Descrizione generale Il
monte Torena svetta alla fine della conca del Barbellino e ne chiude
la parte settentrionale. Ben visibile già nei pressi del rifugio Curò,
la sua forma caratteristica, con le due cime separate da una lunga
cresta, lo rendono facilmente riconoscibile. La salita alla sua vetta
qui descritta si sviluppa lungo la poco frequentata ed impegnativa
cresta Sud-Est che parte dal Passo Grasso di Pila e si compone di due
parti ben distinte: una prima parte più abbordabile, su terreno misto
con ripide balze erbose e facili tratti su gradoni rocciosi, ed una
seconda, dal carattere decisamente alpinistico, molto esposta, esile e
severa, sebbene mai troppo difficile (max III grado, con molti tratti
di II). La mancanza di passaggi, segni o tracce lungo la cresta,
l'ambiente di alta montagna, la natura della roccia, rendono questa
salita, nel complesso piuttosto lunga e con dislivello importante,
adatta a soli escursionisti allenati, esperti e abituati a muoversi in
tali contesti
Descrizione percorso
Da Valbondione, in alta Valle Seriana, si sale lungo l'ampio e sterrato
sentiero 305 che in meno di 2 ore porta al rifugio Antonio Curò.
Inizialmente si cammina nel bosco, poi, sempre su comodo e ampio
sentiero, si fuoriesce da questo per iniziare un lungo tratto tra
prati. Il percorso taglia i ripidi pendii che scendono dall'alta
vallata in cui siamo immersi. La zona del rifugio è ben presto
visibile, poco a destra del salto delle cascate del fiume Serio (aperte
varie volte durante l'anno, quando vengono rilasciate per alcuni minuti
le acqua imprigionate nel bacino artificiale del Lago Barbellino), ma
il tragitto è ancora lungo, anche se non faticoso e compie un ampio
giro verso destra per poi tornare a sinistra, passare lungo una comoda
ed ampia cengia tagliata nella roccia verticale del Monte Verme e
quindi arrivare alle soglie del rifugio Curò (1915 Mt.) da poco
affiancato dall'ostello Barbellino. Il rifugio è posto sopra il
bellissimo invaso artificiale del Barbellino, dal colore turchese
intenso. Seguiamo ora la pianeggiante e comoda strada sterrata militare
che costeggia il lago sul lato destro (per chi sale) e porta in circa 1
ora al lago Naturale del Barbellino dove si trova il rifugio Barbellino
(2130 Mt.). Dal'edificio proseguiamo verso la conca verso l'evidente
mole del Torena. Restando sul lato destro orografico del lago naturale,
camminiamo lungo il sentiero che conduce al Passo Grasso di Pila.
Superiamo un tozzo torrioncello erboso dalla cima tronca con una
piccola madonnina, posto al termine del lago. Il Passo di Pila è ben
evidente alla base della lunga cresta Sud-Est che dovremo affrontare.
Risaliamo ora la valle verso detto passo, con pendenza via via
superiore. Il tracciato è ben evidente e segnalato da bolli,
serpeggiante tra prati e piccole pietraie. Passiamo anche in una zona
di grossi massi. Giunti ad un pianoro troviamo un piccolo laghetto semi
asciutto ed una zona paludosa. Andiamo sul lato sinistro (per chi sale)
del vallone e proseguiamo sempre su sentierino piuttosto ripido e
sassoso. Eccoci ora al termine della salita. Qui ci troviamo in una
zona ondulata che non scende direttamente verso il versante opposto
del passo, ma si sviluppa con alcuni saliscendi e conche. In caso di
scarsa visibilità, ci sarà qualche difficoltà ad individuare la linea
da seguire per portarci ai piedi della cresta da seguire. Per
semplificare le cose, possiamo proseguire oltre il passo fino ad
arrivare sul margine della dorsale che ci divide dalla Valtellina fino
a vedere il lago di Belviso sotto di noi. Ora possiamo piegare
decisamente verso sinistra e seguire detta dorsale che sale su terreno
prativo verso il Torena. Arivati ai piedi della cresta, il terreno
diviene più ripido e roccioso, ma ancora facile e camminabile. Più in
alto iniziano balze erbose molto ripide che si alternano a brevi tratti
rocciosi lungo i quali serve ricorrere all'uso delle mani, ma sempre su
difficoltà limitate. Il percorso non è obbligato ed è facile sbagliare
l'itinerario e trovarsi su pendii troppo esposti o tratti rocciosi. Con
attenzione si sale la dorsale fino ad arrivare all'antecima a quota 2850
metri. Da qui inizia la cresta vera e propria e la differenza si vede
fin da subito. La vetta sembra a portata di mano, ma la parte più bella
ed impegnativa inizia ora. Percorriamo pochi metri su sfasciumi in
cresta ed eccoci ad un ometto poco evidente. I primi metri sono ancora
tranquilli, ma ecco che ad un certo punto ci troviamo davanti una serie
di lame e spuntoncini rocciosi che dobbiamo superare stando sul loro
filo. Si tratta di un punto molto esposto e con difficoltà attorno al
II grado. Il baratro a destra è poco attraente... Oltre questo punto,
ci aspetta una breve placca in discesa, altrettanto esposta e di non
facile approccio. Con calma e molta attenzione, arriviamo alla base di
questa placca (II grado superiore, molto esposto). Pochi metri
camminabli ed eccoci ad un bel salto roccioso su terreno molto
friabile. Massima attenzione a tutto quello che si usa come appiglio o
appoggio. Usciti da questo tratto le difficoltà diminuiscono. La
cresta, ora, sempre sottile ed aerea, nonché esposta, non presenta
particolari difficoltà, se non quelle legate alla natura instabile
della roccia. Il tratto difficile fin qui percorso, può essere aggirato
con un lungo traverso sulla sinista, abbassandoci prima delle lame
rocciose ed andando a cercare i passaggi migliori sulle ghiaie
sottostanti la cresta, per poi risalire con una diagonale nuovamente
verso la cresta, proprio al termine del tratto impegnativo. È chiaro
che così facendo si perde parte del fascino e della soddisfazione.
