Descrizione generale
La Cima d'Ambiéz è senza dubbio la più frequentata dell'omonima valle. Sull'imponente scudo della sua parete Est sono stati tracciati, nel corso degli anni, decine di itinerari. La caratteristica principale che li accomuna tutti è la stupenda qualità della roccia che si presenta molto ruvida e solida.
La via Vienna, aperta il 29 luglio 1973 da Karl Kosa, Joschi Pfeffer e Günther Straub risulta essere tra le più ripetute della parete. Arrampicata elegante e tecnica, a tratti anche atletica, che concentra le massime difficoltà nelle prime tre lunghezze. Il resto della via sì svolge su difficoltà più contenute ma la scarsa chiodatura fa si che l'itinerario da seguire non sia sempre così evidente. E' fondamentale sapersi proteggere bene con protezioni veloci ed avere intuito per trovare il percorso corretto. Le soste sono tutte presenti ed in alcuni casi facilmente integrabili con clessidre o friend.
Attacco, descrizione della via
Dal San Lorenzo in Banale (TN) si seguono le indicazioni per il ristoro Dolomiti dove è presente un ampio parcheggio. Da qui si imbocca la strada carrozzabile e si sale fino al rifugio Cacciatore. Questo tratto (circa 2-2,5 h.) è evitabile usufruendo del servizio taxi jeep. Dal Cacciatore si imbocca il sentiero n. 325 che sale al rifugio Silvio Agostini. E' anche possibile seguire la strada carrozzabile (n. 325 bis) che compie un giro più ampio. Il rifugio è contornato da molte cime. La Cima d'Ambiéz è forse la più imponente, già ben visibile anche dal rifugio Cacciatore, e si presenta con una grossa e compatta muraglia. Dal rifugio Agostini si imbocca il sentiero 358 che sale in direzione della vedretta d'Ambiéz. Si costeggiano le pareti sul lato sinistro del vallone (viso a monte) fino a giungere sotto lo zoccolo della Cima d'Ambiéz. Lo si supera facilmente con l'ausilio di tre brevi tratti attrezzati, che permettono di evitare di transitare sulla vedretta, e si giunge alla base della parete vera e propria. Si percorre la cengia verso sinistra (superando gli attacchi di numerose vie e un tetto orizzontale sotto al quale si trova una placca gialla) fino all'attacco, contrassegnato da una "V" un po' sbiadita disegnata sulla roccia. Un tempo qui era presente, adagiata in una nicchietta, una targa in legno con la scritta "Vienna".
1° tiro:
alzarsi per facili rocce e spostarsi a destra per imboccare un diedrino. Salire leggermente e riportarsi a sinistra per aggirare il tettino e obliquare a destra fino al comodo terrazzino di sosta (fix+chiodo). 35 Mt., V, V+, V, 3 chiodi.
2° tiro:
tratto chiave della salita. Alzarsi in verticale sopra la sosta sfruttando il diedrino e traversare delicatamente a sinistra per pochi metri. Vincere con decisione uno strapiombino e spostarsi un metro a sinistra. Continuare in obliquo a destra fino alla sosta (fix+2 chiodi).
35 Mt., VI-, VI, VI-, 5 chiodi.
3° tiro:
alzarsi in verticale sopra la sosta e traversare a destra stando bassi. Proseguire lungo la placchetta tecnica spostandosi dapprima a sinistra e poi a destra in direzione di uno spigoletto. Doppiarlo e proseguire in obliquo sino a raggiungere la sosta (2 chiodi) posta su di un comodo terrazzino. Poco più a destra si trova una grande nicchia gialla con ben visibile la sosta della via Goduria.
25 Mt., V, VI-, V+, 2 chiodi, 1 clessidra con cordone.
4° tiro:
traversare a destra e sfruttando il bordo di sinistra della nicchia alzarsi in verticale. Rocce più semplici conducono alla sosta (2 chiodi) posta alla base di un marcato diedro nero. 10 Mt., V+, IV+, 1 clessidra con cordone.
5° tiro:
salire il diedro e poco prima del suo termine, spostarsi a sinistra. Mediante placche grigie raggiungere la sosta (3 chiodi) in una grande nicchia. 25 Mt., V+, V, 1 clessidra con cordone.
6° tiro:
spostarsi a destra della nicchia e salire in verticale lungo rocce appigliate. Spostarsi a sinistra e superare una bella placca nerastra che consente di guadagnare la sosta (2 chiodi) su di una comoda cengia. 25 Mt., V, passi V+, 1 chiodo.
7° tiro:
salire in obliquo verso sinistra seguendo rocce rotte e superando dei saltini. La sosta (2 chiodi) si trova su di una comoda cengia.
40 Mt., IV+.
8° tiro:
alzarsi sopra la sosta e seguire una spaccatura obliqua a sinistra sino alla sosta (2 chiodi). 30 Mt., IV, IV+.
9° tiro:
traversare pochi metri a sinistra e raggiunte rocce più semplici salire in verticale fino a quando è possibile obliquare a destra lungo placche grigie lavorate. La sosta (2 chiodi) è scomoda. 25 Mt., IV+, V.
10° tiro:
obliquare verso destra in direzione dell'arco di roccia giallastra. Raggiungerlo e salirlo verso sinistra sino a raggiungere il punto di minor resistenza dello strapiombo. Vincerlo con decisione e portarsi a destra mediante rocce più semplici. Uno strapiombino atletico consente di guadagnare una larga cengia. Qui spostarsi a sinistra e sostare (1 chiodo). 35 Mt.,
V, V+, VI, 3 chiodi.
11° tiro:
traversando a sinistra è possibile interrompere la salita e ricongiungersi alla via Normale. Salire
in verticale lungo delle placche nere. Uno strapiombino precede la sosta (chiodo) posta di un comodo terrazzo. 30 Mt., V.
12° tiro:
salire l'evidente camino e al suo termine obliquare a sinistra per facili risalti sino a raggiungere una cengia. Qui attrezzare la sosta.
30 Mt., III, passi di IV.
dal termine della via traversare a sinistra fino a raggiungere la via Normale.
Discesa
La discesa avviene seguendo la via Normale che corre lungo la cresta Sud, con un percorso a zig-zag (numerosi ometti), superando passaggi molto esposti di I e II. In caso di nebbia è molto difficile individuare il giusto percorso da seguire. Lungo l'itinerario sono state posizionate diverse soste a fittoni resinati che consentono di compiere delle veloci corde doppie.
Giunti sulla larga cengia detritica sopra la forcella tra la Cima e i Denti d'Ambiéz identificare un fittone resinato che consente di compiere una calata in corda doppia da 45 Mt.
Guadagnata la forcella, effettuare un’ulteriore calata di 30 Mt. (2 fittoni+catena+anello) per poi scendere lungo facili roccette (II, presente una sosta per un’eventuale calata) fino alla cengia che riporta all'attacco. Mediante lo stesso percorso d'avvicinamento, ritornare al rifugio Agostini e quindi al parcheggio.
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