Descrizione
generale
Ferrata di recente costruzione (2016) nata da un'idea di Eduino Gabrielli e Franco Giongo e realizzata poi da Elio Orlandi. Il percorso corre lungo un sistema di cenge e diedri sugli Spaloti di Fai, una struttura rocciosa articolata di pareti e pilastri che sorge ad est del Canalone Battisti.
Sugli Spaloti sono presenti 15 vie d'arrampicata tracciate da alpinisti illustri come Claudio Zeni, Heinz Steinkotter, Cesare Maestri, Heini Holzer, ecc... che sono tagliati dalla ferrata stessa. Questo ha generato pesanti critiche da parte di alcuni alpinisti trentini e non.
La ferrata è dedicata a Carlo Alberto Banal, ex Presidente della SAT di Andalo, deceduto nel 2014 durante una gita di scialpinismo. Durante i lavori di realizzazione e pulizia della parete, Gabrielli, Giongo e Orlandi diedero nomi ad alcuni tratti della ferrata e oggi sono presentati ai ripetitori con curiosi cartelli metallici.
Nel 2017 è stata realizzata una variante d'uscita che sale lungo due scale a spirale ed un piccolo ponte tibetano.
Attacco, descrizione della ferrata
Raggiungere la cima della Paganella (a piedi oppure con gli impianti di risalita - A/R € 17,00; ridotto
soci CAI € 14,00) dove sono presenti il rifugio La Roda e la stazione meteorologica dell'Aeronautica Militare. Da qui è impossibile non notare gli imponenti ripetitori posti sulla cima della Roda accanto all' ex rifugio Cesare Battisti. Si scende tramite sentiero o pista da sci puntando all'imbocco dell'evidente canale posto a sinistra dei ripetitori e che separa la Roda dagli Spaloti di Fai.
Raggiunto l'imbocco del canale (parapetto di sicurezza in loco -
palina che presenta la ferrata) si scende, stando alla sua sinistra
ed entrando così nel "Antro delle Pegore" e la successiva "Grotta del Mistero". Segue l'esposta "Traversata degli Angeli" e la discesa nella "Conca d'Oro". La "Cengia Terlago" consente di portarsi sul versante sud della parete e di tagliarla mediante una comoda cengia che termina nei pressi di un canalone. Qui un ponte tibetano consente di raggiungere il "Dos de la Marenda", un pilastrino staccato. Risalirlo e, mediante un altro ponte tibetano denominato "Ponte del Cielo", riportarsi in parete e raggiungere in breve una comoda cengia dove si trova il libro di via. Da qui è possibile terminare la ferrata salendo lungo lo "Spigolo del Vento" (uscita originale) oppure traversare a destra e continuare lungo l'impegnativa variante d'uscita che risale due scale a spirale e alcune placche intervallate da un piccolo ponte tibetano. Sia lo "Spigolo del Vento" che la variante conducono al "Trono dell'Aquila", un punto paronamico su tutta la Val d'Adige che segna anche il termine della ferrata.
Discesa
Prendere la traccia verso sinistra (viso a monte) che si snoda lungo tutto il ciglio superiore della parete sino a raggiungere nuovamente l'attacco della ferrata (prestare attenzione alle numerose radici di mugo che escono dal terreno).
Da qui si ritorna in breve sulla cima della Paganella e alla macchina (tramite sentiero o con gli impianti sciistici). |