Descrizione generale
I monti Arete e Valegino, legati tra loro da una semplice cresta che alterna tratti erbosi ad altri pietrosi, possono essere saliti con una divertente escursione invernale che può regalare ampissimi panorami e piacevoli sensazioni se affrontata con le giuste condizioni di innevamento. Se la salita non presenta particolari difficoltà, lo stesso non si può dire della discesa verso il Passo del Tartano, piuttosto ripida, sottile ed a tratti esposta, anche se priva di reali ostacoli tecnici. Nella stagione estiva si può compiere l'intera traversata dall'Arete al Valegino e poi giù fino al Passo del Tartano senza mai mollare il filo di cresta, mentre in inverno, conviene abbandonare la cresta durante la discesa dal Valegino a circa un terzo della sua lunghezza, poichè oltre si devono affrontare passaggi su roccia che potrebbero divenire complicati in caso di neve. La zona merita comunque una camminata sia per gli ampi panorami che il bell'ambiente attraversato.
Descrizione percorso
Saliti in alta Valle Brembana, poco prima di Foppolo, prendiamo la deviazione a sinistra per San Simone, entriamo nella frazione di Cambrembo e, una volta superata la chiesetta in alto sulla sinistra, proseguiamo verso gli impianti di sci. Al primo tornante verso sinistra, parcheggiamo l'auto. Da qui possiamo tornate indietro lungo l'asfalto fino ad una evidente deviazione alla nostra sinistra con palina in metallo che indica il sentiero n. 112 per il Passo del Tartano. Oppure, dal tornante del parcheggio, scendiamo per prati verso la valletta sottostante fino ad incrociare il medesimo sentiero. Comunque proseguiamo sul sentierone n. 112 fino ad un ponticello in cemento che ci consente di attraversare il fiume Brembo di Valleve
e portarci alla Baita Forno. Qui il sentiero 112 prosegue verso
sinistra passando tra le baite, noi invece andiamo a destra,
superiamo un piccolo corso d'acqua grazie ad un ponticello
striminzito e prendiamo a salire nel ripido bosco con fondo sassoso
davanti a noi, spostandoci verso destra. Saliamo fino ad una baita e
da qui deviamo a sinistra su un poco evidente sentiero piuttosto
ripido che, serpeggiando, entra in un bosco di conifere. Si
raggiunge così una bella radura alla cui estremità opposta si trova la Baita Piazzoli. Da qui saliamo oltre la baita, oppure andiamo verso destra, sempre salendo per poi ritrovarci ad una seconda radura 70 metri più in alto, dove un ampissimo panorama ci regala splendide viste sul Pegherolo, il Monte Cavallo, il Passo di San Simone, la Cima di Siltri e la Forcella Rossa. Qui si trova la Baita Nuova ed una grossa stalla sui cui muri vi è un bollo giallo con del sentiero n. 8. Lasciamo la baita e la poco distante stalla alla nostra sinistra e cominciamo a salire il ripido costone erboso, puntinato di larici e cespugli, che con una certa fatica ci conduce alla vetta del Monte Arete. La salita si svolge su terreno piuttosto aperto e senza un vero percorso obbligato, a noi il piacere di trovare la soluzione migliore a seconda dell'innevamento o meno. La pendenza non accenna mai a ridursi, tranne in un punto a metà salita, quando ci troviamo ad un ampia sella che ci lascia respirare. Ma è solo un'illusione, la pendenza riprende più alta di prima e, sempre seguendo il filo della dorsale eccoci al pianoro che precede la vetta vera e propria dove uno striminzito ometto segna la sommità della montagna. Ampissimo il panorama su innumerevoli cime della Valle Brembana ed in lontananza anche sui giganti dell'Engadina, in direzione dell'evidente Passo del Tartano (grossa croce posta al valico). Dalla cima è ben chiaro il resto del percorso per raggiungere il Monte Valegino (2227 metri, -- dalla partenza). non ci resta che seguire fedelmente il filo di cresta. Dopo una breve e tranquilla discesa poco accentuata verso Nord, eccoci alla sella che divide le due montagne (2200 metri di quota). La cresta comincia con alcuni saltini rocciosi facili, ma da non sottovalutare in caso di neve, vista la forte pendenza dei fianchi della montagna e la sottigliezza della cresta in alcuni tratti. A questi facili saltini e gradini rocciosi, seguono tratti erbosi e più agevoli, ma pur sempre ripidi. Nel complesso nulla di difficile. Volgendosi indietro è bello ammirare la parte di percorso fatta fino ad ora lungo la dorsale che unisce le due cime. Verso la fine delle fatiche incontriamo altri sassi lungo la cresta, dal tipico color grigio e verde di queste zone. Superati un paio di grossi ometti di pietra dalla forma triangolare, eccoci all'ultimo tratto meno ripido che ci conduce alla vetta del Valegino (2415 metri, dal Monte Arete) dove ci attende l'ennesimo ometto di vetta, dove una volta si trovava una bellissima piccola croce in legno ornata di chiodi da roccia e cordini.
