Monte Matto - Punta Setteventi - Dosso dei Galli

 
Zona montuosa Prealpi Bresciane Località di partenza Loc. Rifugio Bonardi - Collio (BS)
Quota partenza 1754 Mt. Quota di arrivo 2251 Mt. (Punta Setteventi)
2195 Mt. (Dosso dei Galli)
Dislivello totale 1010 Mt. Data di uscita 17/11/2018
Ore di salita 3 h. (fino alla Punta Setteventi) Ore di discesa 3 h. 30'
Sentieri utilizzati n., 3V, 420 Giudizio sull'escursione Bella
Sass Balòss presenti Omar, Gölem Difficoltà EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

Giornata serena e ventosa, abbastanza fredda. Sentieri in buono stato, tranne il tratto in cresta lungo i Corni Setteventi, dove si tratta di una traccia abbastanza labile, alternata a tratti di roccia e ripidi pendii erbosi da attraversare.

Eventuali pericoli
Nessuno in particolare. Prestare comunque le dovute attenzione al tratto in cresta lungo i Corni Setteventi, che presentano tratti abbastanza esposti, anche se brevi e su ottima roccia.
Presenza di acqua
Si trova dell'acqua nella vallata dove è ospitato il lago Dasdana, ma è molto meglio rifornirsi prima della partenza.
Punti di appoggio
Sul percorso ci sono vari luoghi che possono offrire riparo in caso di bisogno. Nell'ordine, lungo il percorso: lo Chalet Dasdana (dopo 45' dalla partenza), il capanno di pesca sportiva al lago Dasdana (1 h. 10'), la cappella della “Grapa di Vaia” (4 h. 10'), e l'ex complesso NATO in cima al Dosso dei Galli (4 h. 50').
Materiale necessario oltre al tradizionale
Nessuno.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Piacevole escursione con itinerario circolare, nel complesso poco faticosa, che parte da una quota già relativamente alta e si sviluppa per praterie e sentieri panoramici, andando a toccare, nell'ordine: le rive di un grazioso laghetto alpino, la dorsale erbosa di una montagna, la cresta rocciosa a a tratti parecchio aspra che raccorda i Corni Setteventi, vecchie mulattiere militari semi-cancellate, e infine – lungo gli ultimi chilometri del ritorno – percorre la ex S.S. 345. Questa è in questo tratto una bellissima strada carrozzabile di alta quota (in buona parte sterrata), che attraverso ampi panorami, dal passo Maniva (da dove è possibile “svallare” scendendo a Bagolino) conduce verso il passo Crocedomini, mettendo quindi in comunicazione la Val Trompia con la media Val Camonica e con l'alta Valle del Caffaro; d'inverno resta chiusa al transito dei veicoli diventando a modo suo un itinerario interessante.
Descrizione percorso (fino a Punta Setteventi)
