Descrizione generale Tra
la cima del Monte Aga e il pianoro della Baita dell'Armentaga, si
sviluppa una lunga cresta con andamento Sud-Ovest. Tale cresta è
divisibile in tre parti: la prima che parte dalla cima dell'Aga e
arriva al Passo della Selletta, prevalentemente rocciosa e con un paio
di interessanti sommità; la seconda parte, prevalemtemente erbosa, si
sviluppa dal pianoro dell'Armentaga e sale fino alla cima del Monte
Sasso; la terza, posta tra le prime due, corre tra il Passo della
Selletta ed il nostro Monte Sasso, ed è costituita da parti rocciose e
tratti erbosi. Questa parte della cresta è piuttosto sottile, a tratti
molto, quasi pianeggiante, e non presenta difficoltà tecniche, solo
roccia non sempre buona ed esposizione notevole, lame taglienti e
placchette. Nel complesso, per affrontarla, occorre passo sicuro ed un
minimo di capacità di muoversi su roccia e creste esposte. Il resto
della camminata appare molto piacevole, specialmente il tratto che
collega il Passo della Selletta con il rifugio Calvi, lungo il quale si
attraversa la Val Camisana, particolarmente affascinante e dominata
dalla bellissima mole del Pizzo del Diavolo di Tenda e dal Diavolino,
solcata dal neo-nato fiume Brembo che qui si manifesta con cascatelle e
pozze. L'escursione è adatta a qualunque buon camminatore, purchè
abituato a percorrere crestine rocciose. Il nome Monte Sasso, non
riconosciuto ufficialmente, pare derivare dal nome della sottostante
valle ad Ovest, la Valle del Sasso.
Descrizione percorso Giunti
a Carona, in alta Val Brembana, prendete la direzione (ben indicata)
per il parcheggio dei rifugi Longo e Calvi. Lungo la strada asfaltata
arriverete al bivio per i rifugi stessi, oltre il quale non è più
possibile proseguire in auto. Si inizia a camminare su ripido asfalto
fino al bel borgo di Pagliari (10'). Da qui la strada, sebbene ampia,
diviene ciottolata e cementata (sentiero n. 210), ma rimane comunque
ripida. Passate le affascinanti cascate di Val Sambuzza (30' dal
parcheggio) si prosegue fino ad un paio di ripidi tornanti per giungere
ad una baita sul margine della strada con annessa fontanella. Andiamo
oltre la casetta e con un altro tornante procediamo lungo la
carrareccia. Ora la pendenza diminuisce e si inizia a camminare anche
all'ombra di qualche pianta. Dopo circa 45' dalla partenza ci
imbattiamo in un evidente cartello in legno (con indicazioni Rifugio
Longo, sentiero 208) che ci invita ad abbandonare (finalmente...) la
strada e deviare verso sinistra per entrare in un ripido bosco di
abeti. In breve arriviamo sotto ad una baita privata e poco dopo al
rifugio privato il Baitone (15' dalla deviazione). Il percorso è ora
quasi pianeggiante e sbucherà su una ampia sterrata (sentiero n. 224)
in mezzacosta con pendenza regolare, che in circa 40' sale verso il
rifugio Longo. Dal rifugio si prosegue sulla sterrata fino al poco
distante lago del Diavolo (15'). Da qui, attraversiamo la diga di
sbarramento e portiamoci sotto i ripidi fianchi che scendono dalla
sovrastante cresta proveniente dal Monte Aga. Saliamo tra balze erbose
e pietraie. Man mano guadagnamo quota, sotto di noi ci appaiono il bel
Lago del Diavolo ed il rifugio Longo. Alle nostre spalle vediamo la
lunga dorsale che dal Passo di Cigola, corre verso la Cima di Venina ed
il Monte Masoni. Nell'ultima parte della salita, la traccia si sposta
decisamente verso sinistra, con un traverso meno ripido. A questo segue
un ultimo tratto di ripida salita ed eccoci al valico del Passo della
Selletta, a 2372 metri di quota. Ora non ci resta che proseguire verso
destra lungo l'evidentissimo filo di cresta, segnato da alcuni bolli
rossi. Questo appare fin da subito molto sottile e con un precipite
versante destro, ossia quello che cade verso la Valle del Sasso, mentre
quello verso sinistra (Val Camisana), è meno ripido e più erboso. Con
una certa attenzione e passo sicuro ci avviamo verso la nostra vetta.
