Descrizione generale
Incredibile via aperta da Aldo Leviti e Ivo Nemela, all'ora poco più che ventenni, nell'agosto
del 1973. Dopo aver attrezzato con tre giorni di lavoro le prime lunghezze, i due partirono per l'assalto finale che richiese due bivacchi in parete (uno alla S8 e l'altro in vetta).
Linea ardita che, con le prime cinque lunghezze, supera direttamente
i gialli della est seguendo, con eleganza strepitosa, fessure e
placche strapiombanti. Dal sesto tiro in poi si fa meno aggettante, su
roccia grigia molto solida, ma con le protezioni che pian piano si
fanno sempre più rare. Le prime soste sono state sistemate ed attrezzate con 2 fix.
Nel corso degli anni è divenuta una classica
abbastanza rinomata, grazie anche alla possibilità di arrampicare
integralmente in libera, su difficoltà non estreme, le lunghezze di
corda percorse originariamente in artificiale.
Attacco, descrizione della via
I sentieri per l'avvicinamento partono dalla piccola contrada Gardeccia situata sopra Pera di Fassa. Purtroppo non è possibile raggiungere la frazione mediante macchina in quanto vige un divieto di circolazione durante tutto l'anno. E' possibile servirsi del
bus navetta (andata e ritorno 10 Euro) per evitare una lunga camminata su strada asfaltata.
La navetta parte a Pera di Fassa in corrispondenza di un parcheggio che si incontra sulla destra salendo verso Canazei. C'è una seggiovia e un grosso cartello "Bus per Gardeccia". Le corse sono abbastanza frequenti.
La
navetta vi lascerà in corrispondenza del rifugio Gardeccia. Da qui camminare lungo la
carrozzabile (sentiero n. 546) che sale ai rifugi Vajolet e Preuss passando
a breve distanza dall'imponente parete est del Catinaccio. Poco prima di arrivare al rifugio Vajolet imboccare il sentiero
verso sinistra (n. 541) che conduce al Passo delle Coronelle ed al
rifugio Fronza. La via attraversa la zona gialla
posta appena a sinistra dell'evidentissima fascia nera posta sotto
al catino destro. Individuare l'evidente avancorpo
che si trova sotto questa zona gialla. Abbandonare il sentiero
risalendo prima il ghiaione, e poi le roccette,
sul lato destro di questo avancorpo fino un profondo intaglio che si forma con la parete (II,
passo di IV). Qui si trova l'attacco della via (2 fix). È possibile
assicurarsi per superare gli ultimi metri dell'avancorpo (grosso
spuntone con cordone e maglia rapida).
1° tiro:
traversare verso sinistra, in leggera discesa, fino a raggiungere la
sosta (2 fix+2 chiodi+cordino). 15 Mt., II.
2° tiro:
faticoso strapiombino sopra la sosta. Poi ci si sposta leggermente a
sinistra per seguire un diedrino al termine del quale si sosta (2
fix).
30 Mt., V, A0, V+, VI, V, 11 chiodi.
3° tiro:
spostarsi a sinistra alla base della fessura che porta sotto un
tettino. Lo si supera verso destra e poi su dritti per breve muretto
privo di appigli (chiodo nascosto sulla sinistra) e successivo vago
diedrino fino alla sosta (2 fix+1 chiodo). 20 Mt., VI e A0, A1, 11
chiodi.
4° tiro:
seguire la fessura fino al suo termine. Superare una breve
placchetta e la successiva pancia strapiombante oltre la quale si
sosta in forte esposizione (2 fix+1 chiodo). 15 Mt., A0, IV+, A1, 7
chiodi, 3 chiodi a pressione, 1 fix.
5° tiro:
spostarsi subito a sinistra e poi su dritti alcuni metri. Si
effettua una lunga diagonale verso sinistra sotto gli strapiombi e, infine, si supera una pancia. Alcuni metri più facili permettono di raggiungere la sosta (2 fix).
30 Mt., VI e A0,
24 tra chiodi e chiodi a pressione, 1 clessidra con cordino logoro.
6° tiro:
qui terminano le impegnative lunghezze attraverso la zona gialla.
Obliquare 2 metri a sinistra raggiungendo il
diedro che si segue fino al suo termine dove si sosta (2 chiodi). 30
Mt., VI oppure A0, V+, V, 3 chiodi, 2 chiodi a pressione.
