Descrizione generale
Il Monte Ferantino è il fratello minore, sia per la quota che per la bellezza della montagna, del più attraente e frequentato Monte Ferrante (del quale potete leggere la relazione del 9 novembre 2003). Si trova a cavallo tra la Valle di Scalve e la Valzurio (vedi relazione del 3 dicembre 2005 e del 29 dicembre 2018) e si presta ad una agevole salita invernale anche con buona quantità di neve ben assestata. La salita si svolge per versanti settentrionali per cui occorre mettere in preventivo una certa presenza di ghiaccio e temperature sicuramente rigide nel periodo freddo. Bello il panorama sulla Valzurio, sui monti della Valle di Scalve e su quelli della parte alta della Valle Seriana; ma la maggior attrazione della camminata può essere considerata la vista sulla parete Nord della Presolana ed in particolar modo sullo spigolo settentrionale della regina delle orobie.
Descrizione percorso
Giunti a Colere, nella bellissima Val di Scalve, raggiungiamo la stazione di partenza degli impianti sciistici e qui parcheggiamo l'auto. Saliamo a piedi lungo la vicina via Carbonera. Passiamo accanto alla minuscola piazzetta San Rocco dove si trova l'omonima chiesetta, datata 1629. Passiamo sotto ad un porticato ed eccoci ad un incrocio dove, salendo lungo un'altra strada, potremmo lasciare l'auto. Qui si trova anche una piccola bacheca in legno. Saliamo ora a destra lungo un'ampia strada sterrata piuttosto ripida, entrado in un rado boschetto. Superiamo un cartello indicante che stiamo per entrare in un Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Sulla sinistra si apre una stretta valletta tra alte rupi. Noi proseguiamo dritti lungo l'ampia strada, seguando le indicazioni di una palina che segnala il sentiero n. 403 per il rifugio Albani. Il percorso, sebbene ripido, è agevole. In breve arriviamo a sfiorare la pista una pista da sci, ma senza toccarla, pieghiamo a sinistra seguendo le indicazioni gialle e nere per sci alpinisti e ciaspolatori del recente tracciato fatto ad hoc per evitare i vari incroci con la suddetta pista di discesa che caratterizzavano il vecchio tracciato del sentiero 403. Dopo un breve tratto con stretti tornantini su sentierino piuttosto stretto, rispuntiamo sull'ampia sterrata. Saliamo meno ripidamente e lasciamo alla nostra destra una baita (Penzano di Cirille). Più avanti rientriamo nel bosco seguendo alcune frecce in legno. Ad un certo punto troviamo due frecce che indicano entrambe il rifugio Albani. Noi seguiamo quella di sinistra e, sempre nel fitto del bosco, saliamo con discreta pendenza. Usciti dal bosco, proseguiamo tra rari abeti, larici e cespugli, tenendo la sinistra, avendo dinanzi a noi il versante Nord della Presolana. Man mano saliamo la vegetazione diviene sempre più rara e la rocciosa parete nord della Presolana sempre più incombente. Giunti sotto ad una fascia rocciosa, la aggiriamo verso sinistra. Qui il panorama si apre su Redorta e Coca, sulla lunga dorsale del Monte Sasna, e più a destra verso il Monte Gleno, il Passo di Belviso e la diga del Gleno, ed oltre fino al Camino e l'Adamello. Giunti ad un albero solitario, il sentiero piega decisamente verso destra, entrando in una bellissima conca che risaliamo con regolarità fino a portarci sotto il ben visibile rifugio Albani. Da qui il percorso per il rifugio non è breve come sembra, ma il nostro sguardo è rapito dalla rocciosa mole alla nostra sinistra. Saliamo tra dossi e rari aberi. Superiamo due paline che indicano vari itinerari in zona (tra cui il n° 401 per il Monte Visolo, passando dal Passo della Porta lungo la ferrata omonima). Poco dopo ecco una bella baita poco distante dal sentiero. Un ultimo traverso in leggera salita ci conduce ad alcune costruzioni in legno legate alla presenza, in passato, di miniere in zona. Superati questi edifici, un ultimo sforzo ci conduce al rifugio Albani a quota 1939 metri. Fantastico il colpo d'occhio sullo spigolo Nord della Presolana. Nei pressi del rifugio sorge anche una croce in cemento (recentemente ristrutturata) alla cui base si trova una piastra metallica che indica le principali cime visibili. Lasciato il rifugio alla nostra destra, proseguiamo lungo il comodissimo ed ampio sentiero n° 401 che ci condurrà al Passo dello Scagnello. Il tracciato è ampio, agevole e con scarsa pendenza (agevolato in inverno dal fatto che viene battuto da un gatto delle nevi) e serpeggia placido tra dossi e vallette. Alla nostra sinistra, poco dopo il rifugio appare ben evidente la Cima Verde, facilmente raggiungibile con una breve deviazione da compiersi più avanti. In circa 25 minuti dal rifugio Albani, arriviamo ad una prima stazione dell'impianto di risalita, che vediamo poco più in basso verso destra (rifugio Cima Bianca). Da qui, invece di incrociare le vicine piste da sci, pieghiamo verso sinistra e su terreno a dossi, risaliamo fino al rifugio Chalet dell'Aquila, in meno di 10 minuti. Ecco che dal rifugio al Passo dello Scagnello (usato soprattutto dagli sciatori), ci appare una bellissima vista sulla sottostante Valzurio, con le omonime creste, giù fino alle Baite di Moschel, mentre più in alto risulta ben visibile la zona del Passo degli Omini e dei Monti Benfit e Vodala, nonchè verso il Monte Ferrante ed il Ferrantino. Per raggiungere quest'ultimo proseguiamo verso l'evidente stazione d'arrivo degli impianti di risalita, facendo attenzione agli sciatori, e una volta qui giunti, deviamo decisamente verso sinistra per iniziare la salita verso la metà odierna. Saliamo l'evidente dorsale tendendo leggermente a sinistra, per poi, quando ci siamo alzati qualche decina di metri di dislivello, ci dirigiamo verso destra. Man mano saliamo la dorsale diviene più ripida e tende ad assottigliarsi fino a divenire una ampia e facile cresta. Poco prima dello strappo finale, la pendenza diminuisce facendoci riprendere fiato. Segue un ultimo tratto ripido fino alla sommità poco pronunciata del Monte Ferrante.
Discesa
Proseguiamo lungo la cresta perdendo regolarmente quota in direzione dell'imponente Monte Ferrante dinanzi a noi. Una volta arrivati all'ampia e dolce sella tra il Ferrantino ed il Ferrante, pieghiamo decisamente verso destra, tagliando in falsopiano le pendici del Ferrantino, fino a ritrovarci sulla linea della dorsale seguita in salita e da qui scendere lungo i nostri stessi passi. |