Descrizione generale
L'itinerario di salita che qui riportiamo è una combinazione di
due vie e, considerando il numero dei tiri percorsi, bisognerebbe
forse dire che si tratta della via Gogna con attacco sulla via
Livanos.
Infatti solo i primi tre tiri seguono la via aperta da Georges Livanos e J. P. Folliet il 23 agosto 1966 mentre, per
tutto il resto, si
segue quella aperta da Alessandro Gogna e Paolo Cutolo il 2 agosto 1966. Probabilmente anche l'ultima lunghezza non appartiene alla via Gogna in quanto l'originale non raggiungeva la cima del Pilastro Sud ma proseguiva verso la vetta principale del massiccio.
La via di Gogna e Cutolo è stata dedicata a Fabrizio Romanini, un amico degli apritori, romano, morto nell'agosto dell'anno precedente sulla via della Rampa (Lezuo/Del Torso) al Piz Ciavazes.
Arrampicata varia tra fessure, placche, strapiombini e diedri di
difficoltà mai elevata ma pochissimo o per niente chiodata. La
bellezza e la soddisfazione di questa via stanno proprio nella
ricerca della linea.
Dalla guida di Dante Colli e Gino Battisti:
"Alessandro Gogna con eccezionale tempismo ha affrontato il
Pilastro Sud Est, anticipando di tre settimane la cordata Livanos
Folliet. Non era noto infatti il percorso di cui Kuhn e Stiebritz
hanno dato notizia solo nel 1968 e che senza molte precisazioni
comunicano di aver effettuato nel 1964. Il Pilastro, in piena luce,
si mostra con le sue limpide linee, essenziali e proprie,
eccezionali elementi di grande attrattiva estetica."...
..."Il corso di roccia di alta difficoltà organizzato ogni anno
nelle Dolomiti dalla Federation Français de la Montagne, sotto la
direzione di George Livanos, evve, nel 1966, come teatro di imprese
il gruppo del Catinaccio. E così mentre nelle salette del Rifugio
Vajolet ci si chiedeva, perplessi, che cosa avrebbero saputo
inventare di nuovo i francesi, Livanos che l'anno prima aveva
visitato il Catinaccio con la moglie Sonia e Marc Vaucher,
all'insegna della più bella guasconeria, apre due nuovi itinerari,
di cui soprattutto quello del pilastro ha goduto di buona fama
seguita da poche ripetizioni. La prima ripetizione è di Gino
Battisti e Carlo Platter il 24 ottobre 1971; la seconda è di Aldo
Leviti e Francesco Piardi il 10 luglio 1978, che trovarono solo
cinque chiodi a cui ne aggiunsero altri sette, poi tolti. La prima
solitaria è di Bruno Pederiva (estate 1980)."
Attacco, descrizione della via
Il sentiero per l'avvicinamento parte dalla piccola contrada Gardeccia situata sopra Pera di Fassa. Purtroppo non è possibile raggiungere la frazione mediante macchina in quanto vige un divieto di circolazione durante tutto l'anno. E' possibile servirsi del
bus navetta (andata e ritorno 10 Euro) per evitare una lunga camminata su strada asfaltata.
La navetta parte a Pera di Fassa in corrispondenza di un parcheggio che si incontra sulla destra salendo verso Canazei. C'è una seggiovia e un grosso cartello "Bus per Gardeccia". Le corse sono abbastanza frequenti.
La
navetta vi lascerà in corrispondenza del rifugio Gardeccia. Da qui seguire la
carrozzabile (sentiero n. 546) fino al rifugio Vajolet passando
a breve distanza dall'imponente parete est del Catinaccio. Prima che
inizino i tornanti che salgono al Vajolet è ben visibile, sulla
sinistra orografica della valle, il Massiccio delle Pope. Dietro il
rifugio si prende un sentiero che scende verso il torrente, lo si
attraversa, e poi si costeggia verso destra la base del Massicci delle Pope. Giunti alla base del Pilastro Sud si notano 3 evidenti nicchie (2 grosse e una più piccola). Risalire il ghiaione portandosi al centro delle due più grosse (ometto).
E' anche possibile raggiungere l'attacco seguendo il Sentiero Panoramico (quello che descriviamo per la discesa diretta al Gardeccia) senza passare dal rif. Vajolet. Soluzione probabilmente un po' più rapida ma anche più ripida.
1° tiro:
seguire la rampa verso sinistra. Non salire sotto la verticale della nicchia più alta ma spostarsi ancora a sinistra e poi su dritti (altrimenti si finisce in una zona piena di sfasciumi come abbiamo fatto noi). La sosta (1 chiodo - integrabile con friend piccolo) è su un pulpito poco più in alto e a sinistra della nicchia. 45 Mt., III, IV, II.
