Monte Pizzul, Monte Barbarossa, Monte Sponda Vaga e Monte Cavandola

 
Zona montuosa Alpi Orobie Località di partenza Loc. Lizzola - Valbondione (BG)
Quota partenza 1250 Mt. Quota di arrivo 2148 Mt. (Monte Barbarossa)
Dislivello totale 1100 Mt. con i saliscendi Data di uscita 16/06/2018
Ore di salita 2 h.30' per il M. Pizzul
45' dal M. Pizzul al M. Barbarossa
1 h 30' dal M. Barbarossa al M. Sponda Vaga
30' dal M. Sponda Vaga al M. Cavandola
Ore di discesa 1 h. 30'
Sentieri utilizzati n. 322, 304, 407, 401 Giudizio sull'escursione Discreta
Sass Balòss presenti Omar Difficoltà EE
Condizioni climatiche e dei sentieri

Piacevole giornata che inizialmente è stata nuvolosa, ma poi si è aperta in un luminoso pomeriggio dal carattere estivo. Sentieri ben segnalati fino al Passo della Manina. Da qui in poi si percorrono tracce non segnate, poco evidenti, invase dalla vegetazione cespugliosa ed a tratti prive di segni di passaggio alcuno fino alla Sella d'Asta, ossia durante la salita dei Monti Pizzul e Barbarossa, Il percorso ritorna evidente durante la salita del Monte Sponda Vaga e del Cavandola. Da qui in poi si scende lungo le piste da sci di Lizzola.

Eventuali pericoli
La cresta quasi pianeggiante successiva alla vetta del Barbarossa è particolarmente stretta: sul lato sinistro presenta un pendio ripidissimo ed impraticabile e sul lato destro cade assolutamente verticale per un centinaio di metri o più. Prestare particolare attenzione durante questo tratto.
Presenza di acqua
Nessun punto dove poter reperire dell'acqua, salvo il torrente Bondione lungo l'omonima valle, con i relativi corsi d'acqua immissari. Dovremo poi arrivare fino al rifugio Mirtillo (se aperto) e più in basso al rifugio Campel, rispettivamente dopo oltre 4 ore e mezza e 5 ore e mezza dalla partenza.
Punti di appoggio
A parte due o tre baite lungo l'inizio Valle del torrente Bondione, arriveremo ad una Baita di pastori, dopo 1 ora e 15' dalla partenza. Anche la chiesetta presso il Passo della Manina offre un minimo di riparo. Da qui in poi dobbiamo giungere fino ai rifugi suddetti per un certo riparo.
Materiale necessario oltre al tradizionale
Nulla.
Caratteristiche dell'escursione

