Lagazuoi Nord - Via Consiglio

 
Zona montuosa Dolomiti - Gruppo di Fanis Localitą di partenza Passo Falzarego (BL)
Quota partenza 2105 Mt. Quota di arrivo 2760 circa (2804 Mt. la vetta)
Dislivello totale +505 -25 Mt. circa per l'attacco
(sfruttando la funivia -200 Mt. circa)
+160 Mt. la via (190 lo sviluppo)
+15 Mt. per raggiungere l'inizio della discesa
Sentieri utilizzati n. 401, 402, 20b
Ore di salita 1 h. 30' per l'attacco (25' sfruttando la funivia)
4 h. 30' la via
Ore di discesa 1 h. 20' fino alla base della parete
40' il sentiero fino al parcheggio
Esposizione Ovest Giudizio sull'ascensione Molto bella
Data di uscita 19/08/2019 Difficoltà IV+, V-
Sass Balòss presenti
Luca, Bertoldo.
Amici presenti
Alessandro Natali, Luca Barcella, Jacopo Minuscoli, Matteo Chiesa.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Giornata nuvolosa che, con il passare delle ore, è andata peggiorando. Purtroppo, durante la discesa, siamo stati colpiti da un forte temporale. I sentieri di avvicinamento sono evidenti e ben segnalati. La discesa, a tratti molto esposta, presenta in alcuni punti roccia da verificare. La roccia in via è generalmente ottima.

Eventuali pericoli

Soliti d'arrampicata in ambiente. Prestare attenzione agli ultimi metri della via in un canale con moti detriti che, se smossi, potrebbero cadere sulle cordate al seguito o su eventuali escursionisti sul sottostante sentiero.

Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
Rifugio Lagazuoi (2752 Mt.). Eventualmente il rifugio Scotoni (2040 Mt.) ed il bivacco Gianni Dalla Chiesa (2652 Mt. - 9 posti).
Materiale necessario oltre al tradizionale

Normale materiale per arrampicata su roccia. La via è poco chiodata pertanto sono indispensabili dei friends (da 0.3 a 3 Camalot) e alcuni cordini per integrare. Chiodi e martello non li abbiamo usati ma, dato il genere di via, potrebbero essere utili.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Itinerario d'arrampicata aperto da Paolo Consiglio, Marino Dall'Oglio e Giuseppe Micarelli nell'estate del 1954 (vedi "commenti vari" a fine relazione) che sale, con percorso logico ed estetico, la parete ovest del Lagazuoi Nord.
L'itinerario si svolge a sinistra della ben più nota via del Drago.
I tre apritori, appartenenti alla SUCAI (Stazione Universitaria del Club Alpino Italiano) di Roma, in quegli anni condussero un'intensa attività di apertura nelle Dolomiti grazie alla quale, Consiglio e Dall'Oglio vennero ammessi al CAAI (Club Alpino Accademico Italiano).
L'attività della SUCAI di Roma di quegli anni non era frutto di improvvisazione ma di una ben definita interpretazione intellettuale ed etica dell'alpinismo quale si addiceva a una mentalità universitaria. Marino Dall'Oglio fu il primo direttore della Scuola D'Alpinismo della SUCAI di Roma (in seguito la scuola sarà dedicata a Paolo Consiglio che morì, il 27 maggio 1973, durante un viaggio di ricognizione sulla via che da Namche Bazar porta verso l'Everest). Dall'Oglio scrisse:
"A pochissimi è concesso di andare ai Poli o all'Himalaya; ma senza andare lontano, alcuni gruppi delle nostre Alpi possono ancora appagare il desiderio di ignoto di chi vuole uscire per qualche tempo dall'organizzazione della vita moderna... Senza entrare in una discussione psicologica sui motivi dell'abbandono di certi gruppi non di moda, si può dire che vi sarebbe da compiervi anche al giorno d'oggi del vero alpinismo esplorativo classico, e contemporaneamente dell'alpinismo moderno di qualsiasi categoria e difficoltà. I problemi interessanti della zona (siano "prime" o ripetizioni) vanno però cercati e individuati; bisogna cioè percorrere valli solitarie, spesso senza sentieri, abituarsi ad approcci lontani e ghiaioni faticosi, prima di arrivare ai piedi di bellissime pareti alte talora mille metri. I problemi dunque non sono noti e spetta all'uomo scoprirli o ritrovarli. Pochi scrittori li additano agli alpinisti, né la fama o la moda potrebbero (almeno per ora) allettare verso di essi un ambizioso ricercatore di pura notorietà...".
In base a questa filosofia, la SUCAI Roma impiegò i suoi soci per vari anni consecutivi, sia collettivamente (tramite i raduni) sia individualmente, nello studio sistematico di alcune zone delle Dolomiti Orientali.
La via si snoda lungo un percorso logico, esposto, sostenuto e l'arrampicata è in ogni lunghezza di soddisfazione.
Attacco, descrizione della via

Raggiungere il Passo Falzarego e parcheggiare nel grosso posteggio dietro la funivia. Portarsi alla Forcella Lagazuoi (2573 Mt.) percorrendo il sentiero n. 402 che parte proprio a ridosso del parcheggio oppure sfruttando la funivia (conviene comprare il biglietto di sola andata) e, dalla stazione a monte, scendere alla forcella sfruttando la pista da sci e il sentiero n. 401.
Dalla forcella seguire le indicazioni per il bivacco Gianni Dalla Chiesa percorrendo il sentiero 20b che conduce proprio sotto alla parete giallastra dove corre la via del Drago. Salire il conoide di ghiaia alla sua sinistra stando a ridosso delle rocce di destra (viso a monte) sino ad un'evidente cengia orizzontale. Percorrerla verso destra sino a raggiungerne il termine dove una clessidra (bassa) con del filo di ferro indica l'attacco della via.

