Monti Triomen, Foppa, Mincucco, Avaro e Tribortoi

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Piani dell'Avaro - Cusio (BG)
Quota partenza 1670 Mt. Quota di arrivo 2252 Mt. il Triomen
1897 Mt. il Monte Foppa
2001 Mt. il Mincucco
2088 Mt. il Avaro
2309 Mt. il Tribortoi
Dislivello totale 800 Mt. Sentieri utilizzati n. 109, 101, 109A
Ore di salita 1 h.. 30' per il Triomen
altri 40' per il Monte Foppa
altri 45' per il Mincucco
1 h. 15' dal Mincucco al Monte Avaro
altri 40' per il Tribotoi
Ore di discesa 1 h. 15'
Data di uscita 26/11/2022 Giudizio sull'escursione Discreta
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà E, brevi tratti EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

Una passata modesta nevicata ha regalato una piacevole escursione dal carattere parzialmente invernale. Neve che ha raggiunto i 20 cm in alcuni punti all'ombra e di accumulo, ma la maggior parte del tracciato era comunque libero da neve. Vento fortissimo e molto freddo che ha reso difficili le prime ore di cammino, specialmente lungo le dorsali. Sentieri segnalati e frequentati.

Eventuali pericoli
Attenzione alle condizioni e alla quantità della neve presente, specialmente in alcuni traversi.
Presenza di acqua
Troverete da bere presso i locali ed il rifugio ai Piani dell'Avaro.
Punti di appoggio
A parte il rifugio alla partenza ed un paio di ristori e ristoranti ad esso vicini, dopo una mezz'oretta dalla partenza, passiamo accanto ad una baitella (Baitèl) sempre aperta che può offrire un ottimo punto di riparo in caso di necessità.
Materiale necessario oltre al tradizionale
In caso di neve utili i ramponi.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Lunga sequenza di cime facilmente raggiungibili con poco sforzo e limitato dilivello, ma di sicura soddifazione. Ci troviamo in alta Valle Brembana sulle bucoliche pendici che sovrastano il piccolo l'altopiano dei Piani dell'Avaro. Vista la felice posizione della zona, potremo ammirare un ampissimo panorama da tutte le cime che raggiungeremo, praticamente a 360 gradi: dalle Grigne al Monte Disgrazia, con tutto quello che ci sta in mezzo. L'escursione appare particolarmente interessante nel periodo invernale, con neve ben assestata o in limitate quantità. Attenzione invece in caso di neve abbondante non ben assestata, poiché il tracciato transita anche sotto pendii molto ripidi. 