Descrizione generale
Poco frequentato percorso ad anello, che dall'isolato abitato di Lizzola, porta lungo la bellissima e glaciale valle del torrente Bondione fino al Passo della Manina e da qui permette di salire ben quattro cime di poco superiori ai 2000 metri di quota. Il tragitto è particolarmente panoramico e permette di godere splendide viste sui giganti delle Orobie (Redorda, Scais e Coca), nonché sulle maggiori cime della zona del Lago Barbellino e del Pizzo di Petto. La zona è scarsamente battuta, tanto è vero che l'intero itinerario in cresta non presenta nessuna indicazione o altri segni. Spesso non esiste nemmeno una traccia di passaggio. Nonostante la quota relativamente bassa, non sottovalutiamo alcuni passaggi molto esposti, specialmente la sottilissima cresta Ovest del Barbarossa ed alcuni tratti durante al discesa dal Pizzul. La scarsa frequentazione, il bellissimo panorama e l'affascinate cavalcata in saliscendi sulle creste rendono questa escursione degna di essere percorsa anche dagli escursionisti più esigenti.
Descrizione percorso
Raggiunto Lizzola, frazione di Valbondione, in alta Valle Seriana, saliamo fino alla baita della scuola di sci da dove partono anche gli impianti per la pista da sci dei bambini. Poco oltre la baita in legno, verso destra si stacca una stradina asfaltata. Siamo nei pressi del quartiere Velletra, come riportato da un evidente cartello. Saliamo lungo questa stradina seguendo le indicazioni di una palina che riporta la direzione per il Pizzo Tre Confini (sentiero n. 322). Al termine della salita, la strada diviene coperta da ciottoli e poi, poco oltre, sterrata. Ora l'andamento della strada è pianeggiante e più avanti in leggera discesa. Stiamo percorrendo la bellissima ed ampia valle del torrente Bondione. La valle prosegue profonda fino al Pizzo dei Tre Confini. Superiamo una prima baita privata sulla destra e poco più avanti una seconda sulla sinistra. Camminiamo in falsopiano senza noia. Lasciamo sulla destra una indicazione per una miniera (miniera dei Lupi). Ci addentriamo sempre più nel solco della valle. Sulla sinistra, sul lato opposto della valle, vediamo un ampio spiazzo per campeggiare, con tanto di cannone (proprietà privata). Proseguiamo iniziando ora ad innalzarci dal fondovalle, sempre sul lato sinistro orografico della valle. Verso la fine della primavera in questo punto dobbiamo attraversare le numerose valanghe che sono cadute a valle. La valle inizia ora a stringersi e alcuni facili gradoni ci permettono di salire di quota. Alla nostra sinistra il torrente Bondione forma delle piccole ma belle cascatelle con relative pozze d'acqua limpidissima. Superiamo una placca rocciosa dove sono presenti alcune catene di ferro, utili in caso di ghiaccio. Dopo pochi minuti di salita su terreno erboso punteggiato da arbusti di rododendri e ontani, arriviamo ad un evidente bivio verso destra con una scritta su un masso per terra che indica il Passo della Manina. Seguiamo quest'ultima direzione e con un lunghissimo mezzacosta su questo versante della valle ci dirigiamo verso il suddetto passo. In pratica stiamo tornando indietro lungo la valle appena percorsa restandone però decisamente più in alto sul suo fondo. In lontananza è già ben visibile la chiesetta posta nei pressi del Passo della Manina. In alcuni tratti del mezzacosta attraversiamo i numerosi canalini e canali che scendono verso il basso e che spesso sono percorsi da rivoli d'acqua o piccoli torrenti. In alcuni punti troviamo anche catene che rendono sicuro il passaggio, nonché una staffa infissa in un punto particolarmente privo di appoggi. Superiamo una specie di casera con piccola stalla e poi proseguiamo in un mare di rododendri e pini mughi. Ignoriamo un poco evidente bivio con un sentiero che scende verso destra. Con percorso comodo e mai faticoso giungiamo ad alcuni ruderi di baite e poco più in alto, con un ultimo tratto più ripido su erba, eccoci al Passo della Manina. Da qui saliamo verso destra alla vicina chiesetta in bellissima posizione panoramica sull'intera valle e sui monti circostanti (Monte Ponmolo e Cimone, Sasna e Crostaro, Sossino e Camino, Presolana con ben evidenti le Quattro Matte, Pizzul, Calvera, Redorda, Coca con il caratteristico Dente). Qui troviamo una piastra con i monti visibili. Dalla chiesetta scendiamo verso la selletta sottostante dove si innalza un traliccio della corrente. Qui una palina ci indica il sentiero per il paese scalvino di Teveno e la Malga Barbarossa (sentiero 407). Seguiamo l'evidente dorsale ricca di cespugli ed arbusti che sale verso la nostra prima meta odierna: il monte Pizzul. Inizialmente troviamo numerosi bolli bianchi e rossi, ma ad un certo punto questi si dirigono verso Teveno. Noi invece proseguiamo fedelmente lungo la dorsale piuttosto ripida. La vegetazione invade completamente il tracciato e qualunque segno sparisce. Rimane solo qualche labile traccia di passaggio tra piante ed erba. Il percorso segue il filo di cresta ripida, invasa dalla vegetazione, ma priva di difficoltà. Giunti sulla cima del Pizzul (2070 metri), proseguiamo lungo la sottile cresta, ora erbosa, con una certa attenzione. In breve la cresta scende ad una selletta sottostante. Incontriamo una piccola croce in marmo spezzata. Occorre ora prestare attenzione ad un paio di passaggi dove alcune rocce affioranti rendono delicato il procedere. Rinveniamo anche un paio di chiodi per eventuali calate in caso di neve. Superati i due tratti più esposti, ci rilassiamo fino alla selletta erbosa di cui sopra. Da qui riprendiamo a salire senza nessun problema fino alla sommità successiva che secondo qualcuno è la vara cima del monte Pizzul, secondo altri si tratta della Punta delle Oche (2119 Mt.). Continuiamo lungo la dorsale erbosa, comoda e priva di problemi. Perdiamo quota facilmente, sempre su terreno erboso. Eccoci ora alla successiva selletta: si tratta del Collino delle Oche (2050 Mt.). Risaliamo ora la dorsale erbosa davanti a noi e che, dopo un primo tratto che presenta tratti ripidi e con facili balze, prosegue regolare e meno ripida fino alla vetta del Monte Barbarossa. Inizia ora la parte più emozionante della camminata. Dalla cima del Barbarossa, che praticamente non si nota, non essendoci segni od ometti, prendiamo l'evidente cresta pianeggiante che procede verso Ovest. Si tratta di una cresta esilissima che presenta passaggi molto esposti ma assolutamente privi di difficoltà. Sul lato alla nostra destra, la cresta cade verticale per almeno duecento metri, mentre alla nostra sinistra scendono ripidissimi prati sassossi da evitare assolutamente. Restiamo sul filo di cresta e con molta cura, ma senza fatica, procediamo godendoci i bellissimi panorami. Alla nostra sinistra si vedono il Pizzo di Petto e la zona del Fontanamora e sotto di noi il limpido laghetto di Spigorel, nonchè parte della Val Sedornia. Continuiamo lungo la cresta fino ad un evidente intaglio profondo una ventina di metri. Qui, per scendere occorre affrontare un delicato canale pietroso misto ad erba estremamente ripido. Al termine della discesa troviamo una specie di arco roccioso dal quale rimontiamo la parte successiva della ripida ed erbosa cresta fino all'antecima Ovest del Monte Barbarossa. Oppure è possibile tornare indietro lungo la cresta appena percorsa e, cercando un canale meno ripido, scendere nel vallone sottostante fino ad incrociare il comodo sentiero n. 401. Una volta incrociato il sentiero lo seguiamo verso destra fino ad arrivare all'ampia Sella d'Asta (1968 metri sul livello del mare). Da qui saliamo verso sinistra i dolci pendii erbosi della Sponda Vaga (2071 metri). In alto si vedono gli impianti di risalita di una funivia. Li raggiungiamo per poi piegare a destra e rimontare l'ultimo tratto erboso fino all'omino della tondeggiante sommità della Sponda Vaga. Torniamo agli impianti di risalita e scendiamo verso il sottostante rifugio Mirtillo alla nostra destra seguendo un'ampia strada sterrata (credo che in inverso si tratti della pista da sci). Raggiunto il rifugio, andiamo a sinistra lungo una evidente traccia in mezzacosta erbosa passando sotto le pendici del Monte Cavandola, ultima cima della giornata. Proseguiamo verso quella che dovrebbe essere la Baita Alta di Vigna Soliva. Lungo il sentiero superiamo un canale caratterizzato da una curiosa fascia rocciosa friabile nera, in forte contrasto con i prati circostanti. Ancora pochi minuti ed eccoci in vista della baita. Prima di questa, senza un percorso obbligato né segnato, deviamo a destra e risaliamo i ripidi pendii erbosi del Cavandola fino ad arrivare alla sua tondeggiante sommità, a 2057 metri sopra il mare, dove numerosi formicai fanno curiosa mostra di loro. Scendiamo pochi metri lungo la dorsale opposta ed eccoci alla croce posta poco più in basso della cima vera e propria per essere vista dal basso.
Discesa
Dalla croce è ben visibile il rifugio Mirtillo che raggiungiamo in pochi minuti di ripida discesa lungo un facile pendio erboso. Da qui non dobbiamo fare altro che seguire l'ampia traccia verso sinistra della pista da sci che su terreno pietroso e sconnesso ci condurrà in circa 30 minuti al sottostante rifugio Campel, dove giungono anche gli impianti di risalita. Proseguiamo verso destra fino ad abbandonare la pista da sci e deviare verso sinistra lungo un sentierino nel bosco, cento metri prima di arrivare ad una stazioncina di altri impianti di risalita. Scendiamo nel boschetto seguendo il serpeggiante sentiero fino a sbucare più in basso nei pressi dell'ennesima stazione di risalita, proprio davanti al piccolo cimitero di Lizzola (altri 20 minuti di discesa dal Campel). Tornati sull'asfalto, non ci resta che seguire la strada che sale a destra verso la scuola di sci dove abbiamo lasciato l'auto.

