Descrizione generale Fino
a pochi anni fa, nella conca a nord-ovest del Monte Gleno era possibile
ammirare e percorrere il bel ghiacciaio del Trobio-Gleno; questo, nel
corso degli anni, si è ridotto fino a frazionarsi in tre distinte
vedrette; al giorno d'oggi, possiamo considerare estinta l'intera massa
di ghiaccio e neve e solo un patetico residuo di ghiaccio sporco è
sopravvisssuto, destinato anch'esso a sparire a breve. Al posto di tale
ghiacciaio è rimasta una grande morena ed una estesa distesa di pietre,
ormi in via di colonizzazione da parte della flora del luogo. Verso
Nord rispetto al Monte Gleno diparte una lunga ed articolata cresta
rocciosa che collega quest'ultimo alla Cima del Trobio e poi al Monte
Costone, due delle belle cime oltre i 2800 metri di altezza di questa
affascinante zona, che durante questa escursione andremo a salire.
Camminata fisicamente impegnativa, con un dislivello superiore ai 2000
metri e con alcuni passaggi su creste rocciose abbastanza esposte (in
un paio di punti decisamente esposte...) anche se mai relmente
difficili, quindi adatte ad escursionisti esperti e con un
discreta esperienza di percorsi fuori da tracce e sentieri battuti.
L'ambiente che andremo a percorrere ci regalerà sicuramete grandi
soddisfazioni: selvaggio, severo, solitario e molto panoramico.
Descrizione percorso
Ci dirigiamo presso il paese di Valbondione, in alta Valle Seriana. Qui procediamo per la località Grumetti. Poco prima di arrivarci, scendiamo lungo una stradina asfaltata che dopo poche centinaia di metri termina presso uno spiazzo ombroso sulla destra Qui lasciamo l'auto nei pochi posto disponibili e saliamo nel bosco lungo un ripido sentierino numerato 332, lasciando quello per il rifugio Coca alla nostra sinistra. Saliamo verso il bellissimo borgo di Maslana, posto sotto 'omonimo pinnacolo roccioso. Ci arrivianmo in meno di 30 minuti di cammino, sempre camminando nel bosco. Attraversiamo il borgo verso destra, facendo attenzione ai bolli sui muri delle case. Lasciate le ultime casette di pietra alle nostre spalle, scendiamo brevemente verso un bel ponticello di pietra che attraversiamo, passando sopra alle schiumose acque del fiume Serio. Oltre il ponte, una palina ci indica verso sinistra per il "Sentiero delle cascate". Procediamo quindi tra piante, cespugli e rocce levigate da antichi ghiacciai. Attraversiamo poi una macchia di larici ed eccoci in una ampia radura dalla quale è ben visibile il Pinnacolo di Maslana. Saliamo ora verso il vicino Osservatorio faunistico di Maslana lungo un'ampia sterrata sassosa. Oltre l'osservatorio, posto in una zona di grossi massi, seguiamo il ripido sentiero n. che sale dritto in un faticoso prato, lasciando alla nostra sinistra il tracciato del sentiero n. 332, considerato come percorso invernale per il rifugio Curò. Al termine del prato, ci troviamo ad incrociare il classico sentiero di salita alla conca del Barbellino: il n. 305 che parte da Valbondione. Seguiamo quest'ultimo sentiero verso sinistra su ampia sterrata sassosa. Superiamo un breve tratto boscoso per poi uscire definitivamente dalla vegetazione arborea. Giunti poco dopo un netto tornante destrorso, troviamo sulla sinistra la deviazione più breve e ripida per il rifugio Curò (detto "lo scarico" n. 305 A), oppure proseguiamo dritti lungo il n. 305 (panoramico), allungando il tragitto, ma restando su pendenze più moderate. Noi prendiamo la deviazione più breve a sinistra e saliamo tra gradini di pietra, e stretti tornantini. Attenzione in caso di tererno umido. Superiamo un paio di tratti con la presenza di cavo d'acciaio, utile in presenza di ghiaccio. Più in alto superiamo un paio di tralicci dell'alta tensione ed in breve eccoci ad incrcoiare nuovamente il sentiero n. 305, che seguiamo verso sinistra. Poche decine di metri ed eccoci presso l'ostello del Curò e subito dopo al rifugio. Proseguiamo su comoda e pianeggiante strada militare che costeggia dall'alto il grande lago artificiale del Barbellino. Lasciamo una pittoresca chiesetta alla nostra sinistra con una roccia in cui è stata infissa una spada. Superiamo la bella cascata che scende dalla Val Cerviera passando su un ponticello di legno. Poco oltre ecco una curiosa installazione artistica sulla destra, costituita da una lamiera metallica specchiata a forma di triangolo, incastrata in una fenditura rocciosa. Senza possibilità di errore proseguiamo lungo il versante meridionale del lago. Superato un traliccio dell'alta tensione, troveremo una scritta a terra con l'indicazione "Gleno". Andiamo quindi a destra su stretto sentierino erboso. La traccia è evidente e segnata da alcuni bolli bianchi e rossi, non sempre ben visibili. Camminiamo tra rododendri rigogliosi. Raggiungiamo in breve una grande forra sulla sinistra, sempre accompagnati dallo scrosciare di un corso d'acqua. Più avanti, l'erba lascia il posto alle rocce. Ci troviamo ora a superare alcuni elementari gradoni rocciosi che ci conducono fino ad una conca pietrosache precede il grande pianoro pietroso ai piedi della conca del