Descrizione percorso
Saliamo fino alla luminosa e ridente località dei Piani dell'Avaro, sopra l'abitato di Cusio in alta Valle Brembana. La strada per arrivarci (soggetta ad un ticket giornaliero) è lunga e con vari tornati, ma sempre comoda e ben tenuta. Al termine della salita lasciamo l'auto nei pressi del grande edificio del rifugio Ai Piani dell'Avaro. Da qui saliamo lasciandoci alle spalle il stesso, seguendo una evidente strada sterrata con direzione Monte Avaro e rifugio Benigni. Poco distante dal rifugio vediamo una bella baitella isolata che lasciamo alla nostra sinistra. Il percorso serpeggia tra gli ampi pascoli e sale senza troppa fatica. Già da qui abbiamo una bella vista sulle lontane Grigne. Arrivati ad una palina, possiamo proseguire luno il sentiero 109A che ci condurrebbe al Monte Avaro, oppure salire a destra lungo il sentiero n. 109 per i Laghetti di Ponteranica. Optiamo per la seconda soluzione. Le pendenze così aumentano subito e il tracciato sale deciso tra prati e cespugli. In breve passiamo accanto ad una piccola baita sempre aperta (Ol Baitèl), con ampia vista sui Piani dell'Avaro e sul percorso appena fatto. Proseguiamo oltre la baita, passandola sulla destra. Ancora uno sforzo su terreno un poco ripido, con qualche masso affiorante ed eccoci all'incrocio con il sentiero n. 101, dove una palina ci indica di andare verso sinistra per il rifugio Benigni. Le pendenze si riducono ed il sentiero ci conduce in falsopiano verso il Monte Avaro, ben visibile davanti a noi con la sua tondeggiante mole erbosa ed il grande ometto di sassi sulla sua cima. Arrivati ad una sella, dovremmo scendere in una evidente conca ai nostri piedi e con un giro anti orario portarci alla base del Monte Avaro. Invece abbandoniamo il sentiero 101 e saliamo su ripido pendio erboso verso la vetta del Monte Triomen alla nostra destra. Saliamo senza una vera traccia, ma stando vicini al facile costone erboso alla nostra sinistra. facciamo un minimo di attenzione all'erba scivolosa e alle alte pendenze, ma senza alcuna difficoltà eccoci sulla cima del Monte Triomen. Bellissima la vista, sotto di noi, sulla conca dei Laghetti di Ponteranica sul versante opposto a quello di salita. Alla sinistra della cima, prosegue una bella crestina che scende ripida ed un poco esposta alla sella tra il Monte Triomen e il Monte Tribortoi. Noi invece scendiamo verso destra su quella che apparentemente è una facile dorsale erbosa che al suo termine ci deposita sulla tondeggiante sommità del Monte Foppa. In realta la discesa, in caso di neve, non è affatto banale e presenta un paio di tratti ripidi ed un poco esposti, ma nulla di minimamente impegnativo. A circa metà della dorsale incontreremo un grosso ometto di sassi. Arrivati alla ampia sella erbosa che segna la fine della discesa, un breve strappo successivo ci porta alla vicinissima cima del Monte Foppa con altro ometto di pietra molto alto. Torniamo in pochi passi alla sella erbosa e da qui è ben evidente il sentiero che scende verso destra in un'ampia conca. Dopo i primi metri, che scendono decisi, le pendenze diminuiscono. Superiamo una palina che ci indica verso sinistra i Laghetti di Ponteranica. Noi invece procediamo dritti in basso. Poco dopo tendiamo ad andare a destra, seguendo quella che appare come una vaga dorsale molto ampia e poco accentuata, evitando comunque di spostarsi verso il centro del vallone alla nostra sinistra. Superiamo una piccola baita di pietra. Ci portaimo ai piedi di un dosso che presenta una bella placca rocciosa alla nostra destra. Costeggiamo questa placca (chi volesse divertirsi la può salire fino alla sommità per poi discendere dal versante opposto a riprendere il sentiero originale). Con un giro in senso orario aggiriamo il dosso e sbuchiamo in una bella zona aperta che seguiamo senza difficoltà fino all'antecima del Monte Mincucco (di poco più alta della vetta vera e propria). Scendiamo da questa per prati e pascoli aperti fino alla base dell'ultima ripida ma breve salitella che, sempre per pascoli e qualche pietra affiorante, ci porta sulla panoramica cima del Monte Mincucco, dove un ometto di pietra ci attende. Volgendosi indietro possiamo ammirare il percorso fatto dal Monte Triomen, fino alla sella del Monte Foppa e da lì al Mincucco. Bellissima la vista anche sulla montegna più bella della zona: il Monte Valletto con le sua caratteristica cima. Torniamo ora sui nostri passi fino alla sella che precede il Monte Foppa. Da qui seguiamo l'evidente sentiero n. 101 a mezzacosta che taglia le pendici del Monte Triomen. In breve e senza sforzo, torniamo all'incrocio con il sentiero n. 109, dove ritroviamo la palina che ci segnala il rifugio Benigni. Lo seguiamo nuovamente fino al punto in cui lo avevamo abbandonato per salire il Triomen. Questa volta scendiamo nella conca ai nostri piedi con percorso antiorario fino alla sella erbosa tra il Monte Avaro a siniwtra e il Triomen a destra. Qui superiamo una palina che ci indica il Monte Avaro a pochi minuti ed il Passo Triomen (o Forcella del Triomen) a destra. Andiamo senza difficoltà verso il Monte Avaro percorrendo un comodo sentierino non sempre evidente tra erba e cespugli fino ad arrivare alla tondeggiante cima sormontata dall'ennesimo grosso ometto di sassi. Bella la vista sulla zona del Pizzo Tre Signori, su quella del rifugio Benigni e sulle lontane Grigne. Torniamo ora alla palina che indicava il Passo Triomen e con una certa fatica, su ripido valloncello erboso, in una ventina di minuti raggiungiamo la sella tra il Monte Triomen a destra ed il Tribortoi a sinistra. Per esile traccia molto ripida che sale a stretti tornantini nei pressi della cresta, raggiungiamo la cresta stessa, ormai in vista della croce di vetta. Poche decine di metri in falsopiano ed eccoci al cospetto della ligne croce del Monte Tribortoi, prorprio davanti alla elegante vetta del Monte Valletto che pare lasciarsi toccare allungando una mano.
Discesa
Torniamo con una certa attenzione alla sella tra Tribortoi e Triomen, avendo cura di guardare bene dove mettere i piedi in caso di neve. Da qui ridiscendiamo velocemente il vallone fino alla sella che precede il Monte Avaro. Ora proseguiamo dritti ignorando il sentiero che scende alla nostra sinistra. Ripassiamo sotto la cima dell'Avaro per poi piegare verso il basso alla nostra sinistra lungo il sentiero n. 109A. Procediamo tra prati e pascoli serpeggiando lungo il sentiero non sempre ben evidente. Lasciamo alla nostra destra un evidente muretto a secco e pieghiamo a sinistra. Sotto di noi sono ben visibili i Piani dell'Avaro. Arrivati su una ampia sterrata la seguiamo verso il basso, tra qualche rado abete. Superiamo un acquedotto. Sempre lungo la sterrata torniamo senza possibilità di errore al grande edificio del rifugio Ai Piani dell'Avaro dove abbiamo lasciato l'auto.

