Descrizione generale
Lunga escursione nella vasta Foresta Regionale della Val Grigna,
territorio di oltre 28 kmq caratterizzato da valli isolate e ammantate
di estese abetaie a perdita d'occhio, tra la media Valle Camonica e
l'alta Val Trompia/Val Sabbia. Il percorso si svolge in gran parte su
comode strade forestali e ampi sentieri che si prestano molto bene
anche per la pratica della mountain bike, con zone umide e torbiere,
lariceti e pascoli di media e alta quota, e numerose malghe disseminate
lungo il percorso. La piacevole camminata, che risale dalla Valle di
Arcina, ci porta a cavalcare il crinale che separa le tre principali
valli bresciane, raggiungendo la piccola cima accuminata della Punta
dell'Auccia, prima di fare ritorno a Campolaro discendendo dall'attigua
Valdaione.
Descrizione percorso
Lungo la strada che da Breno, nella media Valle Camonica, sale verso la
Bazena e il passo di Crocedomini, incontrerete la località isolata di
Campolaro. Parcheggiamo sotto le sue case nel parcheggio con tavoli da
picnic, e ci incamminiamo seguendo la strada, fino a quando questa
diventa sterrata (sentiero n. 790) e in prossimità di un primo ponte
piega nettamente a destra, entrando nel bosco e scavalcando il torrente
con un altro ponte. Qui ci troviamo in località Ponte di Fontanazzo, e
volendo anche qui ci sarebbero alcuni posti per lasciare la macchina.
Continuiamo lungo la comoda strada forestale (ignorando le deviazioni
che di diramano verso delle aree picnic) e in lievissima salita, con
alcuni tratti pavimentati, ci portiamo fino a Malga Cogolo (1542 Mt.,
30' dalla partenza), contornata da ampi prati e attrezzata da una
grande area picnic adiacente. Proseguiamo diritti seguendo le
indicazioni per Malga Travagnolo, e ora in discesa rientriamo nel folto
della foresta compiendo un'ampia curva verso destra, fino a sbucare di
nuovo in un prato nei pressi della Malga Travagnolo (1489 Mt., 45'
dalla partenza), dove si trova anche un enorme traliccio che produce
rumori sinistri con i suoi cavi ad alta tensione. Andiamo fino a quasi
sotto al traliccio e proseguiamo tenendo la sinistra fino a giungere ad
un successivo bivio dove le strade conducono in Val Travagnolo o in
Valle di Arcina, noi teniamo la sinistra per la Valle di Arcina
(indicazioni anche per il laghetto di pesca sportiva) e continuando a
camminare nel bellissimo bosco transitiamo da tre/quattro case rustiche
e dalla Fontana Arcina, fino a attraversare il torrente con un ponte di
legno per iniziare ad addentrarci nella Valle di Arcina (1500 Mt., 1 h.
dalla partenza). Passato il ponte si ricomincia a salire, seppure con
pendenze appena percettibili, il percorso è molto piacevole tra abetaie
e piccole radure; si oltrepassa subito la Cascina Nuova di Arcina e
poco dopo alcune zone umide che ospitano delle piccole torbiere alpine,
poi si passa poco sotto Malga Arcina (1600 Mt., 1 h. 15' dalla
partenza), attraversiamo il ruscello con un nuovo ponticello e
proseguiamo lungo la strada che serpeggia in salita tra i larici che
ora lasciano più spazio alla vista. Un'altra area umida precede alcuni
tornanti cementati che ci fanno guadagnare quota tra i pascoli, fino a
giungere sotto al Casinone di Arcina (1765 Mt., 1 h. 45' dalla
partenza), che posto sopra a delle rocce levigate dall'antico
ghiacciaio domina la vallata sottostante. Proseguamo ancora diritti
attraversando ancora una volta il ruscello e continando la salita
entriamo in un bel lariceto, fuoriuscendone poco prima di giungere alla
Malga Lavena (1875 Mt., 2 h. 15' dalla partenza), da dove volendo si
potrebbe svoltare a sinistra per raggiungere il Lago di Lavena, adibito
a luogo di pesca sportiva. Ma noi proseguiamo diritti sulla strada
principale (indicazioni per la “Grapa di Vaia)”, e seguamo la strada
che costeggia una nuova zona torbosa per salire con alcuni tornanti sui
pascoli aperti, fino a pervenire infine sulla strada provinciale di
alta quota “delle Tre Valli” che collega il passo di Crocedomini con il
passo del Maniva (SP BS 345, 1980 Mt., 2 h. 40' dalla partenza),
proprio dove si trovano i ruderi della ex caserma Cò de Mort. Giunti
sulla strada, per buona parte asfaltata, iniziamo a percorrerla verso
destra (o verso sud), ignorando la strada che si stacca a destra e che
porta a una cava di porfido rosso, la strada ci fa fare due tornanti,
ma prima del terzo tornante verso sinistra (che ci porterebbe verso
l'antica e remota cappelletta della “Grapa di Vaja”, vedi la relazione
del 17-11-2018),
tagliamo il tornante salendo direttamente il pendio di fronte a noi e
poi continuando a camminare ancora sulla strada SP345 per altri 400-500
metri, fino ad arrivare al cartello del km 58: qui si segue a destra la
strada sterrata (sentiero 782, indicazioni per il Craper di Valdaione e
Malga Valdaione). Qui ci troviamo al Goletto del Giogo dela Bala (2135 Mt., 3 h. 30' dalla partenza), un valico tra le vicinissime cime Pizzo
Mortaio (a Nord) e Punta dell'Auccia (a Sud). Abbandoniamo il sentiero
782 – che riprenderemo tra poco in discesa – e iniziamo a puntare
direttamente alla Punta dell'Auccia, seguendone la cresta Nord-Est
lungo rocce e ripidi pendii erbosi, fino ad affrontare le ultime facili
roccette che ci portano sulla piccola sommità della vetta, dove sorge
una croce (2212 Mt., 4 h. dalla partenza). Dalla cima la vista spazia
verso i laghi di Ravenola, le montagne della bassa Val Camonica, la
mole scura e massiccia del Cornone di Blumone, e i due singolari quanto
vistosi “radar” del Dosso dei Galli (si veda ancora la relazione del 17-11-2018).
