Pizzo Badile - Via Cassin

Zona montuosa Masino/Bregaglia/Disgrazia Località di partenza Bondo (Val Bondasca - Svizzera)
Quota partenza 858 Mt. Quota di arrivo 3308 Mt.
Dislivello totale +1575/-529 Mt. dal parcheggio al rifugio
+687/-25 Mt. dal rifugio all'attacco
+745 Mt. circa la via (1160 lo sviluppo)
Sentieri utilizzati n. 21
Ore di salita

3 h. 45' per il rifugio Sasc Furà
1 h. 50' per l'attacco
8 h. 25' la via (fino in vetta)

Ore di discesa 1 h. 40' la discesa lungo la via Normale
40' sino al rifugio Gianetti
1 h. 45' dal rifugio ai Bagni di Masino
Esposizione Nord-est Giudizio sull'ascensione Stupenda
Data di uscita 13-14/08/2022 Difficoltà VI, VI+
Sass Balòss presenti
Bertoldo.
Amici presenti
Hubert, Luca B.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Il meteo è stato ottimo in entrambe le giornate anche se l'arrivo in vetta al Pizzo Badile è stato avvolto dalla nebbia. Il sentiero che si percorre per raggiungere il rifugio Sasc Furà è in ottime condizioni, ben segnalato e in alcuni punti attrezzato con catene e pioli. L'ultimo tratto dell'avvicinamento, quello che dal rifugio sale all'attacco (all'inizio segnato con bolli bianchi e blu e successivamente con ometti), richiede qualche passo d'arrampicata. La roccia in via è ottima.

Eventuali pericoli
I pericoli che si possono incontrare sono quelli tradizionali dell'arrampicata. E' da tener presente che si è in alta montagna, la via è lunga e il tempo può cambiare molto rapidamente.
Presenza di acqua

Al paese di Bondo, prima di raggiungere il parcheggio, si trova una fontana che un tempo era utilizzata come lavatoio. Una fontana è presente anche ai rifugi Sasc Furà e Gianetti. Lungo il sentiero che scende ai Bagni di Masino s’incontrano due fonti (indicate con scritte rosse sulla roccia).

Punti di appoggio

Rifugio Sasc Furà sul versante svizzero (1904 Mt., 43 posti), bivacco Alfredo Redaelli in vetta al Badile (3308 Mt., 6 posti), rifugio Giannetti sul versante italiano (2534 Mt., 80 posti).

Materiale necessario oltre al tradizionale
Normale dotazione alpinistica. Portare friend e cordini per integrare.
Caratteristiche dell'arrampicata

Descrizione generale
Il Pizzo Badile è senza dubbio la montagna simbolo di tutto il gruppo del Masino. Numerose sono le avventure e disavventure alpinistiche che si sono svolte lungo i versanti di questa pala granitica.
Questo itinerario fu tracciato in tre giorni, dal 14 al 16 luglio del 1937. Protagoniste della salita furono due cordate: una lecchese, composta da Riccardo Cassin, Gino Esposito e Vittorio Ratti e un'altra, comasca, con Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi. Le due cordate si unirono dopo il primo bivacco. Fu una salita gloriosa e tragica al tempo stesso; il meteo fu pessimo e durante la discesa Molteni e Valsecchi trovarono la morte per sfinimento.
Gli apritori erano stati appostati alcuni giorni alla Capanna Sciora e attaccarono la parete direttamente dal ghiacciaio. Oggi quest'accesso è stato completamente abbandonato a favore di uno decisamente più comodo.
Nel 2007 eravamo saliti al Sasc Furà insieme a Stefano e Ventura per ripetere la via, ma la parete era in pessime condizioni. Al telefono il rifugista aveva sentenziato: "Parete Cassin in condizioni. Nessun problema per voi" ma, appena entrati in Svizzera, ci accorgemmo subito che la situazione non era proprio delle migliori. Alle 4 di mattina la parete era ancora bianca e la titubanza aleggiava in noi. Dopo alcune ore di attesa ci convincemmo che, le prime luci del sole avrebbero sciolto la neve presente. Ovviamente non fu così. Inoltre, per un breve tratto finimmo fuori via e questo ci fece perde del tempo prezioso. Così, dopo una buona manciata di tiri abbandonammo il progetto e scendemmo in corda doppia.
La descrizione delle prime due lunghezze di corda risale al tentativo del 2007 e per questo potrebbe non risultare troppo precisa. Nel 2022, l'elevato affollamento della via ci ha fatto optare per la variante d'attacco di sinistra, che è qui descritta nelle note. Inoltre, per recuperare del tempo prezioso, abbiamo percorso lunghi tratti in conserva fino al dodicesimo tiro. Per questo motivo non ci è stato possibile rilevare correttamente la chiodatura e pertanto abbiamo scelto di ometterla.
Dal termine della via ci sono diverse possibilità di discesa:
1) in doppia lungo lo spigolo Nord. Si tratta di una lunga sequenza di calate in corda doppia su anelli cementati. La parete è discontinua e le corde potrebbero incastrarsi facilmente. Inoltre non va sottovalutata la presenza di numerose cordate impegnate nella salita.
2) proseguire fino in vetta lungo lo spigolo Nord e scendere dalla via Normale. Rientrare in Svizzera dal sentiero che attraversa il Passo del Porcellizzo e quello della Trubinasca. Verificare con i rifugisti la percorribilità del tratto.
3) proseguire fino in vetta lungo lo spigolo Nord e scendere dalla via Normale. Abbassarsi lungo il sentiero fino ai Bagni di Masino. Questa è la discesa che abbiamo adottato e che di seguito è descritta; sicuramente la più comoda anche se è necessario prevedere l’utilizzo di due auto: una da lasciare in Svizzera e una in Italia.