Gleno. Alla nostra destra si innalza il Pizzo Recastello con i Corni Neri, dritti davanti a noi vediamo il Monte Gleno con alla destra il Pizzo Tre Confini, mentre a sinistra si innalzano la Cima del Trobio e il Monte Costone. Fino a una ventina di anni fa, qui era possibile ammirare il ghiacciaio del Trobio, il maggiore delle Orobie bergamasche, attualmente quasi scomparso: solo una misera massa di ghiaccio resiste sulla destra della vetta del Monte Gleno. In breve eccoci davanti al suddetto pianoro, decisamente affascinante ed aspro, severo e selvaggio. Seguiamo alcuni ometti di sassi e qualche sbiadito bollo rosso. Attraversiamo il torrente che scende dall'alto e ci spostiamo verso sinistra. Tenendo come riferimento la vetta del Monte Gleno, con croce ben visibile anche da qui, spostiamo lo sguardo verso sinistra fino al piccolo Monte Glenino, separato dal fratello maggiore dal una evidente sella (Colletto del Gleno), più a sinistra ancora ecco l'appuntita vetta del Trobino (non nominata su molte carte), a cui segue la grande mole della Cima del Trobio, nostra prima meta. Sempre verso sinistra vediamo una sella che separa la Cima del Trobio dal Monte Costone (con croce visibile a sinstra dell vetta). Noi dobbiamo puntare alla sella che divide queste due ultime vette (Colle del Trobio). Per raggiungere la sella occorre risalire il ben visibile ghiaione pietroso sotto di essa (Vallone del Trobio). Non esiste un percorso obbligato per portarsi sul ghiaione: possiamo spostarci subito verso sinistra dopo aver attraversato il torrente, oppure proseguire dritti verso il Gleno e piegare poi verso sinistra, andando a tagliare i fianchi della Cima del Trobio più in alto. In ogni modo dobbiamo portarci sul ghiaione suddetto e risalirlo con molta fatica fino alla nostra selletta (Colle di Cima Trobio, 2815 metri di quota). Da qui, finalmente possiamo respirare un poco e goderci l'immenso panorama sul varsante opposto, quello che guarda verso la zona del rifugio Tagliaferri. Ora dobbiamo salire la Cima del Trobio, seguendone l'evidente cresta alla nostra destra, apparentemente impegnativa ed esposta, ma priva di vere difficoltà. Procediamo lungo la cresta Nord quindi, inizialmente camminabile e quasi pianeggiante. Poi la llinea si impenna decisamente e la roccia diviene più liscia e compatta. Alla nostra sinistra si apre un baratro roccioso verticale, mentre a destra il fianco della montagna cade ripido a gradoni inclinati. Percorriamo un tratto su una palcca inclinata lungo la cresta. Non dobbiamo farci tentare da alcuni ometti che segnalano una traccetta sotto cresta (che percorreremo al ritorno), ma restiamo sempre sul filo della cresta. Superato questo tratto su placca, eccoci davanti ad alcuni gradini ricciosi non difficili, ma sempre esposti. Oltre questi, le difficoltà scemano in un facile cinale roccioso a balze che in breve saliamo fino all'ometto di vetta. Bella vista sul Monte Gleno e sul Tre Confini, dal lato opposto ecco ben visibile il Monte Costone che andremo a salire una volta tornati alla selletta che lo separa dalla Cima del Trobio. Ben visibile anche il Lago di Belviso. Torniamo con molta cura sui nostri passi in cresta. ad un certo punto, quando iniziano i tratti esposti, possiamo notare alcuni ometti poco sotto la cresta che ci conducono su una traccetta friabile che procede a mezzacosta. Cerchiamo di non perdere gli ometti, per evitare di trovarci sopra pericolosi salti, oppure restiamo sempre in cresta come all'andata. In breve eccoci tornati alla sella. Da qui, continuiamo dritti lungo il crinale, fatto di roccia rossasta, più friabile della precedente, ma inizialmente meno esposta. Anche in questo caso restiamo fedeli al filo di cresta. Saliamo alcuni saltelli ben gradinati con roccia scagliosa. In breve il percoro perde pendenza e camminaiamo in piano su terreno roccioso man mano più esposto fino ad un primo ometto di sassi su un'antecima. Da qui, la vista sul proseguo del cammino è abbastanza emozionante e ci preoccupa un poco: infatti la vetta del Costone è situata su un torrioncino che da questo punto di osservazione appare preceduto da un difficile salto roccioso staccato dalla cresta. In realtà se ci spingiamo oltre, troveremo la via di accesso ben più semplice di quanto sembri. Proseguiamo quindi con fiducia, scendendo un gradino roccioso alquanto scomodo ed un poco esposto. Ora ci attende un tratto pianeggiante della cresta molto sottile, da farsi quasi a cavalcioni. Oltre questo le difficoltà calano. Da qui scendiamo con attenzione alla base dell'inclinato torrioncino della vetta, che ora appare unito alla cresta e facilmente salibile lungo alcuni saltelli rocciosi alla destra della cresta stessa. Ometto di sassi sulla cima. Poco sotto, lungo la prosecuzione verso Ovest della cresta vediamo una croce di metallo che in breve raggiungiamo senza problemi per traccetta sassosa a balzi. Bellissimo panorama sulla Cima del Trobio appena salita, sul Gleno, il Tre Confini ed il Recastello, nonchè sul Pizzo Strinato, il Monte Torena e le Cime di Caronella.
