Cimon della Pala - Via Normale

 
Zona montuosa Dolomiti Occidentali - Gruppo Pale di S. Martino Località di partenza San Martino di Castrozza (TN)
Quota partenza

2665 Mt. (stazione alta della Funivia della Rosetta)

Quota di arrivo 3184 Mt.
Dislivello totale -84 Mt. dalla funivia al rifugio Rosetta
+574/-150 Mt. dal rif. Rosetta al bivacco Fiamme Gialle
+184/-5 Mt. dal bivacco Fiamme Gialle alla vetta
Sentieri utilizzati n. 701, 716
Ore di salita 10' dalla funivia al rifugio Rosetta
1 h. 30' dal rifugio Rosetta al bivacco Fiamme Gialle
2 h. dal bivacco Fiamme Gialle alla vetta
Ore di discesa 1 h. 30' fino al bivacco
1 h. 10' dal bivacco al rifugio
10' dal rifugio alla funivia
Esposizione Sud-est Giudizio sull'ascensione Bella
Data di uscita 09-10/08/2019 Difficoltà III, III+
Sass Balòss presenti
Bertoldo.
Amici presenti
Diego..
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Il meteo durante le due giornate è stato ottimo. I sentieri che si percorrono sono in ottimo stato e discretamente segnalati; dal bivacco Fiamme Gialle alla vetta sono presenti numerosi ometti. La roccia è ottima lungo tutto il percorso ma occorre prestare molta attenzione a non smuovere i sassi presenti sulle terrazze detritiche.

Eventuali pericoli
Soliti da arrampicata. Pericolo caduta sassi in presenza di più cordate.
Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
La stazione di arrivo della funivia (2665 Mt.), il rifugio Rosetta (2581 Mt.) e il bivacco Fiamme Gialle (3005 Mt.).
Materiale necessario oltre al tradizionale
Normale dotazione per arrampicata. Portare cordini e friend per integrare. Verificare con il rifugista la presenza di neve e ghiaccio nella Val dei Cantoni e attrezzarsi di conseguenza.
Descrizione dell'arrampicata

