Torre Venezia - Via Andrich/Faè

 
Zona Montuosa Civetta Località di partenza Listolade di Agordo (BL)
Quota Partenza 1135 Mt. Quota di arrivo 2337 Mt.
Dislivello totale +579 Mt. per il rifugio Vazzoler
+328 Mt. dal rifugio all'attacco
+245 Mt. la via (380 lo sviluppo +50 di roccette)
Sentieri utilizzati n. 560
Ore di salita 1 h. 10' per il Rifugio Vazzoler
45' per l'attacco
7 h. la via
Ore di discesa 1 h. 45' fino al rifugio
40' dal rifugio al parcheggio
Esposizione Sud-ovest Giudizio sull'ascensione Ottima
Data di uscita 24/06/2007 Difficoltà V sostenuto, V+
Sass Balòss presenti
Luca, Bertoldo.
Condizioni climatiche, dei sentieri e della roccia

Giornata all'inizio abbastanza incerta e fredda, ma per fortuna con il trascorrere delle ore il meteo è migliorato e la temperatura si è alzata. I sentieri che si percorrono (prima per il rifugio e poi per l'attacco) sono evidenti. La roccia in via è ottima. Occorre però prestare attenzione ai tiri semplici dov'è facile incontrare qualche pezzo di roccia instabile.

Eventuali pericoli
Soliti da arrampicata in ambiente.
Presenza di acqua
Al rifugio Vazzoler c'è una fontana.
Punti di appoggio
Rifugio Vazzoler (1714 Mt.).
Materiale necessario oltre al tradizionale
In via si trovano dei chiodi ma è necessario proteggersi ulteriormente con dei friends.
Descrizione dell'arrampicata

Descrizione generale
Via aperta dai grandi alpinisti Andrich e Faè il 17 agosto del 1934. Si tratta senza dubbio di un itinerario classico che merita di non essere tralasciato seppure non goda della fama dell'adiacente via Tissi. E' sicuramente una delle vie più ripetute della Torre. Le difficoltà sono sempre sostenute.
Attacco, descrizione della via
Da Agordo imboccare la strada statale n. 203 in direzione di Cencenighe. Raggiunta la frazione Listolade seguire le indicazioni che si incontrano sulla destra che indicano il rifugio Vazzoler e la Val Corpassa. Parcheggiare in corrispondenza della Capanna Trieste. Da qui proseguire a piedi lungo la strada sterrata seguendo le indicazioni per il rifugio Vazzoler. Oltrepassato quest'ultimo, si segue il sentiero n. 560 che porta al rifugio Tissi. Ad un certo punto il sentiero lascia la strada carrozzabile e inizia a guadagnare lentamente quota sino a raggiungere un ampio spiazzo, il Pian di Pelsa, situato completamente ad Ovest della Torre Venezia. Qui si abbandona il sentiero e si punta seguendo le piccole tracce alla base della Punta Agordo (situata a sinistra della Torre Venezia), raggiunta la quale si traversa verso destra seguendo una piccola traccia sino ad imboccare il canalone che divide le due strutture. Si risale il canalone sino a raggiungere la cengia con mughi che divide la parete (già ben visibile dal Pian di Pelsa). Seguire la cengia sino al suo termine (
molto esposta, è necessario proteggersi) dove ci sono tre chiodi di sosta.

1° tiro:
salire la fessura a destra della sosta (molto verticale) sino a raggiungere un evidente tetto che si evita traversando a destra. Proseguire ancora lungo la fessura che diviene più ampia sino al suo termine. Per facili rocce piegando a destra si raggiunge un terrazzino dove si sosta comodamente (3chiodi collegati da fettucce). Questa lunghezza è in comune con la via Ratti/Panzeri.
40 Mt., V+, IV, 2 chiodi.

2° tiro:
spostarsi a sinistra della sosta e seguire una piccola fessura sino a quando la parete diviene strapiombante. Proseguire sfruttando la bella lama e raggiungere per rocce via via più semplici una piccola cengia dove si sosta (3 chiodi). 30 Mt., V+, IV, 2 chiodi.

3° tiro:
alzarsi alcuni metri spostandosi verso sinistra sino a raggiungere la verticale di una piccola fessura gialla. Rimontare la parete molto verticale fino a raggiungere la fessura che si segue fino al suo termine uscendone a destra su di un piccolo pulpito. Pochi metri in placca lavorata e si percorre un'altra fessura fino al bordo destro di un terrazzino dove si sosta (3 chiodi). Esiste una variante che prevede di rimontare lo spigolo sinistro della parete. 40 Mt., V+, IV+, 5/6 chiodi (2 dei quali molto vicini).

4° tiro:
salire lungo la placca sin sotto ad uno strapiombino che si evita uscendo a sinistra. Proseguire su rocce più semplici sino ad un canale/camino dove si sosta (2 chiodi da individuare). 35 Mt., IV+, IV, 4 chiodi.

5° tiro:
salire il canale/camino per circa cinquanta metri sino al suo termine dov'è possibile uscire su di un ripiano a destra dove si trova uno spuntone con cordini e maglia rapida per la calata. La via originale esce a destra prima del termine del camino evitando così il successivo tratto d'arrampicata in discesa. 55 Mt., III+, IV.

6° tiro:
scendere arrampicando lungo la paretina bianca raggiungendo così la comoda cengia che taglia la parete (eventuale doppia). Traversare verso destra (viso a monte) sino al termine della cengia e sostare (2 chiodi un po' nascosti). 25 Mt., III+, I.

