Monte Motta

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Gerola Alta (SO)
Quota partenza 1060 Mt. Quota di arrivo 1984 Mt.
Dislivello totale 820 Mt. con i saliscendi
Sentieri utilizzati n. 119
Ore di salita 2 h. 40' per la Croce del Monte Motta
altri 45' per il dosso su cui ci siamo fermati
Ore di discesa 3 h. 
Data di uscita 15/01/2022 Giudizio sull'escursione Discreta
Sass Balòss presenti Omar, Gölem Difficoltà E
Condizioni climatiche e dei sentieri

Sebbene questo inverno abbia riservato scarse precipitazioni nevose, nella parte alta della camminata abbiamo trovato una discreta quantità di neve, piuttosto polverosa nelle zone all'ombra e marcia nelle zone soleggiate; ciò ha creato qualche difficoltà nel procedere e ci ha impedito di raggiungere la Cima Larice, quando eravamo a meno di 700 metri di distanza da essa. Per il resto i sentieri sono ben segnalati e mai difficili.

Eventuali pericoli
Gli ultimi 100 metri di dislivello sotto la croce del Monte Motta sono decisamente ripidi e si svolgono tra larici e rododendri: con molta neve non assestata, ci sono sicuri problemi di slavine, come dimostrato dai paravalanghe posti poco sotto la croce stessa.
Presenza di acqua
Troverete un bellissimo lavatorio ristrutturato nei pressi della partenza: qui potrete procurarvi acqua fresca.
Punti di appoggio
A parte le prime baite appena partiti, troverete riparo presso le Baite di Bonimallo, circa 1 ora dopo la partenza. Più avanti, ecco una seconda baita (Baita Piaz, a 1695 metri di altezza) isolata in una radura, a circa 45' dalle Baite di Bominallo.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Potrebbero tornare utili i ramponi in caso di neve dura, sopratutto se affronterete la lunga cresta che dal Motta porta fino alla Cima Larice.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
La Val Gerola è una bella valle laterale della Valtellina e si incunea profondamente all'altezza di Morbegno. La sua posizione a Nord della catena delle Orobie le conferisce alcune caratteristiche climatiche, specialmente nel periodo invernale. Qui infatti la neve rimane spesso farinosa e soffice anche dopo settimane che è caduta al suolo. Se per gli scialpinisti la cosa è piacevole, lo è molto meno per gli escursionisti che per procedere con meno fatica, necessitano di neve assestata e trasformata, in modo da non sprofondare troppo. Il Monte Motta si innalza con forme abbastanza tondeggianti dal fondovalle all'altezza dell'abitato di Gerola Alta. Le sue pendici sono fittamente ricoperte da boschi di faggi nella parte bassa e abeti e larici in quella alta. Solo nei pressi della sua vetta, la vegetazione tende a ridursi, fino a divenire sporadica e dominata da arbusti. Dalla croce posta a breve distanza dalla vera sommità del Monte Motta, inizia una lunga cresta (circa 2 chilometri di sviluppo) che con una serie di saliscendi (alcuni anche piuttosto accentuati) con direzione Sud-Est, termina presso la Cima del Larice, posta sopra il bel Lago Pescegallo, ormai ai piedi della testata della valle. Sebbene non difficile e priva di tratti tecnici, la cresta, con presenza di neve, non è da sottovalutare nella sua seconda metà di sviluppo, qui infatti presenta una paio di ripide discese ed altrettante risalite su terreno a tratti esposto e con roccette affioranti, nonchè insidiose balze erbose. Nessuna difficoltà invece, in assenza di neve. Ampissimo e affascinante il panorama che si ammira lungo l'intero percorso in cresta, sia sulle Orobie che sulle Retiche.
Descrizione percorso
All'inizio della Valtellina, provenendo da Lecco o Milano, uscite dalla superstrda di fondovalle all'altezza di Morbegno. Attraverserete il paese. Presso una rotonda, seguite le indicazioni verso destra per la Val Gerola. Salite lungamente per comoda strada asfaltata, godendovi il bel panorama sul solco dell'Adda sotto di voi. Giunti a Gerola Alta, pochi metri prima della grande chiesa, in corrispondenza di un ponte sulla sinistra, attraversiamo il corso d'acqua del Torrente Bitto. Subito dopo il ponte, lasciamo l'auto nei parcheggi in zona. Iniziamo così a camminare seguendo le indicazioni di una palina posta proprio al termine del ponte. Superiamo un bel lavatoio coperto e ristrutturato sulla nostra sinistra. Saliamo dritti lungo una larga mulattiera con direzione Bominallo e Monte Motta, sentiero n. 119. Il ripido tracciato ci conduce a superare un paio di baite, per poi farci entrare in un bel bosco di faggi. Qui seguiamo un sentierino a mezzacosta che taglia i ripidissimi fianchi della montagna. Facendo attenzione alla presenza di foglie di faggio, che rendono scivoloso il procedere, guadagnamo rapidamente quota. Superiamo una palina con l'indicazione per Nasoncio verso sinistra e Monte Motta a destra. Andiamo quindi a destra. Arrivati ad una bella radura, troviamo, oltre ad una bella vista sul Monte Disgrazia, anche una palina. Qui proseguiamo dritti con direzione Monte Motta. In breve arriviamo ad un bivio: verso destra il sentiero sale tra alcune bellissime baite isolate (localita Bominallo) tra pascoli assolati (indicazione per Gisol); noi andiamo invece dritti seguendo una freccia per il Monte Motta. Rientriamo così nel bosco, che ora è fatto principalmente da abeti. Aggiriamo sulla sinistra la zona prativa delle baite. Troviamo poi una palina con cartelli gialli. Qui andiamo a sinistra, lasciando una piccola pozza alla nostra destra. Eccoci poi ad una seconda radura tra gli abeti. Saliamo dritti tale radura fino ad una baita isolata. Qui abbiamo un bellissimo panorma sulle cime verso il rifugio Benigni, i Denti della Veccha, il Pizzo di Trona e il Tre Signori. Giunti alla baita, andiamo a sinistra, come da indicazioni, tralasciando verso destra il sentiero per i Larici Monumentali (a 10 minuti di cammino). Bellissima la vista sul Cengalo ed il Badile. Dopo un breve traverso verso sinistra, riprendiamo a salire entrando nuovamente nel bosco. Le pendenze aumentano, fino ad arrivare ad un dosso erboso fuori dal bosco. Qui vediamo i resti di una baita, ormai ridotta ad un mucchio di sassi. Alzando lo sguardo, davanti a noi abbiamo l'ultimo strappo di salita da compiere in un ambiente di radi larici e arbusti. Ci portiamo ai piedi di questo ripido dosso al cui culmine si trova la croce del Monte Motta. Lo affrontiamo restando leggermente sul suo lato sinistro, per poi convergere al centro di esso e proseguire la salita tra balze cespugliose, larici e gradoni ricchi di vegetazione. Usciti dalla fascia boscosa, le pendenze rimangono elevate, ma la croce è ormai a portata di mano. Costeggiamo alcuni paravalanghe alla nostra destra e percorriamo così pochi metri ancora per arrivare ai piedi della grande croce lignea con crocefisso di bronzo (1971 Mt.). Oltre la croce la salita prosegue ancora per qualche metro di dislivello, con pendenze sempre più limitate fino a che raggiungiamo la tondeggiante sommità del Monte Motta (1984 Mt.). Da qui inizia l'ampia dorsale semipianeggiante che si dirige verso la Cima del Larice. Questa dorsale (che divide la Valle Bomino a sinistra dalla Valle di Pescegallo a destra), seguendone l'andamento Sud-Est, inizialmente è agevole, ampia e comoda, ma oltre si trasforma in una bella e facile cresta lungo la quale si alternano tratti erbosi ad altri con qualche roccia affiorante. Nulla di difficile, anzi, ma in caso di neve marcia e poco portante, come capitato a noi, occorre prestare un minimo di attenzione in più. Noi abbiamo seguito la cresta per circa 1 chilometro, tra saliscendi privi di difficoltà. Giunti ad un dosso a 2000 metri di quota, ci siamo fermati.
Discesa
Ripercorriamo fedelmente il sentiero dell'andata, ma una volta giunti sopra le baite di Bominallo a 1384 Mt., discendiamo direttamente tra di esse, ammirandone alcune veramente belle e caratteristiche. Sbucheremo così ad un bivio al quale andremo a sinistra per riprendere il tracciato già fatto all'andata.

