Anticima del Dente del Sassolungo - Via Messner

 
Zona montuosa Dolomiti - Gruppo del Sassolungo Località di partenza Passo Sella (TN)
Quota partenza 2240 Mt. Quota di arrivo 2810 Mt. circa
Dislivello totale +430 -40 Mt. circa per l'attacco
+180 Mt. la via (275 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati Non numerati
Ore di salita 1 h. 20' per l'attacco
3 h. 50' la via
Ore di discesa 2 h. fino alla base della parete
50' il sentiero fino al parcheggio
Esposizione Est, sud-est Giudizio sull'ascensione Bella
Data di uscita 11/08/2018 Difficoltà IV+, V
Sass Balòss presenti
Bertoldo.
Amici presenti
Alessandro.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Meteo variabile e con temperature leggermente basse. L'avvicinamento avviene percorrendo dei sentieri evidenti e risalendo delle piste da sci. La roccia in via è ottima ad eccezione dell'ultima lunghezza dove, in un breve tratto, è discreta.

Eventuali pericoli

Soliti d'arrampicata in ambiente.

Presenza di acqua
No.
Punti di appoggio
Rifugio Carlo Valentini (2218 Mt.).
Materiale necessario oltre al tradizionale

Solito d'arrampicata. Necessari per integrare dadi, friend e cordini. Portare un kevlar aperto per la S7.

Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Dalla guida "Sassolungo" di Ivo Rabanser edita dal CAI-TCI:
(in merito all'Anticima Sud del Dente - ndr) "Si tratta della marcata spalla che costituisce la conclusione inferiore dell'accidentata cresta che dalla cima del Dente si diparte verso SE. Da semplice spalla del Dente quale era, l'Anticima Sud è diventata ormai dal punto di vista alpinistico una cima a sé, anche se non indipendente. Verso S cade a precipizio con una triangolare parete gialla e fortemente strapiombante, ben visibile da Campitello di Fassa. La parete E incombe sullo sbocco del canalone meridionale della Forcella del Dente ed è delimitata sulla sinistra da un elegante spigolo. Il versante W è più adagiato e solcato da profondi colatoi. Il toponimo (in tedesco 'Zahnkofel Sudgipfel') è di origine alpinistico. Pur offrendo qualche bell'arrampicata su buona roccia, l'Anticima Sud è frequentata solo raramente".
L'itinerario qui di seguito descritto venne salito da Reihnold Messner e Dietmar Oswald nell'estate del 1976 con l'utilizzo di protezioni veloci (nut) e impiegando un solo chiodo. Il percorso si svolge lungo la parete Est ricercando i punti più deboli; l'ultima lunghezza corre invece sullo spigolo Sud-Est. In via si trovano diverse clessidre cordonate che aiutano ad orientarsi.
Itinerario che, nonostante lo sviluppo contenuto, non è adatto a giornate incerte.
Attacco, descrizione della via
Raggiungere Passo Sella e parcheggiare. Imboccare la strada che dal passo scende in val Gardena per abbandonarla dopo poco seguendo, verso sinistra, la strada che conduce al rifugio Valentini (2218 Mt. - possibilità di parcheggio a pagamento). Continuare lungo la strada sterrata (sbarra) in direzione del Col Rodella e poi abbandonarla per salire verso destra, lungo le piste da sci, puntando alla più alta delle due stazioni di arrivo delle seggiovie. Una traccia consente di portarsi sul crinale a tratti erboso e a tratti terroso (è possibile giungere fin qui continuando a seguire la sterrata e poi piegando a destra sull'evidente crinale). Risalirlo fino al suo termine in corrispondenza della Punta Grohmann (spigolo Sud-Est) e, poco prima di raggiungere le rocce, traversare verso sinistra (ovest) lungo una traccia evidente. Costeggiare la Punta Grohmann e la successiva Torre Innerkofler sino a raggiungere le rocce basali del Dente del Sassolungo. Iniziare a salire il canalone che scende dalla Forcella del Dente. La parte bassa della parete è caratterizzata da due piccole cenge. L'attacco si trova su quella più alta (che è anche la meno marcata), posta circa 15 metri più in alto dell'evidente scritta "Canalone Moppo".

1° tiro:
percorrere la cengia verso sinistra sino al suo termine. Superare un diedrino e spostarsi per pochi metri a sinistra sin sotto la verticale di un muro giallo. Qui sostare (clessidra+cordone+bollo rosso). 45 Mt., I, II, III, II, III+, 1 chiodo con cordone, 2 clessidre.

