Descrizione generale
In
questa piacevole escursione vengono raggiunte due cime, oltre a varie
sommità non quotate né nominate sulle carte, dalle caratteristiche
completamente diverse fra loro: tanto è conosciuta e frequentata
(specialmente in inverno) quella del Monte Sasna, tanto è sconosciuta e
poco salita quella del Monte Crostaro. Quest'ultimo è caratterizzato da
una divertente cresta rocciosa semipianeggiante che con una serie di
facili passaggi (alcuni un poco più impegnativi ed esposti, ma
sempre inferiori al II grado) ci conduce non senza emozioni alla sua
modesta sommità. Il Monte Sasna, al contrario, è sinonimo di dolci
dorsali erbose, a tratti invero più ripide, ma mai impegnative e per
questo adatte ad una bella salita invernale.
Descrizione percorso
Risalita
l'intera Valle Seriana fino a Valbondione, proseguiamo fino all'abitato
di Lizzola, dove lasciamo l'auto nei pressi della scuola di sci (una
bella struttura in legno). Da qui percorriamo la strada asfaltata che
sale. Più avanti questa diviene ripida e acciotolata, per poi
trasformarsi in un'ampia sterrata (segnavia CAI n. 322) che perde
pendenza ed entra in un bel vallone al cui centro scorre il torrente
Bondione. Dopo la breve discesa, superiamo una baita alla nostra
destra. Procediamo in falsopiano. La sterrata poi diviene sentiero in
un prato e procede sempre con scarsa pendenza. Finalmente cominciamo a
guadagnare quota, con alla nostra sinistra alcune cascatelle e pozze formate dal
torrente Bondione. Superiamo una serie di placche
inclinate rocciose piuttosto scivolose (catene utili in caso di
ghiaccio). Il sentiero sale con alcuni stretti tornanti. Giunti ad un
bivio, lasciamo alla nostra destra il sentiero che tornando indietro
sale verso il Passo della Manina. Noi continuiamo dritti. Belle viste
sui Monti Pomnolo e Cimone. Superiamo anche il bivio col sentiero n.
304 per il rifugio Curò. Proseguiamo sul n. 322 dirigendoci verso una
evidente cascatella. Qui deviamo a destra e risaliamo un gradone che ci
porta ad un primo pianoro molto panoramico (ottimo colpo d'occhio sul
Diavolo di Tenda ed il Pizzo Poris) con un serpeggiante torrentello che
corre tra prati e zone paludose. Sulla destra del pianoro è ben
evidente il Monte Crostaro, ma noi lo raggiungeremo da un'altra
direzione. Saliamo su comoda traccia erbosa fino ad un secondo pianoro
dove superiamo una baita con una lunga stalla (Baita di Sasna, 1960
Mt.) Saliamo ancora un poco e
voltandoci possiamo facilmente vedere il Crostaro con la cresta che
percorreremo (da sinistra verso destra e poi viceversa). Eccoci ora ad
un terzo pianoro con una grande pozza a ridosso di un piccolo dosso
sulla sinistra. Più avanti arriviamo in una ampia conca. davanti a noi
si innalza un anfiteatro di cime erbose alla base e con una fascia
rocciosa in alto. Saliamo i ripidi pendii di questa conca cercando la
via più agevole e logica in modo di arrivare sulla linea di cresta
sopra la nostre teste. Io ho puntato ad una selletta caratterizzata da
un dentino roccioso ricurvo, poco prima di arrivarci, mi sono spostato
sulla destra, seguendo la natura del terreno. In breve e senza grosse
difficoltà eccoci sulla linea di cresta erbosa che separa la vallata
appena risalita dal versante opposto che guarda verso la Val di Scalve.
Ci troviamo così sulla lunga cresta erbosa che verso destra (Sud-Est) ci
condurrà al Monte Sasna e verso sinistra (Nord-Ovest) prosegue invece verso il
Pizzo dei Tre Confini, preceduto dalla bellissima cuspide rocciosa
della semi sconosciuta Punta Stefania. Dalla sella da me raggiunta, sono
andato Brevemente verso sinistra per giungere sulla cima di una di
queste sommità con evidente ometto di pietra, ma di cui non conosco la
quota e non credo abbia un nome. Poi, tornato alla selletta, ho
proseguito in direzione Sasna con una lunga serie di saliscendi, sempre
su agevole terreno erboso. Ben evidente, sotto di noi alla nostra
sinistra si trovano le rovine della crollata diga del Gleno. Avanti a
noi la Presolana ed il Monte Ferrante. Lungo la dorsale superiamo
almeno 5 o 6 cime senza nome, alcune con ometto di vetta più o meno
evidente, altre prive di segni di sommità. Giunti in vista dell'ancora
lontana croce del Monte Sasna, risulta ben evidente la cresta del Monte
Crostaro che si stacca dalla nostra dorsale per protrarsi verso destra
con vari saliscendi più o meno rocciosi ed un evidente laghetto alle
sue pendici. Proseguiamo fino ad arrivare sopra al laghetto menzionato
e poi eccoci ad una evidente sella dalla quale dobbiamo scendere verso
destra, procedere in traverso falsopiano, atraversare un boschetto di ontani e
arrivare all'inizio della crestina del Monte Crostaro. Il percorso per
arrivarci è un poco accidentato, ma non difficile. Ora ci troviamo ad
una seconda selletta. Verso destra andiamo lungo la cresta del
Crostaro, verso sinistra vediamo innalzarsi ripida una cresta che poi
proseguirà verso il Sasna e che seguiremo al ritorno dal Crostaro.