Da Brescia imboccare la strada trafficata che risale la Val Trompia, seguirla fino oltre Collio, e poi raggiungere il suo termine, ossia il Passo del Maniva (1660 Mt.). Qui giunti, invece di scendere verso il paese di Bagolino e la Valle del Caffaro, seguire verso sinistra la strada 345 che prosegue verso il Passo di Croce Domini. Noi ora ne percorreremo solo 1,4 km (tutti asfaltati) parcheggiando l'auto al primo tornante verso destra, dove ci sono alcune case vacanze e il rifugio Bonardi, che oggi è un vero e proprio albergo; in inverno non è possibile proseguire oltre in auto, in quanto la strada viene sbarrata (*). Iniziare a camminare lungo il sentierino che passa al di sotto del rifugio Bonardi, per ricongiungersi subito alla strada che passa più in alto, dopo circa 300 metri abbandonare la strada seguendo sulla destra il sentiero 3V, che inizia a risalire un'ampia dorsale erbosa che in inverno ospita una pista da sci. In cima alla dorsale si perviene ad un dosso sormontato dalla stazione di arrivo della seggiovia e dal ristoro per sciatori “Chalet Dasdana” (2088 Mt., 45' dalla partenza). Scendere dal versante opposto del dosso arrivando in pochi passi allo spiazzo (chiamato Goletto delle Crocette, 2070 Mt.) a margine di una netta curva della strada 345: qui si stacca in discesa verso destra un'evidentissima sterrata che costeggiando i ruderi di una vecchia malga scende – in una ventina di minuti – al già visibile laghetto Dasdana, ospitato in una bella conca alpina e servito nella stagione estiva da un capanno/ristoro per pescatori e campeggiatori (1865 Mt., 1 h. 10' dalla partenza). Attraversare il piccolo emissario del lago, e camminare con percorso pianeggiante verso nord-est seguendo l'evidente sentiero 420. Poco prima di arrivare alla Malga Dasdana Busa, attraversare il torrente e iniziare a risalire il ripido pendio del Monte Matto. Il sentiero a tratti non è molto visibile, sale nell'erba con alcuni tornanti, ma ci sono alcuni bolli e delle paline ad indicare il percorso. Salendo tra pendii erbosi molto ripidi e alcuni affioramenti rocciosi ci si porta rapidamente sotto la parte più elevata del dosso, poi il sentiero piega verso sinistra, e si giunge infine a cavalcare la sella poco distante dalla sommità del Monte Matto. Seguendo la dorsale verso destra in pochi minuti se ne raggiunge la cima, caratterizzata da un semplicissimo ometto di sassi (2200 Mt., 2 h. 30' dalla partenza). Un rapido sguardo al panorama (specialmente alla mole del Cornone del Blumone), e si può proseguire verso Nord Ovest, lungo la cresta che ci condurrà in breve all'elevazione successiva: la Punta Setteventi. Ignorare quindi il sentiero evidente che attraversa a mezzacosta senza salire verso la cima della montagna, ma iniziare a seguire fedelmente il filo della cresta, che dapprima è una semplice dorsale erbosa, poi inizia a presentare alcuni tratti un po' più articolati su roccette, comunque sempre molto facili e intervallati da ciuffi d'erba un po' scivolosi con il bagnato. In 20' dal Monte Matto la cima della Punta Setteventi è raggiunta, si tratta di una piccola punta erbosa sormontata da uno scarno paletto di legno.