Descrizione generale
Per descrivere questa vetta e la storia alpinistica che l'accompagna non ci sono parole migliori di quelle che Luca Visentini utilizza nel suo libro "Pale di San Martino" edito da Athesia e che qui riportiamo:
"E' tra gli slanci rocciosi più venerati e noti al mondo. Riassume da solo, simbolicamente, l'intero raggruppamento. Di questo non è nemmeno la quota più alta, ma sono le sue forme e le opportunità turistiche per ammirarle che hanno favorito il mito. Milioni di visitatori dalla fine del secolo scorso a oggi, prima lungo la strada del Passo Rolle e poi fin su alla Baita Segantini, sono venuti come pellegrinaggio esclusivamente per scorgere tale rilievo. Poco importa salirlo, se già una sua veduta concede tanta gioia.
Tra tutte le grida ispirate, si afferma quella di John Ball: la sua definizione di "Cervino delle Dolomiti", dopo tanto tempo, è dura a morire. Forse conta la scarsa fantasia dei compilatori di guide, che l'hanno sempre ripresa; oppure perché è musica nelle orecchie degli operatori, di continuo tentati dall'assediare la nostra cima con un nuovo Breuil. Sta di fatto che di regine, fate ed altri slogan le Dolomiti stesse hanno raggiunto il pieno. Si comincia a sospettare il trucco e il Cimon, fortunato com'è, non ha bisogno alcuno di pubblicità.
Con la sua massa termina la catena settentrionale delle Pale. La cresta sommitale, quanto mai esile e accidentata, va da Nord-ovest a Sud-est. Arditissimo è il primo profilo, che s'erge a spigoloso missile dopo una corposa piattaforma di lancio e culmina nel giallo strapiombo detto Becco del Cimon 3129 Mt. Più contenuto, ma ugualmente singolare, l'opposto castello che poggia sui 3000 metri del terrazzone detritico chiamato Spalla del Cimon e fa spesso capolino sopra le balze dell'Altopiano. Restano le due pareti d'infilata, quella che scoscende pericolosa a Nord-est nel Ghiacciaio del Travignolo e la contrapposta muraglia Sud-ovest, rivolta possentemente a San Martino di Castrozza. Nel passaggio dei versanti la forma è continuamente diversa e, come scrive Theodor Wundt, "a mala pena si può trovare un altro monte la cui figura sia così varia". Valga l'esempio dei tanti che, da San Martino, salgono al Rolle e in pochi minuti rimangono esterrefatti per come la larga grandiosità si sia proiettata d'un colpo tutta in un'aguzza verticale.
L'unico tentativo serio di cui si è a conoscenza, prima della conquista, è quello di Paul
Grohmann nel 1869. Il famoso pioniere viennese parte intuitivamente dallo spallone dove sorge ora il bivacco e si arresta presso una piccola torre, che porterà il suo privilegiato nome ma risulta troppo in anticipo rispetto alla cresta principale. Un improvviso salto gli sbarra il passaggio a un torrione più grande e decisivo. Si diffonde, soprattutto per le impressioni suggerite dall'inglese L. Stephen, un alone di inaccessibilità. Il connazionale E. R. Whitwell, stimolato, l'anno successivo sopraggiunge con F. F. Tuckett e due fidate guide. Non riescono a proseguire oltre l'estremo ometto nel frattempo costruito da Grohmann. Lo stesso Whitwell, questa volta solamente in compagnia dello svizzero C. Lauener e del cortinese S. Siorpaes, prova qualche giorno dopo dalla parte del ghiacciaio. Bivaccano ai suoi piedi, dentro una fortuita baracca, e l'indomani s'incamminano al buio dalle ore 3.30. Affrontano quindi l'infida scarpata Nord, interrotta da cenge nevose, e dopo tante peripezie sbucano troppo in avanti al vertice più elevato.
Ridiscendono, traversano, ripuntano alla crestina superiore, una, due volte, finché alle 11 del mattino, solennemente, possono erigere il loro ometto sulla pietra massima del Cimon della Pala. E' il 3 giugno 1870 e, nel corso della salita, la parte del leone viene svolta dal Lauener. Lasciano un biglietto con le relative firme in una scatola di latta. Giudicano la scalata non particolarmente difficile e, in effetti, le 21 ripetizini seguenti confermano una valutazione intorno al II e III grado. Tuttavia il rischio di questa fascia della montagna è altissimo. Particolare precarietà del ghiaccio, estrema friabilità delle rocce, ripetuto stillicidio di sassi, portano l'itinerario a essere completamente abbandonato non appena si scopre il percorso dell'attuale via comune. Quest'altra corrisponde all'accostamento da Sud-est risolto da L. Darmstadter, J. Niederwieser detto Stabeler e L. Bernard il 9 luglio 1899. Gli stessi aggirano la Torre Grohmann per cengetta espostissima sul lato a settentrione e solo più tardi verrà individuato il vantaggioso foro naturale che conduce alla paretina chiave. Ma tanto basta, e quest'ultimo ostacolo lo troviamo attrezzato dalla SAT già nelle stagioni successive. E' che in un solo anno, dall'apertura del nuovo tracciato, le visite sono più numerose di quelle tentate nei 19 anni di vita della via originale.
[...] Michele Bettega nel corso della sua carriera vi merita la vetta per ben 267 volte"
.
L'itinerario può essere suddiviso in quattro parti:
1) dal rifugio Rosetta al bivacco Fiamme Gialle: si tratta di una semplice camminata con qualche facile passo d'arrampicata e dei brevi tratti attrezzati. Lungo la Val dei Cantoni può essere presente neve fino a stagione inoltrata.
2) dal bivacco alla base del tratto attrezzato: inizialmente si cammina ma ben presto di superano difficoltà di I e II grado. Questo tratto presenta l'attraversamento di uno stretto foro denominato "Bus del Gat". E' anche possibile aggirare questo tratto non entrando nella grotta e compiendo una lunghezza di corda (III).
3) tratto attrezzato: si supera una bella paretina verticale e molto esposta che termina nei pressi di una fessura leggermente strapiombante.
Da qui si prosegue con delle lunghezze di corda; tutte le soste sono attrezzate.
4) dal "Mulèt" alla vetta: si procede mediante facili lunghezze di corda e brevi tratti in conserva fino alla croce di vetta.
Attacco, descrizione della via

