Descrizione generale
La prima salita alla vetta del Sassolungo venne compiuta dal pioniere Paul Grohmann con le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher il 13 agosto del 1869 lungo un tortuoso percorso, che sale lungo il versante sud-ovest e che oggi è stato praticamente abbandonato a favore della più veloce "Cengia dei Fassani". La prima salita venne preceduta da numerosi tentativi; a titolo di curiosità, la guida "Sassolungo Catinaccio Latemar" di Arturo Tanesini (1942) riporta che: "secondo alcune vecchie guide valligiane, la prima ascensione assoluta sarebbe stata effettuata da un montanaro di Selva, che in tentativi graduali e successivi, impiegò nell'impresa diversi giorni. Egli avrebbe poi acceso un fuoco sulla 'Cima di Ortisei' (Anticima Nord) per dare l'annuncio alla valle (1850?).
L'itinerario che segue venne salito da Eduard Pichl e Rolf Waizer il 21 agosto 1918. Una perfetta ricostruzione della prima salita venne fatta da Ivo Rabanser che la pubblicò nel suo libro "Le dolomiti di Reinhold Messner" (Athesia, 2013) e la integrò sul suo profilo Facebook il 25 agosto 2020:
Regensburgerhütte, 7 agosto 1918. Angelo Dibona sta osservando attentamente con il binocolo il versante Nord del Sassolungo. Rivolgendosi a Luis Trenker gli confida: "Sarebbe una via ideale, lungo quel poderoso spigolone. Vogliamo tentarla insieme?" Trenker, giovane guida, accetta con grande entusiasmo, ma i due non riusciranno a realizzare l’ambizioso progetto non potendo assentarsi dai loro impegni di istruttori d’arrampicata. A Santa Cristina è di stanza un distaccamento dei Kaiserjäger, dove ininterrottamente si tengono corsi di preparazione alpinistica e sciistica. Fra gli ufficiali istruttori figurano alcuni dei migliori alpinisti dell’epoca. Anche Eduard Pichl, ingegnere di Vienna ne fa parte. Gravemente ferito alla mano destra già nel primo anno di guerra, fu dimesso come invalido dopo aver passato ben 33 mesi di prigionia sul confine cinese. Con i suoi 46 anni e la mano ferita non è più impiegato sul fronte, così arriva in Val Gardena nella primavera del 1918. Quale gioia ritornare ai monti senza carabine e senza paura del nemico. Dopo alcune arrampicate in zona, anche Pichl si interessa allo spigolo Nord del Sassolungo. La possibilità di tracciarvi una via nuova gli sembra proprio allettante. Un giorno chiede ai suoi allievi se qualcuno ha voglia di accompagnarlo in una esercitazione fuori programma. Si fa avanti Rolf Waizer, un tedesco ventenne, appena arrivato. L’esercitazione consiste nell’esplorazione dell’itinerario progettato ed il conseguente superamento senza problemi della grande placconata iniziale. Il 21 agosto 1918, Eduard Pichl e Rolf Waizer partono da Santa Cristina quando è ancora notte fonda. Dopo due ore di cammino giungono ai piedi del Sassolungo. Forti della precedente ricognizione salgono insieme senza legarsi in cordata. Avanzano svelti sulle rocce piacevolmente riscaldate dal sole mattutino. Per una gola incassata si alzano fino ad una forcella poco profonda, che i secondi salitori intitoleranno Vedetta Pichl. Da qui lo spigolo si innalza verticale. Pichl scrive: "Piccoli appigli ed appoggi permettono di superare i primi 25 metri dello spigolo. Per una placca delicata ed oltremodo esposta mi riesce ad alzarmi ad una nicchia e poi piegare verso sinistra ad un camino nascosto. Ottimi appigli su ambo i lati consentono una divertente ascesa. Sopra di noi si alza una serie di repulsivi camini che costituiscono la chiave della salita". Giunti sulla cima del Sassolungo Eduard Pichl si sente ringiovanito di venti anni. La scalata si è svolta senza intoppi e la bellezza della via è stata all’altezza delle aspettative. Dopo una breve pausa i due compagni occasionali iniziano la lunga discesa e fanno ritorno al loro distaccamento soltanto di notte, camminando al chiaro di luna. Il giorno seguente – senza essere a conoscenza del successo di Pichl e Waizer – un'altra cordata parte di buonora volendosi aggiudicare l’ambita via nuova sul Sassolungo. Sono i due pittori viennesi Gustav Jahn e Erwin Merlet con Karl Huter. I tre alpinisti formano una collaudata cordata e salgono slegati la placconata iniziale, decisamente più facile di quanto si potrebbe