2° tiro:
alzarsi leggermente e traversare a sinistra. Abbassarsi e raggiunto un camino salirlo sino a quando è possibile spostarsi a sinistra su di una comoda cengetta. Alzarsi per pochi metri e sostare (4 clessidre+cordoni).
30 Mt., IV-, IV, IV+, III, 1 clessidre con cordone, 1 sosta intermedia (2 clessidre+cordone+maglia rapida) posta a circa metà camino.

3° tiro:
salire il camino superando diversi massi incastrati. Dopo circa 40 Mt., e prima di raggiungerne la fine (visibile un masso incastrato in alto) uscire a sinistra e superare rocce articolate sino alla sosta (3 clessidre+cordone+bolli rossi).
50 Mt., IV, IV+, 1 clessidra con cordone, 1 chiodo.

4° tiro:
salire le facili rocce soprastanti e continuare lungo la spaccatura grigio/gialla. Spostarsi a sinistra e raggiungere il muro. Da qui salire in obliquo verso destra lungo la facile rampa sino alla sosta (2 clessidre+cordone) posta sotto la verticale di un'ampia fessura.
25 Mt., III, IV-, II, III+, II, 1 clessidra con cordone.

5° tiro:
continuare in verticale seguendo la fessura e successivamente obliquare verso sinistra superando facili rocce. Il percorso non è sempre ben evidente; la sosta (2 clessidre) si trova alla base di un muro giallo. 35 Mt., IV+, IV-, III, II, 2 clessidre con cordone.

6° tiro:
sempre in obliquo verso sinistra cercando i punti più deboli sino ad una vaga cengetta alla base di un muro giallo dove si trova la sosta (2 chiodi). 30 Mt., IV-, III, 1 clessidra con cordone.

7° tiro:
sempre in obliquo verso sinistra sino a raggiungere
lo spigolo in corrispondenza di un piccolo pulpito. Qui si sosta (2 clessidre+cordone+bollo rosso). 30 Mt., IV-, III, IV-, 1 clessidra con cordone.

8° tiro:
rimontare lo spigolo stando sul fianco sinistro e proseguire in direzione dell'evidente diedro al termine del qualche si raggiunge facilmente la vetta, dove si sosta (2 chiodi+cordone+libro via). 30 Mt., V, IV+, III+, IV, I.
Discesa
La prima parte della discesa richiede particolare attenzione e può risultare comodo tenere le scarpette. La terza e quarta calata possono essere evitate arrampicando in discesa su difficoltà di II e III+.
Continuare lungo la cresta in direzione Nord (vetta del Dente del Sassolungo) rimanendo sul fianco Ovest e superando diversi saliscendi con alcuni passi d'arrampicata (40 Mt., II, III, passi di IV-; 1 chiodo). In corrispondenza della quarta forcelletta riportarsi sul fianco Est. Qui è presente la prima sosta di calata (3 chiodi+cordoni+maglia rapida+moschettone).
1a. calata: 25 Mt. - scendere nel vuoto sino a raggiungere la successiva sosta di calata (anello cementato+clessidra+cordone);
2a. calata: 40 Mt. - in direzione del canale. Dopo averlo raggiunto identificare una sosta sulla destra (clessidra+cordoni+maglia rapida);
3a. calata: 40 Mt. - nel canale sino a quando questo piega a destra (viso a monte). Qui una freccia rossa aiuta ad identificare una sosta di calata (clessidra+cordone+maglia rapida). A circa metà calata, sulla destra (viso a monte) è presente una sosta intermedia (clessidra+cordone+maglia rapida);
4a. calata: 20 Mt. - raggiunto il camino/canale portarsi sul suo fianco destro (viso a monte) e in corrispondenza di una piccola forcella (freccia rossa) identificare, qualche metro più in basso, un anello cementato;
5a. calata: 25 Mt. - tendendo un po' a sinistra (viso a monte) sino ad un anello cementato;
6a. calata: 50 Mt. - in verticale sino alla sosta successiva (anello cementato). Presente una sosta intermedia (anello cementato);
7a. calata: 45 Mt. - sino alla base del canalone. Presente una sosta intermedia (anello cementato).
Da qui, percorrendo a ritroso i sentieri seguiti durante l'avvicinamento, si ritorna alla macchina.