Discesa
Ridiscendere la cresta Nord-Est della Punta dell'Auccia, poi, appena il
terreno lo consente, scendere a sinistra il pendio erboso fino a calare
nuovamente sull'evidentissima strada sterrata del sentiero 782.
Seguire la strada che inizia a discendere nella Valdaione, tenere la
destra ad un bivio con la strada che porterebbe ad una malga (Malga
Ravenola Soliva), e ben presto si perviene alla Malga del Craper di
Valdaione (1920 Mt., 30' dalla cima), dove una stanza è adibita a
bivacco e ricovero di emergenza. Scendendo ancora lungo la strada che
discende la valle, passiamo a fianco del Casinone di Valdaione (1765 Mt.), scendiamo ancora (alcuni tratti un po' ripidi…) e mentre il
bosco inizia a farsi più fitto attraversiamo due volte il torrente
giungendo al cospetto di due belle baite ottimamente ristrutturate e
circondate dalla foresta, e poco più avanti alla Malga di Valdaione
(1540 Mt., 1 h. e 30' dalla cima). Giunti alla malga, salendo lungo la
strada nel bosco alle sue spalle per 15-20' è possibile raggiungere il
Rifugio Valdaione, ricavato nella ex colonia, dove dovrebbe essere
disponibile un locale adibito a bivacco. Ma ora, dalla Malga Valdaione,
abbandonare la strada da cui si proveniva (e che ci porterebbe sul
fondo della Valle di Travagnolo), e svoltare nettamente a destra a
gomito prendendo una strerrata che si trasforma subito in sentiero
(senza numero), il quale attraversa subito il torrente con un ponticello, passa
sotto l'isolata “Baita Pia”, e si infila nel bosco portandoci a
compiere un lungo traverso a mezzacosta nella foresta (qui ci troviamo in località
chiamata “Corea”) della lunghezza di 2 km, che si percorrono in una
mezzoretta lungo uno stretto sentierino che comunque rimane sempre
evidente e facilmente percorribile. L'ultimo tratto di questo traverso
è in leggera discesa e ci riporta al ponte di legno su cui siamo
passati durante la salita addentrandoci nella Valle di Arcina. Da qui
ripercorriamo il percorso già fatto all'andata, e in circa un'ora ci
riportiamo alla macchina. |
L'idea
di questo itinerario è nata dalle previsioni meteorologiche, che
minacciavano abbondantissime precipitazioni con temporali sparsi per
tutto l'arco della giornata. Infatti, circa a metà escursione,
nell'alta Valle di Arcina, siamo stati investiti da un temporale con
abbondanti scrosci d'acqua e raffiche di vento, che ci ha costretti a
rifugiarci in un minuscolo sgabbiotto di legno (forse adibito alla
vendita dei formaggi?) nei pressi dei ruderi della Caserma di Cò de
Mort, appena giunti sulla strada 345. Passata la prima sfuriata, siamo
incappati in un temporale ancora peggiore mentre eravamo già sotto la
Punta dell'Auccia, al Giogo dela Bala. Qui ci siamo accucciati a terra
con i nostri ombrelli per resistere ai circa 15-20' più intensi.
Fortunatamente, il seguito dell'escursione è stato senza precipitazioni
significative, al massimo con una leggera pioggerella che ci ha
rinfrescati durante la via di ritorno. L'itinerario comunque si presta
benissimo per essere percorso anche con tempo incerto o piovoso.
La lunghezza totale del percorso è di 25,2 Km. La nostra velocità media
abbastanza sostenuta rispetto alla nostra media abituale, comprese le
soste è stata di 3,4 Km/h. |