Note
Durante questa camminata ho salito in sequenza confusa ed errata le cime in oggetto: infatti la sequenza più logica sarebbe stata quella con inizio dal Monte Avaro, salita diretta al Monte Tribortoi, prosecuzione al dirimpettaio Monte Triomen, discesa verso il Monte Foppa e da qui prosecuzione al Mincucco e ritorno  poi ai Piani dell'Avaro. Il curioso nome dei Piani dell'Avaro pare derivare da una vecchia leggenda: un signore molto ricco, avaro e scaltro, per aumentare i propri possedimenti, decise di acquistare i pascoli sopra il paesello di Cusio in alta Valle Brermbana. Tanto era sicuro di sè che non visionò nemmeno la zona. Quando personalmente si recò presso i suoi nuovi pascoli scoprì che questi erano completamente coperti di pietre. Allora maledì chi gli aveva venduto quegli altopiani aridi e giurò di vendere l'anima al diavolo se tutte quelle pietre fossero sparite. Il Diavolo ascoltò la sua invocazione e comparve davanti allo spaventato signore. I due fecero un patto: se tutte le pietre fossero sparite entro mezzanotte, il Diavolo avrebbe preso l'anima dell'avaro proprietario terriero. Ma tutto doveva concludersi prima dei rintocchi del campanile di Cusio. Quella notte apparvero decine di demoni che fecero rotolare a valle tutte le pietre. L'avaro comincio a temere per la sua anima e corse a perdifiato in paese dove convinse il parroco a suonare le campane poco prima di mezzanotte così da ingannare il Diavolo ed avere salva la sua anima. Le pietre sparirono, così come i demoni ingannati, ma il loro soffio aveva reso sterile quei pascoli per molti anni a venire. Da allora quel piccolo altopiano sopra l'abitato di Cusio prese il nome di Piani dell'Avaro e si narra che sulle ultime rocce rimaste nei pascoli ci siano ancora i graffi dei demoni impegnati a solevarle e gettarle a valle.
Commenti vari
La quota 2309 è stata recentemente nominata Monte Tribortoi (tre stupidotti o tonti, in dialetto bergamasco), essendo questo di fronte al più conosciuto Monte Triomen (tre uomini, in dialetto); curiosamente però sulla cima del Tribortoi è stata posta una croce di legno su un cui lato è stato erroneamente riportato il nome Triomegn con la quota 2309 metri, mentre sull'altro lato vi è il nome corretto.
   

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Sulla cima del Triomen

Ometto lungo la dorsale verso il Monte Foppa

   

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La parte finale della dorsale dal Triomen al Monte Foppa

Vista a ritroso lungo il tracciato per il Mincucco

   

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Dall'antecima del Mincucco verso la cima dello stesso

Un'imbacuccato Omar sul Mincucco

   

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Dalla cima del Monte Avaro

Omar sul Monte Tribortoi con il Valletto alle spalle