(*) In estate invece è possibile proseguire in auto oltre il rif. Bonardi per altri 4,5 km, accorciando l'escursione di un paio d'ore in totale, arrivando a parcheggiare in uno spiazzo presso una netta curva verso sinistra (quota 2050 Mt.) sotto il Monte Dasdana, dove a destra si stacca la sterrata che scende al già visibile laghetto Dasdana.
Ritorno (da Punta Setteventi)
Dalla cima, inizia la parte più impegnativa e quasi “alpinistica” dell'escursione: scenderemo ora dalla Punta Setteventi per affrontare dapprima le quattro piccole elevazioni rocciose dei Corni Setteventi, per poi traversare alla santella della Grapa di Vaia, e poi portarci lungo la strada alla cima del Dosso dei Galli, sormontato dalle due enormi antenne rotonde, già visibilissime dall'intera durata di questa escursione. Iniziamo quindi la discesa lungo la cresta settentrionale dalla Punta Setteventi, prestando un po' di attenzione all'erba scivolosa e alle rocce disseminate un po' dappertutto, si perviene su una specie di piccola pietraia, dove si nota una vecchia mulattiera militare pianeggiante che proviene da sinistra, e che costeggia il versante occidentale della Punta Setteventi e dei Corni Setteventi, rimanendo sempre al di sotto della cresta. Percorrere per un po' la mulattiera verso gli evidenti Corni Setteventi, poi abbandonarla per iniziare a salire direttamente la cresta, sulla destra. La cresta si rivela fin da subito abbastanza stretta, caratterizzata da delle grosse rocce appoggiate l'una sull'altra. La salita comunque è sempre molto facile e divertente, e i brevi risalti rocciosi da risalire ci distraggono un attimo dal bel panorama circostante, mentre in un baleno ci si ritrova sul primo dei Corni Setteventi, caratterizzato da un bastone di legno infisso nel terreno, e da cui di può gettare uno sguardo attento sugli altri, verso nord. Scendere ora con le dovute attenzioni dal corno puntando verso la sella posta immediatamente a nord: ci si trova sopra ad un saltino quasi verticale alto 4-5 metri; volendo è possibile evitarlo scendendo a sinistra per prati (davvero ripidissimi, attenzione!), e poi traversare a destra arrivando alla sella, ma forse è più semplice affrontare direttamente il salto roccioso e discenderlo con attenzione lungo una evidente spaccatura che ne interrompe la continuità, le rocce tutto sommato sono molto bene appigliate. Giunti alla sella iniziare la risalita al secondo corno, risalendo su erba ripida e transitando sotto ad una parete di roccia verticale, che si trova alla nostra sinistra, ben presto superando alcune facili roccette ci troviamo in cima al secondo corno (45-50' dalla Punta Setteventi). Da qui il cammino si fa decisamente più facile, e senza eccessivi dislivelli si mette piede dapprima sul terzo, e poi sul quarto corno (con l'ennesimo paletto di legno infisso in un ometto di sassi) camminando lungo facili cenge erbose e roccette. Dal quarto corno, l'itinerario diventa una semplice e piacevole passeggiata. Si prosegue lungo la cresta (che in realtà ora è più un ampio costone erboso) verso nord-ovest, puntando verso la vicina strada 345. Giunti sotto ad un evidente montagna erbosa senza nome, invece di aggirarla piegando verso sinistra per raggiungere subito la strada, passare alla sua destra con percorso pianeggiante, arrivando in pochi minuti alla santella isolata della “Grapa di Vaia” (2016 Mt., 1 h. 15' dalla Punta Setteventi), posta un centinaio di metri più in alto del sottostante laghetto di Vaia, e che all'occorrenza offre una piccola stanza, molto spartana, per ripararsi dalla interperie (vedi la storia sulla Grapa di Vaja nelle note qui in basso). Dalla santella seguire la strada sterrata verso sinistra che in poche decine di metri ci porta alla strada 345, nel punto in cui disegna un nettissimo tornante. Ora non dobbiamo fare altre che camminare su percorso pianeggiante lungo la strada verso sud-ovest, passando dapprima dal “Goletto del Gioco della Bala” (2135 Mt.) dove si stacca a destra una stradina secondaria, e dove saremmo pervenuti se dopo i Corni Setteventi avessimo tenuto la sinistra, invece che puntare a destra verso la santella. Dopo questo colle arriviamo molto velocemente a passare poco al di sotto della evidente “cuspide” della Punta dell'Auccia (volendo in pochi minuti è possibile portarsi alla grande croce posta sulla sua cima), ma noi ci dirigiamo dritti verso la montagna giusto di fronte a noi, che ospita gli enormi “radar” rotondi della vecchia base militare. Percorrendo la strada 345 fino a quando ci si trova a sinistra un cancello in mezzo al prato, attraverso il quale passa una strada che si stacca dalla principale e sale verso la sommità del dosso dei Galli. La percorriamo in salita, e con un paio di tornanti, in una decina di minuti di arriva sulla spianata in cima del Dosso dei Galli, dove ci sono degli edifici della vecchia base militare (vedi la descrizione nelle note), in evidente stato di abbandono, ma che volendo è possibile esplorare, così come le strutture che reggono le enormi antenne per le comunicazioni, che appaiono ancora integre. Dal Dosso dei Galli scendere calando dal pendio erboso verso sud, e fatto salvo il primo tratto molto ripido, ben presto si riesce a ricongiungersi a destra con la strada 345, che molto velocemente ci conduce più a sud al Goletto delle Crocette, dove ci ricongiungiamo al sentiero fatto all'andata. Da qui, passando ancora dallo Chalet Dasdana e discendendo dalla pista da sci, ritorniamo al tornante con il rif. Bonardi, dove era iniziata l'escursione.