pensare guardandola dal basso. Lungo il percorso alcuni ometti di sassi fanno sorgere i primi dubbi. Dopo appena quattro ore di arrampicata raggiungono la vetta, un po’ delusi per la sfuggita prima ascensione ma comunque soddisfatti della splendida scalata. Neanche i futuri salitori si faranno attendere a lungo. Incuriositi dall’entusiastico racconto di Pichl, Günter Oskar Dyhrenfurth, Toni Sauseng, Eduard Berger ed il medico Hans Lorenz compiranno quattro giorni dopo la terza ascensione. Eduard Pichl nasce a Liesing in Austria il 15 settembre 1872. Nel periodo che precede il primo conflitto bellico era considerato uno degli alpinisti più attivi della cosiddetta Scuola di Vienna. Fra le sue prime ascensioni più significative spiccano la parete Sud del Dachstein, la parete Nord del Ödstein ed altre ancora soprattutto nel Gesäuse. Muore a Vienna il 15 marzo 1955. Nel corso degli anni la via Pichl si profila sempre più come la grande classica sul Sassolungo. E in effetti, l’atmosfera che accompagna l’ascesa di questo itinerario, che con percorso ideale supera una delle più alte e grandiose muraglie dolomitiche è del tutto particolare. Usualmente si parte dal Passo Sella ancora di notte in modo da giungere sotto la parete quando i primi raggi del sole accarezzano la cima del Sassolungo. La Val Gardena ai piedi è ancora immersa nelle tenebre. Overtüre è la placconata iniziale. Le mani stanno bene sulla roccia riscaldata dal primo sole. Si attraversa una cascata d’acqua che scende per la parete. E poi la Vedetta Pichl, dove conviene fermarsi per una breve pausa e per godere dell’orrida visione sull’ombrosa parete che sprofonda come un baratro al di là della stretta breccia. Qui inizia la parte più impegnativa dell’ascensione. Dopo un breve tratto sullo spigolo, si piega verso sinistra raggiungendo inaspettatamente il cosiddetto camino nascosto. È il primo di una serie di camini che permettono di superare la ripida parete del Campanile Nord. Per facili rocce si giunge infine sulla cima del Sassolungo, da dove l’occhio può spaziare sulle circostanti cime dolomitiche. Non aveva torto Gunther Langes quando nel 1959 nel suo Dolomiten Kletterführer scrisse fra l’altro: "Si tratta della più bella arrampicata sul Sassolungo ed offre una delle traversate tra le più spettacolari nelle Dolomiti, che ogni scalatore dovrebbe conoscere".
La prima salita invernale è di Renzo Bernardi e Ludwig Moroder (28 e 29 gennaio 1962).
La via Pichl è un itinerario molto lungo che può essere diviso in tre parti: la prima corre lungo le placconate situate nella conca tra il Pilastro Est e il Pilastro Nord e termina in corrispondenza di una forcella dove si trova la caratteristica "Vedetta Pichl". Lungo questo tratto le difficoltà sono contenute e il percorso, specie dopo le prime lunghezze non è mai troppo obbligato. Serve una buona capacità d'orientamento e l'identificazione di alcuni riferimenti che la parete offre e, grazie a quelli, muoversi lungo il percorso migliore. Le protezioni in loco sono poche e spesse volte è necessario attrezzare completamente le soste.
La seconda parte corre principalmente lungo una linea di camini, che si snodano lungo lo Spigolo Nord, e termina in corrispondenza di una forcella tra il Campanile Nord e un campanile secondario. Qui terminano le difficoltà. La terza parte risale un anfiteatro dove si trovano i resti del canalone di ghiaccio e neve della Via Innerkofler-Wildt (Michel e Sepp Innerkofler e Wener Wildt, 17 agosto 1896). Qui si rimontano facili rocce detritiche a destra del nevaio superando difficoltà di II e III grado. Raggiunta la cresta sommitale si guadagna la piccola Anticima denominata "Cima di Ortisei". Da qui bisognerà continuare fino alla vetta vera e propria percorrendo la facile cresta e abbassandosi a una forcella.
Le difficoltà dell'itinerario sono piuttosto contenute ma il lungo sviluppo, la mancanza di soste attrezzate per un rientro in calata in corda doppia e le nebbie che sovente avvolgono il Sassolungo nel pomeriggio, impongono di non prendere sottogamba la salita. Valutare inoltre, in base alle proprie capacità, se è utile prevendere di dormire nel Bivacco Giuliani, posto poco sotto la cima, o iniziare la lunga e laboriosa discesa.
