Zona montuosa |
Masino/Bregaglia/Disgrazia |
Località
di partenza |
San Martino (SO) |
Quota
partenza |
1040 Mt. |
Quota di
arrivo |
3175 Mt. |
Dislivello
totale |
+1355 Mt.
circa per il rifugio
+620/-60 Mt. dal rifugio all'attacco
+220 Mt. la via
(290 lo sviluppo) |
Sentieri utilizzati |
n. 20 |
Ore di
salita |
3 h. per
il rifugio
1 h. 45' dal rifugio all'attacco
3 h. 30' la via
|
Ore di
discesa |
2 h. dalla vetta alla base della parete
30' dalla base della parete al rifugio
2 h. 30' dal rifugio al parcheggio
|
Esposizione |
Sud-Est |
Giudizio sull'ascensione |
Ottima |
Data di
uscita |
07-08/07/2017 |
Difficoltà |
VI/V+, A0 |
Sass Balòss
presenti |
Bertoldo. |
Amici presenti |
Andrea, Daniele, Federico, Luca, Nicola e Romele. |
Condizioni climatiche, dei sentieri
e della roccia |
Giornata inizialmente serena e soleggiata; nel pomeriggio, durante la discesa, è caduta qualche goccia d'acqua. La salita al rifugio si svolge lungo un sentiero ben marcato e segnalato mentre per l'avvicinamento alla parete si risale un canalone con traccia quasi inesistente. La roccia è ottima lungo tutto l'itinerario. |
Eventuali pericoli |
Soliti da arrampicata in ambiente. |
Presenza di acqua |
Al rifugio Allievi c'è una fontana. |
Punti di appoggio |
Rifugio Allievi Bonacossa (2395 Mt.). |
Materiale necessario oltre al tradizionale |
Normale dotazione alpinistica. Portare dadi e friend per integrare; un martello e qualche chiodo possono risultare utili per via della chiodatura vetusta. |
Caratteristiche dell'arrampicata |
Descrizione generale
Dalla Guida Monti d'Italia "Masino Bregaglia Disgrazia" di Aldo Bonacossa e Giovanni Rossi:
(Cima di Zocca - ndr) "Una tra le più belle montagne della regione. Salendo al rif. Allievi le altissime sue guglie sembrano una cattedrale granitica, mentre da Nord le ertissime chine crepacciate racchiuse tra costoni di roccia e la gran cresta tutta accidentata calante al Passo di Zocca, le conferiscono un aspetto di grande montagna, che forma il bellissimo sfondo del bacino dell'Albigna".
La Cima di Zocca venne conquistata il 6 agosto 1910 da A. e R. Balabio, A. e R. Calegari e G. Scotti (cresta
ovest/sud-ovest) mentre lo spigolo sud-est fu vinto da Mario Dell'Oro (Boga), Luigi (Gino) Cazzaniga ed Ugo Tizzoni il 4 settembre 1937 in seguito ad un tentativo di Agostino Parravicini del 2 agosto del 1935 che morì durante la salita. Gli apritori vollero dedicare a lui l'impresa.
Lo spigolo è caratterizzato da tre bocchette: l'itinerario originale parte da quella più bassa, punto in cui transita anche il Sentiero Roma ma data la discontinuità della prima parte della via, numerose cordate sono ormai solite attaccare in corrispondenza della terza bocchetta. L'arrampicata da qui alla vetta è sempre esposta e le difficoltà sostenute. Questo abituale attacco si raggiunge attraverso un sistema di cenge che taglia orizzontalmente la parete
est.
La linea di salita è elegante, esposta e di grande soddisfazione ed è tra le più ripetute del gruppo dell'Allievi. In via si trovano diversi chiodi, alcuni da verificare; le soste sono tutte attrezzate, ma alcune necessitano di essere rinforzate.
Attacco, descrizione della via
Raggiungere la frazione San Martino nel comune di Val Masino (SO). Superato il parcheggio all'inizio del paese (presente parchimetro per il ticket obbligatorio per posteggiare in Val di Mello) svoltare a sinistra in direzione dei bagni di Masino. Al secondo tornante proseguire verso destra (indicazioni per la Val di Mello) e percorre la stretta strada per circa 2 km sino ad un piazzale sterrato oltre il quale è impossibile proseguire in macchina (attenzione, da quando la valle è stata dichiarata riserva naturale è necessario munirsi del ticket per il posteggio € 5,00 - 80 posti auto al giorno. Dal 2014 divieto assoluto nei fine settimana e nei mesi estivi, informarsi
poiché queste norme sono soggette a variazioni).
