Zona montuosa |
Prealpi Trentine
- Valle del Sarca |
Località di partenza |
Fraz. Sarche - Madruzzo (TN) |
Quota partenza |
250 Mt. |
Quota di arrivo |
450 Mt. |
Dislivello totale |
+0 Mt. per l'attacco
+200 Mt. la via (235 lo sviluppo) |
Sentieri utilizzati |
Non numerati |
Ore di salita |
5' per l'attacco
3 h. la via |
Ore di discesa |
30' |
Esposizione |
Sud-ovest |
Giudizio sull'ascensione |
Bella |
Data di uscita |
21/05/2011 |
Difficoltà |
IV+, V+, VI-
(1 passo) |
Sass Balòss
presenti |
Luca. |
Amici presenti |
Claudia. |
Condizioni climatiche,
dei sentieri e della roccia |
Giornata bella, calda e soleggiata. Il sentiero per l’avvicinamento è brevissimo
(meno di 5') e completamente in piano; quello di discesa, segnalato
con bolli rossi all'inizio, è ben tracciato e facilmente identificabile.
La roccia è ottima, merito del pesante lavoro di pulizia effettuato
nei 20 giorni precedenti l'apertura della via. |
Eventuali
pericoli |
Soliti
d'arrampicata. |
Presenza
di acqua |
No. |
Punti
di appoggio |
Nessuno. |
Materiale
necessario oltre al tradizionale |
Solito da arrampicata su roccia. Bastano 11 rinvii, inutili dadi, friends e chiodi perché
la via è completamente attrezzata con fix da 10 mm. |
Caratteristiche
dell'arrampicata |
Descrizione
generale
Via aperta in più riprese da Ermanno Salvaterra e Michel Ghezzi.
Per la pulizia della parete sono state necessarie circa 20 giornate
tra l'autunno 2010 e la primavera 2011, completando i lavori il 26
aprile 2011.
Il nome di questa via è stato dato dagli apritori per
richiamare l'attenzione sulle crudeltà che subiscono gli orsi della
luna in Cina, Vietnam e Corea per estrarre loro la bile (www.orsicinesi.org).
Attacco, descrizione della via
Da Arco di Trento risalire tutta la Valle del Sarca fino ad
arrivare a Sarche. Qui la strada si divide. Prendere a sinistra
in direzione di Madonna di Campiglio. Dopo pochi metri
svoltare a destra (indicazioni bocciodromo e ferrata Rino Pisetta) e
poi subito a
sinistra in una piccola strada parallela alla
principale. Proseguire un centinaio di metri fino ad una comoda zona
dove poter posteggiare.
A piedi (andando in direzione di Madonna di Campiglio)
raggiungere nuovamente la statale ed imboccare subito la strada
sterrata sulla destra (chiusa poco oltre da una sbarra) fino a raggiungere il cancello della centrale dell'Enel.
L'attacco (in comune con le vie Amazzonia
e
Orizzonti Dolomitici) è in
corrispondenza del cancello e sono visibili i primi fix.
Pochi metri più a destra attaccano le vie Il sole di David e Michelangelo e La scuola pitagorica di Hans Dϋlfer.
1° tiro:
dal cancello rimontare la parete in verticale superando a
sinistra un leggero strapiombo, successivamente traversare a
sinistra su placca. Roccia un poco unta nei primi metri. 20 Mt., IV+, III, 5 fix.
2° tiro:
continuare a traversare a sinistra per semplici rocce fino a raggiungere
la sosta con scritta "Moonbears" alla base. 25 Mt., III, 6 fix.
3° tiro:
per diedrino appena a destra della sosta fino al terrazzino dove
si trova la sosta successiva. 20 Mt., III, 6 fix.
4° tiro:
stando ancora a destra della sosta si raggiunge una placchetta
(più facile superarla sulla sinistra), poi per rocce via via più
semplici sino a raggiungere la sosta. 30 Mt., IV+, 7 fix.
5° tiro:
si prende la fessura a destra della sosta. Dopo un passo
iniziale delicato si continua il leggero obliquo a sinistra e si
sosta in mezzo alla placca. Spazio per due persone, oltre diventa
scomoda. 30 Mt., V+, IV+, 9 fix.
6° tiro:
alzarsi pochi metri, poi in obliquo verso sinistra si supera una
bella placca oltre la quale si sosta. 30 Mt., V+, 7 fix.
7° tiro:
in verticale per rocce rotte fino alla base del diedro. 20 Mt.,
III, 5 fix.
8° tiro:
si supera la placca a sinistra del diedro, poi si obliqua verso
destra fino ad entrare nel diedro che si risale fino al terrazzino
dove si sosta (libro di via). 35 Mt., VI-, V-, 11 fix.
9° tiro:
per diedrino fino sotto lo strapiombetto che si supera
direttamente, poi per rocce gradonate fino al termine della via.
25 Mt., IV+, III, 6 fix.
Seguire la traccia verso destra fino a raggiungere la recinzione paramassi da dove parte il sentiero di discesa
(che però è in salita).
Discesa
E' possibile calarsi in doppia sulla via. Tuttavia è consigliabile seguire il sentiero che
sale inizialmente nel bosco (bolli rossi), fino ad incrociare quello che scende dalla cima del Piccolo Dain. Qui prendere a destra ed iniziare a scendere (indicazioni per la ferrata). Superare alcuni tratti attrezzati con corde fisse sino ad un bivio (scritte su di un masso). Qui scendere verso destra (ripido) sino a raggiungere l'abitato di Sarche.