In alcuni tratti la roccia della cresta risulta poco solida e con
roccia a falde. Alterniamo tratti erbosi ad altri prettamente rocciosi;
questi ultimi, sebbene privi di difficoltà, appaiono comunque esposti e
delicati. A volte è possibile abbandonare il filo di cresta e
appoggiare su uno o l'altro versante a seconda della situazione, come
nel caso dell'aggiramento di un piccolo pinnacolo, ma in tal modo ci
perdiamo parte del divertimento. È comunque possibile restare sempre
fedeli al crinale. L'andamento del percorso è in continui saliscendi,
mai faticosi e i tratti erbosi camminabili ci aiutano a rilassarci tra
un punto roccioso e l'altro. Giunti sulla vetta del Monte Sasso, dopo
15 minuti dal passo, vi troviamo un piccolo ometto di sassi con un
paletto di legno ed una fotografia.
Discesa
Ritorniamo
al Passo della Selletta per poi discendere verso destra lungo il
sentiero n. 246 per il rifugio Calvi. Scendiamo per ripidi prati.
Arrivati ad una lunga stalla, andiamo verso sinistra, come da freccia.
Bella la vista sul Pizzo Poris e sul Grabiasca, nonchè sull'accoppiata
Diavolo e Diavolino di Tenda. Giungiamo poi ad una seconda stalla semi
diroccata. Da qui ci inoltriamo più in profondità nel solco della Val
Camisana, con davanti a noi una delle immagini più iconiche delle
orobie bergamasche, ossia il piramidale Pizzo del Diavolo con il suo
fratellino minore Diavolino, il tutto adornato dalle cascatelle formate
dal fiume Brembo. Fiume che andiamo ad attraversare poco dopo, per
portarci lentamente sul versante opposto della valle. Scendiamo per bel
sentiero parallelelo al corso del fiume, ma più alto. Più avanti,
pieghiamo verso sinistra ed entriamo in una valletta puntando ad una
evidente baita di pietra e poi ad una seconda più in basso (Baita del
Poris, 1838 Mt.). Tra le due baite dobbiamo attraversare uno
spumeggiante corso d'acqua, con tanto di cascatelle e pozze, grazie ad
un piccolo ponte di legno. Qui una palina ci segnala il Calvi a meno di
mezz'ora di cammino (sentiero n. 225). Saliamo ora il versante della
valle, con bella vista sul lungo percorso appena fatto scendendo dal
Passo della Selletta. Superiamo il rudere di una baita, sempre in
leggera salita. Eccoci ora davanti ad alcune placche rocciose
appoggiate, lisciate dal lavoro di un antico ghiacciaio. Al culmine di
queste rocce, ecco apparire un enorme ometto di sassi ed in lontananza,
il rifugio Calvi. Proseguiamo fino alle rive del Lago Rotondo, dal
quale in breve risaliamo fino al rifugio. Dopo una meritata pausa,
riprendiamo la lunga discesa seguendo il sentiero n. 210 che in circa 2
ore ci riporta a Carona. Il tracciato passo alto sopra il Lago di
Fregabolgia. Passa dalla diga del medesimo e poi dalla sottostante case
dei guardiani. Da qui, dopo un breve tratto di sentiero nel bosco,
prosegue su ampia sterrata in costante discesa, a tratti ripida.
Superiamo il Lago del Prato e più in basso la bella Cascata di
Val Sambuzza. Eccoci poi all'abitato di Pagliari ed in ultimo a Carona.
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