Note
Dalla croce del Monte Motta, parte una divertente ed altalenante crestina, facile facile, che tra erba, arbusti e qualche roccetta affiorante, conduce in circa 2 km di percorso alla Cima Larice, posta sopra il Lago d Pescegallo. Era nostra intenzione raggiungere tale cima e da qui scendere al Lago di Pescegallo, per poi tornare a Gerola Alta lungo un sentiero diverso da quello dell'andata; ma dopo aver percorso poco più di metà cresta, abbiamo deciso di fare dietro front. Ci siamo infatti fermati sulla sommità di un dosso a circa 2000 Mt., dal quale saremmo dovuti scendere ripidamente ad una sella e da qui risalire un'ultima anonima cima (2043 Mt.), prima di scendere nuovamente ad un'altra sella per poi salire finalmente alla Cima Larice (2045 Mt.).
Commenti vari

Abbiamo cercato di convincerci a vicenda che la rinuncia alla Cima Larice fosse dovuta alla neve marcia lungo la cresta, poi alla conformazione della cresta che ci obbligava ad un'altro paio di ripidi saliscendi, poi alla mancanza di traccia, poi all'orario di rientro... In realtà eravamo abbastanza cotti dalla fatica e dalla neve che non ci aspettavamo di trovare. Gli anni e la mancanza di allenamento costante si fanno sentire, eccome!
La lunghezza totale del nostro percorso è stata di 9,7 Km. La velocità media (comprese le soste) è risultata essere pari a 1,6 Km/h.

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Una delle belle baite di Bominallo

Panorama verso il Pizzo di Trona e i Denti della Vecchia

   

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Il ripido dosso finale con la croce del Monte Motta ben visibile

Ultimi ripidi metri prima della croce

   

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Il Monte Disgrazia (con un disgraziato davanti)

Guly nei pressi della croce del Monte Motta

   

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La comoda e larga dorsale poco dopo la croce

I due sassolini nel punto di rientro

   

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Un bel tratto della dorsale percorsa Il lavatoio a Gerola Alta
   

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Rilievi GPS