Pizzo Ferrè

 
Zona montuosa Alpi Lepontine Località di partenza Montespluga (SO)
Quota partenza 1908 Mt. Quota di arrivo 3103 Mt.
Dislivello totale 1400 Mt. compresi i saliscendi Data di uscita 30/07/2006
Ore di salita 4 h. Ore di discesa 3 h. 30'
Sentieri utilizzati n. 16C Giudizio sull'escursione Molto bella
Sass Balòss presenti Omar, Gölem Difficoltà PD-
Condizioni climatiche e dei sentieri
I sentieri sono evidenti fino al bivacco Cecchini, poi si deve aguzzare la vista per seguire gli ometti lungo il percorso. Ometti che spesso sono poco visibili. Il ghiacciaio, non difficile e solo in un punto ripido, è ormai di ridotte dimensioni e la copertura nevosa, durante la nostra uscita, era inesistente, per cui si camminava su ghiaccio. La cresta finale è composta mediamente da roccia discreta.
Eventuali pericoli
I crepacci del ghiacciaio sono molti ma di ridotte dimensioni. Attenzione alla caduta di massi sul fianco destro salendo il ghiacciaio. Attenzione anche alla crestina finale che, sebbene non difficile (alcuni passi di II°), risulta a tratti affilata e molto esposta.
Presenza di acqua
Fontane in paese e acqua di fusione di nevai fino al bivacco Cecchini. Poi acqua di fusione del ghiacciaio del Ferrè.
Punti di appoggio
Il bivacco Cecchini dopo circa 2 ore di salita. Qui troverete da dormire per 8-9 persone, coperte e un fornello per scaldare le vivande.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Ramponi e piccozza. Se non avete una certa esperienza su ghiacciaio, conviene portarsi anche una corda e quindi l'imbrago.
Caratteristiche dell'escursione
Descrizione generale
Remunerativa salita a quella che per molti è la vetta più bella della valle Spluga. Di grande soddisfazione per l'attraversamento di ambienti molto belli e diversi fra loro. Si comincia in una ampia e comoda vallata erbosa con tanto di torrente limpidissimo, si passa poi a delle ripide balze erbose, pietraie, piccoli nevai, un bel colle panoramico con bivacco, morene su cui inventarsi il percorso, ghiacciaio e infine una bellissima cresta rocciosa. Attenzione a non sottovalutare il dislivello non elevato, poiché il percorso è decisamente lungo e a tratti ripido e faticoso. Mettete in preventivo almeno 7 ore di cammino. Le difficoltà sono limitate alla cresta finale con alcuni passaggi esposti di II° grado. Bellissimo e ampissimo il panorama dalla croce di vetta.
Descrizione percorso
Lungo la bella valle Spluga, giunti in località Montespluga (1900 Mt circa), poco prima del passo Spulga, si devia a sinistra all'interno dell'abitato facendo bene attenzione alla cartellonistica. Si continua, inizialmente su una specie di piazzale di parcheggio di un ristorante, poi su strada sterrata fino al segnale di divieto di accesso alle automobili (possibilità di parcheggio). Qui si comincia a percorrere la pianeggiante vallata della Val Loga. In un ambiente molto bello e rilassante ci si dirige verso la testata della valle, rimanendo in prossimità del torrente. Il sentiero è comodo e ben segnalato da bolli bianchi e rossi. Superato il torrente, il sentiero procede con poca pendenza sul lato destro della valle (salendo) per poi iniziare poco dopo a divenire più ripido una volta tornati sul lato sinistro. In breve la salita si fa più faticosa e con una serie di serpeggiamenti tra prati e qualche tratto di sfasciume, si rimontano degli enormi gradoni giungendo ad un primo piccolo nevaio. Qui la pendenza diminuisce per pochi metri, per poi aumentare nuovamente su terreno misto. Giunti in una bella pietraia rossa, in prossimità di un secondo nevaio, la traccia si sposta per un poco verso destra, per poi tornare verso sinistra ad aggirare un grosso masso con dipinte le indicazioni per il bivacco. Da qui, si risale l'ultimo ripido tratto sotto al bivacco al quale si arriva dopo  due ore abbondanti dal parcheggio. Riprendiamo fiato godendo del bel panorama su