Descrizione generale
Lo
Zuccone dei Campelli e lo Zucco di Pesciola fanno parte di quel
bellissimo gruppetto montuoso dalle caratteristiche spiccatamente
dolomitiche che si sviluppa a ferro di cavallo tra lo Zucco Barbesino e
lo Zucco Orscellera, racchiudendo alle sue pendici un ampio vallone
detritico dal quale si innalzano prima ripidi ghiaioni e poi verticali
pareti, pinnacoli e torri. Tra queste strutture rocciose si sviluppano
numerose vie di roccia ed alcuni canali che sbucano sulla lunga ed
articolata cresta. Due di questi canali sono quello dei Camosci (forse
il più famoso e frequentato), e quello della Madonnina. Entrambi i
canali sono molto facili e con modeste pendenze (40 gradi), brevi e di
veloce accesso, adatti anche a chi per la prima volta si avvicina a
questo tipo di salite. Tra le cime dello Zuccone dei Campelli e dello
Zucco Pesciola corre una divertente crestina parzialmente rocciosa,
ricca di saliscendi, panoramica e mai difficile, con un unico passaggio
delicato, caratterizzato da un profondo salto verticale (15-20 metri
circa) di roccia, attrezzato con catene che in caso di neve o ghiaccio
può diventare problematico.
Descrizione percorso
Arrivati a Valtorta in alta Valle Brembana, si sale alla località Ceresola dove un ampio parcheggio consente di lasciare comodamente l'auto. Da qui continuare a piedi lungo la strada asfaltata (chiusa al traffico) che porta in circa 40' ai Piani di Bobbio. Nel periodo invernale, tale stada è trasformata in pista da sci per cui occorre percorrerla stando ai suoi margini ed avendo attenzione di non attraversarla. Dai Piani si prosegue su strada sterrata, ampia e serpeggiante, fino al vicino rifugio Lecco (1779 Mt., 20 minuti). Sempre in inverno, questo tratto è percorso su piste da sci, piuttosto affollate ed ampie, per cui massima attenzione e restate ai margini. Dal rifugio entriamo nell'evidente vallone chiuso dal semicerchio di pareti e torrioni dolomitici, stando su evidente stradina, lasciando alla nostra sinistra l'ennesima pista di discesa. Ad un certo punto la stradina perde pendenza e ci permette di scendere nel vallone detritico sottostante. Da qui risaliamo l'evidente ghiaione che porta all'attacco del Canalone dei Camosci, altrettanto evidente durante la salita. Saliamo con una certa fatica. Calziamo ramponi e imbrago, impugnamo la picca e portiamoci nel punto in cui si dividono gli accessi ai due canali: a sinistra quello dei Camosci, a destra quello della Madonnina. Uno sperone di roccia che scende tra i due canali fa da spartiacque. Noi andiamo a destra per il Canale della Madonnina. La salita è agevole, con pendenze inferiori ai 40 gradi. Saliamo dapprima radenti alla parete di destra (per chi sale) del canale, per poi spostarci al suo centro. Senza difficoltà arriviamo al suo termine in meno di 25 minuti di salita e circa 100-150 metri di dislivello. Dall'uscita, andiamo verso destra e risaliamo una ripida ma facile costa sassosa, con tratti erbosi, tornantini a facili balze. In pochi minuti arriviamo al cospetto della Madonnina in bronzo sulla cima dello Zucco di Pesciola. Ridiscendiamo all'uscita del canale appena salito. Proseguendo dritti percorreremmo la cresta che conduce allo Zuccone dei Campelli e dovremmo affrontare subito il ripdido sentierino che porta al salto roccioso attrezzato di 15-20 metri di altezza (da farsi in salita). Invece noi abbandoniamo la cresta e ridiscendiamo il Canale della Madonnina fino al bivio con quello dei Camosci. Quindi saliamo quest'ultimo. Un breve tratto di avvicinamento ed eccoci nel secondo canale della giornata. Questo è più lungo del precedente e ha un dislivello di circa 200 metri o poco più, appare leggermente più ripido (40 gradi), stretto e sicuramente più divertente. Se la neve è ben assestata e la traccia è presente non richiede grande sforzo e non offre grosse difficoltà. Alla sua uscita, andiamo a sinistra, verso la vicina vetta dello Zuccone dei Campelli. Affrontiamo un facile tratto di ampia cresta per poi arrivare sopra ad un salto roccioso di 3-4 metri. Qui, con una certa attenzione e grazie all'aiuto di un paio di tratti di catene, discendiamo il gradino roccioso. Dalla stretta insellatura alla sua base, rimontiamo il successivo gradone pietroso. A questo segue un traverso verso destra su tranquilla cengia (attenzone in caso di abbondante neve) e dopo un ultimo balzo eccoci alla croce di vetta. Ripercorriamo ora il tatto di cresta fino all'uscita del Canale dei Camosci e proseguiamo la nostra traversata verso lo Zucco di Pesciola. La cresta è inizialmente in falsopiano, poi presenta un paio di saliscendi, quindi perde dislivello su traccia ben evidente fino ad una scultura di metallo (Cristo degli Alpini), posta sulla sommità di un dosso erboso a 2141 Mt.. Da qui scendiamo ancora brevemente su terreno facile fino ad una prima catena che agevola un balzo di pochi metri appoggiato. A questo ne segue un secondo che ci conduce sopra al tratto più impegnativio dell'intera escursione. Si tratta di un salto verticale di circa 15 metri o poco meno. La presenza di catene agevola la discesa, ma in caso di neve le difficoltà sono comunque evidenti e da non sottovalutare. Io ho effettuato una doppia con uno spezzone di corda di 30 metri (sono presenti gli ancoraggi delle catene che offrono un punto ideale per approntare la corda doppia). Oltre questo punto verticale, la discesa continua delicata ma meno ripida fino alla base del gradone roccioso. Qui troviamo l'uscita del Canale della Madonnina, salito in precedenza. Possiamo discenderlo velocemente e poi tornare al rifugio Lecco, oppure risalire alla già toccata cime dello Zucco Pesciola. Io, senza ritoccare la Madonnina di vetta, sono tornato sui miei passi, rifacendo la traversata verso lo Zuccone dei Campelli.
Discesa
Rifacciamo
in senso opposto la traversata, ora più facile poiché il salto
attrezzato viene compiuto in salita (inoltre avevo lasciato la corda
doppia per agevolarmi la risalita...). Tornati allo sbocco del Canale
dei Camosci, non dobbiamo far altro che discenderlo, facendo attenzione
a chi lo sta ancora risalendo, e tornare al rifugio Lecco. Da qui
scendiamo nuovamente a Ceresola lungo il percorso fatto all'andata.
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