Andiamo allora a destra per il Crostaro. Il percorso è molto
divertente, mai difficile, ma spesso esposto e con roccia non
sanissima. Volendo restare sempre sul filo di cresta (cosa fortemente
consigliata), dovremo affrontare una serie molto lunga di brevi e
repentini saliscendi, caratterizzati da saltelli rocciosi, placchette
più o meno appigliate e qualche traverso a mezzacosta. In alcuni punti
più impegnativi è possibile abbandonare il filo di cresta per camminare
più agevolmente su brevi traversi sul versante sinistro, ma così
facendo si perde molto del divertimento. Arrivati alla fine della
cresta, nulla è stato posto a segnalare la cima del Crostaro, tranne
alcuni sassi ammucchiati ed un piccolo formicaio proprio dove poi la
cresta inizia a scendere ripida verso la Valle di Bondione. Ora
dobbiamo tornare a ripercorrere la cresta in senso opposto, facendo
attenzione ad alcuni punti che fatti in senso inverso risulteranno più
impegnativi. Tornati alla selletta che segnava l'inizio della cresta,
proseguiamo dritti verso l'alto, senza riattraversare il boschetto di
ontani. Saliamo su ripide serpentine pietrose piuttosto instabili e
scivolose, tra cespugli e pietre a scaglie. Usciti da questo tratto
ripido e parzialmente esposto eccoci di nuovo sulla ampia e facile
dorsale che prosegue verso il Sasna e che noi seguiamo verso destra. Da
qui, in breve eccoci a cospetto della rinnovata e colorata croce del
Monte Sasna, dedicata alle vittime dell'epidemia di Covid 19. Panorama
ampissimo sia sui monti della Valle di Scalve che sui giganti della
Valle Seriana, ma anche sulla lontana Val Brembana.
Discesa
Proseguiamo lungo la dorsale verso la vicina antecima del Sasna che
raggiungiamo in pochi minuti, dopo una breve discesa e relativa
risalita. Qui troviamo una seconda croce più vecchia e alta. Scendiamo
ora rapidamente lungo ripidi prati, sempre stando vicini alla linea che
separa le due vallate. In lontananza è evidente la Cappella della
Manina posta all'omonimo passo e che dobbiamo raggiungere sempre su
terreno erboso, affrontando alcune ripide discesa e qualche timida
risalita. Superato un curioso "crepaccio" nella roccia (causato dal
cedimento del terreno sottostante a causa di scavi minerari di cui è
ricca la zona) tramite un ponticello di legno, scendiamo ora veloci e
senza pensieri verso un'ultima breve risalita che ci conduce al Passo
della Manina. Poco prima di arrivarci, sulla destra, in corrispondenza
di una palina e una rosa dei venti, possiamo piegare verso destra,
effettuare un traverso in mezzocosta e andare a raggiungere il sentiero
n. 307 che scende verso Lizzola. Oppure arriviamo alla vicinissima
cappelletta e poi, passandovi dietro, scendiamo a destra, tra cespugli
ed arbusti fino a ritrovare il medesimo sentiero. Seguiamo il n. 307
che scende ripido nel bosco fino ad uscire in una ampia radura nei
pressi della sottostante Baita dell'Asta Bassa, preceduta da una fonte
d'acqua. Dalla baita, stando attenti a non perdere i bolli, proseguiamo
leggermente verso sinistra. Rientriamo nel bosco che ora con alcuni
tornanti piuttosto scivolosi, ci riporta sopra l'abitato di Lizzola, ai
margini di un ampio prato che costeggiamo sul lato destro. Passiamo
sotto ad un gruppetto di aceri e in breve arriviamo nei pressi della
Scuola di Sci dove abbiamo lasciato l'auto. |