Qui imboccare il sentiero che attraversa tutta la Val di Mello superando le contrade Cà di Carna e Cascina Piana. Raggiunto un grande masso (cartello con indicazioni per il rif. Allievi) prendere la traccia verso sinistra che in breve inizia a guadagnare quota tra abeti, faggi e larici. La pendenza è sostenuta e il terreno è a tratti sconnesso ma privo di difficoltà. Superare un ponte in legno e portarsi sul fianco orografico sinistro della valle. Continuare su terreno ripido, superando la Casera Zocca (1725 Mt.) sino a quando l'ambiente diviene più luminoso e il bosco si dirada lasciando spazio ad un ampio panorama verso la testata della valle. In breve si raggiunge il piccolo crocefisso che ricorda Agostino Parravicini. Portarsi nel grande pianoro (il Pian di Zocca) e risalire il ripido pendio finale sino a raggiungere il rifugio Allievi.
Alle spalle del rifugio si trova l'imponente Punta Allievi, mentre alla sua destra (viso a valle) la Cima di Zocca.
Dal rifugio imboccare il sentiero che conduce al rifugio
Gianetti (Sentiero Roma) ed abbandonarlo dopo poco per salire verso destra superando una zona di erba e grossi massi. Portarsi in direzione del ghiaione posto a destra della Cima di Zocca e risalirlo per circa 150 Mt. Sulla sinistra s'incontra una cengia che sembra tagliare in piano la parete. Ignorarla e salire il canale alla sua destra superando, poco prima del suo termine, alcuni passi d'arrampicata (II, III). Proseguire per deboli tracce sino a guadagnare un intaglio posto sullo spigolo
nord-est. Qui abbassarsi per pochi metri ed identificare una sosta (clessidra+cordoni+maglia rapida) da cui effettuare una calata in corda doppia di circa 55 Mt.
Mediante un sistema di facili cenge
raggiungere la bocchetta sul filo dello spigolo sud-est dove si trova l'attacco della parte alta della via.
1° tiro:
alzarsi, senza percorso obbligato, fino a raggiungere il punto in cui lo spigolo diviene verticale. La sosta (2 chiodi) si trova pochi metri a destra dello spigolo. 30 Mt., II, passi di III, 1 sosta intermedia (2 chiodi+cordino).
2° tiro:
salire la placca a destra (chiodo visibile) e con un successivo traverso a destra portarsi sotto la verticale di un diedro; risalirlo e al suo termine spostarsi a sinistra entrando in una piccola nicchia dove si trova la sosta (3 chiodi+cordone+maglia rapida).
35 Mt., V+, VI-, 5 chiodi.
3° tiro:
spostarsi a sinistra e salire lungo l'impegnativo diedro fessurato. Al suo termine traversare a sinistra (esposto) fino a raggiungere la sosta (4 chiodi di cui 1 molto basso e 1 sulla parete di sinistra). 30 Mt., V+, IV, V+, 4 chiodi.
4° tiro:
salire in verticale lungo la placca sino a quando, in prossimità
di un tetto, è possibile uscire a sinistra (in direzione dello
spigolo). Per
facili rocce raggiungere il soprastante diedro e salirlo. Al suo
termine traversare a destra portandosi alla base del successivo
diedro e qui sostare (2 chiodi con anello - un po' distanti tra di loro). 45 Mt., V, IV+, V+, VI-, 4 chiodi.
5° tiro:
in verticale lungo l'impegnativo diedro fessurato sin sotto un muretto. Superarlo con difficoltà e proseguire poi in obliquo a destra sino a raggiungere la sosta (3 chiodi) posta alla base di un diedro erboso. 40 Mt., V+, VI, V+, 10 chiodi, 1 sosta intermedia (2 chiodi+cordone).