Attacco, descrizione della via
Fino al 2017, era possibile, pagando un permesso al Comune di Bondo, percorrere la strada sterrata che risaliva la Val Bondasca fino alla località Larett. Da qui, con solo un'ora di cammino era possibile raggiungere la Capanna Sasc Furà. In seguito all'enorme frana del Cengalo, l'intera Val Bondasca non è più percorribile e il Club Alpino Svizzero ha tracciato (e in alcuni punti attrezzato) un nuovo sentiero, che da Bondo sale fino al rifugio con un percorso decisamente più lungo e impegnativo.
Raggiungere il paese di Bondo in Val Bregaglia (823 Mt. - Svizzera). Entrare nel paese e seguire la strada che conduce in Val Bondasca. Ignorare il parcheggio situato nei pressi del cimitero, dove anni fa si trovava il distributore automatico di permessi e continuare lungo la strada. Dopo circa 200 metri, sulla sinistra, si trova un ampio parcheggio gratuito (858 Mt.).
Imboccare la strada carrozzabile, raggiungere la località Crott Alt e in corrispondenza di un tornante seguire le indicazioni per il rifugio (verso est - cartello "Bondasca"). Superare alcune gallerie di roccia e poco prima del ponte in ferro abbandonare la strada per seguire un sentiero sulla destra (bivio poco visibile - bolli bianchi e azzurri lungo il percorso) che prende repentinamente quota. Con diversi sali-scendi, si raggiunge la Capanna Sasc Furà (1904 Mt.).
Imboccare il sentiero che parte diedro il rifugio e che "conduceva" alla capanna Sciora. Il sentiero ad un certo punto gira a sinistra in direzione della vedretta del Cengalo; occorre invece continuare a seguire gli ometti che salgono in direzione dello spigolo Nord, stando sempre sul suo fianco destro (viso a monte) e superando delle chiazze nevose.
Lo spigolo Nord, precipitando a valle, forma una sella con il suo avancorpo. Raggiungerla e abbassarsi sul versante opposto (prestare attenzione all'erba bagnata) fino a individuare una sosta di calata (fix+chiodo+cordino+maglia rapida). Con una doppia da 25 Mt. si raggiunge la grande cengia che taglia la parete. Percorrerla fino alla fine; l’attacco si trova ai piedi di due diedri/camini.

1° tiro:
i due diedri/camini salgono più o meno paralleli. Nel 2007 avevamo salito quello di destra mentre nel 2022 quello di sinistra. Entrambi portano ad un comodo terrazzo nei pressi di un diedro inclinato (noto anche con il nome di diedro Rebuffat – vedi "Commenti vari" a fine relazione). Attrezzare la sosta su spuntone. 45 Mt., III, IV.

2° tiro:
salire il diedro inclinato, rimontare uno strapiombino e uscire a sinistra. Proseguire per rocce più semplici verso sinistra sino a raggiungere la sosta (fix). Questo tiro è stato salito durante il tentativo del 2007. Dovrebbe essere presente una sosta intermedia (fix). 55 Mt., VI-.