1° tiro:
salire il diedro/camino e poi spostarsi a sinistra; proseguire in verticale lungo un secondo diedro e, poco prima del suo termine, uscire a destra (esposto). Proseguire verso destra, per terreno più semplice, sino alla sosta (2 chiodi+cordoni).
35 Mt., IV-, IV, III, 1 spuntone con cordino.

2° tiro;
superare la breve placchetta e obliquare a destra. Raggiunta un'esile cornice traversare sotto rocce aggettanti. Appena possibile alzarsi e spostarsi a destra raggiungendo la sosta (3 chiodi+cordone). 25 Mt., IV-, 1 chiodo.

3° tiro:
alzarsi per due metri e traversare a sinistra aggirando uno spigoletto. Continuare ad obliquare verso sinistra lungo la placca articolata fin sotto una lama/diedro. Risalirla e, al suo termine, sostare sulla terrazza (4 chiodi+cordini).
35 Mt., IV, IV+, V-, 4 chiodi (2 dei quali vicini).

4° tiro:
spostarsi a sinistra alla base della fessura; salirla e poi continuare per roccette fino alla rampa che sale obliqua verso destra. Seguire la rampa fino al suo termine in corrispondenza di un camino. Traversare a destra, su cornice, e sostare (2 chiodi).
40 Mt., IV, III, 1 chiodo e 1 sosta intermedia (2 chiodi).

5° tiro:
salire appena a destra della sosta e poi proseguire lungo il diedro sino al suo termine. Risalire il canale detritico facendo attenzione a non smuovere sassi. Sosta da attrezzare (clessidra, non facile da individuare, sul lato sinistro del canale). 45 Mt., IV sostenuto, 3 chiodi.

6° tiro:
alzarsi nel canale uscendo a destra sulla larga cengia. Qui sostare (1 chiodo). 10 Mt., II, III+.
Discesa
Non difficile ma, nella prima parte, molto esposta. Conviene continuare in cordata fino a quando si raggiunge il termine della via del Drago.
Seguire la cengia verso sud (destra - viso a monte) e, poco prima del suo termine, individuare una grossa clessidra. Da questo punto salire le rocce soprastanti tendendo verso sinistra. 30 Mt. (dalla clessidra), III+, roccia discreta e sosta da attrezzare (bella fessura per friend cercando a destra).
In questo modo si raggiunge la cengia superiore. Percorrerla verso destra, superando una spaccatura, e poi pił facilmente. In questa zona si trova l'ultima sosta della via del Drago. Continuare a percorrere la cengia sino al suo termine; scendere lungo la cresta (qualche passo d'arrampicata - II, III) sino alla forcella e poi mediante il vecchio sentiero di guerra sul versante ovest si raggiunge il canalone. Scenderlo raggiungendo in breve la base della parete. Risalire alla Forcella Lagazuoi e poi scendere in direzione del passo Falzarego seguendo il sentiero n. 402.

Note
Il libro "Le Dolomiti Orientali - Le 100 più belle ascensioni ed escursioni" di Gino Buscaini presenta la via del Drago e la via Consiglio con questa introduzione:
"Alla fine degli anni Settanta, dopo vari eccessi nelle chiodature di ogni tipo, si instaurò un marcato ritorno di tendenza all'arrampicata libera. Fra gli alpinisti che andavano per la maggiore vennero prese posizioni decise, qualche volta colorite da spunti personali. Reinhold Messner aveva scritto un lucido articolo invitando gli scalatori a non sciupare con l'abuso dei mezzi artificiali il senso dell'incertezza dell'ignoto, a non uccidere il drago mitologico che sopravvive nell'avventura alpinistica. Claudio Barbier andò così ad aprire una via alla ricerca del drago, tutta in libera ovviamente, e la volle denominare proprio "via del Drago". La via passa in mezzo a strapiombi gialli e neri, ma si infila con arrampicata bella e sostenuta alla ricerca dei passaggi più logici.
In fondo la via è anche più semplice di quanto appaia vista dal basso, ma se a qualcuno l'idea del drago non piace molto può passare alla più invitante parete più a sinistra. Sulle sue rocce grigie ben appigliate passa una elegante via aperta da Paolo Consiglio, senza drago ma con il piacere dell'arrampicata assicurato. Ecco, la stessa cima ci offre sue ascensioni belle ma diverse, forse anche complementari nell'espressione degli intendimenti alpinistici".

La salita è stata effettuata durante il corso di roccia avanzato (AR2) della Scuola di alpinismo, scialpinismo e arrampicata libera Valle Seriana.
Commenti vari
C'è incertezza sulla data di apertura dell'itinerario: Lo Scarpone n. 20 del 1 novembre 1954 riporta il 30 luglio 1954 mentre la Rivista Mensile del CAI n. 1/2 del Gennaio/Febbraio 1955 (e successive guide alpinistiche) il 6 agosto 1954.
   

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Matteo sulla prima lunghezza

Luca impegnato sul terzo tiro

   

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L'inizio della terza lunghezza Matteo al termine della lama/diedro del terzo tiro
   

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Matteo e Jacopo all'inizio del quarto tiro

   
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Dettaglio della parete con il tracciato della via. Foto di Emiliano Zorzi, tracciato Sass Balòss