6° tiro:
salire lungo il diedro e portarsi poi a sinistra, in prossimità dello spigolo, dove si sosta (chiodo con anello+spuntone con cordino).
30 Mt., IV+, V.
7° tiro:
salire il muretto verticale sopra l'intaglio e poi una faticosa fessura. Raggiunte rocce più semplici proseguire verso destra sin sotto un muretto verticale. Qui si sosta (chiodo). 30 Mt., V+, VI, V+, III, 1 chiodo.
8° tiro:
la via originale traversa a sinistra per poi risalire un facile canale sino all'anticima. Oggi si è soliti terminare la salita percorrendo la seguente variante: risalire la fessura posta a destra della sosta e riportarsi poi a sinistra sino ad uscire sulla sommità dell'anticima. Sosta da attrezzare, 30 Mt., VI, V+, 2 chiodi.
9° tiro:
percorrere la cresta verso destra sino a raggiungere la vetta. In prossimità del grande masso non risalirlo ma stare bassi e alla sua destra (viso a monte). 20 Mt., II, III.
Discesa:
La prima parte discesa avviene lungo la parete est della Cima di Zocca mediante una linea di corde doppie situata pochi metri a sinistra dello spigolo
nord-est. Diverse guide monografiche indicano dalla vetta una sequenza di 4 calate (3 verticali+1 tendente a destra - viso a monte) per raggiungere la cengia che taglia la parete
est. Noi abbiamo raggiunto la cengia con solo 3 calate.
Dalla vetta spostarsi verso destra (ometti) per circa 20 Mt. (II) fino ad individuare la prima sosta di calata (2 fix+cordone+maglia rapida).
1a. calata: 45 Mt. - in verticale sino alla sosta (2 fix+cordone+maglia rapida) situata alla base di un diedro e sotto ad un tetto;
2a. calata: 45 Mt. - in verticale sino alla sosta (2 fix+cordone+maglia rapida);
3a. calata: 55 Mt. - dopo i primi metri verticali tendere verso destra fino a raggiungere facili rocce;
abbassarsi lungo il filo dello spigolo (passi di II) fino a raggiungere una sosta posta nei pressi di un grande ometto (2 fix+cordone+maglia rapida).
4a. calata: 40 Mt. - in verticale sino alla sosta (2 fix+cordone+maglia rapida);
5a. calata: 35 Mt. fino a raggiungere un grande terrazzo.
Traversare a sinistra (viso a valle) sino a raggiungere la traccia percorsa durante l'avvicinamento e mediante questa il rifugio.
Dal rifugio rientrare alla macchina percorrendo a ritroso il sentiero d'avvicinamento. |
Commenti vari |
Mario Dell'Oro (Boga) morì il 9 febbraio 1956 in seguito ad un'esplosione nella polveriera della fabbrica di munizioni Fiocchi di Lecco. In seguito alla notizia della sua morte i genitori di Agostino Parravicini scrissero questa lettera a sua moglie:
"Il giorno 2 agosto 1935 il nostro Agostino, amicissimo di Gino Gazzaniga, intraprese con i compagni di alpinismo Citterio e De Simoni la scalata dello spigolo della Cima Zocca nel gruppo del Masino. Era capocordata giunto quasi in vetta quando un masso staccatosi gli segò la corda, cadde e... se n'é volato in Paradiso, i compagni rimasero illesi. Nel 1937 Gazzaniga volle compier l'impresa che era costata la vita ad Agostino e cercò bravi compagni adatti; suo marito fu il capocordata e Tizzoni il terzo, la cima fu raggiunta. La scalata, ardua e pericolosa, compiuta in memoria di nostro figlio è un episodio di rara generosità e delicatissima pietà che può considerarsi la pagina più buona della carriera alpinistica di suo marito. Di ritorno dalla scalata i tre scalatori spedirono a noi il seguente telegramma 5-9-37-Lecco "Nel nome ed memoria Agostino felicemente effettuata prima ascensione spigolo Zocca Boga Gazzaniga Tizzoni".