Discesa
Iniziamo ora la discesa proseguendo la traversata in cresta lungo il crinale opposto a quello di salita. Ignoriamo la ripida ed esposta discesa verso il Passo di Porcile (vedi relazione del 08/08/2015). Scendiamo invece lungo la cresta ovest, quella che guarda verso il Passo di Tartano. Il percorso non è difficile, ma le condizioni di neve farinosa e non coesa con il fondo hanno reso la discesa più impegnativa del normale (normalmente EE, in questo caso classificabile come F). Seguiamo fedelmente il filo di cresta, a tratti caratterizzata da alcuni facili gradini rocciosi, massi instabili e balze erbose. Generalmente la pendenza è piuttosto elevata e l'esposizione a tratti risulta discreta. Superata la parte più "rocciosa" della cresta, eccoci su un breve tratto quasi pianeggiante a cui seguono alcuni passaggi tra massi e pietre sul filo di cresta. Successivamente ci troviamo su un lungo tratto erboso molto ripido ma privo di reali difficoltà. Al termine di questo la cresta riprende a salire, ma noi abbandoniamo la dorsale per improvvisare una ripida discesa verso sinistra tra balze erbose. Scendendo cerchiamo di spostarci verso destra fino ad incrociare una dorsale che sale dal basso alla nostra sinistra. A questo punto ci troviamo sopra un ampio vallone ed è ben visibile il Passo del Tartano in lontananza. Abbiamo la possibilità di continuare il traverso senza sentiero anche nel vallone, oppure, a seconda dell'innevamento, scendere dritti verso la lontana Baita dei Tri Camì, posta sul fondo della conca ai nostri piedi, sul versante opposto. Optiamo per la seconda scelta. Scendiamo quindi con percorso libero cercando di fare attenzione al terreno pietroso, dove è facile cadere in qualche buco coperto dalla neve. Giunti ad un terrazzamento lungo il ripido fianco del vallone, troviamo un recinto di pietre e sassi. Qui ci spostiamo a destra per entrare in un valloncello meno ripido che ci condurrà con meno problemi sul fondo del vallone, dove scorre un torrente. Attraversato senza problemi il corso d'acqua, risaliamo per evidente sentierino fino alla vicina Baita dei Tri Camì. Poco lontano dalla baita passa il sentiero n. 112 che scende dal Passo del Tartano. Seguiamo il sentiero in discesa tra prati e rari arbusti fino ad entrare in un fitto bosco di abeti. Normalmente basterebbe seguire il sentiero nel bosco per giungere senza problemi alla Baita Forno e da qui in pochi minuti all'auto, ma la presenza di enormi alberi abbattuti sul tracciato e le forti pendenze del bosco, hanno determinato una discesa improvvisata senza nessun riferimento fin sul fondo di un vallone. Da qui si può seguire il corso di un torrente per poi risalire sul lato opposto del vallone boscoso. Ridiscendere più a valle al torrente, riattraversarlo e incrociare finalmente il sentiero 112 ormai in vista della Baita Forno. Non posso dare riferimenti specifici ed indicare un itinerario seguito, in quanto la discesa si è svolta completamente alla cieca, sfruttando i punti dove era possibile passare senza eccessivi rischi o vegetazione troppo fitta. Dalle baite non si deve far altro che seguire l'ampia sterrata fatta all'inizio e poi giungere all'auto. |