Descrizione generale
La Torre Murfrëit
si presenta maestosa ed in bella vista dai tornati poco sotto al
Passo Gardena nell'omonima valle. E' facilmente riconoscibile perché la parete nord è
incisa da una grossa spaccatura che sale obliqua de destra a
sinistra: ed è proprio lungo questa linea che corre l'itinerario in
questione dal nome un po' sinistro e macabro. La via della Morte
obliqua è stata aperta da
J. Hruschka e C. Covi nel 1928.
Adocchiata come via "papabile" già dai primi anni di scorribande in
Dolomiti, per via del grado contenuto, purtroppo non c'è mai stata
l'occasione di percorrerla. Questo week-end decidiamo per una via
facile e, almeno sulla carta, questa lo è... inoltre sia io che Ale
l'abbiamo nel cassetto delle "vie da fare"... il dado è tratto.
Purtroppo si rivelerà una via da non prendere sotto gamba. La
cordata di tedeschi che ci precede vola per ben due volte sul primo
e poi sul quinto tiro, entrambe le volte senza conseguenze gravi, ma
decidono di calarsi. Noi continuiamo ma la tensione, che già il nome
della via suscitava, è ormai molto alta per le vicende della cordata
tedesca e la roccia sempre delicata. Purtroppo, a fronte di quanto
descritto sopra, non condividiamo in nessun modo nessuna delle
relazioni che avevamo consultato e che descrivevano la via come: "Itinerario straordinario e suggestivo in ambiente alpino" (Bernardi); "La via viene percorsa frequentemente per la buona roccia e per l'ambiente suggestivo" (ramellasergio.it).
A nostro avviso una via da sconsigliare ai più, riservata solo a
chi possiede buona esperienza, ed è amante di queste cose...
(continua a leggere i "Commenti vari" a fine relazione).
Attacco, descrizione della via
La via della Morte obliqua segue interamente il grosso, ed evidente, camino che taglia al centro la parete nord della Torre Murfrëit con andamento obliquo da
destra a sinistra.
Raggiungere il Passo Gardena e parcheggiare. Imboccare il sentiero n. 666 che sale al rifugio Pisciadù. Quando piega decisamente a sinistra abbandonarlo poco dopo in prossimità di un dosso erboso (grosso ometto al bivio ed antenna sul dosso.
E' anche possibile aggirare il dosso sulla destra seguendo una
traccia che sale più diretta facendo guadagnare pochi minuti sul tragitto). Seguire la traccia verso destra fino alla base della torre. Continuare ancora verso destra oltrepassando la verticale del camino obliquo. Risalire brevemente un ghiaione in direzione di una piccola torre staccata dalla parete. Prima di raggiungerla si obliqua a sinistra (passi di II) puntando alla base del camino. Stando alla relazione del Bernardi avremmo dovuto trovare un chiodo ad indicare l’attacco, ma non l’abbiamo visto.
1° tiro:
salire il camino fino alla terrazza detritica. Spostarsi a sinistra e sostare (2 chiodi+cordone+maglia rapida).
45 Mt., V-, 2 chiodi, 2 clessidre con cordino.
2° tiro:
inizialmente per terrazza detritica, e poi per diedro, portarsi alla base dell’evidente caminone
che sale obliquo verso sinistra. Sostare (1 clessidra con cordone).
45 Mt., II, IV-, 1 chiodo, 1 clessidra con cordino.
3° tiro:
non stare nel fondo del camino ma spostarsi subito a sinistra e salire le placche giallastre, di roccia delicata e difficile da proteggere, fino alla base di una fessurina. Qui sostare (1 chiodo integrabile con friend 0.4 o 0.5 e 1).
Pochi metri più a destra si trova una sosta fuori via. 35 Mt., IV.
4° tiro:
alzarsi per la fessurina circa 3 metri. Appena si nota un peggioramento della roccia spostarsi a sinistra seguendone un’altra più solida. Piegare poi a destra su esile cornice tornando sotto la verticale del camino. Da qui la roccia inizia a peggiorare. Alzarsi al masso incastrato e poi spostarsi leggermente a sinistra verso lo spigolo. Alzarsi 4-5 metri e ritornare a destra nel fondo del camino dove si sosta (3 chiodi+cordino).
35 Mt., IV, V, 4 chiodi, 1 clessidra con fettuccia.
5° tiro:
lunghezza con roccia insicura e ricoperta da una patina di melmetta che, se umida, è decisamente scivolosa. Ovviamente noi abbiamo trovato il tiro umido. Salire il camino nel suo fondo. Giunti ad un masso che ne ostruisce il passaggio si nota un chiodo nella fessura più a sinistra. Non conviene andare a prenderlo ma proteggersi con friend nella lama che forma il masso e salire direttamente sopra di esso (altro chiodo qui sopra). Ancora pochissimi metri nel fondo del camino e, appena si riesce, spostarsi più a sinistra. Per rocce ora più facili, e man mano che si sale anche migliori, si raggiunge il terrazzino sul quale si sosta (2
chiodi). 40 Mt., IV+ infido, 2 chiodi.
