Zona montuosa |
Prealpi Trentine - Valle del Sarca |
Località di partenza |
Arco (TN) |
Quota partenza |
100 Mt. |
Quota di arrivo |
380 Mt. circa |
Dislivello totale |
+105 Mt. circa per l'attacco
+175 Mt. la via (185 lo sviluppo) |
Sentieri utilizzati |
n. 431B |
Ore di salita |
30' per l'attacco
5 h. la via |
Ore di discesa |
25' fino al parcheggio |
Esposizione |
Sud-est, est |
Giudizio sull'ascensione |
Ottima |
Data di uscita |
18/02/2017 |
Difficoltà |
VII+/VI, A0 |
Sass Balòss presenti |
Luca, Bertoldo. |
Amici presenti |
Claudia, Fabio. |
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia |
Giornata serena e con temperature ottime al sole. Un po' meno all'ombra anche a causa di un leggero venticello. Il sentiero che conduce all'attacco è evidente. La ferrata che si percorre in discesa
non è difficile, però presenta dei tratti molto unti e, se bagnata,
decisamente scivolosi.
La roccia
in via è generalmente ottima ma occorre comunque prestare attenzione ad alcune prese instabili. |
Eventuali
pericoli |
Soliti
da arrampicata in ambiente. |
Presenza
di acqua |
No. |
Punti
di appoggio |
Nessuno. |
Materiale
necessario oltre al tradizionale |
Normale
dotazione alpinistica. Indispensabile una serie di friends (da 0.3 a 3
Camalot, il n. 4 può tornare utile in un paio di punti). Chiodi e martello non sono indispensabili ma potrebbero servire per sostituire dei vecchi chiodi (in particolare uno molto brutto sul traverso sotto al tetto in L7). Una staffa può facilitare un singolo passo in L2 ma si può fare tranquillamente senza. |
Caratteristiche
dell'arrampicata |
Descrizione
generale
Il monte Colodri è il simbolo dell'arrampicata nella Valle del Sarca. E' situato immediatamente a nord dell'abitato di Arco e presenta pareti molto verticali e strapiombanti percorse quasi ovunque da itinerari d'arrampicata. Dalle linee classiche lungo fessure e diedri affrontate già nella seconda metà degli anni '70 a quelle estreme in artificiale o chiodate per l'arrampicata libera su difficilissime placche.
In comune hanno arrampicata atletica e roccia quasi sempre ottima.
Questo itinerario è stato aperto da Ermanno Salvaterra e Aldo Leviti nel giugno del 1980 seguendo una delle linee più logiche di tutta la parete. Arrampicata varia in diedro, camino, fessura e strapiombo.
Nell'autunno del 2014 Ermanno Salvaterra e Andrea Sarchi, dopo una ripetizione di questo itinerario nel quale si sono resi conto
del cattivo stato della chiodatura, decidono di tornare e sistemarlo. Vengono messi 2 fix con anello ad ogni sosta e qualche fix lungo i tiri per proteggere adeguatamente i passaggi più pericolosi e successivamente viene fatta anche una pulizia dalla vegetazione e da qualche presa precaria. Attualmente la via è piacevole da ripetere, senza vegetazione che disturbi la salita, con roccia ottima e chiodatura sicura (con alcuni vecchi chiodi che permettono di provare ancora qualche brivido). Decisamente consigliata agli amanti delle vie classiche.
Rispetto alla chiodatura originale
sono cambiate due soste. Ne è stata aggiunta una su L1 smezzando il tiro e non è stata riattrezzata la vecchia S6. Il numero delle lunghezze totali è così rimasto invariato.
Attacco, descrizione della via
Da Arco di Trento imboccare la strada che conduce ai campeggi e alla piscina comunale ove conviene parcheggiare.
Seguire il sentiero che conduce alla ferrata del Colodri e seguire quest'ultima per i primi metri. Giunti di fronte all'evidente grottone verticale la ferrata piega decisamente a sinistra. Abbandonarla e traversare su ripidi pratoni fino a raggiungere la grotta.
L'attacco della via del Bepi è situato alla base dello spigolo sinistro della grotta (1 fix+cordone).
Portandosi invece nel fondo della grotta c'è l'attacco della via Agostina.
1° tiro:
seguire lo spigolo sino allo strapiombo dove finisce il lungo grottone. Sostare (2 fix con anello).
30 Mt., VI-, VI+ oppure A0, 11 chiodi, 1 fix.
2° tiro:
alzarsi 1 metro e traversare a sinistra. Poi continuare in obliquo a sinistra su placca a buchi fino all'aereo pulpito di sosta (2 fix con anello+1 spit). 10 Mt., VII+ oppure A0, V, 5 chiodi, 3 fix, 1 spit.
3° tiro:
alzarsi fino a raggiungere il camino. Superare una difficile strozzatura e seguirlo ancora pochi metri per poi obliquare decisamente a sinistra fino un esposto pulpito dove si sosta (2 fix con anello+1 spit). Sulla sinistra è visibile il tetto dove passa la via Pomi coti.
45
Mt., V, VI+ oppure A0, V+, IV, 3 chiodi, 2 fix, 1 clessidra con cordoni, 1 dado incastrato.
4° tiro:
aggirare a sinistra il soprastante masso e seguire la fessura che poi diventa diedro fino al terrazzino con piante dove si sosta (2 fix con anello). 30 Mt., V, VI+ oppure VI e A0, V+, 3 chiodi, 1 fix.