Da San Martino di Castrozza mediante gli impianti di Col Verde (ovovia + funivia) raggiungere l'altopiano del Rosetta. Da qui prendere il sentiero n. 701 che conduce al rifugio Rosetta.
Dal rifugio prendere il sentiero n. 716 che sale al passo Bettega (2667 Mt.). Da qui si prosegue in direzione Nord-est perdendo lentamente quota e superando alcuni facili passi d'arrampicata (bolli rossi lungo il percorso). In breve si è nella bellissima Val dei Cantoni. Risalirla inizialmente seguendo un'esile traccia (spesso è presente neve sino a stagione inoltrata) portandosi poi verso sinistra alla base di un importante costolone roccioso. Salirlo (qualche breve tratto attrezzato) e continuare lungo tracce evidenti (bolli rossi). Raggiunto il centro del vallone (cartello in legno) riprendere a salire ripidamente guadagnando faticosamente quota. Poco prima di raggiungere il Passo del Travignolo ( 2925 Mt.) portarsi a sinistra in direzione di una spalla, oltre la quale si trova il bivacco Fiamme Gialle (3005 Mt.).
Imboccare la traccia che a sinistra del bivacco prosegue in direzione ovest e attraversa tutto lo spallone detritico (non seguire la traccia che sale dietro al bivacco). Poco prima del suo termine salire lungo delle rocce gradinate fino a raggiungere uno stretto intaglio. Qui ci si abbassa lungo un facile canalino e si guadagna una cengia orizzontale. La si percorre e ci si porta all'interno di una grotta dalla quale si esce strisciando attraverso uno stretto foro denominato "Bus del Gat".
Ci si trova ora su di un comodo terrazzo. Portarsi all'interno del canale e risalirlo fino a quando sulla sinistra si guadagnano delle funi metalliche poste pochi metri sotto la stretta forcella.
Salire la ripida parete di sinistra (cavo metallico, II, III) e poi portarsi a sinistra, alla base di una fessura strapiombante. Da qui conviene proseguire con dei tiri di corda.

1° tiro:
salire la fessura e proseguire lungo il facile diedrino. Raggiunta una terrazza ghiaiosa ignorare una sosta intermedia (anello cementato) e portarsi a destra. Rimontare lo sperone roccioso di sinistra che porta il nome di "Mulèt". Proseguire lungo il suo spigolo fino alla sosta (anello cementato). 40 Mt., III+, II, I, III+, III.

2° tiro:
salire senza percorso obbligato fino alla forcella. La sosta (anello cementato) si trova sulla sinistra. 15 Mt., II.

3° tiro:
salire lungo il filo dello spigolo sino alla sommità della torre. Qui sostare (anello cementato). 20 Mt., III, II.

Da qui proseguire in conserva lungo la cresta fino all'anticima (croce) ed eventualmente alla cima (roccia molto friabile).
Discesa
Ritornare alla S3 e compiere delle brevi calate in corda doppia. Ridiscendere il tratto attrezzato e attraversare nuovamente il "Bus del Gat". All'interno della grotta è presente una sosta attrezzata per una breve calata in doppia che consente di evitare alcuni brevi passi d'arrampicata.
Raggiunta la cengia ripercorrerla e portarsi così in vista del bivacco Fiamme Gialle che si guadagna senza difficoltà. Da qui proseguire percorrendo a ritroso i sentieri di avvicinamento.

Note
E' anche possibile raggiungere il bivacco Fiamme Gialle percorrendo la Ferrata Bolver/Lugli.
All'interno del bivacco è presente una relazione descrittiva e uno schizzo plastificato della salita alla vetta.
Commenti vari
Un biglietto di andata e ritorno per la Rosetta costa 25 Euro. Presentando la tessera del CAI si avrà diritto ad uno sconto di 2 Euro.
   

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Giochi di luce nella Val dei Cantoni

Il bivacco Fiamme Gialle
posto al termine della Ferrata Bolver/Lugli

   

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Will

Diego

   

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Diego supera brevi passi di arrampicata
per entrare nella grotta del "Bus del Gat"

Il "Bus del Gat"

   

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In uscita dal foro

Bertoldo all'inizio dei cavi metallici

   

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Diego sul tratto attrezzato...

... e qui al "Mulèt"

   

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Traversata in cresta verso la vetta

   

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Quel che resta della croce di vetta