7° tiro:
alzarsi 2 metri e poi traversare lungamente a destra, in leggera ascesa, fino alla sosta
(2 fix+1 chiodo+cordone). Prima parte impegnativa poi, dopo uno spigoletto, più facile.
20 Mt., V, VI oppure A0, IV, 4
chiodi.
8° tiro:
spostarsi a destra e salire la placca gialla avvicinandosi al
diedro. Seguirlo fino al suo termine e poi traversare a destra fino alla sosta (2 clessidre+1 chiodo+cordini). Attenzione alla qualità
della roccia. 30 Mt., V+, V, II, 3 chiodi.
9° tiro:
raggiungere e scalare interamente il bel diedro/camino soprastante.
Al suo termine si obliqua a sinistra e si sosta (1 chiodo+1
clessidra) coi piedi sopra una lama. 40 Mt., V, V+, VI oppure A0,
V+, III, 5 chiodi.
10° tiro:
a sinistra è
bene evidente un grosso pilastro. Abbassarsi e traversare a sinistra
fino a raggiungere il diedro che forma il pilastro e, mediante
quest'ultimo, salire fino alla forcella dove si sosta (masso
incastrato). 20 Mt., IV.
11° tiro:
per placca lavorata, obliquando un po' a destra, fino a raggiungere un
caminetto. Seguirlo fino a dove si restringe e diventa decisamente
più
difficile. Qui uscire a destra e salire
fino ad una cengia dove si trova la sosta (2 chiodi). 45 Mt., V-,
IV, IV-, 1 clessidra con cordino.
12° tiro:
spostarsi a destra e superare la fessura ed il successivo muretto che
porta alla base di due camini: uno obliquo verso destra (possibile
variante d'uscita) e l'altro verso sinistra (non visibile da sotto).
Seguire quello di sinistra ed al suo termine sostare (spuntone).
60
Mt., V, IV.
13° tiro:
traversare a sinistra e poi risalire accanto ad uno speroncino.
Superare la soprastante placca (non andare a destra ma salirla
direttamente) e, dove il terreno diviene più
facile, traversare a destra in leggera ascesa fino una cornice dove si
riesce ad attrezzare una sosta (2 clessidre, 1 chiodo un paio di
metri più a destra). 60 Mt., II, V-, IV, II.
14° tiro:
da qui è possibile continuare a salire verso la vetta restando sulle
soprastanti placchette (grado medio IV, IV+, soluzione più
lunga) oppure, come abbiamo fatto noi, uscire in direzione del
catino. Puntare ad una forcellina che si vede circa 10 metri sopra
la sosta. Dopo averla raggiunta e superata obliquare decisamente
verso destra, sfruttando i punti più
deboli, fino a raggiungere la cresta dove si sosta (1 chiodo). 60
Mt., V, IV, 1 chiodo, 1 clessidra con cordino.
È ancora possibile dirigersi verso la vetta seguendo la cresta
est (II) oppure puntare all'evidente intaglio, posto
all'estrema sinistra sulla cresta nord, al di sopra del
catino. In ogni caso, anche se si transita dalla vetta, bisogna
ridiscendere a questo intaglio.
Discesa
La discesa avviene mediante la via
Normale. Dalla vetta seguire la cresta in direzione nord-ovest
(presenti diversi ometti - direzione rifugio/passo Santner) sino a
raggiungere una paretina verticale (III, anello cementato per
eventuale calata di 20 Mt.).
Continuare ancora lungo la cresta sino a raggiungere l'intaglio citato pocanzi.
Da qui (anello cementato) effettuare le seguenti doppie nel camino
verso il rifugio/passo Santner (ovest):
1a. calata: 40 Mt. circa lungo il camino sino a quando questo
diviene stretto (sosta scomoda). E' possibile dividere la calata;
2a. calata: 45 Mt. sino a raggiungere un piccolo terrazzino sulla
destra (nicchia gialla). E' possibile dividere la calata;
3a. calata: 20 Mt. sino al ghiaione.
In breve si raggiungono il passo e rifugio Santner dai quali si
continua, lungo un comodo sentiero, sino al sottostante rifugio Re
Alberto (20' circa). Mediante il sentiero n. 542 (qualche breve
tratto attrezzato) scendere sino al rifugio Vajolet e poi rientrare
al rifugio Gardeccia seguendo la strada carrozzabile in parte
percorsa durante l'avvicinamento.
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