2° tiro:
salire la soprastane fessurina (passo non banale) e poi spostarsi a sinistra per prendere una rampa obliqua verso destra. Seguirla fino ad un terrazzo sulla destra, appena oltre una grossa clessidra, dove si sosta (2 chiodi+cordone). 35 Mt.,IV, III+.
3° tiro:
spostarsi ancora un po' a destra lungo la rampa e poi direttamente sulla paretina raggiungendo una cengia. Qui si trova una clessidra con cordone e la relazione del Bernardi ci ha un po' ingannati. Abbiamo infatti cercato i chiodi di sosta più a sinistra su questa cengia ma, in realtà, avremmo dovuto alzarci ancora perchè la cengia giusta si trova più in alto e la raggiungeremo con la lunghezza successiva. Una piccola variante meritevole di essere percorsa. Noi abbiamo sostato sulla prima cengia incontrata (1 clessidra con cordone).
20 Mt., III+, IV-, I.
4° tiro:
spostarsi a sinistra e salire il vago diedro che diviene poi un facile camino; all'uscita spostarsi a destra alla base di una fessura dove si sosta (2 chiodi+cordone). Sulla sinistra si trova un diedro con tetto a forma di "L" rovesciata 20 Mt., III+.
5° tiro:
seguire la fessura fin quasi al suo termine e sostare (1 clessidra con cordino - da rinforzare). 25 Mt., IV, IV-.
6° tiro:
si segue brevemente la fessura e si traversa a destra, in bella esposizione ed oltrepassando un pilastrino, fino ad imboccare una rampa che sale obliqua verso sinistra. Si supera un'ostica lama e si continua verso sinistra fino una nicchia nella quale si sosta (clessidra da attrezzare). Molto bello.
30 Mt., II, IV, IV+, 2 chiodi.
7° tiro:
uscire a sinistra della nicchia su un pulpitino. Superare il muretto e poi una lunga placca, salendo abbastanza verticali, fino una cengia
inclinata dove si sosta (2 chiodi+cordone). 40 Mt., IV-, IV, III+.
8° tiro:
rimontare il muretto, obliquare leggermente verso destra e poi salire dritti fino alla base di una grossa lama dove si sosta (2 chiodi).
Attenzione a non obliquare a sinistra (chiodo forviante, come abbiamo fatto noi). 30 Mt., IV-, IV+, IV-.
9° tiro:
alzarsi con l'aiuto della fessura sulla destra della lama. Ora per rocce più semplici seguendo la linea di una spaccatura spostandosi alla fine vestro destra per sostare (1 chiodo). 20 Mt., V-, IV, III.
10° tiro:
si continua per roccia lavorata tenendo la destra fino ad una nicchia gialla. Superarla sulla destra con passo strapiombante e sostare poco sopra (2 chiodi+cordone) alla base di un diedro obliquo verso destra . 20 Mt., IV, V, III, 1 chiodo, 1 clessidra con cordone.
11° tiro:
salire il diedro, aggirare lo spigolo, e proseguire su roccia un po' instabile fino in vetta dove si sota (spuntone+cordoni+maglia rapida).
50 Mt., IV+, III+, 1 chiodo.
Discesa
In corda doppia sulla parete a destra rispetto alla direzione di salita. Le soste di calata non hanno un aspetto bellissimo e le prime due doppie sono a rischio incastro (specialmente la prima: si crea molto attrito durante il recupero).
1a. calata: 50 Mt., dalla S11 in verticale fino una terrazza alla base di una fessura/camino dove si trova l'ancoraggio successivo (masso incastrato+1 chiodo+cordoni+moschettone);
2a. calata: 45 Mt. Dopo circa 20 Mt. spostarsi a destra del diedro (viso a monte) fino alla sosta (3 chiodi+cordone+moschettone). Se "mancate" la sosta ne trovate un'altra poco più sotto e più a sinistra;
3a. calata: 50 Mt., fino al canale.
Si scende ora lungo il canale (alcuni metri di III, è possibile un'ulteriore calata - spuntone con cordone sulla sinistra del canale, viso a valle) fino al salto finale, che si supera con un'ultima calata da 25 Mt. L'ancoraggio (2 chiodi+cordone+maglia rapida) è sulla sinistra del canale (viso a valle). Scendere nel canale e poi per ghiaione fino a ricongiungersi col Sentiero panoramico.
Da qui, per tornare al rifugio Vajolet, si segue a ritroso il sentiero dell'andata. Per tornare direttamente al rifugio Gardeccia conviene invece proseguire lungo il Sentiero Panoramico verso sinistra (viso a valle), che attraversa il ghiaione per scendere direttamente al rifugio. |