Discesa
Dalla
croce la cresta prosegue invitante in discesa, ma più in basso alcuni
salti rocciosi ed un paio di torrioni la rendono impagnativa, per cui
optiamo per una più sicura ed agevole discesa lungo l'ampio ed evidente
ghiaione a Nord-Ovest. Alcuni rari ma visibili bolli arancione ci
indicano il percorso corretto. La natura sassosa e franosa del terreno
ci indice a porre una certa attenzione, sia nell'avanzare che nel non
perdere la labilissima traccia. Scendiamo restando abbastanza vicina
alla cresta alla nostra sinistra. In basso lungo di essa è ben
individuabile la rossa croce della Cima del Lago, preceduta da un paio
di torriocini rocciosi e da una selletta erbosa. Scendiamo rapidamente
lungo il ghiaione. Ad un certo punto i bolli tendono verso sinistra,
fino a rasentare le rocce che scendono dalla cresta alla nostra
sinistra. Man mano scendiamo, più appare visibile la croce rossa che
precede la Cima del Lago. Con un traverso verso sinistra ci portiamo
alla base di un ripidissimo ed erto valloncello che sbuca alla sella
che precede la croce rossa. Alla base di questo valloncello si nota una
scritta su un masso che indica "Gleno" verso sinistra. Qui saliamo con
molta fatica facendo attenzione a smuovere meno sassi possibili e a non
creare scariche sotto i nostri piedi. Giunti con una certa fatica alla
selletta erbosa, sarebbe possibile scendere dal versante opposto
e dirigersi alla conca del Gleno. Noi andiamo invece verso destra
ed in breve raggiugiamo una croce dipinta di rosso lungo una semplice
crestina erbosa frammista a qualche innoqua roccetta a scaglie
affiorante. Gli ultimi pianeggianti metri che precedono la croce sono
più rocciosi ed esposti, ma nulla di difficile. Dalla croce scendiamo
lungo la cresta che prosegue facendo molta attenzione ad alcuni tratti
molto ripidi ed esposti. Giunti ad una bocchetta, risaliamo la cresta,
ora rocciosa e con qualche passo delicato, su roccia poco affidabile.
Dopo il primo tratto impagnativo, le difficoltà calano e, tra erba e
roccia, risaliamo il ripido tratto che conduce alla appuntita vetta
della Cima del Lago (2632 metri di quota). Torniamo poi alla croce
(molta attenzione durante la discesa fino alla bocchetta che ci separa
dalla croce) e poi alla selletta erbosa. Da questa scendiamo verso
sinistra lungo il ripidissimo e scivoloso valloncello fino a
riprendere la traccia che scende dal Monte Costone, abbandonata
in precedenza. Riprendiamo la discesa con i bolli sempre più rari. Ad
un certo punto dobbiamo puntare al torrente ben visibile sotto di noi
sul fondo della Valle del Lago. Una volta raggiunto (possibili macchie
di neve residua) lo attraversiamo ed in breve incrociamo un sentiero
bollato da segni bianche e rossi del CAI che seguiamo verso sinistra.
Su un masso è ben evidente la scritta "Monte Costone", al quale si
arriva percorrendo a ritroso la discesa fatta fin qui da noi (via
normale al Monte Costone). Ora il percorso è evidente e semplice.
Scendiamo per prati e vallette fino al sottostante e ben visibile
rifugio Ludwigsburg. Dopo una breve visita del lago Naturale del Barbellino ed una sosta presso il rifugio, non ci resta che percorrere l'ampia sterrata semipianeggiante militare che ci riporta al rifugio Curò e da qui seguendo il sentiero n. 305 tornare verso Valbondione. Ignoriamo il bivio per l'osservatorio faunistico di Maslana e restiamo sempre sul sentiero principale. Più in basso facciamo attenzone a non mancare il bivio per la frazione Grumetti verso destra. Dal bivio scendiamo un ripido e tortuoso sentierino che resta sempre all'ambra del bosco e sbuca su una strada asfaltata. eguiamo la strada verso sinistra fino ad un incrocio al quale andiamo a destra e dopo breve discesa eccoci all'auto. |