Note
Reinhold Messner nel suo libro "Settimo Grado" edito da De Agostini parla dell'apertura di questo itinerario.
"Dopo alcune estati di spedizioni, tre anni più tardi, nel 1976, riuscii a fare di nuovo qualche prima ascensione. Nella primavera ero stato in Giappone e poi in Alaska, e avevo riscontrato una fondamentale differenza nella mentalità degli alpinisti dei due paesi. In Giappone le palestre erano piene di chiodi, cumuli di immondizia si stendevano ai piedi delle pareti; negli Stati Uniti si arrampicava in libera, assicurati con i dadi, e le palestre erano pulite.
Il senso sportivo e la tolleranza degli americani mi colpirono. Chi è proprio stufo del cattivo tempo sulle Alpi dovrebbe andare nello Yosemite. E’ un parco nazionale vicino a San Francisco, con fantastiche pareti di granito. Free climbs di 5.9 sono l’ideale per il neofita, difficili ma ben protette. Con il termine boulder gli americani indicano l’arrampicata sui blocchi. Per riuscire a sollevarsi sui problemi difficili, bisognerebbe prepararsi con flessioni (meglio su un braccio solo), yoga e funambolismo. Per i metri più difficili bisogna mettere in conto alcune settimane.
Si arrampica in modo “pulito”, e cioè ciascuno toglie i propri chiodi affinché tutti trovino le stesse condizioni. Per questo è solo il primo di cordata che arrampica, mentre il secondo sale con maniglie jumar sulla corda fissa senza assicurazione.
Questo tipo di arrampicata, insieme ad altre particolarità, mi colpì così tanto che qualche mese più tardi, nel corso della prima ascensione della parete Est del Dente del Sassolungo, non piantai alcun chiodo di assicurazione. Dietmar Oswald, un giovane eccellente arrampicatore, ed io ci assicurammo in parete esclusivamente con i dadi, ad eccezione di un unico chiodo di sosta. Nella roccia non rimase nulla, e al termine non scrivemmo nessuna relazione: qualsiasi agevolazione toglie al ripetitore un po’ di suspense. Il senso dell’incerto viene limitato anche dagli schizzi particolareggiati, e con ciò le prestazioni fisico-sportive vengono anteposte a quelle del cervello. Pensando a lungo termine, non sarà meglio avere meno informazioni e avere la possibilità, almeno per certi tratti, di essere in cammino con gli occhi dello scopritore, come i primi salitori? Le molte agevolazioni per l’alpinista non devono uccidere la sua fantasia, la sua capacità di trovare soluzioni, il suo sapersi inserire nelle forme di un paesaggio o di una parete. L’esagerata mania di sicurezza e l’attrezzatura sempre più perfezionata hanno caratterizzato l’arrampicata alpina degli anni settanta. Non ne hanno forse sofferto la sicurezza e l’istinto del singolo? L’alpinista deve riflettere, accumulare esperienza, diventare accorto. La persona avveduta sopravvive anche senza casco, e con la corda legata attorno alla vita. Ciò non significa che egli dovrà rinunciare con presunzione alle conquiste tecniche, ma dovrà utilizzarle secondo il logo giusto valore.
Verso la metà degli anni settanta incominciai a sentire che tra gli alpinisti si formava una corrente sempre più ampia di “naturisti”. Il riconoscimento che la tecnica, le materie prime, la scienza hanno dei limiti toccò presto gli alpinisti.
Anche la natura selvaggia è presto venduta. In un attimo tutto ciò fu chiaro ai giovani alpinisti. Il pensiero tecnocratico, il consumismo, la massificazione e la pianificazione da un lato portano spesso alla perdita della fantasia, dall’altro alla limitazione e alla tutela del terreno di gioco. “Siamo esposti a correnti che non come singoli non possiamo dirigere. Questo non è un appello alla rassegnazione, ma un invito all’autodifesa. Come possiamo sfuggire alla pianificazione? Con la difesa dell’avventura. Noi sappiamo che ciò che costituisce un’ascensione è solo l’incertezza di ciò che viene dopo, degli ostacoli, ma anche delle sensazioni. Dobbiamo perciò mandare al macero carte e guide, cancellare la segnaletica dei sentieri, distruggere i rifugi? La realtà vieta ogni posizione radicale, solo a piccoli passi si può sperare di ottenere quei risultati di cui abbiamo urgente bisogno. Saranno passi a volte difficili, che faranno addirittura male, ma alla fine daranno una soddisfazione preziosa. Può essere indicativo il motto ‘lontano dalle strade’, in senso reale e metaforico. I terreni di gioco della montagna sono sempre abbastanza vasti per tutti e lo saranno ancora per anni. Utilizzarli a nostro vantaggio senza distruggerli resta un compito che dobbiamo porci noi stessi”.
Anche la gioventù dei club alpini cerca un nuovo cammino".
Commenti vari
Può risultare interessante leggere l'articolo di Silvio Campagnola pubblicato sulla Rivista Mensile del CAI nel 2003. Clicca qui per scaricarlo.
   

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Will sul primo tiro...

... seguito da Alessandro

   

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Il camino della terza lunghezza

L'inizio di L4

   

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Will sulla quinta lunghezza

Alessandro al termine di L7

   

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Ultima lunghezza di corda

La prima parte della discesa richiede attenzione
e qualche passo d'arrampicata

   
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L'Anticima del Dente del Sassolungo con il tracciato della via Messner