Note

L'antica e remota cappelletta della “Grapa di Vaja”, posta in posizione amena tra le praterie d'alta quota a dominare il laghetto di Vaia, ad offrire riparo ai viandanti che si avventurano in queste lande desolate, è un luogo un po' misterioso legato alla devozione popolare bagossa (cioè di Bagolino). Il cranio umano un po' malandato che viene conservato in una nicchia in fondo alla cappelletta, al di sotto di un affresco dalla tecnica rudimentale che rappresenta San Rocco e San Fermo (quasi immancabili nelle cappelle rurali) e dei dannati tra le fiamme dell'inferno, è collegato a diverse varianti di una leggenda un po' sinistra. Per farla breve, la versione più nota è quella di un pastore un po' irrispettoso che, secoli fa, nei pressi delle rive del lago, si imbatté in un cranio abbandonato per terra, con le orbite rivolte in alto verso il cielo; costui, divertito, con un calcio mandò il teschio a tuffarsi in mezzo al lago. Passato del tempo, rinvenne una seconda volta il teschio, e così di nuovo fece lo stesso gesto, poco degno del rispetto che meriterebbero i morti. Di nuovo, dopo un certo tempo, trovò lo stesso cranio a fissarlo, sempre sulla riva del lago. Fu allora che finalmente il pastore capì che si trattava dei poveri resti di un'anima confinata, condannata a rimanere per sempre legata al luogo dove aveva commesso un peccato mortale. Colto finalmente da compassione, il montanaro costruì una spartana cappelletta per ospitare il cranio, in modo che i viandanti che passavano di lì potessero pregare per la sua anima bisognosa del perdono divino.
In cima al Dosso dei Galli, a quasi 2200 metri di quota, si trova un complesso di grandi edifici, sormontati da due enormi antenne paraboliche composite, che sono visibili fin da molte decine di chilometri di distanza. Si tratta di una sito militare dismesso, abbandonato da oltre due decenni e oggi alquanto spettrale, che, a seguito dell'uscita della Francia dal Patto Atlantico, e in piena Guerra Fredda, mentre l'Unione Sovietica e i suoi stati-satellite minacciavano possibili azioni ostili ai Paesi occidentali, ricoprì improvvisamente un ruolo chiave nelle telecomunicazioni internazionali quando la NATO costruì una rete di 49 stazioni equidistanti tra loro (disposte a 300 km l'una dall'altra) per le comunicazioni dal Nord Europa al Nord America, con collegamenti fino al Sud dell'Europa. La stazione del Dosso dei Galli comunicava a Nord con la stazione “gemella” di Feldberg, in Germania, e a Sud con quella del Monte Giogo, sull'appennino Tosco-Emiliano. Le comunicazioni avvenivano tramite una tecnologia a microonde denominata “troposcatter”, che sfruttava la troposfera terrestre per veicolare il segnale che con altri sistemi avrebbe avuto bisogno di viaggiare in linea retta. Grazie alla diffusione del segnale offerta dalla troposfera era possibile inviarlo a grande distanza oltre la curvatura terrestre, bypassando così la Svizzera neutrale e la Francia che aveva abbandonato l'alleanza. Ovviamente, con l'avvento dei satelliti tutto questo diventò obsoleto e inutile, decretando di fatto la fine della base. Ma fino al 1995 questo era veramente un nido d'aquila inaccessibile, coperto dal segreto militare e difeso con le armi spianate. Il contrasto con lo stato attuale di degrado è veramente notevole, ma questo testimonia in maniera molto concreta il trascorrere inesorabile della storia e della tecnologia.

N.B. Prestare grande attenzione a percorrere la strada 345 in inverno, in caso di recente innevamento. La strada invoglierebbe a camminare a lungo tra questi bellissimi ambienti di alta quota, grazie al percorso pianeggiante e ben tracciato per molti chilometri, ma i pendii del Dosso dei Galli e delle montagne circostanti (Dasdana, Auccia, ecc.) sono molto ripidi e possono essere parecchio pericolosi, e purtroppo sono capitati fatti tragici con più persone travolte da valanghe.

Commenti vari

La Punta Setteventi, con i suoi 2251 Mt., è a tutti gli effetti la “cima” più alta di tutte le Prealpi Bresciane. Tuttavia, probabilmente a causa della sua posizione più discosta e appartata rispetto allo spartiacque triumplino, non gode evidentemente della stessa considerazione che viene riservata alla altre cime più note, come ad esempio il Monte Colombine e il Monte Crestoso.
L'uscita è stata l'occasione per festeggiare i 20 anni di escursioni assieme di Omar e Guglielmo. Che dire… dai tempi dei primi giretti durante il servizio militare, alle centinaia di escursioni fatte tra cime note e anche semi-sconosciute, tanta acqua è passata sotto i ponti! Speriamo che la torta e il brindisi trangugiati nei pressi del rifugio Bonardi per questa occasione siano di auspicio di almeno altrettante da farsi ancora in futuro!
La lunghezza totale del percorso è di 18,5 Km. La nostra velocità media (comprese le soste) è stata di 2,8 Km/h.

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Una sosta presso il grazioso laghetto Dasdana

I ripidi prati sotto il Monte Matto
con il Dosso dei Galli sullo sfondo

   

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Omar e Guli in cima alla Punta Setteventi

La mulattiera militare al di sotto della Punta Setteventi,
sullo sfondo il Blumone

   

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La cresta da percorrere

Omar impegnato nella salita della cresta dei Corni Setteventi

   

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La cresta appena percorsa dei Corni Setteventi

Guli all'antica edicola della “Grapa di Vaia”

   

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Verso il Dosso dei Galli, con i suoi enormi “radar”

Il nostro mini-rinfresco per i 20 anni di escursioni insieme…

   

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