Prima di lasciare la Valmasino però suo marito, Gazzaniga e Tizzoni vollero portare un fiore alla croce che in quella valle ricorda Agostino e nella fotografia qui unita (dono dell'impareggiabile amico Gazzaniga) suo marito è ritratto nell'atto gentile e pietoso. Gradisca, buona Signora per lei e i suoi bambini questi omaggi e nel guardare il suo caro pensi che i genitori di Agostino lo ricorderanno sempre con riconoscenza ed affetto. A lei il Signore conceda conforto ed aiuto nel suo difficile cammino. Con viva e commossa cordialità la salutiamo. Achille e Leonida Parravicini". |
Note |
Dall'annuario 1937 del CAI di Bergamo - (clicca qui per scaricare l'articolo originale):
È stato essenzialmente per onorare la memoria
di Agostino Parravicini che io ero
teso verso la possibilità di portare a
termine questa via da Lui studiata e
iniziata.
Per questo, prima della mia parte di
arrampicata che si riferisce al tratto
finale, parlerò dei tentativi e dei risultati
da Lui raggiunti.
Il 27 Luglio 1935 Parravicini, De
Simoni ed io procediamo ad una prima
esplorazione dello spigolo.
Ci portiamo in vicinanza dello spigolo
dove il sentiero Roma incomincia
a salire decisamente al bocchetto. Attacchiamo
sul lato sinistro (di chi sale) di
un colatoio. Dopo un paio di lunghezze
di corda relativamente facili ci troviamo
sotto un enorme lastrone incastrato a
modo di tetto. Lo si supera (5° grado)
passando con difficoltà in un interstizio
tra il masso e la parete. Si raggiunge
poi una grotta che si supera sulla destra;
in seguito facile; poi su cengia in traversata
verso sinistra fino a raggiungere
lo spigolo in corrispondenza del
primo Bocchettino. Risalita quindi una
cengia sulla destra dello spigolo, fino
a raggiungere una nuova cengia verso
sinistra che porta sul filo dello spigolo.
Ripresa la salita su cengia verso destra,
indi verso sinistra, raggiungendo il secondo
Bocchettino nel punto di massima
depressione. Dopo esserci attardati
allo studio del restante tratto di salita
che rappresenta la vera incognita discendiamo
dall'altro versante prima per
canalone (70 metri circa) indi traversata
a destra quasi orizzontale (60 metri)
fino ad imboccare il grande canalone
scendente dalla vetta. Per esso su neve
nel primo tratto poi su facili rocce e
sfasciumi della sua destra orografica.
28.07.1935 lascio a malincuore i compagni chiamato a Milano per ragioni di lavoro.
Il 02.08.35 Parravicini - De Simoni e Citterio
iniziano decisi la salita sul filo dello spigolo.
Riporto la relazione tecnica stesa durante la
salita e fornitami da De Simoni.
"Si attacca per il bocchettino erboso sotto
il primo salto. Per camino a destra a fondo
erboso una quarantina di metri. Il camino
diventa diedro (due chiodi indicano fino dove
è arrivato un precedente tentativo) e per venti
metri (chiodo) si sale per esso (5° grado)
strapiombo (4° grado). Per facile ripiano
ci si porta sul filo e per esso fino allo
spuntone del primo bocchettino. Facilmente
al primo bocchettino in discesa.
Caminetto che parte cinque metri a destra dello spigolo e si sposta sino ad
un massimo di trenta metri. (Chiodo in alto lasciato). Traversata per dieci
metri (chiodo 4° grado) indi per
liscissima placca (5° grado) per tre o quattro metri. Direttamente altri
cinque metri indi per cengia una quindicina di metri sino ad uno spuntone
girato il quale per altri cinque metri
sino a raggiungere il filo. Per difficile
placca (4° grado) una ventina di metri
direttamente sotto un caratteristico
becco di roccia, indi su pianerottolo
a sinistra; poi breve placca indi in
discesa per facili rocce una ventina di
metri. Traversata e salita al secondo
bocchettino.
Per il filo su rocce facili una quarantina
di metri indi a destra (5 metri)
sino ad una difficile placca
indi per essa (10 metri 3 chiodi 5°) poi
una traversata orizzontale a destra per
tre metri (chiodo) sino ad uno sperone
che si sale per altri tre metri sino ad
uno strapiombo che si supera direttamente
(chiodo). Questo descritto sino al punto di caduta
di A. Parravicini; sotto lo strapiombo
infisse un altro chiodo indi salì
direttamente fra i due tetti. Cadde
forse un paio di metri sopra il tetto
centrale.
