Zona montuosa |
Ortles/Cevedale |
Località di partenza |
Passo Gavia
(SO) |
Quota partenza |
2541
Mt. |
Quota di arrivo |
3678
Mt. |
Dislivello totale |
+1133
Mt. |
Data di uscita |
30/06/2002 |
Ore di salita |
4 h. |
Ore di discesa |
3 h. |
Sentieri utilizzati |
n. 403, 404, 401 |
Giudizio sull'ascensione |
Ottima |
Sass Balòss
presenti |
Omar, Gölem, Luca |
Difficoltà |
PD- |
Condizioni climatiche,
dei sentieri e del ghiaccio |
Bellissima
giornata, qualche banco di nebbia al ritorno, siamo riusciti a fare
tante bellissime foto.
Il
sentiero fino al ghiacciaio è molto agevole, poi il percorso è solo
per alpinisti attrezzati.
Il ghiacciaio non presentava crepacci lungo la via. Presenza di
ghiaccio vivo in alcuni punti molto ripidi. |
Eventuali
pericoli |
Quelli
del ghiacciaio. Tratto di pendio ripido su ghiaccio vivo, cresta
finale con passaggi non banali e roccette. |
Presenza
di acqua |
Ruscelli
e cascatelle lungo il sentiero, poi sul ghiacciaio acqua di fusione. |
Punti
di appoggio |
Rif.
Berni al Passo Gavia. Eventualmente il bivacco “Battaglione Ortles”
ma è su un altro percorso (lungo la cresta). |
Materiale
necessario oltre al tradizionale |
Piccozza,
ramponi, imbracatura, materiale per assicurarsi, abbigliamento adeguato
alla quota. |
Caratteristiche
dell'ascensione |
Descrizione generale
Bell'itinerario alpinistico medio-facile, che si svolge
in gran parte sul Ghiacciaio di Dosegù, sul versante lombardo della
montagna.
La partenza è dal rifugio Berni al passo del Gavia, comodamente raggiungibile
anche in automobile da Ponte di Legno o da Santa Caterina in Valfurva.
Descrizione percorso
Dal rifugio Berni si attraversa la strada imboccando il sentiero
che scendendo un poco costeggia i ruderi del vecchio rifugio, attraversa
il corso d'acqua e prende a salire gradatamente verso un visibile
costone di roccia dietro il quale, sempre seguendo il sentiero,
si dovrà svallare. Si costeggia un piccolissimo laghetto e si raggiunge
il costone.
Qui ci si affaccia sulla sottostante vallata, occupata nella parte
alta dal Ghiacciaio di Dosegù, di cui si vede già il fronte seraccato.
Il sentiero scende perdendo almeno 100 metri di quota, poi pian
piano prosegue salendo e puntando al vicino ghiacciaio, alla sua
destra (salendo).
Si sale sulla morena, e messi i ramponi si sale sul ghiacciaio.
Lo si risale dapprima sempre diritto, verso la Punta S. Matteo,
che si staglia contro il cielo, in fondo, poi appena iniziano a
comparire i primi crepacci, invece di proseguire diritti, li si
evita piegando a destra, su un evidente pendio ghiacciato (attenzione
al ghiaccio vivo) ripido ma non troppo (45°), salendo per almeno
50-70 metri, fino a che la pendenza non cala e il ghiaccio vivo
finisce, dopodiché si svolta a sinistra riprendendo la direzione
iniziale.
Da qui il avanti si prosegue sempre diritti, il San Matteo si avvicina
sempre più mentre si guadagna quota, camminando nella neve senza
troppo affanno, vista la scarsa pendenza.
Si deve puntare non direttamente la Punta San Matteo, che si presenta
come una puntina rocciosa lungo la cresta, ma ad una selletta alla
sua sinistra, dove si intravedono delle roccette.
Gli ultimi 100 metri prima della selletta sono più ripidi e faticosi,
ma ben presto la si raggiunge, gettando uno sguardo sul versante
opposto, sul grandioso Ghiacciaio dei Forni e sulle cime che lo
circondano.
Dalla selletta si comincia a seguire la cresta, verso destra, verso
la cima.
Ci sono alcuni passaggi facili su neve, qualche roccetta, qualche
bellissimo scorcio ancora sul Ghiacciaio dei Forni, e poi, poco
sotto la cima ghiacciata, sopra un pendio di neve dura, spesso battuta
dal vento, si trova un crepaccio trasversale (vedi la foto) che
io ho trovato semicoperto dalla neve, ma a stagione avanzata lo
si potrebbe trovare anche aperto. Lo si riesce comunque a scavalcare
senza troppi problemi, piantando bene le punte dei ramponi nella
parete ghiacciata e la punta della piccozza a monte del crepaccio
stesso.
Rimangono ancora pochi metri di pendio nevoso facile, e si raggiunge
la croce di vetta (3678 Mt., 4 h. dal rifugio).
Discesa
Seguendo a ritroso il medesimo itinerario di salita.
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Note |
La
montagna prende il nome da un evento verificatosi nel 1867 a Julius
Payer, precipitato per la rottura di una cornice in cresta vicino
alla vetta, si fermò illeso centinaia di metri più sotto, sul Ghiacciaio
dei Forni. Era il giorno di San Matteo.
La
zona della cima fu teatro di battaglie durante la guerra del ’15-’18,
qui perse la vita il capitano Berni (a cui è dedicato il rifugio)
scomparendo nei ghiacci vicino alla vetta. |
Commenti
vari |
Bellissima
ascensione, goduta fino all’ultimo minuto.
Ambiente
spettacolare, specie quando in cresta ci si affaccia sul sottostante
Ghiacciaio dei Forni. |
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Il
Ghiacciaio del Dosegù con la Punta San Matteo |
Cascate
sotto il fronte del ghiacciaio |
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Sopra
lo scivolo di ghiaccio vivo da salire |
Omar
lungo la salita della cresta |
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La
cresta verso il Dosegù |
Lungo
la cresta |
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Bellissima
parete |
In
vetta |
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Omar
che fa l'alpinista |
Cazzeggiando
durante la discesa |
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Pausa
sul ghiacciaio |
Svacco
al rifugio diroccato |
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