3° tiro:
seguire la spaccatura fino a raggiungere la sosta (2 fix). 40 Mt., IV, IV+.

4° tiro:
continuare ancora lungo la fessura-rampa, che ora diviene più verticale, fino a raggiungere un grande masso staccato dalla parete. Ignorare la sosta (spuntone+cordini) e proseguire sino a una seconda sosta (2 fix). 40 Mt., IV, IV+.

5° tiro:
traversare a sinistra e portarsi, con passo delicato, sulla parete. Salire in verticale fin sotto a un tettino, spostarsi a sinistra e alzarsi sfruttando il diedrino. Dopo pochi metri abbandonare il diedro e traversare a sinistra fino a guadagnare la sosta (fix). Continuando nel diedro (chiodi) si raggiunge il primo bivacco Cassin. La via successivamente si riporta a sinistra e si ricollega alla S6. Questo percorso è stato oggi abbandonato. 30 Mt., VI.

6° tiro:
salire in verticale sfruttando delle fessure e delle lame sino a guadagnare la sosta (fix). 50 Mt., V-.

7° tiro:
salire in obliquo verso sinistra cercando il percorso più semplice sino a raggiungere la sosta (2 fix) posta sulla destra. 50 Mt., V-.

8° tiro:
spostarsi a sinistra e salire il diedro fessurato sino al suo termine. Qui sostare (2 fix). 50 Mt., V, passi di V+.

9°-10°-11° tiro - in conserva:
salire in obliquo verso sinistra sino a raggiungere la grande cengia mediana. Rimontare le facili rocce e sostare alla base di un netto diedro (fix+chiodo con anello+cordino). 100 Mt., III, passi di III+.

12° tiro:
alzarsi lungo il diedro e poco prima che pieghi a sinistra (friend incastrato - passo poco intuitivo), uscire a destra. Continuare in obliquo a destra, lungo la placca, fino a raggiungere la sosta (2 fix+chiodo+cordino). 50 Mt., VI, VI+.

13° tiro:
spostarsi a sinistra e mediante rocce più rotte riportarsi a destra per salire delle belle lame. Un passo atletico permette di prendere una fessura che conduce alla sosta (2 fix). 45 Mt., V+, passi di VI-.

14° tiro:
salire il diedro a destra della sosta e raggiunto il tetto passare alla sua sinistra. Con arrampicata sostenuta, raggiungere la sosta (2 fix+cordone). 45 Mt., V+, VI.

15° tiro:
spostarsi a destra della sosta e alzarsi sino a raggiungere la spaccatura che taglia orizzontalmente la parete. Mediante questa spostarsi a sinistra, doppiare uno spigoletto e riprendere a salire in verticale lungo un diedrino sino a raggiungere la sosta (fix+cordino+chiodo). Qui la cordata di Cassin effettuò il secondo bivacco. 50 Mt., V-.

16° tiro:
alzarsi a sinistra della sosta e proseguire sino a entrare in un diedro fessurato che sale in obliquo verso destra. La sosta (2 fix+cordino) si trova alla base dei camini terminali. Vista la lunghezza del tiro è necessario percorrere alcuni metri in conserva oppure attrezzare una sosta a metà tiro (diversi chiodi e ottime possibilità di posizionamento dei friend). 70 Mt., V, IV+.

17° tiro:
salire il camino/diedro sino a raggiungere un comodo terrazzo dove si trova la sosta (2 fix+cordino). Gli ultimi metri sono particolarmente faticosi. 50 Mt., V+, qualche passo di VI-.

18° tiro:
salire ancora lungo il camino, fino alla sosta (2 fix) che si trova sulla sinistra. 50 Mt., V.

19° tiro:
ancora in verticale lungo il camino sino a quando è possibile uscire a sinistra. Proseguire in verticale per rocce più rotte, fino a quando è possibile portarsi a destra in direzione di un pulpitino. Qui sostare (2 fix). 55 Mt., V+, V.

20° tiro:
salire in verticale stando a sinistra della sosta, portarsi a sinistra e doppiare uno spigolino (passo un po' delicato). Continuare lungo il diedro/camino sino a raggiungere la sosta (2 fix). 50 Mt., V.