Il punto da Lui raggiunto rappresenta
la chiave della salita.
Tornai sul posto il 1 Settembre 1935
e con lo scomparso Colombi, raggiunto
il punto in cui Parravicini giacque e resogli
angoscioso omaggio, proseguii fino al colletto
superiore.
Nel 1936 non potei fare nessun tentativo
per ragioni di lavoro. Seppi di alcuni tentativi
che per altro non sorpassarono il punto
da Lui raggiunto.
Nel 1937 mi recai varie volte con amici
fino al colletto superiore per esplorazioni e
fotografie intese a risolvere il restante problema
di salita. L'amico Mario Boga Dell'Oro
del CAAI - Lecco mi aveva ripetutamente
offerto di tentare con lui sapendo di non potermi
dare miglior segno della sua amicizia.
Facemmo assieme varie salite di allenamento
e sopraluoghi sul posto. Boga con Tizzoni
rifece il primo tratto del percorso e tentò
poi inutilmente, dal colletto superiore due
altre soluzioni.
Il 29 agosto dopo vari rinvii dovuti al
tempo, attaccammo decisi ed equipaggiati dal
colletto superiore. In basso si commemorava Parravicini e noi, a nostro modo in alto (lo stesso giorno venne inaugurata nei pressi del Pian di Zocca la croce a memoria di Parravicini ndr).
Raggiungemmo e sorpassammo di circa
quaranta metri il punto in cui Lui cadde. Il
banale incidente della perdita di due martelli
ci costrinse ad un forzato ritorno alla base.
Il giorno seguente riprese il cattivo tempo
e rimandiamo alla domenica successiva.
Ritornati sul posto, dopo molte ore di lotta
quasi sempre avvolti nella nebbia raggiungemmo
la vetta della Torre sud-est di Cima Zocca,
mentre, dal rifugio, ci giungeva il richiamo
di chi finalmente ci vedeva profilarci nel
cielo.
Ecco la relazione di questo ultimo tratto.
"Dal colletto superiore si sale per
circa 40 metri facili in un diedro a fondo
erboso, poi si piega decisamente a destra
su una piccola cengia per tre o quattro metri
al termine della quale troviamo un lastrone
in stato di equilibrio instabile. Si prosegue
per dodici metri sul bordo esterno di
una placca molto ripida e spiovente verso
l'esterno fornita di scarsi appigli e si raggiunge
un posto di fermata ove si lascia un
chiodo. Si sale per un diedro tendente
verso destra, interrotto da uno strapiombo
(chiodo sulla destra visibile dal basso) fino
a raggiungere un posto di fermata che segniamo
con due chiodi. Con un'altra cordata
ci si porta sotto il maggiore di tre tetti
affiancati visibili dal basso e vi si pianta un
chiodo al punto di fermata (oltre a quello
lasciato da Parravicini). Si esce sulla sinistra
del tetto a mezzo di piramide e si sale verticalmente
per circa dieci metri lungo una
fessurina in cui si può a malapena piantare
chiodi; al termine di essa traversiamo in parete
orizzontalmente verso sinistra per circa
10 m. fino ad arrivare ad un terrazzino.
(Cordata difficilissima che richiede circa 20
chiodi su 20 m. di percorso). Di qui si sale
verticalmente verso uno strapiombo che si contorna a sinistra fino quasi a raggiungere, sempre
salendo, il filo dello spigolo dove lasciamo
un chiodo. Restano da fare circa 75 metri
di salita senza posti di fermata. Dapprima si
sale lungo una fessura con tracce erbose,
sulla immediata destra dello spigolo, poi
si supera uno strapiombo e si imbocca un
diedro quasi sul filo dello spigolo; il diedro
cessa in alto sotto il dente che forma la selletta
visibilissima dalla capanna. Si sale il
diedro per circa dieci metri lasciandovi due
chiodi come posto di fermata; si continua
per altri quattro metri appoggiando verso
destra ed entrando nel diedro contiguo (altri
due chiodi lasciati) che porta direttamente
alla selletta del dente con un solo chiodo.