Seguiamo quindi la cresta, come dicevamo ora più abbordabile, fino ad
arrivare alla base di una evidente parete rocciosa rossastra alta una
decina di metri scarsi. Questa, non troppo friabile rispetto a ciò che
la circonda, deve essere affrontata al suo centro, con difficoltà pari
al III grado. Anche qui c'è una certa esposizione, ma meno rispetto ai
tratti precedenti. Per chi non se la sentisse di salire direttamente la
parete, è possibile passare all'estrema destra, per ripide balze erbose
e pietre mobili (stesso discorso del tratto difficile precedente per
“soddisfazione” e “impegno”). Usciti con una certa fatica ed apprensione da
questa parete, le difficoltà terminano e non ci resta che proseguire
senza particolari note fin sulla vetta del Monte Torena, in poche
decine di metri. Panorama esagerato sulle cime della zona e sulla zona
della diga del Barbellino, nonché sul sottostante il lago di Belviso, sul versante valtellinese.
Discesa Dalla
croce di vetta, proseguiamo lungo l'evidente e facile cresta che in una
decina di minuti porta senza alcuna difficoltà alla cima occidentale
del Torena dove un ometto di pietre ci attende e da qui, volgendosi
verso la vetta appena lasciata si ha una bella vista sulla cresta
percorsa fino quasi al Passo Grasso di Pila. Dall'ometto di pietra
dobbiamo scendere verso il Passo del Serio e lo facciamo lungo una
ripida dorsale sfasciumata dove occorre prestare attenzione a non
smuovere troppi sassi che con estrema facilità rotolano a valle. Il
percorso è piuttosto facile, ma l'instabilità del pendio sassoso
richiede una certa concentrazione. Con una certa fatica si arriva
all'ampio valico del Passo del Serio, posto tra il Torena e le Cime di
Caronella. Dal passo pieghiamo decisamente verso sinistra sfruttando
l'eventuale presenza di neve residua per velocizzare la discesa fino
alla conca sottostante. Facciamo attenzione a rimanere sul lato destro
del vallone che stiamo scendendo. Ad un certo punto si incontrano una
serie di ometti che tendono a portarci sul lato sinistro, noi dobbiamo
evitare tale cambio di posizione, cercando sempre di restare sulla
destra, non troppo vicini però alla scura parete che scende minacciosa
dalle Cime di Caronella. Aguzzando la vista, su alcuni massi sarà
possibile troverete dei bolli circolari bianchi e rossi e una scritta
indicante il Passo del Serio dal quale proveniamo. Continuando la
discesa, dopo la pietraia, ci troviamo in una zona di ripidi pendii
semi prativi. Oltre il sentiero, sempre segnalato, diviene stretto e con
alcuni passaggi un poco esposti sui ripidi pendii rocciosi sotto di
noi, ma non esistono difficoltà. La traccia procede su una cengia che
poi torna sentiero, attraversa alcuni canali che scendono dalla nostra
destra e poi si collega al sentiero che scende dal Passo di Caronella.
Da qui in poi, procediamo su comodo sentiero segnalato che procede
verso il Lago Naturale del Barbellino. Superiamo alcuni tralicci
dell'alta tensione in alto alla nostra destra. Poi con una serie di
tornantini perdiamo velocemente quota fino ad arrivare nei pressi del
rifugio nelle vicinanze del lago. Da qui riprendiamo il sentiero del
mattino che in meno di un'oretta sull'ampia mulattiera militare ci
porta comodamente al rifugio Curò e da lì in circa 1 ora e mezza a
Valbondione.
|