Descrizione generale
Piacevole passeggiata di bassa montagna su sentieri comodi e rilassanti. Il percorso vi condurrà sulla cima di due semisconosciute montagne della media valle Seriana che hanno però il pregio di regalare una bellissima vista sulle più alte cime attorno, tra cui il roccioso Alben, la massiccia Arera e la bella cresta tra il passo del Re e la Cima del Fop. Da non scordare una visita al santuario di San Patrizio, punto di partenza ed arrivo del percorso.
Descrizione percorso
Da Colzate, in media Valle Seriana, si sale, seguendo le indicazioni in centro al paese, al Santuario di San Patrizio, posto lungo la strada che conduce alla località Bondo. Arrivati al santuario, si abbandona l'auto nel parcheggio poco oltre il santuario e si inizia a camminare lungo la strada asfaltata che porta alla località suddetta di Bondo. Il percorso ricalca in parte la strada ed in parte taglia tornanti ed alcuni tratti di questa passando per boschetti e prati. Poco prima di un piccolo parco giochi per bambini, ormai prossimi a Bondo, il tracciato abbandona definitivamente l'asfalto salendo verso sinistra (palina indicatrice del sentiero 518 e sentiero Honio) in un prato punteggiato da piante. Si cammina su stradina cementata che in breve diviene pianeggiante. Supera un paio di belle ed alte piante di acero montano e si infila nel bosco nei pressi di una casetta isolata, poco più bassa del sentiero. Ora saliamo su sentierino sassoso all'ombra di un bosco misto. Giunti in località Unì, ci troviamo di fronte una santella da poco ristrutturata. Qui andiamo a destra. Il percorso, a tratti, ci regala piacevoli scorci sul Pizzo Formico, sulla Presolana e sulla zona del Monte Vaccaro. Arrivati al cospetto di una grande cascina in pietra con un bel prato alla nostra destra, il sentierino diventa un'ampia sterrata che sale dritta davanti a noi. Ignoriamo la deviazione verso sinistra per la Fontana del Latte. Poco oltre ignoriamo una seconda deviazione per il Monte Cavlera (non cima di Cavlera, ma monte...) e dalla quale proverremo durante la discesa al nostro ritorno. Due minuti dopo deviamo a sinistra, abbandonando l'ampia sterrata per proseguire su un sentierino inizialmente fiancheggiato da una staccionata in legno (indicazioni per 518 e per "Oretel"). Il percorso diviene più ripido e scivoloso, in alcuni tratti pare anche franato di recente. Saliti alcuni gradini di terra, si attraversa uno strettissimo valloncello e si continua a salire con alcuni zig-zag. Usciti dal bosco, alla nostra sinistra troviamo una cascina immersa in un grande prato. Andando diritti attraversiamo una piccola passerella di cemento e subito dopo deviamo a destra per proseguire su ampi prati su uno stretto sentierino che conduce verso una lontana sella, al cui centro si trova un traliccio dell'alta tensione. Poco prima di arrivare alla sella, si rientra in un bel bosco di faggi e poco oltre, il sentiero 518 devia a sinistra. Arrivati ad un grande roccolo (Roccolo Messina), andiamo a sinistra, lasciando il roccolo alla nostra destra, non prima di una breve pausa per ammirare il panorama dal centro del roccolo stesso verso l'Arera. Qualche metro oltre il roccolo il sentiero termina per diventare un'ampia sterrata. La seguiamo per pochi metri. Una palina ci invita ad andare a destra (indicazioni per il Monte Tisa). A questa palina perverremo nuovamente durante il ritorno. Subito dopo la palina il bosco diviene di abeti e dopo una breve salita il sentiero tende a calare di pendenza. Ma è solo un'illusione: torniamo subito a salire nella bella abetaia, che si fa più fitta ed umida man mano che si sale. Nella parte finale torniamo a camminare tra piante miste e cespugli fino ad uscire dalla vegetazione nei pressi di un baitello in pietra ed una ampia pozza d'acqua recintata da filo spinato. Siamo ora su una pianeggiante sella tra il Monte Tisa alla nostra sinistra e la Cima di Cavlera alla nostra destra. andiamo prima al Tisa, camminando su una comoda dorsale erbosa punteggiata da abeti e faggi modellati dal vento, che equi probabilmente soffia costante e forte. In una decina di minuti arriviamo alla vicina croce del Monte Tisa dalla quale si gode un bel panorama. Tornati alla pozza d'acqua, proseguiamo lungo la dorsale poco accentuata con percorso libero, poiché mancano le indicazioni per la Cima di Cavlera. Ma è sufficiente dirigersi verso il punto più elevato davanti a noi per non sbagliare percorso. Superato un capanno da caccia, si rientra nel bosco e tra faggi e cespugli eccoci alle pietre calcaree della cima (nessun segno di vetta) immersa nella vegetazione Per vedere il panorama occorre proseguire poche decine di metri oltre la vetta, fino ad una piccola radura proprio davanti alla bella mole rocciosa del Monte Alben, talmente vicina che sembra di toccarla allungando la mano.
Discesa
Torniamo alla pozza e scendiamo verso sinistra ripercorrendo il bosco e l'abetaia saliti in precedenza fino alla palina nei pressi del roccolo Messina. Da qui, incrociato il grande sentiero sterrato, andiamo a destra seguendo le indicazioni per Cavlera (monte e non cima). Dopo poche decine di metri il percorso abbandona la strada sterrata per scendere a sinistra e imboccare un sentierino boscoso che corre parallelo e poco più basso della sterrata, per separarsene più avanti. Il sentierino corre tranquillo in falsopiano arrivando ad una grande ed isolata baita in un ampio prato. Più avanti il sentiero rientra nel bosco e continua fino ad un gruppetto di casette e baite (località Cavlera). Sbucati su una stradina asfaltata (sentiero 530, andiamo momentaneamente a destra in leggerissima salita per una breve vista al vicino santuario della Madonna del Rosario. Da qui torniamo indietro, superiamo l'incrocio precedente e continuiamo in discesa lungo il percorso del segnavia 530 (asfaltato in questo tratto). Superate le ultime baite arriviamo ad un sbarra. Qui la strada scende ripida e diviene cementata. Ignoriamo il bivio verso destra per il vicino Monte Cavlera (sentiero 530) e quello poco oltre a sinistra. Scendiamo invece dritti oltre la sbarra di metallo alla quale ne segue una seconda e quindi una grande baita alla nostra sinistra. Rientriamo brevemente nel bosco per poi sbucare su un'ampia sterrata. La attraversiamo e subito lasciamo alla nostra sinistra una baitella. Proseguiamo in un prato fino ad un capanno da caccia. Continuiamo la discesa ora su sentiero poco evidente. Con numerosi tornantini perdiamo rapidamente quota. Passato un traliccio dell'alta tensione ed una casa nel bosco, incrociamo una strada sterrata che seguiamo verso sinistra fino ad arrivare alla sterrata del 518, che imbocchiamo in discesa verso destra. Da qui ripercorriamo i nostri stessi passi fino alla santella in località Unì e da qui all'auto. |