Attacco, descrizione della via
Parcheggiare nei pressi dell'Hotel Passo Sella situato in Val Gardena (è possibile evitare il ticket del posteggio parcheggiando l'auto a Passo Sella) ed imboccare il sentiero n. 525 che parte nei pressi della stazione bassa dell'ovovia che porta al rifugio Demetz. Percorrerlo e abbandonarlo dopo poco per prendere verso destra il sentiero n. 526 che conduce al rifugio Comici. Costeggiare lungamente la parete e quando il sentiero perde quota e piega a destra in direzione del rifugio prendere la marcata traccia che taglia il prato e che sale verso la parete. Portarsi al limite destro della parete Nord-Est, dove un'esile traccia sale per ripida erba (grosso ometto) in direzione dell'attacco, che si trova alla base di un camino. Una clessidra con cordone darà la certezza del giusto attacco.
1° tiro:
salire il camino e al suo termine uscire a destra. Superare il muretto con delle chiazze erbose ed entrare in un secondo camino, dove si sosta (clessidra con cordone). 45 Mt., IV-, III, 1 clessidra con cordone.
2° tiro:
alzarsi brevemente nel camino e uscire a destra. Continuare ora lungo una rampa ascendente fino a raggiungere la sosta (spuntone da attrezzare). 50 Mt., IV-, II, III.
3° tiro:
proseguire lungo la rampa per facili rocce fino alla sosta (chiodo). 40 Mt., II, III.
4° tiro:
alzarsi brevemente sopra la sosta e poi traversare a destra in direzione di un diedro aperto. Salirlo e al suo termine doppiare un grosso masso adagiato sulla parete. Attrezzare quindi una sosta (spuntone), appena oltre al grosso masso.
50 Mt., III+, III, II.
5° tiro:
abbassarsi leggermente e traversare verso destra fino a entrare in un canale-camino molto aperto. Salirlo sino a un ripiano alla base di un tratto con muschio. Qui attrezzare la sosta. A questo punto ci troviamo sotto la verticale di un muro giallo inciso da una fessura. A sinistra della fessura si trova un muro nero e alla destra un grande strapiombo giallo. 50 Mt., II.
6° tiro:
abbandonare il camino e salire in obliquo le placche alla sua destra. Il percorso non è obbligato e le difficoltà sono omogenee. La sosta è da attrezzare. 50 Mt., III, III+.
7° tiro:
il percorso non è obbligato. E’ possibile salire in verticale e poi traversare verso destra oppure, come abbiamo fatto noi, salire in obliquo. La sosta è da attrezzare (noi abbiamo trovato una clessidra). 50 Mt., III, passi di III+.
8° tiro:
salire in obliquo verso destra sino a raggiungere il filo dello spigolo. Qui sostare (clessidra con cordone).
40 Mt., III, passi di III+, 1 clessidra con cordone. ottimo
9° tiro:
doppiare lo spigolo e traversare verso destra. Superare la cascata e le varie pozze d’acqua e sostare (clessidra con cordone). 60 Mt., II.
10° tiro:
traversare verso destra fino al termine della fascia strapiombante. Qui salire un muretto e portarsi poi verso destra. Un breve tratto verticale conduce alla sosta (2 clessidre con cordone). 50 Mt., I, II, IV, III, 1 clessidra con cordone.
11° tiro:
dalla sosta alzarsi leggermente lungo la fessura e traversare a sinistra. Un piccolo passo verticale (clessidra con cordone) consente di portarsi sopra la fascia di tetti. Proseguire ora in verticale fino a individuare una clessidra con cordone, dove si sosta.
55 Mt., IV, III.
12° tiro:
è possibile traversare a sinistra, raggiungere il canale che separa le placche dal muro giallo e proseguire in verticale oppure, come abbiamo fatto noi, salire in verticale lungo la placconata. La sosta è da attrezzare. 50 Mt., III, 2 chiodi.
13° tiro:
salire in obliquo verso sinistra fino a raggiungere una grande nicchia. Qui attrezzare la sosta (spuntoni). 50 Mt., II, III.
14° tiro:
dalla nicchia salire per pochi metri la breve placca sulla sinistra, sfruttando dei rovesci e, al suo termine, proseguire in verticale fino ad una lastra giallastra (chiodo). Da qui traversare 5 Mt. verso destra lungo una placchetta bianca povera di appigli che permette di entrare nel canale-colatoio. Seguirlo facilmente per una ventina di metri fino a individuare sulla sinistra la sosta (2 chiodi).