Di qui lo spigolo assume la forma di una
paretina triangolare solcata da un diedro da
sinistra verso destra; lo si segue fino alla
sommità dove diventa fessura e gira verso
destra. Si è su un comodo terrazzino a trenta
metri al di sopra del dente. Pieghiamo
quindi sulla sinistra dello spigolo seguendo
una facile fessura che ci porta in un canale
che sale direttamente alla vetta della torre
(60 m.). Qui la via cade nel percorso già
noto. Questo ultimo tratto dal bocchettino
superiore alla vetta della Torre SE ha un
dislivello di m. 280 circa. La salita è stata
valutata di 6°.
Da Lo Scarpone - 1 Ottobre 1937: "Lo spigolo Sud del M. Zocca"
Diamo la relazione tecnica della prima scalata allo spigolo sud del M. Zocca (gruppo Albigna-Disgrazia), compiuta lo scorso settembre e di cui pubblicammo già la notizia a suo tempo:
"Il felice successo della salita alla Punta Allievi per la parete est ci invogliò a scalare subito, approfittando di una soste del cattivo tempo, il giorno dopo, 19 agosto, lo spigolo sud del Monte Zocca che dall'anticima precipita con tre immensi gradoni su Valle Zocca; dominando in pieno la capanna Allievi.
Rabberciati alla meglio la sera, da Tizzoni,
i residui chiodi malconciati dal granito dell'Allievi, si parte allegramente, di buon mattino, raggiungendo lo spigolo ed attaccandolo alla sua intersezione col sentiero Roma. Si sale dapprima facilmente, poi con qualche difficoltà per diedri fino al secondo gradone (contando dall'alto in basso) quasi sempre tenendoci sul vertice dello spigolo, poi per cenge e passaggi al massimo di IV grado si raggiunge il primo gradone (fatto a sella), tenendoci sul versante est verso il rifugio.
Dal primo gradone esaminiamo un poco la situazione. Lo spigolo è imponente e ripidissimo con un fortissimo tetto strapiombante. Sul versante ovest nessuna possibilità di passaggio, perché liscio e senza fessure; il filo dello spigolo è quello che è e non è il caso di studiare un passaggio a meno di avere mani e piedi forniti di ventose. L'unico passaggio possibile è sulla destra, versante est, dove qualche accenno di cengia e qualche camino danno la speranza di un passaggio.
Dell'Oro si butta da quella parte e per una cengia ascendente raggiunge un diedro con posto di fermata. Si tenta la salita, delusione: il tetto superiore lo chiude irrimediabilmente tra due piode lisce senza fessure. Si prova un pochino più avanti un altro; è nelle stesse condizioni con però una mezza possibilità di un passaggio laterale in un colatoio che si perde nell'alto. Intanto viene sera e per di più non ci sono più chiodi idonei ad una manovra qualsiasi di sicurezza. Si ridiscende in sella e si tiene consiglio. Conclusione: tentare l'attacco in tre, chiodando il più possibile, tenendoci il massimo vicino allo spigolo e tenendo al dente che interrompe la continuità dello spigolo poco sotto la vetta dell'anticima.
Si ritorna al posto con un nuovo compagno, Gino Gazzanica del CAI di Bergamo, il giorno 29 agosto e si riprende dal primo gradone secondo la nuova strada. Dal colletto si sale per circa 40 metri facili in un diedro a fondo erboso, poi si piega decisamente a destra per una piccola cengia di tre o quattro metri al termine della quale troviamo un lastrone in stato d'equilibrio instabile. Lo si supera faticosamente, si prosegue per 12 metri sul bordo esterno di una placca molto ripida e spiovente verso l'esterno fornita di scarsi appigli e si raggiunge un posto di fermata ove si lascia un chiodo. Si sale per un diedro tendente verso destra, interrotto da uno strapiombo (chiodo sulla destra visibile dal basso) fino a raggiungere un posto di fermata che seguiamo con due chiodi. Con un'altra cordata ci si porta sotto il maggiore dei tre tetti affiancati visibili dal basso e vi si pianta un chiodo al punto di fermata. Si esce sulla sinistra del tetto a mezzo di piramide e si sale verticalmente per 8-10 metri lungo una fessurina in cui si può piantar chiodi. Qui capita un brutto e rarissimo scherzo: a Dell'Oro si rompe il martello nel piantare l'ultimo chiodo; Tizzoni ultimo di cordata fa per passare il suo, ma questo mal legato, parte e vola in basso. Bisogna ridiscendere alla bell'e meglio affidandosi alle corde di sicurezza. Come Dio vuole si è in basso e si rientra scornati
anzichenò in capanna, per ridiscendere a San Martino e tornare a casa, fissando un appuntamento per il terzo tentativo al sabato 4 settembre.
