Descrizione generale Il Corno
Branchino rappresenta l’ultima cima delle Prealpi Bergamasche, essendo il Passo
della Marogella, posto a Nord della vetta, il punto in cui iniziano le Alpi
Orobie. Il Corno Branchino risulta pochissimo salito, sia per le relative difficoltà
dei percorsi lungo le sue pendici che per la vicinanza di altre montagne più
famose e oggettivamente più interessanti, quali l’Arera e la Corna Piana (vedi
relazioni relative nel sito). Nel complesso si tratta di una salita un poco
impegnativa, anche se non esistono difficoltà tecniche, a causa del terreno
molto esposto e ripido e della totale mancanza di tracce battute, salvo qualche
passaggio di camosci e capre. Anche la discesa dalla cima richiede una certa
capacità nel saper individuare il percorso migliore in una zona di prati e
rocce molto ripidi ed esposti. La brevità dell’escursione la rende adatta a chi
ha a disposizione solo mezza giornata di tempo. Bellissima la vista sui monti
circostanti: Arera e Corna Piana in primo piano, ma anche verso la zona del
Pietra Quadra, i Tre Pizzi, il Passo dei Laghi Gemelli ed il Monte Corte.
Descrizione percorso Dalla
strada della Valle Brembana, prendiamo la deviazione per Roncobello. Superiamo
il paese e proseguiamo verso la bella località Capovalle. Qui, dopo aver pagato
il ticket d’ingresso (2 euro; necessario in tutti i giorni dell’anno), saliamo
lungo l’affascinante tracciato asfaltato che in circa 15 minuti ci porta al
comodo parcheggio in località Baite di Mezzeno. Da qui, seguendo le indicazioni
di una evidente palina, scendiamo lungo il sentiero n. 270 che conduce verso
il Passo della Marogella. Attraversiamo un ampio corso d’acqua grazie ad un
ponte e subito dopo deviamo verso sinistra. Saliamo ora tra ampi e ripidi prati
con il tracciato non sempre ben evidente. L’ampia sella del passo è ben
evidente sopra le nostre teste e senza difficoltà la raggiungiamo in poco più
di mezz’ora. Qui ci attende una splendida ed ampia vista sull’Arera e più in
lontananza sulla Presolana. Un paio di frecce in legno ci invitano ad andare
verso destra lungo la cresta inizialmente agevole e dotata di evidente traccia
tra erba ed arbusti. Ben presto la traccia tende a sparire ed il percorso si fa
un poco più impegnativo, ma non difficile. Nei tratti più affilati è possibile
abbassarsi verso sinistra, oppure avventurarsi sul filo di cresta, tra mughi e
roccette. Improvvisamente la traccia percorre alcune facili placche tra erba e
pietra. Sbuchiamo ora su tranquilli prati e proseguendo lungo al costa erbosa
arriviamo sulla cima di un bel dosso chiamato anche Cima di Marogella a 1945
metri di altezza. Da qui è ben evidente il resto del percorso che scende per un
breve tratto su comoda traccia erbosa e giunge ad una fittissima macchia di
mughi. Qui esiste la possibilità di abbandonare la cresta letteralmente
infestata di mughi per abbassarsi lungo i ripidi prati alla nostra sinistra e
risalire in cresta al termine della fitta vegetazione, ormai al cospetto
dell’evidente e severo salto roccioso che interrompe improvvisamente la cresta.
Per chi preferisce addentrarsi tra i mughi (cosa che io ho fatto, ma che col
senno di poi non rifarei…), occorre munirsi di pazienza e scavalcare tronchi
resinosi, saltare da un cespuglio all’altro, strisciare sotto gallerie di
intricati rami e prendersi in faccia decine di ragnatele. Usciti dalla piccola
selva scendiamo verso una bella sella per poi andare sul versante alla nostra
destra, abbandonando per un poco la cresta. Con la breve deviazione ci portiamo
ai piedi di un alto salto roccioso all’apparenza insuperabile, ma è sufficiente
andare ancora un poco verso destra e rintracciare una facile e logica via di
salita lungo un piccolo canalino di materiale roccioso instabile. Lo saliamo
qualche decina di metri fino ad incrociare un valloncello ghiaioso che lasciamo
alla nostra destra. Pieghiamo leggermente verso sinistra e lungo facili
roccette, alternate a balze erbose, torniamo in cresta poco sopra al salto
roccioso, nei pressi di un cartello metallico privo di scritte. Saliamo ora
leggermente a sinistra della cresta per poi tagliare in mezzacosta il ripido
pendio erboso che scende dalla nostra destra. Qui seguiamo una traccia
abbastanza evidente per poi abbandonarla e salire dritti verso destra in un
punto non preciso, a seconda del nostro giudizio. Torniamo così in cresta e la
seguiamo su terreno erboso. Impressionante il salto verticale verso destra. In
breve eccoci all’ometto di vetta. Possiamo proseguire in cresta su terreno più
agevole, scendendo verso una sella e risalendo fino ad una successiva sommità
poco più bassa della vetta, l’anticima Sud. Da qui è possibile vedere il resto
della cresta Sud, molto articolata e con vari saliscendi, che continua fino al
Passo Branchino.
Discesa Torniamo
ora alla vetta principale e ripercorriamo alcuni metri verso Nord. Giunti sopra
ad un evidente valloncello erboso alla nostra destra, lo discendiamo con la massima
cautela. Le pendenze sono elevate e l’erba alta nasconde buche e saltelli molto
insidiosi. Dopo meno di 50 metri di discesa, lasciamo alla nostra destra una
piccola formazione rocciosa sormontata da grandi mughi. Proseguiamo senza un
percorso obbligato zigzagando nel canale erboso, alla ricerca delle minori
difficoltà. Finalmente dopo circa 200 metri di discesa, incrociamo una bella
traccia che seguiamo verso destra. Non illudiamoci: la traccia ben presto ci
conduce ad attraversare una zona molto esposta e ripida, tagliando a mezzacosta
una fascia di roccette miste ad erba. Si tratta forse del punto più pericoloso
del tracciato. Usciti da questo punto, il percorso rimane disagevole ma non più
pericoloso. Non ci resta che seguire la labile traccia che dopo un breve tratto
roccioso ci conduce in vista del piccolo rifugio Branchino al quale arriviamo
senza un vero tracciato, ma seguendo il percorso migliore tra prati e zona di
piccoli sfasciumi. Dal rifugio, seguendo il comodo e frequentato sentiero n. 218,
saliamo al vicino e pittoresco Lago Branchino e da qui sempre su terreno
prativo eccoci al Passo Branchino (20 minuti dal rifugio). Scendiamo ora lungo
il versante opposto. Con il sentiero n. 219, detto anche “sentiero delle
farfalle” camminiamo tra pascoli e vallette. Superiamo una piccola baitella di
sassi e proseguiamo fino ad attraversare un torrentello. Proseguiamo la discesa
avendo alla nostra destra un ardito torrione roccioso collegato da una cresta
alla cima del Corno Branchino. Dopo aver superato un secondo torrente facendo
un minimo di attenzione al sentiero reso scivoloso dall’acqua, entriamo in un
bel bosco misto che diviene più fitto man mano scendiamo. Superiamo una
deviazione verso sinistra e proseguiamo dritti. Eccoci ora ormai in vista delle
Baite di Mezzeno che raggiungiamo lungo un comodo sentiero erboso tra i pascoli
della baita. Una breve salita ci porta alla stralla e ai locali della casera di
Mezzeno e da qui con una discesa sterrata ci troviamo al ponticello
attraversato all’inizio della camminata e successivamente all’auto. |