40 Mt., IV+, IV, 1 chiodo.
15° tiro:
proseguire lungo il camino, superare una strozzatura più verticale sfruttando il suo lato destro e quando ritorna appoggiato attrezzare la sosta. 35 Mt., IV, 1 chiodo con cordone.
16° tiro:
salire in verticale lungo il camino. Quando questo si verticalizza (chiodo sul lato destro del camino), traversare a destra (alcuni passi delicati) per entrare in un camino parallelo molto appoggiato. Continuare lungo terreno più semplice sino a quando è possibile costruire una sosta. Dovrebbe essere possibile rimanere nel camino principale con difficoltà analoghe. 40 Mt., IV, IV+, III, 1 chiodo.
17° tiro:
salire lungo il canale-camino verso destra fino a raggiungere la forcella. Qui attrezzare la sosta. 50 Mt., III.
18° tiro:
portarsi a sinistra fino a raggiungere la "Vedetta Pichl", dove si sosta (1 chiodo con cordino). 15 Mt., III, II.
19° tiro:
salire in verticale lungo lo spigoletto e, quando la parete si verticalizza, traversare a sinistra. Doppiare uno spigolo e sostare (2 chiodi+cordino) alla base di un camino (non visibile dalla sosta). 45 Mt., IV, IV+, IV, 4 chiodi.
20° tiro:
salire il camino superando una strozzatura. Sostare al suo termine (chiodo). 35 Mt., IV+, un breve tratto di V-, 1 clessidra con cordone.
21° tiro:
continuare lungo il camino che ora sale in obliquo verso sinistra. Superare un breve passo strapiombante e dopo una decina di metri uscire su di un comodo pulpito a sinistra, dove si sosta (chiodo+clessidra). 40 Mt., IV, IV+, V-, IV, 3 chiodi.
22° tiro:
alzarsi in verticale sopra la sosta e spostarsi leggermente a sinistra. Salire la paretina e proseguire per terreno decisamente più semplice verso sinistra. La sosta è da attrezzare (spuntone). Allungare bene le protezioni data la lunghezza e la tortuosità del tiro.
60 Mt., IV, IV-, III, 1 clessidra con cordone.
23° tiro:
alzarsi e superare un testone roccioso con un breve tratto verticale. Proseguire lungo la fessura sino a quando questa diviene camino. Evitare lo strapiombo passando alla sua destra e sostare (2 chiodi) poco dopo. 35 Mt., IV, IV+, IV, 1 sasso incastrato con cordone.
24° tiro:
salire sulla paretina di sinistra (passo atletico in partenza) e riportarsi nel camino. Superare un masso incastrato e raggiunta una forcella, proseguire sul fianco destro in direzione di una seconda forcella (bifida). Qui si trova la sosta di fine via (spuntone+cordone).
45 Mt., IV+, IV, III+.
Dalla forcella abbassarsi per circa quindici metri e traversare orizzontalmente verso sud per una ventina di metri lungo facili detriti (chiodo con fettuccia come riferimento nel traverso). Salire per circa 5 metri sino a raggiungere un’altra piccola forcella. Percorrere una breve cengia esposta e per facili risalti raggiungere una lingua di neve. Salire alla sua destra, senza percorso obbligato e proseguire per placche appoggiate
in direzione dell’anticima (palo in legno), rimanendo sul margine sinistro della parete (più agevole).
250 Mt., II, passi di III.
Discesa
Dall’Anticima percorrere la cresta in direzione Est fino a raggiungere, con alcuni sali-scendi la vetta principale del Sassolungo (croce in legno - è possibile evitare la vetta restando bassi).
Dalla cima abbassarsi fino alla sottostante forcella e risalire per circa 8 Mt. (II) su di un’altra anticima. Non raggiungere la vetta, ma costeggiare il suo fianco Ovest per poi abbassarsi leggermente a un’altra forcella. Risalire per altri 15 Mt. raggiungendo nuovamente la cresta. Qui abbassarsi leggermente e costeggiare bassi il versante Sud-Ovest della cresta. Superare un crocefisso e raggiungere un intaglio. Proseguire lungo la cresta (esposto) abbassandosi in alcuni punti. Raggiunta la sommità della caratteristica Torre Gialla (uncino cementato utile al passaggio delle corde) non calarsi ma proseguire altri 5 Mt. lungo la cresta (esposto) fino a un ancoraggio con catena. Da qui una corda doppia di 25 Mt. porta direttamente al Bivacco Giuliani (3100 Mt.), situato nei pressi di una stretta forcella.
