Descrizione
generale
Il rifugio Furio Bianchét, inaugurato il 29 giugno 1973, venne costruito dal Demanio e dato in gestione alla sezione CAI di Belluno che lo intitolò al suo storico presidente. La struttura sorge sulla radura di Pian de i Gat a 1250 Mt. di quota, tra la Schiara e la Talvena.
Per descrivere la Gusèla del Vescovà (2365 Mt.)
si riporta quanto pubblicato sulla guida "Escursioni alle Cime Sante" di Franco Bristot e Gianpaolo Sani ed edita da Vividolomiti:
Straordinario gioco della natura bizzarra, che qui s'esalta con la vanitosa eleganza di un'esilissima guglia in bilico nel vuoto. Inizia a oriente la lunga serie delle Pale del Balcòn. Dovunque la si miri la nostra sagoma di pietra apparirà sempre immobile e perfetta, muta nello sfidare le leggi del tempo e della fisica. Quanti giungono dalla Cengia Zacchi non potranno non dilettarsi della sua improvvisa e vertiginosa veduta, ora terza sul fondo azzurro, ora magicamente avviluppata nel rincorrersi delle nebbie. E' uno dei monoliti più fotografati delle Dolomiti, un vero e proprio polo magnetico. Il vicino Nasòn, se possibile ancora più enigmatico e affascinante, perde la sfida in merito all'apprezzamento. La Gusèla è la scheggia per eccellenza nel cuore degli escursionisti e degli alpinisti, o dei cittadini e dei lavoratori che sfilano per i marciapiedi di Belluno. Tutti simpatizzano per lei, debole ma infinita, e tutti scongiurano il malaugurato giorno del suo inevitabile crollo.
L'etimologia del nome, cui s'affianca quello valligiano di Ponta de la Priéta, è identico a quello della fronteggiante Montagna del Vescovà. Piero Rossi: "Così come il nome della Schiara (o meglio, S'ciara) è di probabile origine agordina, altrettanto è quello, del resto assai bello, di Gusèla del Vescovà (guglia, ago della valle del Vescovado)".
Piero Rossi - Tra storia e leggenda: "I montanari bellunesi, più che alle maggiori cime del Pelft e della Schiara, rivolsero la loro attenzione al singolare ago di roccia che ispirò loro tutta una serie di leggende, da quelle di Noè che vi avrebbe ancorato l'arca, a quella dei Sabba, che le streghe avrebbero celebrato sulla vetta, trascinando le anime dei cacciatori dannati, per aver cacciato di domenica.
Seppure alta appena 38 metri, prima della conquista alpinistica, la cuspide vera e propria rimase sfuggente, lasciando libera immaginazione su che cosa vi fosse e sulle sue reali dimensioni. Qualcuno asserì che in vetta vi fosse un grande cespuglio d'ortiche, qualcun altro giurava che vi si potesse manovrare un carro trainato da un paio di buoi".
Impegnativa escursione che richiede un buon allenamento per essere compiuta in giornata. Avendo solo mezza giornata di tempo a disposizione, ci siamo serviti delle e-bike per raggiungere il rifugio Bianchét e da li abbiamo proseguito, con passo spedito, fino alla base della Gusèla.
La salita fino al rifugio si svolge lungo una comoda strada sterrata (che noi abbiamo trovato completamente rivestita da foglie autunnali appena cadute) mentre la salita alla guglia si svolge su tracce abbastanza evidenti (solo l'ultimo tratto richiede un po' d'intuizione).
A metà percorso si supera un tratto attrezzato.
Descrizione percorso
Da Belluno seguire le indicazioni per Ponte Mas e Agordo. Imboccata la strada regionale 203 portarsi al Km. 17 (cartello) e poco oltre svoltare a destra lungo una stradina in salita (asfalto - indicazioni per il rifugio Bianchét). Parcheggiare dopo pochi metri sulla sinistra (sterrato ed erba) in corrispondenza di un comodo spiazzo.
Salire lungo la strada fino a raggiungere un bivio; qui prendere a destra
e proseguire lungo strada sterrata guadagnando dolcemente quota. La strada conduce all'interno della Val Vescovà e con percorso monotono si porta nei pressi di alcuni grandi massi (località Sass de i Companc' - 1151 Mt.). Qui Abbassarsi al torrente, attraversarlo grazie a un ponte in legno e riprendere a salire sino a raggiungere il rifugio.
Dal qui si salgono i prati dietro alla struttura e si guadagna, all'inizio del bosco, il bivio
per il Monte Coro. Ignorarlo e proseguire entrando della incantevole (specie d'autunno) Van de la S'ciara. In breve si esce dal bosco e ci si trova al cospetto della parete Nord della Schiara. Portarsi al centro del vallone e seguire la traccia verso sinistra superando faticosi gradoni fino a giungere al cospetto di una fascia di rocce scure (a tratti strapiombanti). Percorrere la cengia e superare un breve tratto attrezzato (cavo e scaletta). Proseguire superando zone più adagiate fino a una banca ghiaiosa oltre la quale si superano alcune facili roccette e si giunge alla base della guglia. In questo ultimo tratto il sentiero richiede un po' d'intuizione.
Discesa
Rientrare all'auto percorrendo a ritroso i sentieri di avvicinamento. |
Sulla sottile guglia sono state tracciate diverse vie di roccia:
1) Via Normale: Francesco Jori, Arturo Andreoletti, Giuseppe Pasquali - 16 settembre 1913;
2) Direttissima Tiziano: Romano Apollonio, Fabio Ravagni - luglio 1942;
3) Direttissima Est: Roberto Sorgato, Loris De Moliner - luglio 1955;
4) Via Sitta/Talania: Armando Sitta, Giuseppe Talania - 17 luglio 1966;
5) Spigolo Nord-Est: Roberto Canzan, Marco Zago - 11 settembre 1986;
6) Via per Marco Zago: Francesco Vascellari, A. Garbo, M. Bianchet - 28 agosto 2009
Vale la pena infine segnalare che nel 1925, Francesco Zanetti assicurato dall'alto da Aldo Parizzi salì in libera (scivolò due volte) la parete
Sud-Est. |