Pizzo Ferrè e Pizzo Tambò, e ricominciamo la nostra fatica. Dal bivacco, si procede seguendo una serie di ometti verso destra per poi tornare verso sinistra fino ad una evidente selletta. Da qui, perdendo un poco quota si scende, sempre su pietraia, per aggirare una fascia di rocce che scende sulla destra. Guardando verso il fondo del vallone sottostante si vede un bel laghetto, molto piccolo. Risaliti di qualche decina di metri dopo la fascia rocciosa, si giunge ad una seconda selletta dove troviamo un grosso ometto. Ora scendiamo decisamente verso il ghiacciaio facendo attenzione alla traccia ormai molto poco evidente, e alle pietre taglienti ed instabili. Superata una piccola lingua di neve e ghiaccio si attraversa ancora un breve tratto di sfasciumi, ormai sul fondo della valle e ci si porta sul margine destro del ghiacciaio. In teoria lo si deve risalire comodamente, facendo attenzione ai numerosi piccoli crepacci nel punto più ripido, per sbucare all'evidente sella tra la cima principale e una cimetta a destra. Noi, nel punto in cui la pendenza aumentava, abbiamo piegato verso destra e ci siamo infilati in un ampio canale di sfasciumi a metà del quale abbiamo abbandonato lo stesso per portarci su una evidente cengia che sale verso sinistra. Da qui, per balze rocciose, cengettine e gli immancabili massi instabili, si arriva sulla bellissima ed ampia cresta camminabile fatta da grossi blocchi e placche inclinate. Con semplicità e godendosi un bellissimo panorama si arriva all'ennesima sella dalla quale si passa sul versante opposto a quello del ghiacciaio. Un lungo giro su questo fianco ripido e moto friabile (tratti ripidi su terra smossa) ci riporta sulla cresta che scende dalla vetta. Giunti all'ultima ampia sella, si attacca la breve cresta finale (circa 15 minuti) che con percorso molto aereo, a tratti molto esposto, e qualche passo di II° grado conduce alla croce in ferro sulla cima panoramicissima.
Discesa
Per la discesa abbiamo seguito lo stesso itinerario fino a arrivare alla seconda selletta dopo il fianco sfasciumato. Da qui siamo saliti sul ghiacciaio e lo abbiamo seguito rimanendo vicino alle rocce di sinistra. Quando la pendenza si è fatta maggiore (eravamo senza ramponi...) ci siamo portati sulle suddette rocce e le abbiamo fiancheggiate tra crepacci, grossi blocchi caduti dall'alto, detriti vari, placche appoggiate e lisciate dal ghiacciaio e cenge detritiche fino ad incrociare la parte bassa del canale salito in precedenza. Da qui lo abbiamo seguito e siamo tornati sul ghiacciaio che ormai era tornato con bassa pendenza. In seguito abbiamo seguito l'itinerario di salita.
Note
Con i ramponi ai piedi potete evitare tutte le difficoltà del percorso che costeggia il ghiacciaio, salendo semplicemente verso la sella tra la cima principale e la cimetta a destra di quest'ultima. Stesso discorso per la discesa. Guadagnerete così tempo, fatica e sarete su terreno più sicuro e tranquillo.
Commenti vari
Nonostante fossimo tra i fautori della legge della montagna: "chiunque incontri ne sa sempre meno di te...", abbiamo ascoltato il suggerimento di chi si spacciava per un esperto conoscitore della zone e abbiamo lasciato al bivacco piccozza e ramponi "...tanto potete costeggiare il ghiacciaio sulla destra...", morale ci siamo complicati in maniera esagerata la salita, ma soprattutto la discesa perché il ghiacciaio non è "costeggiabile", ci si deve inventare un percorso labirintico tra crepacci, placche rocciose lisce, sfasciumi e pietre che rotolano dall'alto.
La vallata iniziale
Il bivacco Cecchini
   
Dal bivacco Cecchini vista sul Pizzo Ferrè
Il facile tratto di cresta camminabile in cima al canale
   
Omar su un tratto esposto della cresta
Un passaggio in cresta
   
Ingrandisci
La bella cresta
Foto di vetta
   
Saliti sul ghiacciaio durante la discesa
 

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