7° tiro:
rimontare la parete e proseguire per rocce articolate lungo il filo dello spigolo sino a raggiungere la sosta (1 chiodo+clessidra).
30 Mt., III, IV, 2 chiodi.

8° tiro:
salire verticalmente sulla parete a sinistra della sosta per qualche metro sino a raggiungere una fessurina sulla destra che si segue sin sotto uno strapiombo giallo (2 chiodi abbastanza vicini). Traversare con un passo delicato 3 metri a sinistra e salire per rocce più semplici spostandosi a destra, alla base del diedro, dove si sosta (chiodi). 20 Mt., V+, 3 chiodi.

9° tiro:
lungo il diedro dapprima stando sulla parete destra e poi spostandosi su quella sinistra sino a raggiungere la sommità di un piccolo pilastro (possibile sosta intermedia 2 chiodi+friend incastrato). 30 Mt., V+, IV+, 2 chiodi.

10° tiro:
salire ancora lungo il diedro sino a raggiungere la sosta (2 chiodi) su un pilastrino. 30 Mt., V, IV+, 3 chiodi.

11° tiro:
ancora lungo il diedro fino alla sosta successiva (2 chiodi) posta circa 10 metri sotto ad un evidente tetto. 20 Mt., V, IV+.

12° tiro:
seguire il diedro fin sotto al tetto che lo sbarra e traversare a sinistra uscendo sulla grande terrazza detritica.
Noi dalla sosta abbiamo traversato a sinistra imboccando un'invitante cengia e rimontando poi i facili salti rocciosi fino alla terrazza detritica sommitale dove si attrezza l'ultima sosta (spuntone). 25 Mt., IV, II, 1 chiodo.

Si seguono ora la traccia di sentiero e gli ometti verso destra (viso a monte) che conducono facilmente in vetta.
Discesa
Dalla vetta scendere verso sud lungo una traccia di sentiero (ometti) che piega poi a nord aggirando così la sommità della Torre Venezia. Ad un certo punto sulla parete s'incontrano delle frecce rosse (anche ometto a terra) che indicano il punto in cui bisogna abbandonare il sentiero principale sulla cengia per seguire una piccola traccia che si abbassa sino ad incontrare il primo ancoraggio delle doppie (molto esposto - assicurarsi).
Effettuare poi le seguenti calate tutte (anche quelle intermedie da noi saltate) su anelli cementati:
1a. doppia: 55 Mt. (unione di 3 calate: 20 Mt. + 20 Mt. + 15 Mt.)
2a. doppia: 55 Mt. (unione di 3 calate: 20 Mt. + 20 Mt. + 15 Mt.)
Con questa calata si raggiunge un grande riquadro rosso. Da qui si segue la traccia di sentiero (bolli e ometti) che discende lungo il canale che divide la Torre Venezia dal Torrione delle Mede (II, passo di III) sino a raggiungere un muro verticale (V-) dal quale si effettua una calata di 5 metri. L'anello cementato si trova sulla destra scendendo. Proseguire poi lungo la traccia sino ad arrivare al Rifugio Vazzoler e da qui al parcheggio.

Commenti vari
Il giorno prima avevamo tentato la Tissi, ma al quinto tiro ci siamo calati per troppa lentezza nella progressione e, calcolando che eravamo ancora sui tiri più semplici,...
Note

Dal libro "La grande Civetta" di P. Rossi:
Nel 1934 Alvise (Andrich n.d.r.) ha solo 19 anni ed è praticamente a digiuno di montagna vera e propria, in quanto ha compiuto qualche prodezza sui massi della palestra di roccia bellunese. Il 16 agosto Furio Bianchet ed Ernani Faè, due ‘vecchi' delll'ambiente agordino e bellunese, prendono con loro il giovanissimo Alvise, forse anche con il segreto intendo di metterlo alla prova sulla vera montagna…, e partono per tentare la salita in prima ascensione dello spigolo sud ovest della Torre Venezia, un problema più volte affrontato dai migliori arrampicatori della zona ma ancora insoluto. Il primo giorno fu compiuta una ricognizione del punto più problematico, ma i tentativi di Faè e Bianchet di superare un tratto strapiombante furono vani. A questo punto, Alvise chiede timidamente se i due ‘anziani' abbiano nulla in contrario a lasciargli compiere un tentativo. Un po' di perplessità, quindi: ‘prego, accomodati'.
'Abbandonata la stretta cornice su cui eravamo raccolti – scrive Furio Bianchet – egli partì decisamente all'attacco dei primi difficilissimi strapiombi. Con uno stile ed una sicurezza che avevano del prodigioso, li superò in breve tempo, lasciando in noi un senso di perplessità e di ammirazione…'
In realtà, a metà strapiombo, Alvise Andrich cominciò ad esclamare: ‘Volo, Volo!' ed a sfoderare una sua tecnica personalissima: quella di spiccare piccoli salti, per afferrare appigli lontani. Tanto bastò che i due atterriti compagni dessero di piglio ai martelli e cominciassero a costellare il posto di sicurezza di tutti i chiodi disponibili, ripetendo, frattanto, l'un l'altro:'quello è matto'.

   

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Luca in sosta alla fine della cengia

Un'altra cordata sul terzo tiro

   

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Bertoldo sull'ottavo tiro

Luca sul decimo tiro

   

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A sinistra Bertoldo sul decimo tiro e a destra alla decima sosta
   
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In vetta alla Torre Venezia

La Torre Venezia con i tracciati delle vie:
Andrich/Faè e Castiglioni/Kahn