6° tiro:
unica lunghezza con roccia veramente bella.
alzarsi a sinistra della sosta fin sotto al tettino. Superarlo verso sinistra (entra bene il friend n.2 Camalot; prima protezione bella del tiro) e continuare, sempre in obliquo a sinistra, sino a raggiungere un vago canale che sale verso destra. Qui bisognerebbe sostare su uno spuntone. Noi siamo andati oltre risalendo il canale fino un comodo terrazzino. All’estremità destra del terrazzino si può sostare (1 chiodo integrabile con ottimo friend 0.75). Attenzione che, così facendo, si ha un po’ di difficoltà con lo scorrimento delle corde.
45 Mt., V, V+ oppure A0, IV+, IV, 5 chiodi, 1
spuntone+cuneo+cordini.
7° tiro:
dritti sopra la sosta per roccette e poi diedrino fessurato. Prendere il ramo che piega a destra ed al suo termine sostare (spuntone).
40 Mt., IV.
8° tiro:
dritti, senza percorso obbligato, fino un intaglio dove è possibile sostare (spuntone).
35 Mt., III.
9° tiro:
portarsi alla base della paretina fessurata. Alzarsi un paio di metri e spostarsi a sinistra superando lo strapiombino dove risulta più facile. Raggiungere la sommità del pilastro e continuare per una vaga cresta, larga e pianeggiante, in direzione della cima vera e propria della torre. Quando si è comodi sostare (spuntone).
40 Mt., IV-, II, 1 chiodo.
10° tiro:
scendere all’intaglio con grosso masso incastrato e risalire la facile paretina, andando leggermente verso sinistra, fino alla cima della torre (grosso ometto di pietra con libro di via, al nostro passaggio inutilizzabile perché bagnato).
45 Mt., III+.
Discesa
Non banale ed esposta; fare attenzione.
Portarsi sul punto più alto della torre e poi abbassarsi sul versante opposto portandosi verso est sul bordo di un ripido canale
(ometti). Scendere circa un centinaio di metri fino un salto verticale (passi di II).
1a. calata (cordoni su grosso masso) da 25 metri. Si arriva in una zona con grossi massi incastrati (altra doppia su masso da non fare. In teoria scendendo da qui si dovrebbero trovare una serie di doppie che depositano alla fine della gola della
Torre Murfrëit dalla quale si passa seguendo la terza opzione descritta qui sotto). Quindi dopo la prima doppia traversare a sinistra (viso a valle) su terreno esposto (magari assicurarsi) individuando il successivo ancoraggio per la doppia.
2a. calata ancora da 25 metri arrivando ad una forcella sulla cresta sud (1 chiodo con cordino rosso sulla destra della forcella, ed altro ancoraggio (spuntone+cordoni+maglia rapida) a sinistra della forcella. Risalire la facile cresta (I, ometto in cima) e poi seguire una cengia esposta e successivamente abbassarsi verso destra fino alla larga forcella tra la torre e l’altopiano.
Da qui esistono tre possibilità:
1- risalendo le facili rocce si raggiunge l’altopiano e poi si prosegue in direzione del rifugio Piscadù (non verificato;
probabilmente la soluzione più lunga );
2- scendere nel canale verso sinistra (est, nord-est). Passi di II, III e 1 o 2 doppie (non verificato
e non scelto per tratti innevati ancora presenti. Senza neve
dovrebbe essere la soluzione più veloce);
3- soluzione da noi adottata. Scendere nel canale verso destra (nord-ovest) stando sempre dal lato della
Torre Murfrëit. Dopo aver superato la stretta gola che scende dalla torre si raggiunge un salto più verticale (fino a qui passi di II). Effettuare una doppia di 20/25 Mt., poi abbassarsi sul ghiaione senza entrare nel canale più largo ma in quello più stretto sulla sinistra (viso a valle, alcuni ometti). Attenzione che ad un certo punto un ometto è decisamente sulla sinistra, quasi sul bordo della parete. Da qui se ne vedono altri 2 più a sinistra su cengetta esposta. Abbassarsi per rocce molto esposte fino al ghiaione sottostante (II, III-). Da qui le difficoltà sono terminate. Abbassarsi piegando, quando possibile, a destra e traversare fino a riprendere il sentiero percorso durante l’avvicinamento (più o meno nel punto in cui lo si ha abbandonato per risalire lo zoccolo).
Da qui a ritroso fino al parcheggio per il sentiero che già si conosce. |