5° tiro:
seguire il diedro fessurato ed al suo termine obliquare a destra. Raggiungere una terrazza e spostarsi a destra fino una larga fessura dove si trova la sosta (2 fix). 25 Mt., V, V+, IV.
6° tiro:
superare la fessura e al suo termine spostarsi a destra su rocce solide. Salire fino a pochi metri sotto al tetto dove si sosta (2 fix con anello+1 spit). 15 Mt., V+, IV, 2 fix.
7° tiro:
alzarsi fin sotto al tetto e traversare a sinistra fino al suo termine (attenzione ad un chiodo decisamente brutto). Qui seguire la larga fessura, con bellissima arrampicata, fino al su termine dove si sosta su comodo terrazzino (2 fix con anello).
30 Mt., VI, VI+ oppure A0, VI-, VI+ oppure VI e A0, 7 chiodi, 1 fix, 1 clessidra con cordone, 1 sosta intermedia (la vecchia S6 - 3 chiodi, 1 spit).
Discesa
Dal termine della via raggiungere in breve il sentiero (segnavia bianchi e rossi) e seguirlo verso sud (sinistra) sino a
raggiungere la ferrata del Colodri (n. 431B) che scende in direzione di Arco e velocemente riporta al parcheggio. |
Note |
Il Bepi era un vecchio che viveva alla base dei Colodri ed era considerato il saggio della montagna.
Dal racconto “Il vecchio del Colodri” di Giuliano Stenghel:
"[…] Alla fine della nostra scalata, di fronte al sole
tramontante sulle montagne del lago, vorrei esternare le mie
sensazioni. Non posso! È impossibile tentarci, senza rompere la
gioia e soddisfazione di Nicoletta per questa vittoria. Eppure
vorrei raccontarle la mia cima e gioia di allora, all’uscita della
stessa via: solo, assetato, sfinito dalla fatica e dalla tensione,
ma immensamente felice! Saggiamente lascio perdere e dopo essermi
messo la corda sulle spalle, iniziamo la discesa. In valle, ci
fermiamo a bere una birra nel nuovo locale aperto proprio sotto la
parete. Questo nuovissimo ristorante, pizzeria, alcuni anni fa era
la casa del Bèpi; ora non c’è più, perché anche lui non c’è più!
Quante cose sono mutate? Un nodo mi attanaglia la gola, mentre i
miei occhi si inumidiscono; Nicoletta, se ne accorge, avverte il
momento e mi dice: “Dai Giuliano, raccontami”.
“Molti anni or sono, così ricordo, quando ho incominciato a muovere
i primi passi sulle rocce, avevo sentito che ad occidente di Arco,
si ergeva una strapiombante muraglia rocciosa: il Calodri. Sì!
Allora si chiamava cima Calodri e poi non so come è diventata “il
Colodri”. Per la verticalità delle sue pareti e le poche vie ma
molto difficili aperte dai cugini Ischia e compagni, si diceva che
era audacia metterci su le mani, addirittura proibitivo per un
alpinista della mia esperienza. Mi avviai in motocicletta alla volta
di Arco e ben presto fui nell’ombra della parete, in mezzo alle
“marocche” di Prabi. Qui viveva un uomo più che maturo ma ancora
capace di lavorare il suo piccolo terreno con l’entusiasmo di un
giovane contadino: Bèpi era il suo nome. Passarono gli anni e il
Colodri brulica di “piccoli ragni”: ora c’è una ferrata per
rientrare alla base, ci sono sentieri e persino un percorso vita; in
poche parole la località di Prabi ora è famosa e con essa anche la
gente che ci vive. Allora, chiunque s’inerpicava su questi sassi
conosceva il Bèpi e tutti gli dovevano qualche cosa: alpinisti di
mezza Europa si sono fermati a dormire a casa sua, hanno usato la
sua acqua, ne hanno bevuto il vino e mangiavano anche. Alcuni amici
gli avevano dedicato una via e tutti quelli che sono passati dai
Colodri lo ricordano: è strano il mondo che qualche volta dà la fama
a chi la merita! Molte volte mi sono fermato nella sua casa e
rimanevo colpito dalla serenità che vi regnava, era un’atmosfera
unica che difficilmente si trovava altrove. Qui, dove siamo seduti,
c’era il suo orto. Laggiù il tavolo dove, con i compagni, al ritorno
dalle scalate, si gustavano le enormi tazze di caffè che il Bèpi ci
offriva. E guai a rifiutare il suo invito. Ho avuto la soddisfazione
di legare il mio nome a queste pareti, ma soprattutto ho avuto la
fortuna di incontrare un uomo piccolo con un grande cuore. Quanti
amici mi hanno lasciato, quanta malinconia nel mio cuore mentre la
mano di Nicoletta stringe la mia”. |
Commenti vari |
Come tutte le altre vie della valle è consigliata la salita nelle mezze stagioni o nelle belle giornate invernali. Da evitare il periodo estivo. |
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Luca sulla prima lunghezza |
Claudia e Fabio alla prima sosta |
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Matteo sul secondo tiro |
La strozzatura nel camino della terza lunghezza |
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La fessura della quarta lunghezza |
Luca sul diedro del quinto tiro |
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Fabio e Matteo sul traverso sotto al tetto. Settimo tiro |
Claudia, e dietro Fabio, sulla bellissima fessura finale |
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Claudia sull'ultimo difficile passaggio della via |
Da sx Matteo, Claudia, Luca e Fabio soddisfatti a fine via |
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La Parete Sud del Monte Colodri con i tracciati delle vie: Tetto Zambaldi,
Pomi Coti, Del Bepi e Agostina |
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