Giunti in prossimità delle abitazioni prendere una traccia verso destra (a sinistra si entra in un terreno privato e, oltre, la strada è sbarrata
con un cancello). Si arriva
nel parcheggio del bocciodromo poco distante dal punto dove si ha
parcheggiato la macchina. |
Note |
L'esposizione e l'altitudine consentono di arrampicare su questa
parete per quasi tutto l'anno, ma nel periodo estivo può fare veramente caldo. Questa via prende il sole più tardi rispetto agli altri itinerari della parete del Limarò in quanto il diedro che segue la tiene all'ombra. |
Commenti |
Moonbears - il racconto di un perché che non c'è...
di Ermanno Salvaterra
E' quasi la fine di maggio e non so cosa fare. Non ho nessuno con chi andare ad arrampicare ma ho voglia di fare qualcosa, di piccolo, ma non voglio stare a casa ad oziare. Guardo su internet e decido di andare alle Sarche, sulla parete del Limarò. Non mi sembra male la via 12 alberi e un'ora dopo sono alla base della via. Da anni ormai, oltre il V grado, non ci vado più slegato. Le solite manovre e salgo autoassicurato. La salita mi pare divertente. Quando sono di nuovo in macchina e comincio a salire i tornanti che portano a casa, in alto, prima di entrare in galleria mi fermo alla piazzola da pic-nic. Passo la strada e guardo verso la parete. Conto più di 15 cordate impegnate sulle varie vie presenti e rimango esterrefatto da tanto “traffico”. Passa qualche giorno e mi informo su quella parete. Mi dicono che ci sono molti scalatori perché le vie non sono estreme e, quindi, aperte a molti più arrampicatori.
Ho deciso. Vorrei aprire anch'io una via su quella parete ma la mia vecchia indole di alpinista mi porta a guardare la parete nel suo intimo e scopro una linea logica. Un diedro che parte da giù e come una serpe arriva in alto. Bene… quella sarà la mia linea. La parete però fa schifo ed è più verde e marrone che grigia di roccia. Che mi importa? Sarà solo questione di tempo e voglia. Credo di avere tutte e due quelle “cose”. Faccio un giro e salgo un tratto della via e fra le zolle d'erba e gli arbusti trovo anche due vecchi chiodi ma mi sembra possa essere stato un vecchio tentativo di qualche temerario e, forse, anche quando c'era meno vegetazione.
Ho conosciuto da poco Michel e così approfitto della sua disponibilità. Gli propongo il lavoro su quella via. “Saranno molte giornate di lavoro ma credo ne uscirà qualcosa di buono”. Michel accetta la mia proposta e diamo inizio all'opera. Sono tante le giornate che passiamo al lavoro. Più volte saliamo slegati dalla via “Orizzonti dolomitici”. Abbiamo due zappe, martelli speciali, spazzole di ferro di vari modelli e... la “bomba”, come la chiamiamo noi. Il soffia-foglie da portare in spalla per quando grattiamo la terra e poi la soffiamo in basso. Dobbiamo solo stare attenti a quelli che salgono per scalare.
Poi arriva l'inverno e la parete rimane imbrigliata dalle corde fisse. E' arrivata la primavera ed il lavoro riprende. Già il secondo giorno finisco all'ospedale con un occhio conciato male per i granelli di roccia che mi sono finiti negli occhi a causa della “bomba”. Un male della madonna e qualche giorno di riposo. Poi gli ultimi due degli almeno 20 giorni di disgaggi ma la via è finita. Ormai, a pezzetti, l'abbiamo scalata tutta. E' pronta!
Stamattina siamo partiti alle 6 da casa mia. Alle 7 eravamo già alla fine del primo tiro facile, dopo aver messo alcune piastrine mancanti. La via è molto divertente e più facile di quel che pensavamo. Fino a oggi avevamo arrampicato con gli scarponi e, con le scarpette, le difficoltà sono molto più abbordabili. Siamo proprio contenti del lavoro che ne è uscito e speriamo faccia contenti tanti scalatori. Nei nostri tanti viaggi per andare alle Sarche quasi sempre parliamo di animali e sarà per questo che la nostra via la chiameremo “MOONBEARS”, pensando a quei poveri orsi della luna massacrati in Cina, Vietnam e Corea (www.orsicinesi.org).
Ermanno Salvaterra
La “proposta indecente” ovvero c'è da fare solo “qualche giorno”
di Michel Ghezzi
Driiin... Squilla il cellulare. E' Ermanno. Ci siamo conosciuti solo da pochi giorni per un lavoro che dovremo fare insieme. Su due piedi accetto la sua "proposta indecente". Quando arriviamo in vista della parete mi sembra subito che andare ad aprire una via in mezzo a tutta quella vegetazione sia una cosa un po' da matti... anche se parlando con Ermanno sembra che il lavoro di pulizia dovrebbe durare al massimo qualche giorno.
Le giornate in parete trascorrono velocemente, tra sassi in testa che mi tira Ermanno (sempre con una precisione millimetrica), risalite slegati sulla via a fianco con gli scarponi e gli zaini pesanti e le mille idee che ogni giorno ci passano per la testa, come quella, per fortuna poi scartata, di trasportare una sabbiatrice in parete per ripulirla dalla terra.
Non posso certo riportare tutte le imprecazioni che sono rimbalzate da una parete all'altra di quel diedro... in ogni caso, giorno dopo giorno, la nostra via ha preso forma e, adesso che è finita, rimane un po' di nostalgia per quei giorni intensi passati insieme. Chissà che non ne nasca un'altra vicina!
Michel Ghezzi |
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