21° tiro:
alzarsi in verticale e poi spostarsi leggermente a sinistra. Una paretina verticale, un po' sporca di muschio, consente di uscire sullo spigolo Nord. Qui si sosta (2 fix+catena+anello di calata). 35 Mt., IV+.

da questo punto proseguire lungo lo spigolo Nord per circa 200 metri superando alcune placchette e un paio di passi in discesa, uno particolarmente esposto e delicato. Le difficoltà sono discontinue. 200 Mt., III, IV, passi di IV+.

Discesa
La discesa avviene lungo la via Normale che corre sul versante Sud. Dalla vetta abbassarsi lungo un catino (visibili delle tracce e qualche ometto).
Raggiunto un anello cementato si effettua una prima calata in doppia di circa 40 Mt. (a metà è presente una sosta intermedia - è anche possibile scendere lungo lo stretto canalino con passi di II e III) sino a raggiungere un altro anello cementato (guardando a monte sulla sinistra è presente una sosta a fix con anello di calata che, con 6 calate un po’ macchinose, conduce alla base della parete Sud-Ovest).
2a. doppia: per circa 40 Mt. sino ad un terrazzino dove si trova il successivo anello di calata.
3a. doppia: per circa 60 Mt. sino a raggiungere una cengetta che conduce verso destra (viso a valle - a metà calata è presente un altro ancoraggio). seguire la cengia verso destra sino al suo termine dove si trova il successivo anello cementato di calata.
4a. doppia: scendere per 60 Mt. sino ad entrare in un canale detritico dove si trova una sosta su spuntoni. Scendendo è possibile tendere a sinistra (viso a monte) sino ad una cengetta dove si trova un'ulteriore punto di calata (soluzione da noi non seguita!).
5a. doppia: scendere per circa 40 Mt. lungo il canale sino a raggiungere una cengia che conduce verso destra.
Seguire la cengia verso destra (necessario qualche passo d'arrampicata). Ad un certo punto quando la traccia continua a scendere prestare particolare attenzione perché sulla destra si stacca una traccia poco visibile (così come poco visibile è la freccia che la indica). Seguire questa traccia che dopo aver guadagnato leggermente quota scende lungo un ripido canalino sino a raggiungere una croce commemorativa che ricorda gli alpinisti Castelli-Piatti.
6a. doppia: scendere per 30 Mt. lungo il caminetto sino a raggiungerne la base. Da qui abbassarsi per facili rocce sino ad un anello cementato.
7a. doppia: scendere per circa 30 Mt. (o più, a seconda della quantità di neve presente alla base della parete) sul versante Sud-Ovest.
Seguire ora gli ometti che conducono al rifugio Gianetti e da qui, mediante il sentiero n. 21 scendere ai Bagni di Masino (1172 Mt.).

Note
Dopo aver percorso il primo tiro, è possibile percorrere una variante d'attacco (soluzione da noi adottata durante la salita del 2022 per evitare le numerose cordate impegnate sul diedro).

2° tiro - VARIANTE:
dalla sosta spostarsi a sinistra e raggiungere il muretto. Salirlo con decisione e dopo alcuni metri spostarsi a destra. Proseguire per rocce più semplici sino a raggiungere la grande placconata. Qui dovrebbe essere presente una sosta (2 chiodi). Noi ne abbiamo realizzata una su 2 friend. 45 Mt., VI, 2 chiodi.

3° tiro:
salire in verticale lungo la placca in direzione di una lama, superando alcuni passi di aderenza. In breve si raggiunge la S3 della via. E' anche possibile salire in obliquo a sinistra sfruttando un sistema di fessure, puntando direttamente alla S4 della via. 50 Mt., V+, V.

Un ottimo schizzo della via è presente sulla guida "Graubünden" di Thomas Wälti ed edita dal Club Alpino Svizzero nel 2013.
Commenti vari
Il diedro del secondo tiro è noto come "Diedro Rebuffat", ma questa lunghezza di corda venne già superata dai primi salitori. Cliccando qui è possibile consultare l'articolo pubblicato sulla Rivista Mensile del CAI nel 1937.