Note
Il Monte Pizzul, su molte carte e relazioni è indicato come monte Pizzol. La sua cima è ritenuta quasi unanimamente a quota 2070, ma secondo qualche relatore ed alpinista, la vera vetta è la successiva sommità posta sopra il Collino delle Oche a quota 2119 metri. Tale sommità in alcuni casi è indicata come Punta delle Oche. Le vette salite in questa camminata sono molto più frequentate durante la stagione invernale dagli sci alpinisti, magari non in sequenza, ma il più delle volte in modo separato.
Commenti vari
Teoricamente avrei dovuto percorrere la lunga cresta del Barbarossa verso Ovest fino alla sua antecima Ovest e da qui scendere verso Bord alla Sella d'Asta. Giunti sopra ad un profondo intaglio della rocciosa cresta, bisognerebbe abbassarsi lungo un ripidissimo pendio di roccia ed erba per poi risalire il successivo versante dell'intaglio e riprendere la cresta fino in vetta all'antecima Ovest. Viste le condizioni del pendio ho preferito evitare la delicata discesa di circa 20-25 metri su terreno piuttosto instabile. Tornato sui miei passi per qualche centinaio di metri di cresta ho individuato un punto di discesa meno ripido verso il sentiero n. 401 che corre sul versante Sud della cresta del Barbarossa, quello che guarda verso il Laghetto di Spigorel. Per chi volesse riprendere la cresta oltre l'intaglio, si deve seguire il sentiero n. 401 verso destra e risalire verso l'intaglio lungo ghiaioni e pietraie per poi riprendere la cresta fino all'antecima Ovest.
   

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La valle del torrente Bondione appena percorsa

Nei pressi della cima del Pizzul e la quota successiva

   

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Dalla cima del Barbarossa verso Pizzul e Punta delle Oche

La sottilissima cresta del Barbarossa

   

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Dalla Sella d'Asta parte del percorso compiuto

Dalla cima della Sponda Vaga verso Lizzola

   

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Il panettone erboso del Monte Cavandola

La croce del Cavandola