavolo

Guly e Omar soddisfatti al termine della salita

   

Ingrandisci

Ingrandisci

Rilievi GPS