Abbassarsi nel canale a sinistra del bivacco (viso a valle) e poi arrampicando in discesa (II) guadagnare la forcella tra la parete principale e una torre a forma piramidale (grosso masso incastrato). Qui sul fianco destro (viso a valle) si trova un fittone inox cementato. Effettuare una calata di 60 Mt. lungo la “Gola delle Guide” e reperire sulla sinistra (viso a valle) un’altra calata attrezzata (2 chiodi+cordino+maglia rapida). Un’ulteriore doppia di 60 Mt. evita di abbassarsi lungo terreno ghiaioso e discontinuo e conduce a un’altra sosta (clessidra+cordone+maglia rapida). Con una calata di 60 Mt. si guadagna agevolmente la terrazza ghiaiosa denominata “Anfiteatro” (2900 Mt.). Queste tre calate possono essere evitate arrampicando in discesa con difficoltà di II e III con alcuni passi (nell’ultima delle tre calate) di III+.
Percorrere verso sinistra (viso a valle) tutto l’Anfiteatro (possibile presenza di neve) e risalire per 10 Mt. fino a guadagnare la Forcella del Canalone Basso (che è un canale di neve e ghiaccio la cui uscita in forcella è su terreno detritico - prestare attenzione).
Lungo il canale sono presenti diversi ancoraggi cementati per le calate in corda doppia (il primo si trova sullo sperone roccioso al centro del canale) ma non sempre questi sono facilmente raggiungibili per via del livello della neve, che è in costante calo. Nel tempo sono state costruite altre soste di calata, tutte da cercare e verificare. La discesa nel canale è quindi da sconsigliare.
Dalla forcella conviene quindi abbassarsi leggermente lungo il fianco destro (viso a valle) fino a reperire una fune metallica di 12 Mt. Percorrerla fino al suo termine e proseguire fino a reperire un anello cementato. Effettuare una prima doppia di 20 Mt. per poi continuare per terreno più semplice sino a un uncino cementato. Ignorarlo e proseguire per pochi metri in orizzontale fino a reperirne un secondo, situato su di un ballatoio esposto. Da questo calarsi per 30 Mt. evitando così un ripido tratto attrezzato con 9 gradini metallici. Ignorare un primo anello cementato situato appena sotto i primi scalini (l'ancoraggio deposita nel canale nevoso) e continuare a calarsi lungo la cresta, fino a reperire un anello cementato poco visibile, situato a circa una decina di metri sotto i gradini metallici. Da qui effettuare un’altra calata di 30 Mt. raggiungendo così una piccola cengia (presente una clessidra con cordone). Percorrerla e abbassarsi facilmente (I, passi di II) in direzione del canale nevoso, fino a reperire un altro anello cementato. Una calata di 30 Mt. deposita alla base del canale.
Traversare la lingua di neve e abbassarsi per facili ghiaie fino alla base del Ghiacciaio del Sassolungo. Qui risalire le facili rocce del versante opposto e seguendo qualche raro bollo rosso scolorito portarsi verso destra. In breve ci si trova all’inizio della “Cengia dei Fassani”, che qui si presenta come un tratto molto esposto anche se con difficoltà contenute (I, passi di II). Percorrerla fino a quando si è obbligati ad abbassarsi per un piccolo muro (un paio di passi di III – possibilità di effettuare una breve calata). Continuare a percorrere la cengia e quando questa sembra morire, risalire per circa 10 Mt. a una forcella, oltre la quale si prosegue in orizzontale fino a raggiungere una sosta di calata (2 chiodi+cordone+maglia rapida) nei pressi di una targa commemorativa. Calarsi per 30 Mt. (fare i nodi alle corde) e raggiungere una piccola nicchia gialla. Continuare a traversare, doppiare un canale e guadagnare una corda fissa che termina dopo circa 20 Mt.
Risalire alla forcella e abbassarsi, per terreno più semplice, sul versante opposto che ora appare come un’ampia terrazza. Continuare facilmente (I, II) fino a un fittone inox resinato dal quale ci si cala per 30 Mt. (presente una sosta intermedia su anello inox cementato). Continuare ad abbassarsi per terreno più semplice, risalire per 5 Mt. e scendere nel canale opposto (qualche passo di II+). Risalire nuovamente per circa 10 Mt. e per una sequenza di cenge continuare ad abbassarsi puntando sempre all’ormai ben visibile sentiero CAI che sale al Rifugio Demetz. Superare una colata d’acqua e raggiunto un canale risalire uno sperone roccioso alla sua destra (passi di II+, presenti alcuni uncini cementati). In breve si guadagna il sentiero n. 525 che, velocemente, conduce al Rifugio Demetz (2679 Mt.).
Sempre seguendo il sentiero 525 abbassarsi velocemente in direzione dell’Hotel Passo Sella. |