Si riattacca prestissimo il 4 settembre mattina e, risaliti per la stessa via, troviamo la nostra roba ancora
in buono stato ed in ordine. Al termine della fessurina traversiamo in parete esposta orizzontalmente verso sinistra con un passaggio difficilissimo che richiede chiodi su 10 metri di percorso fino ad arrivare ad un terrazino. Di qui si sale verticalmente verso uno strapiombo che si contorna a sinistra fin quasi a raggiungere sempre salendo il filo dello spigolo dove lasciamo un chiodo. Restano da fare circa 75 metri di salita senza posti di fermata. Dapprima si sale lungo una fessura con tracce erbose sulla immediata destra dello spigolo, poi si supera uno strapiombo e si imbocca un diedro sul filo nella selletta formata da un dente, visibilissimo dalla capanna, che sporge dallo spigolo stesso.
Si sale il diedro per circa 10 metri lasciandovi due chiodi ad un posto di fermata, si continua per altri 4 metri, si appoggia verso destra entrando nel diedro contiguo (altri due chiodi lasciati), che porta direttamente alla selletta con un solo chiodo.
Sappiamo di essere vicini alla meta e ripigliamo lena. Di qui lo spigolo assume la forma di una paretina triangolare solcata da un diedro, tendendo verso sinistra. Lo si segue fino alla sommità dove, per una fessura, che gira verso destra, si raggiunge un comodo terrazzino a 30 metri al disopra
del dente. Pieghiamo quindi sulla sinistra dello spigolo seguendo una facile fessura che ci porta a 50 metri dal dente, in un canale che sale direttamente in vetta all'anticima. Dal primo gradone alla vetta vennero impiegati cinquanta chiodi circa, di cui 22 vennero lasciati in parete.
La lunghezza totale dello spigolo è di circa 1000 metri e il tempo impiegato effettivamente somma a poco più di venti ore.
Mario Dell'Oro, CAAI - CAI Lecco - Dopolavoro Fiocchi
Ugo Tizzoni, CAI Lecco, Dopolavoro Fiocchi
Gino Gazzaniga, CAI Bergamo
|
|
|
 |
 |
Lo spigolo Sud-Est e le sue tre bocchette |
Andrea sui primi metri di L2 |
|
|
 |
 |
Francesco Fusi quasi al termine del terzo tiro |
Il diedro di L5. La cordata alta è impegnata su di una variante |
|
|
 |

|
Roberto Libera si avvicina alla sosta di L5 |
Affollamento sul settimo tiro |
|
|
 |

|
Andrea, Luca e Will in vetta alla Cima di Zocca |
Il XXII Corso IA della Lombardia |
|
|
 |
La parete est della Cima di Zocca con
il tracciato dello Spigolo Parravicini. In verde la linea dell'avvicinamento |
|
|
Il contenuto di questo sito (testo, elementi grafici, immagini, ecc.) così come il modo in cui i contenuti sono presentati e formati è di esclusiva proprietà del gruppo SassBalòss ed è protetto dalle leggi italiane ed internazionali in particolare da quelle in materie di copyright. E' consentita la consultazione. Sarà concessa la duplicazione, anche parziale, solo dopo esplicita richiesta; in tal caso dovrà essere espressamente indicata, sulle copie realizzate, la provenienza della fonte ossia il sito internet www.sassbaloss.com. Ogni utilizzazione diversa da quelle sopra previste quindi (indicativamente: la distribuzione a terzi e/o la pubblicazione a scopo di lucro, la modificazione, l'elaborazione in qualunque forma e modo) deve considerarsi abusiva e sarà perseguita a norma delle vigenti leggi. |
|