Complimenti a Hubert che si è tirato tutta la via.
Curiosità
Dal libro "Capocordata: la mia vita di alpinista" di Riccardo Cassin edito da Vivalda Editori nel 2001:
[…] Il martedì mattina risaliamo lo spigolo Nord del Badile per circa seicento metri per esaminare da vicino la muraglia nord-est, e ridiscendiamo in arrampicata libera per meglio assuefarci alle caratteristiche del granito. Ci sentiamo in piena forma.
Scendendo, scorgiamo sul ghiacciaio del Cengalo tre masse scure. Che cosa saranno? Andiamo a vedere saltando e aggirando i crepacci: sono tre camosci travolti da una valanga. Dapprima stacchiamo le sei corna, per trofeo. L’idea di uno spezzatino mi tenta e propongo di tagliare una gamba e portarla in rifugio, uscita che suscita lo scandalo di Ratti e di Esposito. Le bestie hanno le pance rigonfie per la fermentazione delle interiora, ma la carne deve essere ottima, frollata com’è sul ghiaccio. Chi però riesce a persuadere gli amici?
“Se non ne volete, la mangerò da solo” dico, e a colpi di piccozza stacco un intero cosciotto.
“In cordata con noi non ti vogliamo”, fanno loro di rimando “e nemmeno in cuccetta”.
Invece in cordata ci sto eccome: cammino da ultimo, trascinando sul ghiacciaio la gamba di camoscio non scuoiata. Per tutto il tragitto i due mi stuzzicano, trovando battute sempre nuove, ed è uno spasso. Anche gli altri al rifugio si uniscono ed è un coro di scherzose proteste mentre pian piano con il coltello scalzo la pelle dalla carna, la strappo rovesciandola e infine lavo il cosciotto sotto la fontana. Dicano quel che vogliono: stasera la mia cena sarà succulenta. […]
Mentre aiuto gli amici nella minuziosa preparazione e suddivisione del materiale per la scalata, un delizioso profumo sale con il vapore della pignatta e si spande intorno. Messa la carne a bollire, aggiunta la debita manciatina di sale, assaggio il brodo con il mestolo esagerando l’espressione del ghiottone soddisfatto. Gli altri mi guardano, non dicono niente. Torno ai sacchi, poi mi riavvicino alla pentola. “Ci vuole ancora un po’ di sale” dico per attirare l’attenzione, e sorseggio un altro po’ di brodo. Ratti, il più goloso di tutti, è il primo a cascarci:
“E’ buono?”
“Una delizia!”
“Me ne fai assaggiare un po’?”
“A te il brodo di carne marcia fa male…”
Lo scherzo continua finché il tramonto non ci chiama all’aperto. Il tempo non è soddisfacente, fantastici giochi di luce e luminose sbarre d’oro buttate dal sole attraverso le nubi illuminano la Bondasca. L’ora tranquilla è un po’ triste. Poi il profumo del bollito di camoscio, rientrati nel rifugio, ci fa riprendere il gioco.
Ora provo un po’ di carne staccandola con la forchetta e giuro che non ne darò nemmeno un pezzettino a quelli dallo stomaco delicato. Gli amici intanto elogiano la mia perspicacia e si battono il petto contriti per essere perdonati e ammessi al banchetto, ben sicuri che nessuno si tirerà indietro. […]
Todeschini e Ratti apparecchiano la tavola. “Il nostro camoscio è ormai cotto” dice Comi.
“Come sarebbe il nostro? E’ il mio camoscio, e me lo mangio tutto da solo”.
La cena è allegrissima: con il brodo c’è minestrone di riso per tutti e la carne è abbondante. I miei ospiti, oltre a complimentarsi con me, offrono a loro volta frutta, biscotti e tè, e la sera passa veloce. […]
 
   

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Avvicinamento alla Capanna Sasc Furà

La parete Nord-Ovest del Pizzo Badile

   

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Matteo, Luca e Hubert
Sullo sfondo lo Spigolo Nord del Pizzo Badile

La parete Nord-Est del Pizzo Badile nel 2007

   

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Tentativo 2007
Ventura lungo la cengia d'attacco

Tentativo 2007 - Lungo il diedro Rebuffat.
In realtà il diedro era già stato percorso da Cassin

   

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Tentativo 2007 - Il terzo tiro

Hubert sul secondo tiro della variante d'attacco

   

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Quarto tiro

Sesta lunghezza

   

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Settimo tiro

Dodicesimo tiro - la lunghezza chiave della via

   

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Tredicesimo tiro

Luca a pochi metri dalla S13

   

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Il bellissimo quattordicesimo tiro

Luca a pochi metri dalla quattordicesima sosta

   

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Il quindicesimo tiro

L16 - In direzione dei camini terminali

   

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Hubert su L17...

...seguito da Luca e Matteo

   

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Diciottesimo tiro

Diciannovesimo tiro

   

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Vetta!

La parete Nord-Est del Pizzo Badile con il tracciato della via