Descrizione generale
La
Val Gerola è una bella valle laterale della Valtellina e si incunea
profondamente all'altezza di Morbegno. La sua posizione a Nord della
catena delle Orobie le conferisce alcune caratteristiche climatiche, specialmente nel periodo invernale. Qui infatti la
neve rimane spesso farinosa e soffice anche dopo settimane che è caduta
al suolo. Se per gli scialpinisti la cosa è piacevole, lo è molto meno
per gli escursionisti che per procedere con meno fatica, necessitano di
neve assestata e trasformata, in modo da non sprofondare troppo. Il
Monte Motta si innalza con forme abbastanza tondeggianti dal fondovalle
all'altezza dell'abitato di Gerola Alta. Le sue pendici sono fittamente
ricoperte da boschi di faggi nella parte bassa e abeti e larici in
quella alta. Solo nei pressi della sua vetta, la vegetazione tende a
ridursi, fino a divenire sporadica e dominata da arbusti. Dalla croce
posta a breve distanza dalla vera sommità del Monte Motta, inizia una
lunga cresta (circa 2 chilometri di sviluppo) che con una serie di
saliscendi (alcuni anche piuttosto accentuati) con direzione Sud-Est, termina presso la Cima
del Larice, posta sopra il bel Lago Pescegallo, ormai ai piedi della
testata della valle. Sebbene non difficile e priva di tratti tecnici,
la cresta, con presenza di neve, non è da sottovalutare nella sua
seconda metà di sviluppo, qui infatti presenta una paio di ripide
discese ed altrettante risalite su terreno a tratti esposto e con
roccette affioranti, nonchè insidiose balze erbose. Nessuna difficoltà invece, in assenza di neve. Ampissimo e
affascinante il panorama che si ammira lungo l'intero percorso in
cresta, sia sulle Orobie che sulle Retiche.
Descrizione percorso
All'inizio
della Valtellina, provenendo da Lecco o Milano, uscite dalla superstrda di fondovalle all'altezza di Morbegno. Attraverserete il
paese. Presso una rotonda, seguite le indicazioni verso
destra per la Val Gerola. Salite lungamente per comoda strada
asfaltata, godendovi il bel panorama sul solco dell'Adda sotto di voi.
Giunti a Gerola Alta, pochi metri prima della grande chiesa, in corrispondenza di un ponte sulla sinistra,
attraversiamo il corso d'acqua del Torrente Bitto. Subito dopo il
ponte, lasciamo
l'auto nei parcheggi in zona. Iniziamo così a camminare seguendo le
indicazioni di una palina posta proprio al termine del ponte. Superiamo
un bel lavatoio coperto e ristrutturato sulla nostra sinistra. Saliamo
dritti lungo una larga mulattiera con direzione Bominallo e Monte
Motta,
sentiero n. 119. Il ripido tracciato ci conduce a superare un paio di
baite, per poi farci entrare in un bel bosco di faggi. Qui seguiamo un
sentierino a mezzacosta che taglia i ripidissimi fianchi della
montagna. Facendo attenzione alla presenza di foglie di faggio, che
rendono scivoloso il procedere, guadagnamo rapidamente quota. Superiamo
una palina con l'indicazione per Nasoncio verso sinistra e Monte Motta
a destra. Andiamo quindi a destra. Arrivati
ad una bella radura, troviamo, oltre ad una bella vista sul Monte
Disgrazia, anche una palina. Qui proseguiamo dritti con direzione Monte
Motta. In breve arriviamo ad un bivio: verso destra il sentiero sale
tra alcune bellissime baite isolate (localita Bominallo) tra pascoli assolati (indicazione
per Gisol); noi andiamo invece dritti seguendo una freccia per il
Monte Motta. Rientriamo così nel bosco, che ora è fatto principalmente
da abeti. Aggiriamo sulla sinistra la zona prativa delle baite.
Troviamo poi una palina con cartelli gialli. Qui andiamo a sinistra,
lasciando una piccola pozza alla nostra destra. Eccoci poi ad una
seconda radura tra gli abeti. Saliamo dritti tale radura fino ad una baita isolata.
Qui abbiamo un bellissimo panorma sulle cime verso il rifugio Benigni,
i Denti della Veccha, il Pizzo di Trona e il Tre Signori. Giunti alla
baita, andiamo a sinistra, come da indicazioni, tralasciando verso
destra il sentiero per i Larici Monumentali (a 10 minuti di cammino).
Bellissima la vista sul Cengalo ed il Badile. Dopo un breve traverso
verso sinistra, riprendiamo a salire entrando nuovamente nel bosco. Le
pendenze aumentano, fino ad arrivare ad un dosso erboso fuori dal
bosco. Qui vediamo i resti di una baita, ormai ridotta ad un mucchio di
sassi. Alzando lo sguardo, davanti a noi abbiamo l'ultimo strappo di
salita da compiere in un ambiente di radi larici e arbusti. Ci portiamo
ai piedi di questo ripido dosso al cui culmine si trova la croce del
Monte Motta. Lo affrontiamo restando leggermente sul suo lato sinistro,
per poi convergere al centro di esso e proseguire la salita tra balze
cespugliose, larici e gradoni ricchi di vegetazione. Usciti dalla
fascia boscosa, le pendenze rimangono elevate, ma la croce è ormai a
portata di mano. Costeggiamo alcuni paravalanghe alla nostra destra e percorriamo così
pochi metri ancora per arrivare ai piedi della grande croce lignea con
crocefisso di bronzo (1971 Mt.). Oltre la croce la salita
prosegue ancora per
qualche metro di dislivello, con pendenze sempre più limitate fino a
che raggiungiamo la tondeggiante sommità del Monte Motta (1984 Mt.). Da qui inizia l'ampia dorsale semipianeggiante che si dirige
verso
la Cima del Larice. Questa dorsale (che divide la Valle Bomino a
sinistra dalla Valle di Pescegallo a destra), seguendone l'andamento
Sud-Est,
inizialmente è agevole, ampia e comoda, ma oltre si trasforma in una
bella e facile cresta lungo la quale si alternano tratti erbosi ad
altri con qualche roccia affiorante. Nulla di difficile, anzi, ma in
caso di neve marcia e poco portante, come capitato a noi, occorre
prestare un minimo di attenzione in più. Noi abbiamo seguito la cresta
per circa 1 chilometro, tra saliscendi privi di difficoltà. Giunti ad
un dosso a 2000 metri di quota, ci siamo fermati.
Discesa
Ripercorriamo
fedelmente il sentiero dell'andata, ma una volta giunti sopra le baite
di Bominallo a 1384 Mt., discendiamo direttamente tra di esse, ammirandone alcune
veramente belle e caratteristiche. Sbucheremo così ad un bivio al quale
andremo a sinistra per riprendere il tracciato già fatto all'andata.
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